Tag Cloud
FESTIVAL, Particolarità, STORIA, comunicazione, editoria, eventi, film in uscita, incassi, libri, musica, news, novità, premi, recensioni, trailer, tv
Monicelli, senza cultura in Italia...
Archivio messaggi
Lu | Ma | Me | Gi | Ve | Sa | Do |
|
|
|
|
|
|
|
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
28 |
29 |
30 |
|
|
|
|
|
|
Chi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti. I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
tutto il materiale di questo blog può essere liberamente preso, basta citarci nel momento in cui una parte del blog è stata usata. Ladridicinema
FILM PREFERITI
Detenuto in attesa di giudizio, Il grande dittatore, Braveheart, Eyes wide shut, I cento passi, I diari della motocicletta, Il marchese del Grillo, Il miglio verde, Il piccolo diavolo, Il postino, Il regista di matrimoni, Il signore degli anelli, La grande guerra, La leggenda del pianista sull'oceano, La mala education, La vita è bella, Nuovo cinema paradiso, Quei bravi ragazzi, Roma città aperta, Romanzo criminale, Rugantino, Un borghese piccolo piccolo, Piano solo, Youth without Youth, Fantasia, Il re leone, Ratatouille, I vicerè, Saturno contro, Il padrino, Volver, Lupin e il castello di cagliostro, Il divo, Che - Guerrilla, Che-The Argentine, Milk, Nell'anno del signore, Ladri di biciclette, Le fate ignoranti, Milk, Alì, La meglio gioventù, C'era una volta in America, Il pianista, La caduta, Quando sei nato non puoi più nasconderti, Le vite degli altri, Baaria, Basta che funzioni, I vicerè, La tela animata, Il caso mattei, Salvatore Giuliano, La grande bellezza, Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo, Z - L'orgia del potere
Tag Cloud
FESTIVAL, Particolarità, STORIA, comunicazione, editoria, eventi, film in uscita, incassi, libri, musica, news, novità, premi, recensioni, trailer, tv
|
Messaggi del 19/05/2020
Post n°15707 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
Ricordiamo il grande direttore d'orchestra ripubblicando questa sua testimonianza nella quale, partendo dalla propria esperienza – quella di chi da bambino ha imparato a leggere prima le note che le parole – spiega perché la musica è un elemento formativo indispensabile e, quindi, da insegnare fin dalla scuola materna: suonare uno strumento è importantissimo per lo sviluppo dei bambini e può essere significativo fattore di inclusione sociale. Fino a una proposta: “Renderei obbligatorio in tutte le scuole lo studio di 'Pierino e il lupo' di Prokof’ev, un testo determinante per la crescita di un bambino”. di Ezio Bosso, da MicroMega 5/2019
Ho iniziato lo studio della disciplina musicale all’età di quattro anni, ma alla musica mi sono avvicinato anche prima. Praticamente, ho imparato a leggere le note prima delle parole. E questo studio è la base di quello che sono oggi. È la conferma di come quella disciplina, che a volte può essere complessa e faticosa per un bambino, sia stata per me un’esperienza fondante, meravigliosa. La musica è stata di fatto tutta la mia vita. E devo ringraziare quella zia che mi vietava di suonare il pianoforte prima di studiare le note: «Se non impari a leggere la musica», mi diceva, «non lo tocchi». Perché educazione è anche questo: ottenere qualcosa con il lavoro e non per capriccio. E la musica è una forma educativa molto ampia, sempre basata sul merito. Un concetto importante, da non sottovalutare. Strumento di benessereData anche la mia esperienza personale, ritengo che la musica sia un elemento formativo indispensabile fin dalla scuola materna. E questo perché noi siamo naturalmente composti della materia dei suoni: abbiamo il senso del ritmo fin da quando siamo molto piccoli, fin dall’età di uno o due anni. E l’aspetto ludico del ritmo, per i bambini, è di fondamentale importanza, fa la differenza anche dal punto di vista fisico. Come dimostrano studi scientifici, la capacità di convogliare il ritmo aiuta anche a camminare meglio. Nell’età evolutiva è un aspetto fondamentale per l’equilibrio della crescita. E ugualmente importante è coltivare l’ascolto e lo stupore. L’associazione Diamo il La di Milano, di cui