Creato da dagbog il 01/09/2014

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il blog di Luigi Riotta

 

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Caro Presidente

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Caro Giorgio Napolitano, in questi giorni lei si è fatto strenuo difensore delle riforme del Governo Renzi e, nel contempo, in moltissime occasioni, l'ultima delle quali è stata l'inaugurazione dell'anno scolastico 2014-2015, lei ha detto agli italiani che ama la storia.
La storia, caro Presidente, non è solo quella che rievoca i martiri della prima guarra mondiale, unico evento bellico in cui l'Italia ha "indovinato" l'alleanza vincente. La storia, da sempre, ovunque nel mondo, è quella fatta dagli uomini che hanno creduto nelle ideologie. Quelle ideologie che in Italia non esistono più perché sono scomparsi i leader che le incarnavano.
Appare evidente che lei, caro Presidente, ha interrotto i suoi ricordi della storia d'Italia agli anni della caduta del fascismo, dell'avvento della Repubblica, della scrittura di quella meravigliosa Costituzione che tutti amiamo e che lei non perde occasione di citare.
Da allora la storia della nostra Nazione è precipitata in un baratro. Perché gli uomini che quella Costituzione l'avevano fortemente voluta, amata, sono stati sostituiti da gente incapace, da uomini ambiziosi di potere, che nulla avevano a che fare con le ideologie dei movimenti politici presenti in Italia nel 1946.
Dopo la caduta del fascismo la destra italiana aveva come unico riferimento Giorgio Almirante. Alla sua morte venne incoronato quale suo erede Gianfranco Fini. Un uomo che ha logorato le radici ideologiche della destra pur di ambire ad incarichi di Governo. Un politico che ha difeso strenuamente le idee e le azioni del pluripregiudicato Silvio Berlusconi, consentendo a quest'ultimo di governare l'Italia per anni, stringendo con lui un sodalizio artefice del disastro economico, politico e sociale degli ultimi trenta anni.
Dopo l'avvento della Repubblica il Partito Comunista di Gramsci ebbe come leader carismatici Togliatti e Berlinguer. Ed anche se le responsabilità del dissolvimento del partito furono da attribuire ad altri personaggi di secondo piano, tra i quali Achille Occhetto, i leader che da allora si sono susseguiti sono stati via via sempre più lontani dalle ideologie a fondamenta del partito. Anche loro, nell'intento di riuscire a governare hanno snaturato il partito, trasformandolo in un ibrido nel quale era impossibile riconoscersi, stringendo alleanze con i sopravvissuti dal disfacimento della Democrazia Cristiana.
Quella Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi che pur con il sostegno dei voti del clero, in quella anomalia italiana unica al mondo, scaturente dalla presenza del Vaticano, Stato nello Stato, capace di influenzare milioni di elettori, si è dissolta sovrastata dagli scandali e dalla corruzione di uomini che, nel rappresentarla, hanno smantellato la memoria e l'operato dei fondatori del partito.
Il Partito Socialista di Sandro Pertini e Giuseppe Saragat è scomparso dopo lo scempio perpetuato da Bettino Craxi.
La storia degli ultimi anni di questa Italia, che lei rappresenta, è questa caro Presidente. Ed è questa la storia che dovrebbe per prima essere insegnata ai nostri studenti.
Caro Presidente, in un'Italia di gufi, lei è rimasto l'unico a difendere l'operato di Matteo Renzi.
Ed anche se il suo Presidente del Consiglio, (voluto ai vertici della Nazione dell'attuale classe politica e sicuramente non espressione dell'elettorato italiano), ha le settimane contate sia come Capo dei Governo sia come segretario del Partito Democratico, lei, nella qualità di leader storico, rappresentante di quella vecchia guardia che tutti rimpiangiamo, dovrebbe agire con maggiore prudenza.
Matteo Renzi scomparirà dalla scena politica non solo perchè non è riuscito a mantenere le promesse fatte nel corso della campagna elettorale, non solo perché è un imbonitore che insieme alla chiacchiera che tanto piace agli italiani non ha, nel contempo, il potere economico dell'affabulatore Silvio Berlusconi, ma perché si è posto, di fronte al Paese, come segretario di un partito i cui elettori non hanno nulla a che fare con le sue idee, con il suo modo di pensare e di affrontare i problemi.
Suvvia, ma come si fa a pensare di andare a braccetto con Marchionne e, ad esempio, chiedere i voti agli ex operai della Fiat di Termini Imerese? Come si fa a provare ad imporre le modifiche all'art. 18 dello statuto dei lavoratori andando contro il sindacato di riferimento del proprio partito?
Come si fa a stringere alleanze con quella parte del Parlamento i cui rappresentanti sono dei veri e propri pregiudicati, inquisiti, processati?
Come si fa a continuare a cercare di mettere a posto i conti dell'Italia inserendo nel PIL i proventi derivanti da attività illecite come lo spaccio di stupefacenti e la prostituzione?
Come si fa a creare un Governo con Ministri, le cui competenze sono certamente inferiori a quanto l'intellighenzia del Paese può offrire, giustificando con la scusa del rispetto delle quote rosa, la presenza al Governo di donne di dubbia esperienza e, nel contempo, imponendole in Europa, non limitandosi a chiedere incarichi di secondo piano, che, seppur utili, erano i medesimi attribuiti a persone di grande valore come Emma Bonino, ma pretendendo che diventino responsabili della politica estera europea in un momento così grave nel mondo per i conflitti internazionali in corso?
Caro Presidente, ma si accorge che Matteo Renzi è osteggiato dai sindacati, dallo stesso partito di cui è segretario, dalla chiesa, dai rappresentanti dei due giornali più venduti in Italia come il Corriere della Sera e la Repubblica?
Si chiede se c'è qualcosa che non va? Noi italiani ce lo chiediamo da un po' e, forse, di fronte alle domande che tutta l'Italia oggi si pone, con tutta l'umiltà di cui siamo capaci, siamo arrivati ad una risposta prima di lei.

 
 
 
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