Creato da ParoleNelCassetto il 07/12/2004
 

CUORE DI DONNA

Non fermare il cuore di una donna, niente vale di più. Non far piangere una donna, ogni lacrima è un po' di lei stessa che se ne va. Non farla aspettare da sola ed impaurita seduta sul confine della pazzia. E se la vuoi amare fallo davvero, con tutto te stesso: stringila e proteggila.

 

 

Fin che la barca va..

Post n°377 pubblicato il 06 Agosto 2008 da ParoleNelCassetto


Quando si hanno mille cose da fare il tempo passa in fretta, si rimanda a domani quello che non è necessario e poi ti rendi conto che i giorni sono passati in un baleno.
Ciò significa, tra alti e bassi che comunque tutto va bene.
E' un'estate strana, stranamente serena. Nonostante la serie di cambiamenti che hanno costellato la mia vita negli ultimi mesi e la stanchezza che ne è naturalmente conseguita. Col senno di poi debbo dire che sono successe tante buone cose.

 
 
 

Parlami.

Post n°376 pubblicato il 11 Luglio 2008 da ParoleNelCassetto

Vorrei che tu mi dicessi cosa sono per te

cosa provi per me

vorrei che tu provassi a dirmelo, occhi negli occhi, con la tua voce.

Dedicami una canzone

facendo attenzione alle parole

come se fossero state scritte per noi

da te per me.

Fammi trovare un fiore

colorato, di un colore vivo

come se quel colore fosse la metafora del nostro sentimento..

dimmi: che colore sceglieresti per noi?

 
 
 

Qualcosa per me.

Post n°375 pubblicato il 03 Luglio 2008 da ParoleNelCassetto

Ho le palle torte.
Sono selvatica come un gatto.

Ho voglia di coccole.
Ho voglia di una sorpresa.
Ho voglia di un regalo.

Ho voglia di emozione.

Sabato prendo la macchina e vado a fare shopping.
Vado a trovare la mia amica.

Almeno faccio qualcosa per me: solo per me.
Qualcosa che mi fa stare bene.

Mi coccolo, mi curo, mi faccio un regalo. 
Questa si che è vita, far si che tutto ciò non dipenda per forza, non arrivi per forza da qualcun'altro.

Prendersi cura di se non ha prezzo.

E mi scappa da ridere.

 
 
 

Fermati e pensa.

Post n°374 pubblicato il 27 Giugno 2008 da ParoleNelCassetto

A volte i miei errori di valutazione sono davvero paradossali.

Come sempre,  in quasi tutti i casi della vita agisco troppo d'impulso.

Parto per la mia strada e niente riesce a fermarmi, a farmi cambiare idea.

Solo quando poi finisce la mia corsa, riesco a riconnettermi e a pensare.

E fortunatamente a capire.

Ma tornare sui propri passi e chiedere scusa è sempre difficile, pesante.

E a volte potrebbe essere anche troppo tardi.

 

 
 
 

