Post n°232 pubblicato il 18 Maggio 2012 da contramunnezza
Campania, il futuro ipotecato da 6 milioni di ecoballe
Poco meno di 6 milioni. Questo è il numero impressionante di ecoballe che negli anni, tra un'emergenza e un'altra, si sono accumulate sugli ex fertilissimi terreni campani, nella terra di mezzo tra Napoli e Caserta, dove qualche colata di lava qualche millennio fa insieme alla dannazione di una spada di Damocle sempre pronta a cadere sulla testa delle popolazioni che lì abitano, portava anche la benedizione di una fertilità sconosciuta, e la possibilità di piantare e veder crescere rigogliose piante da frutto e ortaggi di tutti i tipi. |
Post n°231 pubblicato il 29 Aprile 2012 da contramunnezza
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Post n°230 pubblicato il 22 Aprile 2012 da contramunnezza
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Post n°229 pubblicato il 20 Aprile 2012 da contramunnezza
L'INFERNO
E’ un vero e proprio disastro. Il rogo della Ilside, segue di pochi giorni l’altro mega rogo di ecoballe avvenuto ad Acerra, siamo ormai una terra che brucia, senza futuro, in balia di affaristi e criminalità che sta distruggendo completamente quella che un tempo veniva chiamata Campania Felix. Quanto altro dovremmo subire, cosa altro ci serve per farci capire che è giunto il momento di rivendicare l’essenziale importanza della difesa dei beni comuni, della nostra salute e della nostra terra? |
Post n°228 pubblicato il 03 Aprile 2012 da contramunnezza
Contro l'inquinamento indoor: LE AMICHE MANGIAVELENI Inquinamento, un incubo ricorrente del nostro pianeta che possiamo visivamente immaginare immerso in una pesante e grigia nuvola di smog, privato del suo polmone verde, ricoperto di rifiuti, costellato di antenne di vario genere, invaso da innumerevoli apparecchi elettrici… L’inquinamento indoor è causato da una somma di fattori: sostanze nocive presenti nei mobili dell’arredamento (vernici, colle…) e nei rivestimenti; gas e idrocarburi emessi da caldaie,fornelli, etc.; detergenti utilizzati per pulire la casa ma anche per l’igiene personale; sostanze presenti nelle vernici utilizzate per tinteggiare; tutta una serie di V.O.C., composti organici volatili, dovuti sempre a detergenti, fenomeni di condensa… A tutto ciò occorre aggiungere altri fattori inquinanti che sono le persone stesse (virus, batteri…), animali, e ancora il fumo delle sigarette, il sovraffollamento (questo vale in particolar modo per gli uffici), scarso ricambio d’aria… Insomma l’aria che respiriamo tra le mura di casa o dell’ufficio non è poi così “sana”… siamo circondati: all’inquinamento esterno si va a sommare quello indoor e spesso il primo contribuisce a peggiorare lo stato del secondo. Cosa fare? Occorre difendersi ma soprattutto occorre avere coscienza delle proprie azioni e di quanto ne consegue, dunque sapere cosa acquistiamo e consumiamo, quali materiali sono da preferire ad altri, comprendere quali nostri comportamenti sono dannosi per noi e per l’ambiente in cui viviamo, in poche parole occorre una cultura dell’eco-compatibile. Ritorniamo tra le mura domestiche o dell’ufficio, per molti una vera e propria seconda casa, come cercare di correre ai ripari? Un metodo semplice e assolutamente “verde” è quello di circondarsi di piante! Ebbene sì, la presenza di alcune piante da appartamento riduce Scopriamo quali sono le piante nemiche dell’inquinamento indoor. FICUS Riduce la concentrazione di: gas - quali NO2 biossido di azoto, CO monossido di carbonio, CO2 anidride carbonica… - che si producono con la combustione* (fornelli, stufe non ventilate, fumo di sigaretta, apparecchi con fiamme libere, autorimesse comunicanti); trielina (adesivi,inchiostri, smalti, coloranti). * Queste sostanze sono note sotto il nome di SVOC (composti organici semivolatili)
FELCE DI BOSTON Riduce la concentrazione di formaldeide (collanti, vernici, sacchetti di plastica, fornelli a gas, detersivi, spray, stoffe e tendaggi). DRACENA
Riduce la concentrazione di: formaldeide; composti organici volatili (VOC), alcuni dovuti alla combustione di combustibili e di carne su fiamma viva, altri provenienti da materiali di costruzione (tappezzerie, rivestimenti in plastica…), materiali di uso domestico (detergenti, GERBERA Riduce la concentrazione di: formaldeide; ossido di carbonio; azoto; acido cianidrico; esalazioni dell'impianto di riscaldamento e fumodi sigaretta.
