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Messaggi del 16/02/2018
Post n°14290 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da Ladridicinema
Nel 1972 la corte suprema americana ricordò come nel primo emendamento della dichiarazione d'indipendenza i padri fondatori diedero "alla libera stampa la protezione che essa deve avere per realizzare il suo essenziale ruolo nella nostra democrazia. La stampa doveva servire i governati, non i governanti", perchè "Solo una stampa libera ed indomita può effettivamente svelare gli inganni del governo". Il film parla di uno dei più grandi scandali americani, ovvero le menzogne delle amministrazioni Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson e Nixon sul Vietnam. Nel 1971, furono divulgati dei documenti top secret del dipartimento della difesa americana sulla guerra vietnamita, detti dossier Mc Namara (Pentagon Papers), pubblicati prima sul New York Times e poi dopo che questi furono minacciati da un'ingiunzione della corte suprema, dal Washington Post e in seguito da tutti gli altri in solidarietà con i due giornali. A diffondere 7000 pagine di un rapporto sulla guerra, fu Daniel Ellsberg, economista e impiegato del Pentagono, che raccontò di come la presidenza Nixon coprì con il segreto di Stato la verità sulla guerra, mentre le presidenze Eisenhower e Kennedy sapevano che quella guerra non sarebbe mai stata vinta. In tutto questo e in mezzo a tutte queste bugie per una questione di orgoglio nazionale (in quanto non si poteva accettare la sconfitta) migliaia di giovani americani morivano in Vietnam. Le Operazioni in Laos cessarono due giorni dopo la pubblicazione dell’articolo sul New York Times. L’ultimo film di Steven Spielberg, il tanto atteso “The Post”, ci ricorda come dovrebbeessere il vero giornalista. Spielberg enfatizza che i singoli e le loro scelte sono fondamentali per i cambiamenti della società, e per permettere al popolo di agire di conseguenza. Non è un inno ai giornali, ma alla libertà di stampa, perchè in questi anni il pericolo e la minaccia ad essa, è peggiore che nel 1971. Con questo film esaltano tutto il processo che si nasconde dietro la pubblicazione di una prima pagina, e di un quotidiano tutto. Il coraggio di Ben Bradlee e del suo editore Katharine Graham, sono un punto di orgoglio e di coraggio. E' un film sulla forza delle donne, in quanto quella prima decisione alla guida del Washington post da parte della Graham, fu essenziale per ribadire l'importanza della verità sulla menzogna, qualunque conseguenza possa avere, anche sopra gli interessi di Stato. Lei era assolutamente convinta che il primo emendamento fosse fondamentale e che bisognasse rispettare i lettori e la loro intelligenza. La sua decisione diede il primo duro colpo all'amministrazione Nixon, travolto poi dallo scandalo Watergate poco dopo. Sfidare il potere di uno come Nixon. Rischiare tutto in nome della verità o accettare di mentire per non fare affondare la nave? La nostra coscienza cosa ne pensa? Sta qui la magia del film di Spielberg. “Phil diceva che una notizia è la prima bozza della Storia”. Katharine Graham (Meryl Streep) aspetta la fine del film per confidare a Ben Bradlee (Tom Hanks) una frase del marito, Phil, morto suicida anni prima, dal quale ereditò il comando del Post. Un film necessario e giusto, ma che non riguarda solo l'attuale amministrazione americana come qualcuno vuol far credere, ma tutte le amministrazioni americane (visto che lo scandalo fu bipartisan riguardando amministrazioni di entrambi gli schieramenti) e soprattutto la decadenza del giornalismo moderno asservito al potere e dedido alle fake news. Dubbi sul prossimo oscar come migliore attrice?
Post n°14289 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da Ladridicinema
Le condizioni di vita delle classi popolari peggiorano sempre di più, per ciò che riguarda la salute, l’istruzione, ma anche più semplicemente la possibilità di godere di tempo liberato da dedicare ad uno sport, un hobby, etc.
In quest’ottica mutualismo e solidarietà non sono semplicemente un modo per rendere un servizio, ma una forma di organizzazione della resistenza all’attacco dei ricchi e potenti; un metodo per dimostrare nella pratica che è possibile, con poco, ottenere ciò che ci negano (salute, istruzione, sport, cultura); una forma per rispondere, con la solidarietà, lo scambio e la condivisione, al razzismo, alla paura e alla sfiducia che altrimenti rischiano di dilagare. Le reti solidali e di mutualismo sono soprattutto una scuola di autorganizzazione delle masse, attraverso la quale è possibile fare inchiesta sociale, individuare i bisogni reali, elaborare collettivamente soluzioni, organizzare percorsi di lotta, controllare dal basso sprechi di denaro pubblico e corruzione.