Perle ai porci

Post n°373 pubblicato il 04 Giugno 2008 da ParoleNelCassetto

Lo strano rapporto con gli ex. Io sono per il taglio netto, a parte un solo caso in cui è rimasto un bel rapporto di reciproco rispetto. Per il numero esiguo di fidanzati (che si possano chiamare tali) che ho avuto e per il fatto che non sono mai stata per il partito “mogli e buoi dei paesi tuoi” non mi capita spesso di incontrare un mio ex. E se mi capita non me la faccio addosso di sicuro. Gli uomini sono diversi a quanto pare. Prima ho sentito varie storie, da amiche, da mia sorella.. Ma ieri, ieri è successo a me. Il soggetto di sesso maschile che avevo al mio fianco si è rincoglionito. Mi ha rinnegata come Pietro di fronte ad una sua ex di quasi dieci anni fa, con figlio a carico. Lo stavo aspettando fuori dal supermercato ma grazie al mio lavoro a diretto contatto col pubblico stanno tutti a chiedere informazioni: anche mentre la povera disgraziata in questione, cioè io, sta pensando ai cazzi suoi, del tipo cosa fare per cena, o che paio di scarpe nuove comprarsi, una volta chiuso l’ufficio e recatasi al centro commerciale. Anche la ex mi conosce e mi riconosce per il lavoro che faccio e rimaniamo a chiaccherare davanti al supermercato. Intanto il mio moroso è in avvicinamento, visibilmente imbarazzato e quasi senza parole (lui!) non mi degna di uno sguardo, anzi lo abbassa proprio lo sguardo. Faceva vergognare me: avrei voluto essere in qualsiasi altro posto ma non lì. Mi saluta come se mi avesse incontrata per caso, come se fossi una sua conoscente, mi gira intorno si muove edi continuo ed evita di guardarmi, evita di starmi vicino:  risolini e battutine da sprofondare e io dentro implodevo. Gli avrei dato uno schiaffone: riprenditi. Torna in te. Il momento peggiore quando la ex gli ha detto: tua sorella è venuta a trovarmi a vedere il bimbo, tu come mai non sei venuto?   Ma chi cazzo sono io? Sono di troppo, come sempre. Me le immagino già le frasi che sua sorella gli dice tutti i giorni a pranzo in mia assenza: “ti vedrei con una ragazza più semplice, non con una appariscente come lei che non mette mai i jeans e di taglia porta una 38!”. Già, una come le sue ex. Con una così si che si potrebbe andare daccordo, non con una secca noiosa come me che pensa solo alla carriera e ai vestiti e che non ha l'istinto di maternità. Ammesso e non concesso che per me sua sorella (che non è mia cognata, visto che non sono sposata) può andare a trovare chi cazzo vuole, non mi disturba: mi disturba il segreto, il complotto, il silenzio. Non sapere un cazzo del tuo passato e di chi senti o non senti e soprattutto perché senti ancora certe persone, mentre io di me ti dico tutto. Ogni volta che sento qualcuno che non sia tu, compresi i miei genitori, te lo dico. Io di te mi sono resa conto non so proprio un cazzo e tu sei un gran furbo. Mi disturba cadere dalle nuvole sopra ad un mucchio di letame. Mi disturba vederti rincoglionito che ti caghi letteralmente addosso,  mi disturba che mi stai mancando di rispetto con le cretinate che sei riuscito a sparare tutte insieme. Mi disturba che ti vergogni di salutarmi come si saluta una morosa, che ti vergogni di darmi un bacio, una carezza. Mi disturba che ti mette in imbarazzo se ad un certo punto sono io a sottolineare che non siamo lì insieme per caso e che se qualcuno ha notato che “sei in forma” forse è perché con me ci stai anche un po’ bene: ma tu guai a dirlo! Vergogna!  Guardo il mio moroso che mi dice di entrare da sola a fare la spesa.  Fortunatamente ho un certo q.i. che mi vieta di fare scenate davanti a tutti. Lo avrei preso a calci. Ma come cazzo ti viene in mente di non presentarmi come la tua morosa, di glissare sul discorso, di scappare a casa pur di non farti vedere che fai la spesa con me? Non tollero che tu finga di non conoscermi. Io sono la tua donna e dovresti esserne fiero e contento. Soprattutto perché, modestia a parte, il salto di qualità che hai fatto è da guinnes dei primati. Davanti agli amici si, ti senti "fiero" di chiamarmi "morosa", davanti alle ex no? Se devi nasconderti dietro a ridicoli inutili imbarazzi è meglio che tu vada. Perché per me è doloroso e umiliante. Io, nonostante tanti, amici tuoi compresi, mi abbiano detto “ma che cazzo ci fai con uno come lui, tu?” non ti ho mai rinnegato. Ti ho sempre difeso. Ti ho sempre portato in palmo di mano. Ho cancellato persone dalla mia vita perché se mancavano di rispetto a te, mi sentivo ferita io in primis. Questo è il risultato. Alla fine le cesse sciatte e coi capelli unti, le carogne, quelle che ti tradiscono e di te se ne strafottono, quelle che ti sfruttano e si fanno mantenere sono quelle che sono amate di più. Perle ai porci. Perle ai porci.