sostengo l’attività, ha il merito di portare tutto questo nelle periferie urbane. Perché, a differenza delle scuole dei ricchi, che possono contare anche sulla presenza di musicoterapeuti, nelle periferie mancano spesso gli strumenti per realizzare questo lavoro. Tuttavia, che si utilizzi un registratore o uno xilofono, l’accesso al suono, alla produzione del suono associata all’ascolto complesso, è un aspetto fondamentale della formazione e della cultura, lungo tutta la nostra esistenza. Del resto io sostengo tutti i progetti miranti a promuovere l’accesso alla musica come strumento di benessere sociale, come valore fondante di una società migliore. In particolare, sono il testimonial dell’associazione Mozart 14, fondata da Claudio Abbado, impegnata a portare il canto corale e la musicoterapia nei reparti di terapia intensiva, tra i bambini che hanno problemi di salute, e nelle carceri, tra i detenuti. È la dimostrazione di come la musica possa e debba essere un modo per migliorare la vita, per cambiarla e anche per salvarla. Il potere della vibrazione, non a caso, è ben noto alle neuroscienze, essendo noi fatti proprio di vibrazioni. E non mi riferisco a teorie come quella della frequenza a 432 Hz 1, ma proprio al fatto che la musica, al di là del benessere consolatorio che produce, svolge una funzione vera e propria nell’attivazione delle cellule neuronali. A scuola di musicaLa prima fase dell’insegnamento della musica nelle scuole dovrebbe consistere nell’accesso all’ascolto e poi nella produzione del suono e del ritmo. È come insegnare una lingua: è per questo che i bambini e i ragazzi devono apprendere come sono le note e come funzionano. Dovrebbe essere più facile insegnare la musica che le parole ed esistono anche alcuni esperimenti in tal senso. E invece mi capita di sentire cose aberranti, tipo l’idea di far cantare al saggio musicale l’ultima canzone di Sanremo. Questa, in realtà, è diseducazione alla musica, perché la musica esige sempre la meritocrazia, la capacità di impegnarsi per sentirsi felici, non per soddisfare le voglie della zia. Ben venga il flautino, allora – malgrado le polemiche sollevate da grandi musicisti – perché mette tutti sullo stesso piano, annulla le differenze sociali, consentendo anche a chi non ha i soldi di ricevere una prima educazione al suono. Non tutte le famiglie, infatti, possono permettersi di comprare un pianoforte. L’ho suonato anch’io il flautino, proprio perché avevo bisogno di uno strumento a portata di mano e a basso costo. E penso che il fatto che tutti possano avere nelle proprie mani uno strumento musicale sia meraviglioso. E non impedisce a un bravo maestro di suggerire alla famiglia di un bambino particolarmente dotato di fargli continuare lo studio della musica. Prima di pontificare sui flautini, peraltro, bisognerebbe riflettere sul ruolo fondamentale che dovrebbe avere la formazione degli insegnanti… Io poi introdurrei per legge l’educazione musicale perlomeno in tutta la scuola dell’obbligo, dunque fino ai 16 anni. Penso che dovrebbe essere vista come una materia che collega in un unico percorso qualunque indirizzo si voglia poi seguire. Una costante che potrebbe anche far sì che non ci si perda di vista nei cambi di istituto. Del resto, poiché la musica, essendo un grande collante sociale, è associabile a tutto, persino al cibo, potrebbe rappresentare un collegamento tra una materia e l’altra, rendendole meno avulse ed evitando il rischio di cadere in nozionismi privi di senso. Rischio che oggi, peraltro, riguarda l’educazione nel suo complesso perché, nel momento in cui metto una crocetta sulla base del 33,3ˉ per cento di possibilità di indovinare la risposta giusta, l’educazione è morta. Io sono un umanista, continuo a sognare un mondo che guarda alle cose, non che tenta la sorte. Riscoprire la musica classicaAnche se è solo da un paio d’anni che passo un po’ più di tempo in Italia, sono convinto che, in questo paese, il principale ruolo educativo in materia, a partire dagli anni Cinquanta, lo abbia svolto la televisione. E certo, se per musica si intende soltanto un genere, è