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Post n°226 pubblicato il 22 Marzo 2012 da contramunnezza
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“La maggior forza di una comunità è il rispetto della propria terra” Il risveglio della gente vera a difesa della propria terra La lunga e tenace rivolta No-Tav, anche se quotidianamente dominante nei media, non è l’unico episodio di contrasto con grandi opere e pesanti interventi indesiderati, ma in realtà rappresenta uno dei tanti sintomi di malessere di questo Paese. Presto esploderanno anche le ribellioni No-Triv, contro le insensate trivellazioni petrolifere, a cominciare dal malcontento che già cova nel Vallo di Diano, nella parte interna del Parco Nazionale del Cilento. Appena poche settimane fa, le prospezioni sono state miracolosamente bloccate presso Pantelleria, nel canale di Sicilia (ma che bella idea, andare a perforare anche i fondali vulcanici sottomarini!), ma la minaccia incombe ancora sulla Costa Teatina in Abruzzo, e su gran parte dell’Adriatico. Per capire quali sono i pericoli, anche senza spingersi fino al Golfo del Messico, basterebbe andare nella Val D’Agri, in Basilicata… Ma davvero qualcuno è convinto che in futuro il Bel Paese debba diventare una landa di pozzi di petrolio (per estrarne oltretutto scarse quantità) simile al Texas o all’Arabia Saudita? Secondo alcuni analisti, si conterebbero oggi in Italia centinaia di opere e impianti già in funzione, oppure in fase di progetto o avviamento – dalle discariche alle tangenziali, dai poligoni di tiro alle energie rinnovabili – sempre più fortemente contestate dalle popolazioni locali. Alle quali si tenta allora di appioppare l’etichetta di essere refrattarie al progresso, sorde all’interesse collettivo, egoiste e retrograde.
Queste trivellazioni a gruviera per terra e per mare rappresentano davvero la scelta migliore per il futuro del Bel Paese?
Ma è proprio quando si affronta questo terzo punto, e si solleva il velo delle segrete manovre di potere, che lo scontro può diventare più duro. Roma, marzo 2012
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Post n°224 pubblicato il 13 Marzo 2012 da contramunnezza
Dalla parte dei Comuni Virtuosi Pubblichiamo di seguito un "grido di dolore" dell'Asssessore all'Ambiente del Comune di Ponte nelle Alpi (BL), Ezio Orzes, il comune più virtuoso d'Italia in tema di rifiuti, facendolo nostro, nella speranza che il Presidente del Consiglio Mario Monti e tutto il Governo possano intervenire al più presto per evitare questa che, semplicmente, sarebbe una vera idiozia di Stato... Il decreto Crescitalia è passato a colpi di fiducia al Senato. Nel maxiemendamento proposto dalla maggioranza delle forze politiche che sostiene il governo non si è trovato lo spazio per difendere le gestioni efficienti dei servizi pubblici. Il PD, il PDL, l’UDC e i supertecnici hanno ritenuto non rilevante la voce che si è alzata dalle società in house (100% pubbliche) che gestiscono la raccolta differenziata con risultati