 
 
 

Convivendo

Post n°372 pubblicato il 29 Maggio 2008 da ParoleNelCassetto

Noi non abbiamo deciso di convivere, ci siamo trovati a farlo, semplicemente, naturalmente. Dormire insieme avendo la possibilità di farlo visto che io vivevo da sola era un’abitudine a cui non abbiamo più saputo rinunciare, dopo la prima notte passata insieme. Condividere i miei spazi con te dopo tanto tempo e qualche tentativo andato male, non è stato affatto difficile. L’allegria che hai portato in casa era la nota che mancava. La troppa perfezione che vi regnava, nonostante i colori accesi dell’arredamento, rischiava di diventare noiosa. Sei come una folata di vento che sposta le tende e ti lascia vedere l’azzurro del cielo, come una risata fragorosa nel silenzio, goloso e delizioso come la panna sulle fragole. La cosa che mi stupisce ancora oggi è che l’abitudine non ha svilito il nostro rapporto ma lo ha reso ancora più denso. Stavo pensando a ieri sera, a te che arrivi stanco, aspettarti per cena non mi pesa, nemmeno lavare i piatti al tuo posto che è il compito che ti sei preso da sempre: io cucino, tu sistemi: un tacito accordo. Mi tranquillizza sentire che fai le tue cose, che giri per casa.. mi piace perfino la tua mania per gli incensi che prima non sopportavo proprio: quando sei via li accendo io, adesso, per respirarti vicino. Ieri eri così stanco da far tenerezza, ti sei addormentato subito dopo qualche goffo tentativo di abbracciarmi. Eppure nel silenzio ti ascoltavo, aggrappata come un gatto alla tua spalla mi sentivo piccolissima,  e sentivo d’amarti ancora e di più ad ogni tuo respiro. Chissà cosa sognavi, se sognavi me, mentre ti muovevi, nel sonno. La tua mano non smetteva di cercarmi e di accarezzarmi le gambe nude, come a dirmi che c’eri, anche se non ce la facevi, stanotte a farmi l’amore. Ed  è stato come farlo davvero l’amore nel sentirti così vicino e complice, addormentato eppure presente e vivo vicino a me: dentro di me, con tutta l’anima.

 
 
 

Impossible is nothing

Post n°371 pubblicato il 27 Maggio 2008 da ParoleNelCassetto

Credevo che non lo avrei mai dimenticato. In effetti dimenticare non si può, ma continuare a vivere si può. Anche ricominciare a vivere, in certi casi, meglio di prima o addirittura per la prima volta. La verità è che ero una ragazzina, infarcita di sogni e bisognosa di bugie. A vent’anni ci si sente spesso padrone del mondo e della propria femminilità, a volte ci si convince che niente ci potrà fregare dal momento che possiamo scegliere noi, in quanto dotate di sesso femminile e ben consapevoli del nostro potenziale. Appena mi ha vista, ho capito che gli piacevo. Avrei potuto condurlo io il gioco, avrei potuto tenerlo al guinzaglio, tirare la sua corda decidendo io quando e quanto stringere se fossi stata furba almeno la metà di quanto mi ha costretta poi a diventare. Ma allora ero solo una sciocca sentimentale. Gli ho dato la vittoria nello stesso tempo in cui ho incominciato a sperare che si innamorasse davvero. Era bravo a fingere. Era bravo a passare da una vita all’altra come se si trattasse di un gioco a schemi tipo Sim-City. Che nome avevi dato alla mia vita con te? Che schema era? Mi aveva addirittura fatto pensare di essere insufficiente tanto che mi davo la colpa per i suoi tradimenti giustificandolo col fatto che forse, anzi, sicuramente sarebbe stato meglio con un’altra donna. Gli uomini come lui dovrebbero essere puniti. Maledetti dall’amore. Ed invece era pieno di donne o presunte tali, e anche di uomini, a quanto pare, ne aveva per tutti i gusti, ma piangeva di fronte al mio corpo nudo. Diceva di non potermi toccare perché non riusciva a pensare che potevo essere la sua puttana. E mi dedicava la canzone “Oro” di Mango.