evidente che non potremo fare molta strada. Ritengo invece che, nell’insegnamento musicale, la priorità vada assegnata alla musica classica, che è quella in cui affondano le nostre radici, il fondamento della nostra identità. È soprattutto attraverso di essa che si sviluppa quell’insieme di curiosità e di approfondimento che può valere poi per qualsiasi altro genere, impedendoci di restare schiavi dell’ultima moda o dei gusti di pochi. Ecco, l’educazione non è questione di gusto, ma è sviluppo della curiosità. Le note le abbiamo inventate in questo paese grazie a un signore che si chiamava Guido d’Arezzo. Ed è da qui che possiamo partire, considerando che da quelle note è nata tutta la musica a cui ci riferiamo. Certo, noi pecchiamo sempre un po’ di egocentrismo, perché in realtà siamo solo una parte del mondo: in India, in Pakistan, per esempio, il sistema di notazione è completamente diverso. Ed è importante che ciò venga detto, perché chi lo sa che poi un bambino non ci si appassioni… Penso che utilizzare la storia insieme alla musica, e la musica insieme alla storia, possa costituire un percorso formativo fondamentale per la formazione di un adolescente. E in questo percorso renderei obbligatorio in tutte le scuole lo studio di Pierino e il lupo di Prokof’ev, un testo determinante per la crescita di un bambino. E anche di un adulto. Rispetto al metodo di insegnamento, penso sarebbe presuntuoso da parte mia dare indicazioni, non essendo un pedagogista e non occupandomi di educazione musicale in senso stretto. L’Italia, però, vanta una pedagogia musicale avanzatissima. Torino, per esempio, è all’avanguardia in questo campo. In ogni caso, esistono metodi assai efficaci, come il meraviglioso e inclusivo metodo Orff, grazie a cui qualsiasi bambino può imparare le note attraverso una partecipazione attiva, anche solo con un piattino, e condivisa con gli altri. Perché lo stare insieme è di fondamentale importanza. E tutto ciò serve anche a superare le proprie difficoltà, le proprie paure. Ma questo, per quel che mi riguarda, vale a qualsiasi età. Ai miei studi aperti vengono anche bambini dai tre-quattro anni ai dieci, che spesso la sanno più lunga dei trentenni, mostrando una maggiore capacità di risolvere i problemi. Alla fine quello che ha luogo è uno scambio tra bambini, adolescenti, professionisti. Si tratta in fondo di una questione di linguaggio, di vocabolario. Io sono attento a non trattare i bambini da deficienti. Sono piccole persone, che imparano anche in fretta, ed è così che mi rapporto con loro. Continuo a vedere la società come una multiformità di differenti età, di differenti esistenze, di differenti singolarità. È ovvio che a un bambino piccolo non farò ascoltare tutto Wagner. Di musica ce n’è tanta: Bach, Monteverdi, Palestrina… Se io fossi un bambino, per esempio, vorrei che mi raccontassero storie. Una cosa che peraltro mi piace anche oggi. La musica classica è una forma oggettivamente meritocratica nel senso più alto del termine: se uno non arriva significa che non è ancora arrivato. Spinge alla cooperazione, non all’esclusione, e spesso cura anche il dolore e riappiana le differenze sociali. Più ancora che uno strumento di inclusione, è uno strumento di parificazione. E invece è stata resa qualcosa di elitario. È sbagliato. È una cosa con cui mi scontro ancora oggi. La musica è fondamentale, perché elimina pregiudizi e difetti (persino fisici), cancella le età e lenisce i dolori di qualsiasi forma siano. Lo dico per esperienza personale: malgrado le mie debolezze, fragilità, stranezze non venivo denigrato, ma suscitavo curiosità perché emettevo un suono che affascinava chi mi stava intorno. E di fronte al potere così grande della musica, è evidente che ci voglia una grande responsabilità. La musica non è un linguaggio universale, ma un patrimonio universale. Non un bene comune, ma una necessità comune. E dunque se ne deve garantire l’accesso a tutti. (testo raccolto da Giacomo Russo Spena e curato da Claudia Fanti)1) Teorie pseudoscientifiche sostengono che l’accordatura a 432 Hz avrebbe proprietà curative, n.d.r.
