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bestia immonda ke hai fatto della mia vita un inferno sono qui e t'aspetto non mi sentirai arrivare sentirai solo il brivido della paura e un sudore freddo rigarti il viso io come un animale fiutero l'aria x sentire l'odore del tuo terrore sentirai gli artigli dilaniarti le carni e in quel momento la tua vita scorrerà come un film e ci sarò anke io.....
 

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LA GIUSTA GIUSTIZIA

Post n°148 pubblicato il 19 Maggio 2008 da ComitatoL

 

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Enzo Tortora

Enzo Tortora morì venti anni fa, il 18 maggio 1988. Fu cremato, mentre la giustizia italiana continuava a putrefarsi. Vittorio Feltri descrisse il brindisi dei giornalisti, per festeggiare lo spettacolo della sua condanna a dieci anni di carcere, quale camorrista e spacciatore di droga.

 

Quel gesto incosciente e vile fu una coltellata alla civiltà del diritto. Non fu la prima, ne seguirono moltissime altre. Tortora sperò che l’oltraggio ed il dolore subiti fossero utili al Paese. Mi dispiace, non è stato così.
Non voglio rievocare o commemorare. Parliamo di noi viventi, dei nostri mali. In un libro di Vittorio Pezzuto (Applausi e sputi) trovo un elemento prezioso. Tortora non fu solo un conduttore televisivo, ma un giornalista incapace di rinunciare al proprio giudizio. Gli capitò di scrivere, nel 1970, dell’arresto di Lelio Luttazzi e Walter Chiari, accusati di maneggiare cocaina. Tortora, pur augurando loro l’innocenza, sostenne che il mondo dello spettacolo era pieno di droga e che era giusto parlarne, anche a costo di fare rotolare qualche testa. Quando, però, vide in che stato era ridotto l’innocente Luttazzi, ebbe il coraggio di correggersi: aveva trascurato di valutare l’immenso e devastante dramma di chi subisce un’accusa ingiusta. Anni dopo (incredibile!) sarebbe toccato a lui. Purtroppo pochi leggono, e quasi nessuno fra quelli che scrivono. L’esperienza non valse nulla, la bestia giustizialista tornò a reclamare carne da sbranare. E’ così ancora oggi.
A Tortora andò bene. Fu arrestato nel giugno del 1983. Condannato nel gennaio 1985. Poi assolto, con formula piena, nel settembre del 1986. Morì due anni dopo. Oggi è peggio, perché un Travaglio qualsiasi potrebbe continuare a diffamarti per una quindicina d’anni, prima dell’assoluzione. Dopo la quale chiunque può continuare a trovare, grazie ad internet, le “prove” della tua inesistente colpevolezza. La nostra civiltà giuridica è micidialmente regredita, essendo già allora uno schifo.
La magistratura associata lamentò che le critiche la “delegittimavano”. La responsabilità civile dei magistrati era considerata un attacco alla giustizia. Dicono ancora le stesse cose, reclamando che il legislatore dialoghi solo con loro. C’è, invece, una sola cosa da farsi: rendere meno grottesco il termine “giustizia”.

ARMANDO OLIVARES... non è il nome di un nuovo centrocampista o di un vicere spagnolo ma quello del pubblico ministero che ha imbastito tutta l'atto di accusa contro Enzo Tortora... che non solo ha mancato le più elementari norme investigative ma ha  perseguito oltre ogni logica nella sua "persecuzione"....

Cosa fà oggi questo esimio magistrato???? Logica e buonsenso farebbe pensare ad una onorevole attività dedita all'agricoltura ma niente di tutto ciò.

Il "signore" ARMANDO OLIVARES non solo non ha pagato per i suoi errori ma è stato premiato con una carriera nella magistratura, attualmente e menbreo della commissione che si occupa di mafia......
                                                              Auguri ITALIA

                                                                                             AnToniOlAreTinO

 
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