oro oro oro
quanto oro ti darei
oro oro oro
per averti così
distesa pura ma tu ci stai!
perché accetti e ci stai?
Perché non ti elevi su di noi
e resti lì celeste così
io ti vorrei immune dal sesso
perché ti daresti anche adesso ?…

Pusillanime. Lui il sesso lo usava  per “punire” non per piacere. Hai mai goduto nel farlo, o ogni orgasmo era un motivo in più per piangere la tua vita? Si cucca da matti a fingersi sempre tristi e tormentati, le donne hanno bisogno di qualcuno da redimere. Quanti alibi hai addosso come scimmie per giustificare i tuoi pusillanimi comportamenti? E’ vero, non ti importa del perdono degli altri, ma tu, tu ti sei mai perdonato, ti perdonerai mai? Forse questa domanda non ha senso visto che lui si sente sempre vittima. Anche io ti ho trattato male, vero? Non era colpa sua se piangevo ero io ad essere pazza. A non capire. A essere gelosa e visionaria. Si, ho sbagliato. Ho sbagliato tutto ma non con lui, ho sbagliato tutto con me. Mi sono resa ridicola. Fragile e sciocca. Mi sono umiliata. Mi sono fatta del male fisico. Mi sono fatta mancare di rispetto, credo che se lui mi avesse legata alla catena del cane sarebbe stata la stessa cosa da quanto era umiliante la mia vita in casa sua. Mi ha crocifissa con il sottile ricatto dell’ “io ho bisogno di te”. Cosa ho rimpianto di lui per tanto tempo adesso mi sembra impossibile. Credevo che non avrei mai più fatto l'amore come lo facevo con lui, credevo che come lui nessuno mai, lo desideravo così forte da sentire perfino dolore: eppure non era nulla di speciale, di certe cose bisognerebbe solo aver paura. Credo di essermi intestardita. Il sentimento inibiva la ragione a tal punto da non permettermi più di riconoscere cos’era dignitoso e cosa non lo era affatto. Ero ossessionata all’idea di perderlo, non volevo dividerlo con nessuna, volevo essere l’unica. Non volevo lui, volevo la vittoria su tutto il resto. Ormai non era più amore ma una battaglia da vincere. Era solo il trofeo, la mia rivincita. Non potevo accettare di perdere non dopo tutto il male.  Mi incuriosisce ancora come un fenomeno da baraccone, mi incuriosisce vedere il teatrino di inetti che lo segue e lo glorifica come un Santo: non tarderanno ad accorgersi di chi sei in realtà. Non tarderanno a rendersi conto che tu sei maledetto:  tu distruggi tutto quello che tocchi, vicino a te la felicità non dura, nemmeno quella degli altri.
Non era un sentimento, era un parassita che mi succhiava la vita.  Quanto ci ho messo a realizzarlo. Prigioniera dei brevi momenti in cui mi supplicava di non lasciarlo solo al mondo, in cui giurava di non avermi mai tradita, di amare solo me. In cui piangeva dicendo di non meritarmi. Quanto aveva ragione. Quanto aveva ragione. Mentre io, mossa da un amore disumano gli permettevo di pasteggiare ancora con la mia carne.  Gli uomini come lui dovrebbero morire di dolore, del dolore stesso che hanno inflitto consapevolmente. Spero che le tante donne, innamorate così disperatamente, possano liberarsi. Eppure è paradossale: l’amore senza sofferenza non va più di moda.

 
 
 

Salute:al primo posto nella mia scala dei valori.