(16 maggio 2020)
Post n°15706 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
da corriere.itIl grande attore francese è scomparso il 12 maggio, ma la notizia è stata data il 18 Con un annuncio all’Agenzia France Press fatto dai suoi familiari, il mondo ha saputo della morte di Michel Piccoli. Aveva 94 anni (il prossimo compleanno sarebbe stato il 27 dicembre) e se ne è andato dopo aver interpretato 233 film. Così almeno testimoniano i certosini compilatori dell’International Movie Data Base in un elenco dove brillano alcuni dei più grandi registi della storia del cinema, da Buñuel a Godard, da Ferreri a Hitchcock, da Sautet a Moretti, da Rivette a Manoel de Oliveira. Era nato a Parigi nel 1925 in una colta famiglia borghese di origini italiane, da due genitori entrambi musicisti. Lui invece aveva scelto molto presto la carriera d’attore, riuscendo ad entrare nella compagnia di Jean-Louis Barrault e Madeleine Renaud. Per il suo primo film, Silenziosa minaccia di Christian-Jaque (1945) il suo nome non era neppure citato nei titoli e per molti anni dovette accontentarsi di ruoli di secondo e anche terzo piano. Erano gli anni Cinquanta e al cinema spopolavano attori capaci di «bucare lo schermo» con il fascino o lo charme. Non erano quelle le qualità più evidenti di Piccoli che dovette aspettare che tramontassero quegli ideali maschili (quelli incarnati da Gérard Philippe o da Jean Gabin, per intenderci) perché le sue qualità di interprete, basate su una ironia fredda e distaccata, su un fascino enigmatico e stravagante potessero essere pienamente apprezzate. Il primo ad accorgersene fu Luis Buñuel che nel 1956 lo volle nel ruolo di uno missionario anticonvenzionale in La selva dei dannati. Poi sarà la volta dei registi della Nouvelle Vague che vedranno il lui l’attore perfetto per ruoli fuori dalle norme e dalle convenzioni, come lo sceneggiatore di Il disprezzo di Jean-Luc Godard (1963), lo scrittore di Les Créatures di Agnès Varda (1966), il mite Monsieur Dame di Les Demoiselle de Rochefort di Jacques Demy (1967, dove fatica a convincere la bella Daniel Darrieux a sposarlo perché lei non vuole chiamarsi Madame Dame). E mentre continua il sodalizio con Buñuel, cui lo legherà una lunga amicizia (Diario di una cameriera nel 1963, Bella di giorno nel 1967 e poi Il fascino discreto della borghesia nel 19782) Piccoli viene «scoperto» anche dal grande cinema internazionale, chiamato nel kolossal Parigi Brucia? (1966) e poi da Hitchcock per Topaz (1969). Ma negli anni Settanta è Marco Ferreri a sfruttare meglio la sua arte, affidandogli i ruoli che l’hanno imposto nella memoria dello spettatore, almeno italiano: il borghese annoiato di Dillinger è morto (1969) il sacerdote postconciliare e arrivista di L’udienza (1972) e soprattutto il regista televisivo di La grande abbuffata (1973), tutti ruoli (cui vanno aggiunte parti meno significative in La cagna e L’ultima donna) dove l’attore può dimostrare la sua straordinaria capacità interpretativa, sempre sul filo di un disperato cinismo e una compiaciuta vena di controllata follia. Ormai entrato nel novero dei grandi attori su cui si può «montare» un film, Michel Piccoli è il protagonista di Life size – Grandezza naturale (1973) di Luis García Berlanga (dove è un dentista di successo che si innamora di una bambola gonfiabile). Claude Sautet lo vuole per L’amante(1970) poi Il commissario Pellissier (1971) e Tre amici, le mogli e, affettuosamente, le