da record. Comuni spogliati dalla possibilità di decidere. Cittadini che diventano clienti. Il Mercato per tutti è il fine e non il mezzo. Le ragioni non contano. Il buonsenso nemmeno. Che cavolo di paese! Dalla “competitività” si toglie di mezzo il pubblico che funziona, quello che invidiamo ai paesi del Nord Europa e che non siamo capaci di difendere a casa nostra. Un po’ di numeri per capire l’assurdità di questa scelta. L’analisi comprende alcune Società pubbliche del Veneto (sappiamo che altre ce ne sono in Italia) che gestiscono il servizio di raccolta differenziata per conto dei comuni di riferimento, e precisamente: la Ponte Servizi srl, i Consorzi Treviso 2 e Treviso 3, la Bellunum srl, Contarina spa, Etra spa, e Ecogest srl. Queste società gestiscono la raccolta differenziata per 1.200.00 cittadini con questi risultati: Media raccolta differenziata 74,2% contro la media Italia del 31,70%. Media secco non differenziato kg/abitante/anno Kg 83,5% contro una media Italia di Kg 346,5. Media rifiuti prodotti Kg/abitante/anno Kg 391 contro una media Italia di Kg 532.1. Media costo specifico Euro/abitante/anno € 100,01 contro una media Italia di € 175,88. Media tariffa domestica per Euro/famiglia/anno €159,91 contro media Italia di € 240,37 (Le analisi puntuali e dettagliate elaborate da Paolo Contò del Consorzio Priula le trovate qui ) Nel paese dove mi piacerebbe vivere chiunque, politico o tecnico, con funzioni di governo, prenderebbe questi numeri, queste gestioni oculate e ne farebbe il riferimento per tutti gli altri. E invece no. Grandi pacche sulle spalle da tutti i rappresentanti dei partiti per dirci che abbiamo ragione, che come si può, che è davvero assurdo. E allora noi si lavora anche di notte a preparare un emendamento al DL che definisca parametri di qualità per il mantenimento dei servizi in house per quelli che sanno gestirli e vai a trasmetterlo per tempo a tutti i parlamentari. Poi passa il decreto al senato e dell’emendamento non c’è traccia, l’art.25 fa rientrare dalla finestra quello che il referendum aveva abrogato. Nel paese dove mi piacerebbe vivere, non dovrei trovarmi nelle condizioni di dire ai miei concittadini orgogliosi di questo servizio, che non so perché ma non ce lo lasciano più fare. Nel paese dove mi piacerebbe vivere, non dovrei trovarmi nelle condizioni di guardare negli occhi con imbarazzo tutte quelle splendide persone che lavorano alla Ponte Servizi srl, che ci hanno messo ogni giorno la capacità, la forza l’intelligenza e la passione per fare di Ponte nelle Alpi il migliore comune d’Italia, e dire loro che non ce l’abbiamo fatta a difenderli dall’ottusità di questo governo e dei partiti che lo sostengono. E infatti non lo farò, proveremo ad inserire questo emendamento nel DL ambientale 2/2012 e se non bastasse valuteremo tutte le opzioni per evitare questo sopruso perché il paese dove mi piacerebbe vivere è fatto di gente che non molla facilmente. |
Post n°223 pubblicato il 04 Marzo 2012 da contramunnezza
....E DELL'ACQUA...!