Tutti i punti precedenti sono strettamente intrecciati con la questione centrale, la necessità di costruire il potere popolare. Per noi potere al popolo significa restituire alle classi popolari il controllo sulla produzione e sulla distribuzione della ricchezza; significa realizzare la democrazia nel suo senso vero e originario.
Per arrivarci abbiamo bisogno di fare dei passaggi intermedi e, soprattutto, di costruire e sperimentare un metodo, che noi abbiamo chiamato controllo popolare. Il controllo popolare è, per noi, una palestra dove le classi popolari si abituano a esercitare il potere di decidere, autogovernarsi e autodeterminarsi, mettendo in discussione le istituzioni e i meccanismi che le governano. Per questo chiamiamo controllo popolare la sorveglianza sulla compravendita di voti alle elezioni, le visite ai Centri di Accoglienza Straordinaria, le battaglie per il diritto alla residenza e all’assistenza sanitaria per i senza fissa dimora, la vigilanza sui ritardi e gli abusi nei rilasci dei permessi di soggiorno, la battaglia contro l’allevamento intensivo di maiali nel Mantovano, quella contro la TAP in Salento, la TAV in Val Susa, l’eolico selvaggio in Puglia, Basilicata, Molise, il DASPO nei centri urbani. Insomma, chiamiamo controllo popolare tutte le battaglie che in questi anni hanno testimoniato la resistenza delle classi popolari e vivificato il nostro Paese.
Costruire il potere popolare significa anche ridurre le disuguaglianze, evitare speculazioni e contrastare efficacemente le organizzazioni criminali che avvelenano e distruggono la nostra terra, sottraendo loro bassa manovalanza, reti clientelari e occasioni per fare affari; significa far vivere nelle pratiche sociali una prospettiva di società alternativa al capitalismo È per questo, insomma, che crediamo e speriamo che il nostro compito non si esaurisca con le elezioni, ma che il lavoro che riusciremo a mettere in campo ci consegni, il giorno dopo le urne, un piccolo ma determinato esercito di sognatori, un gruppo compatto che continui a marciare nella direzione di una società più libera, più giusta, più equa.
Noi ci stiamo, chi accetta la sfida? ![](http://www.liberopensiero.eu/wp-content/uploads/2018/01/ggggg.jpg)
Post n°14288 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da Ladridicinema
![379369_10200277767177212_1212674689_n.jpg](https://www.oasport.it/wp-content/uploads/bfi_thumb/379369_10200277767177212_1212674689_n-800x533-m36hqjpvs7ii4jmr3e7xk5doh4n4x1tqaworkp845c.jpg) Prima dell’avvento della 22enne lombarda, la nostra Nazione non era mai riuscita a trionfare in questo sport: la tanto agognata medaglia d’oro non era mai arrivata, ci era sempre sfuggita in tutti i precedenti, l’Inno di Mameli non era mai suonato su una pista di snowboard. Ci ha pensato il fenomeno di Alzano Lombardo a rompere il digiuno e a farci commuovere: sbloccata la casella dorata per quanto riguarda la disciplina su tavola. Nel nostro passato avevamo vinto soltanto due medaglie nello snowboard alle Olimpiadi: l’argento di Thomas Prugger nello slalom gigante a Nagano 1998, il bronzo di Lidia Trettel nel gigante parallelo a Salt Lake City 2002. L’Italia, nella sua gloriosa storia, è stata così capace di vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi in otto sportsui 15 attualmente inseriti nel programma: sci alpino, sci di fondo, slittino, bob, speed skating, short track, skeleton, snowboard. Abbiamo vinto medaglie (non d’oro) anche nel biathlon, nel pattinaggio artistico e nella combinata nordica. Aspettiamo ancora di festeggiare un podio nell’hockey, nel curling, nel freestyle e nel salto con gli sci.