altre (1974), Marco Bellocchio lo sceglie per Salto nel vuoto (1980, con cui vince la Palma d’Oro a Cannes per la miglior interpretazione) e poi Gli occhi, la bocca (1982), Liliana Cavani per Oltre la porta (1982), Léos Carax per Rosso sangue (1982). L’età non sembra fermare la sua carriera: Louis Malle lo vuole per Milou a maggio (1990), Jacques Rivette per La bella scontrosa (1991), Peter Del Monte per Compagna di viaggio (1996), Manoel de Oliveira per lo straordinario Ritorno a casa (2001) dove sa rendere con struggente intensità il ruolo di un vecchio attore alle prese con l’inevitabile distacco dalle cose terrene, Raul Ruiz per Ce jour-là (2003). Fino al suo ultimo trionfo, Habermus Papam (2011) di Nanni Moretti, dove è il cardinale francese che eletto al soglio pontificio non ha il coraggio di presentarsi sul balcone di San Pietro.
Post n°15705 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
da cinefiliaritrovata.it Walt Disney è sempre stato catturato dal fascino misterioso degli elementi che caratterizzano il Medioevo. Lo ha visto e inquadrato come il perfetto periodo storico su cui creare alcune mitologie che accompagnano ancora oggi le fiabe Disney. Ecco quindi che l’ambientazione medievale nei cortometraggi di animazione, nei film di animazione e non solo, viene costruita su un immaginario che si struttura sulle parole della sua Cenerentola, “i sogni son desideri”. Disney scelse infatti come suo marchio, probabilmente da amatore di musica sinfonica, il castello di Neuschwanstein, che fece costruire anche all’interno del suo parco di divertimenti a Orlando. Tutti i castelli dei suoi film sono una riproposizione di Neuschwanstein, dalla versione più cupa e spaventosa a quella più brillante e aperta. Principesse, principi, streghe cattive, maghi e fate buone sono i personaggi probabilmente rimasti più impressi dell’immaginario neo-medievale Disney. Tuttavia c’è un soggetto che, nonostante sia difficile da inquadrare, ritorna spesso e attraverso le sue rare e brevi apparizioni all’interno di questi sogni si rende indimenticabile: il menestrello. Nel 1933 Topolino, l’eroe Disney per eccellenza, canta e suona canzoni come farebbe un trovatore per la sua nuova amata Minni nel cortometraggio Laggiù nel medioevo, anche chiamato Topolino menestrello (alcuni dei titoli di cui si parla nell'articolo sono visibili sulla piattaforma Disney+). Topolino indossa un cappello con la piuma e si sposta per i villaggi medievali insieme al suo mandolino a dorso di un vecchio mulo. È coraggioso e beffardo nei confronti del suo rivale il tiranno Principe (Pippo) per la contesa dell’amata e, alla fine, le sue prodi gesta vengono premiate come rifondazione di un mito medievale fondato sul sentimentalismo. La seconda apparizione di un menestrello all’interno di una delle fiabe Disney è in La bella addormentata nel bosco del 1959. Re Stefano, il padre di Aurora, nel corso della preparazione della festa per il compleanno della figlia ne festeggia il ritorno con re Umberto, padre del principe Filippo. Il regno è in festa per il ritorno dell’amata principessina e il menestrello invece di cantare per intrattenere i festeggiamenti e quindi adempiere al suo compito primario, si ubriaca. Il menestrello, un omino dal volto lungo e dal fare sgraziato, beve e si rallegra. La sua funzione di intrattenimento giullaresco viene soddisfatta, non per re Stefano, ma per il suo vero sovrano: il pubblico. Dalla sua entrata in