Post n°370 pubblicato il 26 Maggio 2008 da ParoleNelCassetto

Il medico mi ha sgridata. E ha ragione. Sono sempre di corsa e non mi occupo abbastanza di me. E' che proprio non ce la faccio a fare tutto. In realtà sto bene, mi sento bene e quindi non vedo la necessità di passare il mio tempo libero in ambulatori e ospedali. Le sale d'attesa mi mettono di cattivo umore. Sono anni che non mi ammalo, o almeno che non mi ammalo seriamente. Ormai convivo con i miei 37.3 di temperatura, mi ci sono abituata, non sanno dirmi perchè e alla fine ho deciso di pensare che io sono così, con la temperatura un pò più alta del normale. Hanno cercato di capire se e dove potevo avere qualche infezione ma a parte la cistite, che colpisce la gran parte di noi femminucce, non hanno trovato niente. A 22 anni ho tolto le tonsille, dalla rabbia più che altro di aver passato le mie ferie in Sardegna chiusa in camera con la tonsillite e 39 di febbre. Da allora sono stata sempre bene, sembrava tutto risolto, non ho più avuto neanche un raffreddore, finchè non sono tornata da Milano e il mio cuore ha cominciato a lavorare troppo. Come la sua padrona, del resto. Il mio cuore non poteva fare i suoi 60/70 battiti al minuto come tutti, no, il mio ne deve fare almeno 100 e oltretutto, a vuoto. Ne ho parlato molto poco su questo blog e anche nella vita reale perchè, a dirla tutta, ho paura. L'anno scorso mi sono stancata e mi è venuto il rifiuto. Ho messo in un angolino gli ultimi risultati delle analisi, ho smesso di andare dal medico, stavo bene, volevo dimenticare tutto, perchè, dicevo, era tutta colpa del brutto periodo che avevo passato. Semplcemente ho un padre diabetico e una madre cardiopatica e mi sono presa l'eredità più gravosa che potevo, da tutti e due, avida che non sono altro.  Ho fatto una trafila infinita di esami, di solito questo tipo di aritmia è provocato dalla tiroide, ma gli esami sono puliti. L'anno scorso mi bucavano una volta in settimana per fare i test. Ho gli zuccheri alti, fin da bambina. Peso cinquanta chili e ho il colesterolo. Devo smettere di fumare. Devo smettere di mangiare dolci, di mangiare insaccati, niente olio di oliva, niente sale, niente burro. Io mi rifiuto di stare a dieta. Non mi potete mettere a dieta adesso che peso cinquanta chili, adesso che sono anche meglio di prima, adesso che sono felice e soprattutto adesso che con la bella stagione inizia il periodo delle grigliate: io non voglio rinunciare.. ho il terrore di tornare a odiare il cibo, ho il terrore di riguardare le mie foto quando pesavo 38 chili. Nella mia testa dura non mi ci entra proprio che devo avere cura di me. Che non è un capriccio ma si tratta di.. sopravvivenza. Senza mezze misure: stamattina il medico mi ha guardata e mi ha detto che sono a rischio. Eppure sto bene, io ve lo giuro, mi sento benissimo. Non voglio prendere medicine, io odio le medicine. Mi sono sentita diversa da quando sono nata: quando ero bambina soffrivo di asma e non potevo partecipare con gli altri bambini alle lezioni di ginnastica, alle attività extrascolastiche perchè non ce la facevo a correre e mi mancava il respiro, non riuscivo a stare dietro agli altri. Mi sono sempre sentita il brutto anatroccolo, iper protetta solo dalla mia famiglia e terrorizzata dal resto del mondo. Ma sono cresciuta bene, una ragazza gracile e delicata, con una bellezza particolare, non ho mai potuto fare sport, ma a tredici anni ho smesso anche di prendere le medicine per l'asma perchè ho smesso di ammalarmi. Sembra una maledizione che non vuole finire mai. Perchè non posso stare bene? Cosa devo pagare, ancora? Per chi? Perchè? Se non hai la salute, tutta la tua vita è messa in discussione. Perfino le relazioni. Tutto. Tutto. Tutto. La gente si stanca a starti vicino, con tutti i tuoi problemi.

 
 
 

Cambiamenti, corse e ritardi.

Post n°369 pubblicato il 26 Maggio 2008 da ParoleNelCassetto

E' un periodo di grandi cambiamenti questo per me. La primavera per me lo è sempre. Ogni anno. Il poco tempo libero lo passo a sbrigare commissioni varie, questa mattina ho preso un'ora di permesso perr andare dal medico. E' un anno che gli devo far vedere i risultati di certe analisi...