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Post n°222 pubblicato il 01 Marzo 2012 da contramunnezza
Dobbiamo cominciare a pensare in maniera diversa "Cari amici e cari concittadini non sono qui come un cantante ma come un cittadino del mare perché questo obbrobrio e questa stupidità non minaccino la nostra sopravvivenza. Dobbiamo cominciare a pensare in maniera diversa. Guai a perdere la coscienza della nostra cultura... Quando scrissi ‘Come è profondo il mare’, non avrei mai pensato che, 32 anni dopo, mi sarei ritrovato qui di fronte una situazione del genere, tra le trivelle". Lucio Dalla, Termoli, 7 Maggio 2011
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Post n°221 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da contramunnezza
RESOCONTO DEL PRESIDIO ALLA REGIONE
Ragazzi, vi allego alcune foto del presidio di oggi. Eravamo in tanti nonostante il divieto della questura. Come vedete dalle foto il cordone delle forze dell'ordine ci ha impedito di arrivare sotto la sede della Regione in via Santa Lucia. Nella foto compare anche Erry De Luca che ha solidarizzato con i manifestanti. In questo modo ci riprendiamo il diritto del dissenso che in ogni modo si tenta di soffocare. (Lucio Iavarone) Segue qui un comunicato di padre Alex Zanotelli: Sono profondamente sconcertato dal divieto posto dalla Questura per la manifestazione di oggi. Non so cosa si celi dietro a questa proibizione.So solo una cosa e cioè che i margini per il dissenso sono sempre più limitati in questa nostra Italia. E' la libertà di espressione che è in ballo in un momento in cui i poteri forti hanno preso in mano le redini e il loro unico scopo è il profitto. Ho diritto come cittadino di dire a Caldoro in una pubblica manifestazione che il piano regionale sui rifiuti, da poco votato, è un piano criminale.Bruciare infatti oltre 1 milione e mezzo di tonnellate di rifiuti all'anno-come prevede il piano rifiuti-in questa nostra regione, già devastata dai rifiuti tossici e megadiscariche, vuol dire incrementare tumori, leucemie...Prima viene la salute dei cittadini!E tutti devono saperlo! E' in ballo la vita stessa di noi campani. Uniamoci per difendere la vita. Alex Zanotelli Napoli,15 febbraio 2012 |
Post n°220 pubblicato il 28 Gennaio 2012 da contramunnezza
Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione al Presidente del Consiglio Mario Monti Gennaio 2012 Al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Prof. Mario Monti Palazzo Chigi ROMA Gennaio 2012 Oggetto: Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino – Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze economiche, ambientali e sociali. Onorevole Presidente, ci rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori, docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo Governo è chiamato ad affrontare. Sentiamo come nostro dovere riaffermare - e nel seguito di questa lettera, argomentare - che il progetto1 della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito “strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità locali e dei territori attraversati. Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri Nel decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima. Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h, come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro. Assenza di vantaggi economici per il Paese Per quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale investito. In particolare: 1. Non sono noti piani finanziari di sorta Sono emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi, che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali. Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”. 2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici. Le analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca comunque l’opera tra i progetti marginali. 3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità Risolvere i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario "storico" sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie. 4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile. Le grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica presenterebbero moltiplicatori molto più significativi. 5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio. I corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse pubbliche, oggi drammaticamente scarse. Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo. Esiste una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture (binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza). Risorse sottratte al benessere del Paese Molto spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20 miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico. Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito dall’intervento pubblico. Sostenibilità e democrazia La sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come previsto dalla Convezione di Århus2. Per queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera. Non ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile, costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita del Paese. Con viva cordialità e rispettosa attesa, Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana Marco Ponti, Politecnico di Milano Riferimenti bibliografici: cfr. http://www.lalica.net/Appello_a_Monti Note 1 L'accordo del 2001 tra Italia e Francia, ratificato con Legge 27 settembre 2002, n. 228, prevede all'art. 1 che "I Governi italiano e francese si impegnano (…) a costruire (…) le opere (…) necessarie alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario merci-viaggiatori tra Torino e Lione la cui entrata in servizio dovrebbe avere luogo alla data di saturazione delle opere esistenti." Non ostante la prudenza contenuta in questo articolo, i Governi italiani succedutisi hanno fatto a gara per dimostrare che la data di saturazione della linea storica era dietro l'angolo. I fatti hanno dimostrato il contrario, ma – inspiegabilmente - non vi sono segnali di ripensamento da parte dei decisori politici. |
Post n°219 pubblicato il 25 Gennaio 2012 da contramunnezza
Lo Stato si compra l’inceneritore di Acerra per 355 milioni. I privati ringraziano La questione rifiuti campana entra nell’agenda del governo, lo schema di decreto legge su “misure urgenti in materia ambientale” contiene un comma che dovrebbe sancire la conclusione della querelle sulla proprietà dell’inceneritore di Acerra, oggetto di polemiche nel recente passato. Per quell’impianto e per l’intero ciclo di gestione dei rifiuti in Campania c’è un processo in corso davanti al Tribunale di Napoli a carico dei manager di Impregilo e dei vertici del commissariato di governo, a partire dall’ex governatore Antonio Bassolino. Ma, nonostante tutto, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, richiamando il decreto che sancì la fine dell’emergenza rifiuti, apre all’acquisto con fondi pubblici dell’inceneritore. Sarà la Regione Campania a comprare il forno mentre la gestione è affidata, ormai dal 2008 e per 15 anni, alla multiutility bresciana A2a attraverso la controllata Partenope ambiente. Le modalità che sanciranno il passaggio da una spa ad un ente di stato con soldi pubblici vengono chiarite al comma 3 dell’articolo 1 della bozza di decreto: “La Regione Campania è autorizzata ad utilizzare le risorse del Fondo per lo Sviluppo e coesione sociale 2007-2013 relative al programma attuativo regionale, per l’acquisto del termovalorizzatore di Acerra ai sensi dell’articolo 7 del decreto legge n.195 del 2009. Le risorse necessarie vengono trasferite alla stessa regione”. In realtà il fondo per lo sviluppo altro non è che, sotto altro nome, il fondo per le aree sottoutilizzate che verrà utilizzato per compare l’impianto di incenerimento al costo di 355 milioni di euro, secondo una valutazione dell’Enea del 2007, oggetto anche di un ricorso pendente presso la Corte Costituzionale. I dettagli della vicenda vengono chiariti da Gianfranco Polillo, sottosegretario all’economia, che, in commissione bilancio della Camera, ha spiegato: “Il decreto si limita a prorogare il termine per il trasferimento della proprietà dell’impianto” da fine dicembre 2011 a fine gennaio 2012. La cessione dovrebbe prevedere anche la risoluzione del contenzioso ancora pendente tra Impregilo e protezione civile. L’inceneritore napoletano usufruisce dei Cip 6, gli incentivi destinati, solo in Italia, a chi produce energia bruciando rifiuti, incentivi che il primo ministro Mario Monti da Commissario Europeo definì “droga illiberale nel mercato delle tecnologie ambientali”. All’inizio del 2008, A2a rinunciò alla gestione dell’impianto perché privo dei Cip6. Successivamente un decreto del morente governoProdi introdusse i benefici pubblici, per un periodo di 8 anni, e A2a tornò interessata assumendone la gestione. La multiutility spiega al fattoquotidiano.it che il contratto, compresa la gestione dello Stir di Caivano, prevede che “La società venga remunerata con una quota pari al 49% dell’energia elettrica prodotta dal termovalorizzatore tramite la combustione dei rifiuti ad esso conferiti a seguito del trattamento negli Stir”. Produzione incentivata dal Cip6 di cui la A2a beneficia per la quota di energia che le spetta come compenso. I ricavi per A2a nel 2010 sono intorno ai 57 milioni di euro da cui vanno sottratti i costi di gestione degli impianti. Un dato in crescita nel 2011 visto che l’inceneritore ha raggiunto il 100% della capacità produttiva bruciando600mila tonnellate di rifiuti. Un ottimo investimento per A2a nella gestione del forno di Acerra così come Impregilo nella vendita. A perderci saranno le tasche dei cittadini che vedranno volatilizzarsi 355 milioni di euro di denaro pubblico destinato al fondo per le aree sottoutilizzate. Nello Trocchia e Matteo Incerti |
Post n°218 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da contramunnezza
N'copp'e Santi, la nostra 'goccia di rugiada scintillante'! Lungo molti anni a grande prezzo, viaggiando attraverso molti paesi, andai a vedere alte montagne andai a vedere oceani. Soltanto non vidi dallo scalino della mia porta la goccia di rugiada scintillante sulla spiga di grano. R.Tagore,da "Canti e poesie", Newton Compton, 1985 |
Post n°217 pubblicato il 04 Gennaio 2012 da contramunnezza
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