scena, senza pronunciare parola, porta scompiglio e dopo aver accompagnato con il suo mandolino il canto di re Umberto e di re Stefano finisce per usarlo come un boccale qualunque. Non c’è spazio per lui all’interno di quei festeggiamenti, tant’è che i due regnanti si accorgono della sua presenza solo quando il menestrello è ormai letteralmente sprofondato, con la testa all’interno del mandolino, nel sonno. Anche le fate, quando addormentano tutti gli abitanti del regno, si accorgono solo all’ultimo della sua presenza. Il menestrello è questo: una figura dimenticata ma sempre presente sullo sfondo di un’accurata ricostruzione medievale. È un personaggio imprevedibile, il suo canto è profano e temuto dai regnanti perché libero di vagare di regno in regno. Una terza apparizione della figura del menestrello è il Cantagallo di Robin Hood, 1973, realizzato dopo la morte di Walt Disney. Il Cantagallo si dice menestrello della storia, anche se forse sarebbe più corretto identificarlo nella figura del bardo. Ha la funzione di narratore ed è un viandante che di paese in paese racconta, senza temere la propria sorte, le gesta di Robin Hood, eroe di Nottingham. Infatti canta anche le cattive gesta di re Giovanni, l’usurpatore di re Riccardo. Non ha un suo re perché sta al di sopra della legge e delle regole e quando viene incarcerato continua a cantare dell’orrore che lo circonda. Intrattiene così il suo pubblico fuori e dentro lo schermo. La sua figura è portatrice di sole all’interno della cupezza della narrazione e il suo canto è conduttore di resurrezione del regno e di re Riccardo. Infatti, fin dall’inizio, nel vedere il Cantagallo attraverso la sua simbologia, possiamo avere la certezza che se egli può cantare è perché gli è concesso di farlo: non deve temere più nulla perché tutto quel che racconta è già passato. Sospirello di Taron e la pentola magica è un altro menestrello importante all’interno della storia dei film Disney. La pellicola ebbe innumerevoli problemi provocati dalla violenza della trama. Nella cerchia di amicizie del giovane Taron, guardiano di porci, spicca Sospirello, un menestrello che si vanta di aver cantato per corti e regnanti illustri, ma sbeffeggiato dalla sua stessa arpa. Incarcerato dalle guardie di re Cornelius e poi liberato dai nuovi amici, li accompagna per il loro viaggio aiutandoli, con i suoi consigli, a trovare la giusta via per arrivare al finale della fiaba. Questi sono solo alcuni dei più celebri menestrelli Disney, da cui si può notare una crescita del ruolo di questa figura all’interno dell'immaginario neo-medievale della celebre compagnia. In Taron e la pentola magica il menestrello diventa essenziale per la forma narrativa della fiaba. Così come il ruolo, che passa quasi inosservato, del menestrello ubriacone è sostanziale all’interno del banchetto di La bella addormentata nel bosco. Il menestrello può godere di una libertà che gli permette di essere ebbro, promiscuo, e di rivelare verità scomode poiché alla sua figura non è abbinato un giudizio condiviso dalla maggioranza. Si può quindi sospettare che menta sempre, come nel caso di Sospirello, e nonostante le sporadiche apparizioni è indispensabile per l’immaginario neo-medievale Disney proprio perché il menestrello è libero dai canoni che un eroe, per essere tale, deve rispecchiare. Il menestrello può comunque rientrare all’interno di quel sogno sconvolgendo un sistema che si distingue per il suo candore.