 
 
 

Perchè ci si innamora?

Post n°368 pubblicato il 20 Maggio 2008 da ParoleNelCassetto

Mi chiedi: Cosa ti ha fatto cambiare idea su di me? Cosa ti ha fatto innamorare di me?

Non eri il mio tipo. Per mesi me lo sono ripetuta quando ti incontravo e passavo ore a parlare con te fuori dai locali dimenticando la consumazione e gli amici.. Pensavo a cosa avrebbe pensato la gente a cosa avrebbero detto se noi due.. non riuscivo nemmeno a dirlo da quanto mi pareva assurdo. Ma mi stupivo ogni volta di più di quanto mi trovavo bene a parlare con te. Quanto mi capivi, quanto sapevi ascoltare e aver pazienza, dicevi poco ma mai sciocchezze. Ti eri fatto dare il mio numero dalla mia amica ma ti avevo avvisato che non ti avrei risposto. Intanto continuavo a frequentare uomini balordi ma che ritenevo più adatti. Chissà poi che mi credevo. Finché un giorno arriva un tuo messaggio con scritto: Ho capito. Non sei una a cui piacciono gli sms, mi limiterò a pensarti. Per un pò di tempo non ti vidi più. Il tuo interesse per me sembrava svilito e la cosa mi faceva sentire più tranquilla. Ti invitai ad una festa. Cascasse il mondo ci sarò, mi dicesti. Ma quella sera di te, alla mia festa, neanche l’ombra. Bravo, pensai. Hai fatto bene. Se ti avessi rivisto, un giorno, ti avrei stretto la mano. Bella lezione. In quel periodo, a differenza del periodo in cui eri apparso per la prima volta nella mia vita, cominciavo a sentire di nuovo la terra sotto ai piedi, non avevo più quel delirio di onnipotenza che si alternava con momenti di estrema tristezza e sentivo di essere in grado di gestire almeno la mia vita. Avevo smesso di andare a mangiare dai miei genitori, dovevo arrangiarmi da sola a prendermi cura di me. Era una prova che dovevo affrontare. Avevo staccato la spina con la mia famiglia: Dovete capire. Dovete lasciarmi andare. Per quanto male facesse, o cedevo io, di nuovo, correndo il rischio di farmi guidare per sempre da qualcuno, o loro prima o poi si sarebbero rassegnati, forse, a vedermi crescere e non aver più bisogno della loro approvazione. Un mercoledì sera mi fermo al bar, dopo l’aperitivo. Mangio una bruschetta, faccio due parole con i tipi dietro il banco, ormai sono una cliente assidua. C’era gente e confusione, mi giro e ti vedo. L’imbarazzo di salutarsi, il pensiero che tu fossi arrabbiato con me, io offesa per la festa a cui non eri venuto. Tu senza il minimo imbarazzo invece mi invitasti fuori a fumare, come sempre. Come se non fosse successo niente, come se ci fossimo visti ieri.. Spiegandomi che per la festa avevi semplicemente sbagliato giorno.. Ma passò un’altra settimana in cui, dopo quel mercoledì di vicinanza, rimisi tra di noi la giusta distanza. Creando in te il dubbio che forse quello che dicevano in giro era vero: non ti avrei mai guardato, se non fosse stato per qualche birra di troppo. Forse erano le due di notte o giù di lì, faceva un freddo cane e sembravi un po’ triste. Ti guardavo e pensavo: I tuoi occhi ridono sempre, me ne accorgo quando qualcosa non va.  Non ti ho preso in giro, te lo giuro. Ad un certo punto ti avvicini ed io ti dico sottovoce: guarda che mi ricordo tutto di mercoledì. Credo di non aver mai visto un sorriso più bello del tuo. Come tu probabilmente avevi  la tua vita, io avevo la mia, le mie frequentazioni, i miei casini. Ed il fatto che ci incontravamo al bar tutte le sere, dopo cena per un caffè, non era passato inosservato a nessuno. Reggevamo a sorpresa di tutti. Arrivavo io e dopo un po’ arrivavi anche tu che ti arrabbiavi perché io ero sempre in anticipo.. Un giorno la barista mi chiede che intenzioni ho con te. Anzi, se con te ho intenzioni serie. Io che non avevo ancora voluto dare un nome a quel che c’era tra di noi rimango in silenzio. Sorrido. Poi dico: se mi vedi per più di una sera con una persona, significa che con quella persona ci sto bene. Serve altro?  