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Messaggi del 19/02/2018

 

Box office in crescita, 4 milioni di euro in 5 giorni per A casa tutti bene

Post n°14302 pubblicato il 19 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

Sono bastati cinque giorni eccezionali (con una crescita del 33% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso) al box office italiano per pareggiare le perdite accumulate e impostare un bel periodo di crescita. Anche ieri è stata una giornata spettacolare, con A casa tutti bene (guarda la video recensione) capace di incassare 1,4 milioni di euro e stravincere il weekend con un totale di quasi 4 milioni di euro in appena cinque giorni di programmazione (di cui 3,4 milioni nel solo fine settimana). Il film di Muccino potrebbe diventare il miglior incasso italiano dell'anno. 
Sempre fortissimo Cinquanta sfumature di rosso, che arriva a quota 11,6 milioni di euro e diventa il miglior incasso del 2018 e raggiunge la sesta posizione nella classifica assoluta stagionale ma dovrebbe salire al secondo posto. Cresce Black Panther, che chiude il weekend con 2,3 milioni di euro ma ha un trend di forte crescita e potrebbe stupire nei prossimi giorni anche in Italia, come sta accadendo un po' ovunque nel mondo. 
Strepitosa domenica e ottimo weekend anche per La forma dell'acqua - The Shape of Water (guarda la video recensione), che chiude con 1,8 milioni di euro in cinque giorni. Restano vincenti The Post (guarda la video recensione), che supera nettamente la barriera dei 5 milioni di euro e Ore 15:17 Attacco al treno che conquista 2,2 milioni complessivi. 
Incassi più bassi per altri film: I primitivi (guarda la video recensione) sfiora il milione, Maze Runner - La rivelazione (guarda la video recensione) arriva a 2,5 milioni e Sono tornato (guarda la video recensione) chiude a 2,2 milioni. Made in Italy (guarda la video recensione), fuori classifica, supera i 3 milioni di euro. 
Questa settimana sarà più tranquilla sul fronte uscite, anche se potrebbero ottenere buoni dati Il filo nascostoLa vedova Winchester e Sconnessi

 
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3 - PACE E DISARMO

Post n°14301 pubblicato il 19 Febbraio 2018 da Ladridicinema

Il rischio che la “guerra a pezzi” che affligge il pianeta diventi organica e trascini il mondo in un devastante conflitto generale segna il nostro tempo. Non a caso riprende la corsa al riarmo con un ruolo particolarmente aggressivo dell’amministrazione Trump, che chiede a tutti i paesi della Nato di portare le proprie spese militari al 2% del PIL. Il nostro paese si è trovato e rischia di trovarsi sempre più coinvolto in guerre di aggressione a causa degli automatismi dell’adesione alla Nato e per la responsabilità piena e complice dei governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni; per il medesimo vincolo di subalternità sul nostro territorio proliferano basi militari vecchie e nuove (Sicilia, Campania, Sardegna), si installano nuove bombe nucleari a Ghedi ed Aviano, aumentano la produzione, le spese e gli impegni militari all’estero, sia nel quadro della Nato che del nascente esercito europeo: una spesa media di 800 milioni di euro l’anno per le “missioni” militari all’estero e per il riarmo, circa 500 milioni di euro all’anno per la diaria dei 50 mila soldati di stanza nelle basi militari Usa e Nato, 80 milioni di euro al giorno per le spese militari generali.

La fuoriuscita dai trattati militari è la condizione per impedire il coinvolgimento del nostro paese nelle guerre imperialiste del XXI secolo, per una sostanziale riduzione delle spese militari, lo smantellamento delle armi nucleari e delle basi militari, per una politica di disarmo, neutralità e cooperazione internazionale.

Per questo lottiamo per:

  • la rottura del vincolo di subalternità che ci lega alla NATO e la rescissione di tutti i trattati militari;
  • la ratifica da parte dell’Italia del “Trattato ONU di interdizione delle armi nucleari” del 7 luglio 2017, in coerenza con l’art. 11 della Costituzione;
  • il ritiro delle missioni militari all’estero;
  • la cancellazione del programma F35 e degli altri programmi militari e la riconversione civile dell’industria bellica;
  • la cancellazione del MUOS in Sicilia, lo smantellamento delle basi militari in tutto il paese,la rimozione delle bombe nucleari presenti sul territorio e la restituzione a fini civili dell’uso del territorio, problema particolarmente grave in realtà come la Sardegna.

 
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2 - unione europea

Post n°14300 pubblicato il 19 Febbraio 2018 da Ladridicinema

2 - UNIONE EUROPEA

Negli ultimi 25 anni e oltre, l’Unione Europea è diventata sempre più protagonista delle nostre vite. Da Maastricht a Schengen, dal processo di Bologna al trattato di Lisbona, fino al Fiscal Compact, le peggiori politiche antipopolari vengono giustificate in nome del rispetto dei trattati.

I ricchi, i padroni delle grandi multinazionali, delle grandi industrie, delle banche, le classi dominanti del continente approfittano di questo ”nuovo” strumento di governo che, unito al “vecchio” stato nazionale, impoverisce e opprime sempre più chi lavora. L’Unione Europea è uno strumento delle classi dominanti che favorisce l’applicazione delle famigerate e impopolari “riforme strutturali” senza nessuna verifica democratica.

Il “sogno europeo” dei tanti che hanno creduto nella possibilità di costruire uno spazio di pace e progresso si è scontrato con la dura realtà di un’istituzione al servizio degli interessi di pochi. Noi ci sentiamo naturalmente vicini ai tanti popoli che vivono nel nostro stesso continente, con i quali la nostra storia si è intrecciata e si intreccia tuttora e che soffrono come noi a causa di decenni di politiche neoliberiste; insieme a tutti costoro vogliamo ricostruire il protagonismo delle classi popolari nello spazio europeo.

Per questo lottiamo per:

  • rompere l’Unione Europea dei trattati;
  • costruire un’altra Europa fondata sulla solidarietà tra lavoratrici e lavoratori, sui diritti sociali, che promuova pace e politiche condivise con i popoli della sponda sud del Mediterraneo;
  • rifiutare l’ossessione della “governabilità”, lo svuotamento di potere del Parlamento, il rafforzamento degli esecutivi, l’imposizione di decisioni dall’alto perché “ce lo chiede l’Europa”;
  • il diritto dei popoli ad essere chiamati ad esprimersi su tutte le decisioni prese sulle loro teste a qualunque livello– comunale, regionale, statale, europeo – pregresse o future, con il ricorso al referendum.

 
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