Post n°15704 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
RIPARTIRE SICURI: ORDINANZA E LINEE GUIDA Tutte le informazioni per ripartire sicuri dal 18 maggio A decorrere dal 18 maggio 2020 sono consentite le seguenti attività economiche, commerciali e artigianali: a. commercio al dettaglio in sede fissa, compresi centri commerciali e outlet; b. commercio su aree pubbliche (mercati, posteggi fuori mercato e chioschi); c. attività artigianali; d. servizi di somministrazione di alimenti e bevande; e. attività di servizi della persona (a titolo esemplificativo barbieri, parrucchieri centri estetici, centri tatuatori e piercing), con l’esclusione delle attività di gestione di bagni turchi, saune e bagni di vapore; f. agenzie di viaggio. 2. Le attività di cui al punto 1 devono svolgersi nel rispetto dei contenuti delle Linee di indirizzo per la riapertura delle Attività Economiche e Produttive elaborate dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni ed allegate alla presente ordinanza. 3. A decorrere da 18 maggio 2020 sono inoltre consentiti: a. lo svolgimento di attività sportive individuali, anche presso strutture e centri sportivi, nel rispetto delle misure di sanificazione e distanziamento fisico tra gli atleti, nonché tra atleti, addetti e istruttori, con esclusione di utilizzo degli spogliatoi, piscine, palestre, luoghi di socializzazione; b. l’attività nautica di diporto; c. il pilotaggio di aerei ultraleggeri; d. l’attività di pesca nelle acque interne (fiumi, laghi naturali e artificiali) e in mare (sia da imbarcazione che da terra che subacquea); e. l’attività di allenamento e di addestramento di animali in zone ed aree specificamente attrezzate, in forma individuale da parte dei proprietari o degli allevatori e addestratori; f. l’apicultura; g. la caccia selettiva delle specie di fauna selvatica allo scopo di prevenire ed eliminare gravi problemi per l’incolumità pubblica. 4. A decorrere dal 18 maggio 2020 è inoltre consentito, per le attività ancora sospese, l’accesso alle strutture e agli spazi aziendali esclusivamente al personale impegnato in attività di allestimento, manutenzione, ristrutturazione, montaggio, pulizia e sanificazione, nonché a operatori economici ai quali sono commissionate tali attività finalizzate alla predisposizione delle misure di prevenzione e contenimento del contagio propedeutiche a successive disposizioni di apertura. Le attività consentite ai sensi del presente punto riguardano anche i parchi divertimento e i parchi tematici. 5. Le attività di cui è consentita la riapertura adottano tutte le generali misure di sicurezza relative, a titolo esemplificativo e non esaustivo, all’igiene personale e degli ambienti e del distanziamento fisico, nonché quelle specificamente definite per ciascuna tipologia nelle Linee di indirizzo per la riapertura allegate alla presente ordinanza. Le attività per le quali non sono definite specifiche disposizioni ricorrono ai principi generali di igiene e contenimento del contagio contenute: a. nel "Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro" sottoscritto il 14 marzo 2020 fra il Governo e le parti sociali, successivamente integrati in data 24 aprile 2020. b. nelle linee guida nazionali in materia di sanificazione. 6. Allo scopo di assicurare la massima compatibilità tra gli obiettivi di ripresa delle attività economiche e sociali e quelli di sicurezza dei servizi di trasporto pubblico, i soggetti interessati dalla presente ordinanza si conformano alla disciplina degli orari di apertura delle attività commerciali, artigianali e produttive eventualmente stabilite con provvedimento del Sindaco del comune di riferimento. Tali discipline prevedono in ogni caso la chiusura delle attività commerciali non oltre le ore 21:30, fatta esclusione delle farmacie, parafarmacie, aree di servizio, servizi di somministrazione di alimenti e bevande sul suolo o da asporto: https://bit.ly/3dSuK06
|
Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45