Passano i giorni, quando scopro che ceni da solo, ti invito a mangiare con me. Ti spiego dove abito e diventa un appuntamento fisso. Ceniamo tardi, beviamo il caffè e parliamo fino a mezzanotte passata, tutte le sere, io ad un lato e tu all’altro del tavolo. Non ti avvicini mai troppo. Apprezzo il rispetto che hai per me. Una sera al bar arriva uno che avevo frequentato (e anche scaricato per un sacco di buoni motivi), mi dice: sono venuto a vedere con i miei occhi come ti stai buttando via. So che anche tu non hai vita facile con le tue conoscenze, ma non me ne parli. Io vorrei sapere tutto di te ma tu parli poco.. Solo una volta mi racconti di messaggi un po’ pesanti e me ne fai pure leggere alcuni, visto che arrivano in mia presenza. Rimango inorridita. Dall’ignoranza della zoccolona che li scriveva più che altro.  E decido di non farmi vedere in giro per un po’. Hanno vinto loro. Hanno vinto le malelingue. Hanno vinto le cattiverie. Forse io e te siamo davvero troppo diversi. Io attiro le critiche e non ho mai imparato a difendermi. Freno. Tu capisci che non voglio più vederti e non che ho solo bisogno di tempo. Io il tempo me lo voglio prendere lo stesso nonostante il rischio di perderti per sempre. Mi arriva un messaggio, tu che mi scrivi: " ti stavo pensando, volevo dirtelo, io non ce la faccio, mi mancherai tantissimo". Piango io e mi piange il cuore ma per me è troppo presto per camminare nel mondo a testa alta, senza paura, come la tua compagna. Volevo tempo. Volevo viverla piano. Non volevo dare un nome al nostro sentimento, non ancora. Forse avevo paura, forse pesava ancora troppo l'opinione del resto del mondo sulle mie scelte. Mi siedo sul divano e penso a quella volta che.. avevamo appuntamento alle 20.30 al solito posto abbiamo riso e scherzato con il barista abbiamo parlato delle serate di karaoke, delle feste in programma.. Poi stavamo uscendo per fumare una sigaretta e aprendo la borsetta mi è rimasta in mano la cerniera.. devo aver fatto una faccia.. era la borsetta che mi aveva regalato la mia migliore amica per il compleanno.. ho provato a infilare la cerniera ma non riuscivo.. la stavo mettendo via per risistemarla una volta arrivata a casa quando lui mi ha detto “dai qua, faccio io”.. Io l’ho guardato come un alieno.. "cooooosaaaa? Ma no no la risistemo io a casa dopo.." e lui: "dai qua.. faccio io.. tu sei abituata a fare tutto da sola eh? Smettila di voler fare tutto tu, così piccola.." Aveva capito di me che sono una indipendente, una persona sola che si è abituata a non chiedere niente e ad arrangiarsi che non vuole disturbare che non è abituata ad avere qualcuno che si preoccupi per lei, nemmeno per una cazzata come la cerniera di una borsetta.. Mi ha detto “questi son lavori per me, lascia fare”..  e come ci teneva.. tanto che quando siamo rientrati io sono andata in bagno e quando ne sono uscita era ancora lì che sistemava la cerniera “per fare un bel lavoro” diceva.. avrei voluto togliergli la borsetta dalle mani, ma ero incantata: questa persona ha cuore per me ed io non ne sono abituata.. Ci sono stati uomini che  mi hanno dato l‘agiatezza dei loro soldi, questi mi avrebbero direttamente comprato una borsetta nuova piuttosto che mettersi lì ad aggiustarla,ignorando che era un regalo della mia migliore amica (quindi per me dal valore inestimabile).. l’ultimo, il più infame, aveva fatto lo “sforzo” di