CONTROSCENAIl teatro visto da Enrico Fiore |
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A far da fondale, un intrico di case del ventre di Napoli: perché lei, Anastasia Finizio, è proprio come una pietra di quelle case, sta lì immobile e indifferente, senza attendersi altro futuro e altro cambiamento che la lenta consunzione. E se pure la coglie un colpo di vento (il ritorno del giovane Antonio Laurano, al quale aveva pensato, e l'illusione momentanea che possa esserci anche per lei, brutta e ormai quarantenne, un amore purchessia), subito ripiomba nell'asfissiante grigiore di una quotidianità in cui s'accampa solo il destino di dare sostegno a una parentela impastata di vecchiaia, rancori e sangue malaticcio. Enrico Fiore («Il Mattino», 21 aprile 2012) |
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