«Stai colmo! Questo mi sono detto nel fare voto di vastità». Eccola, la frase-chiave di «Urge», il nuovo lavoro di Alessandro Bergonzoni presentato al Massimo di Benevento, nell'ambito della rassegna Città Spettacolo, per la regia dell'autore-mattatore e di Riccardo Rodolfi.
Urge, in breve, abbandonare la navigazione a vista, che ci porta a naufragare continuamente sugli scogli del contingente e del particolare, per trovare una rotta plausibile nel mare (periglioso, certo, ma pulito) del persistente e del complessivo. Potrei sintetizzare così il senso e i contenuti dell'allestimento. E il radar utilizzato da Bergonzoni per scansare quegli scogli è, come al solito, un'eversione linguistica che fa esplodere tutto il risaputo delle nostre logore parole e dei nostri evasivi discorsi in un fantasmagorico e inesausto accumularsi di slittamenti di senso.
Vediamo, allora, in che modo il lungocrinito eversore svolge il tema della vastità. E innanzitutto, che cos'è la vastità? Vi propongo qui di seguito solo alcune delle definizioni che ne dà il nostro Alessandro-magno del controcabaret: «un'apologia di creato», «un salto in largo», «il record dei cento metri piano», «la bicicletta della verità» (pedala, devi pedalare se vuoi raggiungerla, la verità) e, tanto per sgombrare definitivamente il terreno dai dubbi, «un filo intermentale».
Come si vede, è un'intelligente e affilata e corrosiva allusività il cemento infrangibile che sigilla la performance a rotta di collo di Bergonzoni. E l'approdo consiste in una vorticosa girandola di vocalizzi-nonsense, preludio al racconto surreale e assolutamente disarticolato della trama di un film da dedicare alla vastità medesima: irto, naturalmente, di constatazioni sulla relatività, tipo quelle del giaguaro che in ascensore diventa uno degli animali più lenti e della lumaca che in aereo diventa uno dei più veloci.
Ci sono anche consigli pratici. Per esempio: «Hai la fortuna scarica, perché non cerchi una presa per il culo?». E in ultimo, meditate, gente, meditate: «Se Cupido usasse il bazooka?».
Enrico Fiore
(«Il Mattino», 8 settembre 2011)
Inviato da: roberto
il 11/12/2013 alle 16:45
Inviato da: arieleO
il 12/11/2013 alle 09:39
Inviato da: floriana
il 11/11/2013 alle 19:40
Inviato da: Federico Vacalebre
il 16/10/2013 alle 17:14
Inviato da: arieleO
il 16/10/2013 alle 17:10