darmi un tetto sotto il quale vivere con lui permettendomi di fare la sua donna delle pulizie nonchè la sua Banca-Fineco a fondo perduto.. figurati cosa gli sarebbe importato della mia borsetta.. manco se ne sarebbe accorto. E se mi fossi lamentata al massimo mi avrebbe detto di smetterla di frignare. Ho provato una sensazione stranissima quando lui si è messo ad aggiustare la mia borsetta.. Ho incominciato a pensare che forse quello di cui ho bisogno, quello che mi fa stare bene non è l’ingegnere con le scarpe lucide o il milanese che parla l’italiano corretto né l’imprenditore pieno di soldi con il macchinone il portafoglio a fisarmonica e la giacca doppiopetto.. non è il figo che ha mille donne e riceve sms alle 3 di mattina dalla “fortunata del momento” non è l’uomo fascinoso per il suo passato turbolento, non è il bancario con la camicia bianca o il barista con la catenina d’oro e i capelli lunghi.. Quello di cui ho bisogno, quello che voglio è un uomo che sappia farmi “commuovere il cuore” con un gesto così semplice ma così grande allo stesso tempo.. E non mi importa niente che questo gesto sia venuto da una persona che fino a poco tempo fa avevo ignorato e oggi mi ritrovo a guardare con occhi diversi.. non sarei mai uscita con un ragazzo così, non mi sarei mai permessa di conoscerlo: mi sarei persa una gran cosa, comunque vada, mi sarei persa una persona bellissima.. Presa com’ero a guardare solo l’apparenza dietro la quale spesso si nascondono gli stronzi come…ne avrei tanti di nomi da fare.. Quello di cui ho bisogno, quello che voglio è un uomo che sappia farmi “commuovere il cuore” ...
Squilla il telefono: un nuovo messaggio. E' il tipo che al bar mi aveva detto che mi stavo buttando via che mi dice: indovina con chi sto bevendo? Mi si ferma il respiro. Non può essere. Faccio finta di niente e gli chiedo con chi? Con "lui" mi scrive. Rispondo solo: Salute!
Per trenta secondi perdo il controllo mi incazzo, mi sento esplodere. Che bisogno avevi di stare in un bar a bere insieme a uno che mi conosce la metà di quanto mi conosci tu, che gli devi chiedere, cosa vuoi sapere? Poi penso che non è possibile davvero. Che tu non sei così. Che forse è lui che si è avvicinato a te o che forse, sta mentendo, magari siete solo nello stesso posto.. Mi viene da proteggerti, anche se so che ti sai difendere da solo, ma tu sei buono, tu sei pulito, lui, lui è marcio. Faccio per prendere la macchina e correre in quel fottuto bar pidocchioso. Mi fermo. Non è il caso di fare scenate. Prendo il telefono e ti chiamo.  Esci dal bar, ti dico. E poi ti chiedo: vieni via di lì. Vieni da me. Potevi anche mandarmi a quel paese, ma per fortuna non lo hai fatto. Dopo aver chiuso la comunicazione mi sono resa conto di quanto eri importante. Più di quanto credessi. 
Più tardi, seduti in quel locale mi dici: Non sai che regalo che mi stai facendo. Sciocco, non sono un regalo.. non sarà sempre facile, lo sai? Andiamo a casa, dai.

Quella sera ci siamo presi e non ci siamo lasciati più.

E' passato quasi un anno dal nostro primo incontro. Del perchè le persone si innamorino non conosco la risposta, del come mi sono innamorata di te, ho provato a scrivere..

La tua presenza rinnova ogni giorno la convinzione che ho fatto bene.

 
 
 

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cIAOOO!!!
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Sei sparita ... :/
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Non hai tutti i torti ;) scusami ... ci ho messo fino ad...
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Ciao :)
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