Post n°14287 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da Ladridicinema
Adriana, anatomopatologo con diversi problemi a interagire con le persone, incontra Andrea, un giovane uomo che la seduce, passandoci una notte assieme. Adriana è travolta, finalmente viva. I due si danno appuntamento per rivedersi, ma Andrea non si presenta. Lei rimane delusa, ma non sa la verità. È l'inizio di un'indagine poliziesca ed esistenziale che condurrà Adriana nel ventre di Napoli e di un passato, dove cova un rimosso luttuoso. Questo forse è il più ambizioso film della sua intera cinematografia. Napoli è velata, è misteriosa ed è velato anche il Cristo di Giuseppe Sanmartino, un velo che in realtà rivela il corpo, lo sottolinea, espone il cadavere, l'oscenità della morte. Quasi più vero dei corpi nudi, morti, esposti al nostro sguardo, lungo la trama complicata, velata e segreta. Il nuovo film di Ferzan Ozpetek è un thriller personale, elegante con una stupenda Giovanna Mezzogiorno che si cala in una Napoli esoterica, borghese, misteriosa. Il tutto in un mix di generi. Temi alti, suggestioni ricercate, dentro una ballata barocca, un po' thriller e un po' melodramma, in una città di Napoli viscerale e superba, che è donna, madre, anzi matrigna che divora i suoi figli. Un viaggio nel dramma di una donna in maniera delicata ed elegente mantenendo un certo riserbo. Napoli velata è un film che capitalizza in maniera spettacolare il fascino della città in cui è ambientato. L'autore gioca molto con il mistero del principe di San Severo, anche nel finale. Peccato per la sceneggiatura, assolutamente approssimativa e con toni eccessivamente cupi, che sembrano caratterizzare questo nuovo cinema del regista italo-turco. voto finale: 3/5 Napoli velata è un film di genere thriller del 2017, diretto da Ferzan Ozpetek, con Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi. Uscita al cinema il 28 dicembre 2017. Durata 113 minuti. Distribuito da Warner Bros. Italia. - DATA USCITA: 28 dicembre 2017
- GENERE: Thriller
- ANNO: 2017
- REGIA: Ferzan Ozpetek
- ATTORI: Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, Peppe Barra, Biagio Forestieri, Lina Sastri, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone, Loredana Cannata, Carmine Recano, Angela Pagano
- PAESE: Italia
- DURATA: 113 Min
- DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
In una Napoli sospesa tra magia e superstizione, follia e razionalità, un mistero avvolge l'esistenza di Adriana (Giovanna Mezzogiorno) travolta da un amore improvviso e un delitto violento.
Nel cast del nuovo film di Ferzan Ozpetek anche uno dei nuovi attori più promettenti del cinema (e delle serie) italiano come Alessandro Borghi, onnipresente in questa stagione. una partenopea doc, anche se nata a Udine, come Anna Bonaiuto. Nel cast anche Anna Sastri e Isabella Ferrari, già al lavoro con Ozpetek in Saturno contro e Un giorno perfetto. Un film corale, Napoli velata, con molti volti e caratteristi come tipico del cinema del regista.
Ferzan Ozpetek ama circondarsi degli stessi collaboratori, per cui non stupisce abbia scritto Napoli velata insieme allo storico cosceneggiatore, Gianni Romoli, oltre a Valia Santella. Girato interamente nella città partenopea, in sette settimane, conferma la passione mediterranea del regista turco di nascita e italiano di formazione. PANORAMICA SU NAPOLI VELATA: Dopo essere tornato alle sue radici in Rosso Istanbul, adattando un suo stesso libro, Ferzan Ozpetek ascia di nuovo il suo quartiere Ostiense di Roma per una storia misteriosa che si sviluppa nei vicoli frenetici di Napoli. Nel farlo si affida a Giovanna Mezzogiorno, quindici anni dopo La finestra di fronte, per cui l'attrice romana vinse David di Donatello e Nastro d’argento. Sulla storia il regista mantiene un velo di riserbo totale, si sa che questa donna è "travolta da un amore improvviso e un delitto violento". Ozpetek deve aver trovato delle similitudini fra la sua Istanbul e Napoli, visto che ha detto: "Racconto i segreti di una città che conosce oro e polvere, una città pagana e sacra allo stesso tempo. E dentro alla cornice del thriller esplode una potente storia d'amore".
Nato a Istanbul, Ozpetek ha studiato all'Università La Sapienza di Roma, avvicinandosi al cinema dopo una parentesi nel teatro lavorando come aiuto regista con Massimo Troisi, Ricky Tognazzi, Francesco Nuti. Nel 1997 il debutto alla regia con il premiato Il bagno turco, visto alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Fra i suoi successi maggiori citiamo Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Mine vaganti. Nel settembre del 2016 si è coniugato con Simone Pontesilli, compagno da quattordici anni, in Campidoglio, a Roma. IL CAST DI NAPOLI VELATA:
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
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il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45