CONTROSCENAIl teatro visto da Enrico Fiore |
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Volete sapere come si fa a mettere in scena un amarcord di un paio d'ore senza cadere nelle sabbie mobili della retorica soporifera, dell'esibizionismo indisponente e della nostalgia paralizzante? Beh, andate all'Augusteo: ve lo dimostrerà Enrico Montesano col suo nuovo show «Buon compleanno».
In esso, per festeggiare i quarantacinque anni di carriera, Montesano si lancia in una velocissima carrellata fra i vari generi (dal varietà alla commedia musicale) che ha praticato e i vari personaggi (da Torquato il Pensionato a Rugantino) che ha inventato o interpretato in teatro, al cinema e in televisione. Ma, per l'appunto, come arriva al risultato di cui sopra, che ha francamente del miracoloso?
Certo, ci arriva in virtù di una tecnica e di una versatilità espressiva non comuni, che gli consentono di padroneggiare con uguale bravura la prosa, il canto e persino il ballo. Vedi, tanto per fare solo qualche esempio, l'imitazione di Buscaglione e Claudio Villa, la scena con Lady Anna dal «Riccardo III» di Shakespeare, l'improvvisazione sul «Gastone» di Petrolini. Ma il risultato miracoloso di cui dico è partorito specialmente da un'idea, a sua volta straordinaria.
Il ricordo, se bloccato in sé, di solito produce, appunto, retorica, esibizionismo e nostalgia; ma se, come sfrangiandosi, esce da sé attraverso tutta una serie di dissolvenze incrociate in rapida successione, allora diventa un catalizzatore di emozioni, e di emozioni non codificate.
Insomma, e per riassumere il discorso in termini elementari, «Buon compleanno» è un sapiente mélange di comicità irresistibile e di tenera, umbratile poesia. Per quanto riguarda la comicità, citerei lo strepitoso pezzo della processione di paese, in cui Montesano interpreta tutti i personaggi vivi o inanimati in campo, dal Santo di turno ai principali strumenti della banda; e per ciò che attiene, invece, alla poesia, cito la sequenza della passeggiata notturna per Roma, che esemplifica al meglio l'applicazione dell'idea predetta.
Montesano parte da un ricordo circoscritto, quello delle botteghe artigiane di via Margutta, e a poco a poco, quasi senza parere, si allarga alla visione di un intero mondo, popolato di figure mitiche quali Fellini e la Masina, Patroni Griffi, Gigi Magni, Nanni Loy, Panelli e la Valori, Mastroianni, Garinei e Giovannini, Fabrizi...
Sì, «Buon compleanno» è anche (e non è l'ultimo suo merito) una dichiarazione d'amore.
Enrico Fiore
(«Il Mattino», 31 gennaio 2012)
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