Creato da DiabledeFemme il 25/09/2009 |
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Zorda ha fameMe ne stavo ieri sera sdraiato sul tappeto d’orso davanti al camino scoppiettante mentre il mio padrone si era quasi addormentato sulla poltrona preferita. A un certo punto sentiamo battere alla porta di casa. Viviamo in campagna da quando lui mi ha riportato a Roma dai boschi dove ho passato qualche anno in libertà. Ai lupi, come forse sapete, troppa aria di montagna può far male. Specie se nati, come me, in città. E viceversa. Infatti all’inizio dell’estate 2011 tornerò lassù. “Zorda vai tu?” più che un invito è stato un ordine. E mi sono mosso. Ho tirato il paletto, come al solito faccio per il postino… e sono rimasto di sasso. Davanti all’uscio, che aveva già sporcato lo zerbino di fango e terra, era in piedi un’aquilotta. Dietro di lei, attaccato a lunga catena che finiva con un anello serrato sulla sua zampa destra, un pezzo di trespolo mezzo rotto. Chi sei? – gli ho detto – Che ci fai qui?. “Sono una povera disgraziata, Olympia, nn hai sentito parlare di me? Faccio da un po’ di tempo, grazie a un pazzo che s’e’ inventato sta cosa, la mascotte biancazzurra allo stadio. Mi fanno svolazzare qua e là, che io ho una paura folle delle altitudini, e dopo sono tutti contenti. Mi riattaccano al trespolo e mi portano in una gabbia per due settimane. Poi mi vengono a riprendere e… stessa solfa: un giretto in aria e via, di nuovo in gabbia”. Un po’ mi faceva una gran pena e un po’ mi veniva da ringhiare. Non amo i pennuti. C’e’ poco da mangiare. Tranne le zampe. Ma soprattutto nn capivo il motivo della visita, a casa nostra, e alla vigilia di un appuntamento che ci avrebbe visto essere su fronti opposti. Poi, mentre cercavo di capire, lei riprese a parlare: “Ecco… capisco la tua perplessità… e chiarisco immediatamente. Tu nn hai mai sentito parlare di me ma io di te si. Infinite volte. So che sei Zorda, il lupo libero nato in Curva Sud, passato alla Tevere e cresciuto a Borghetti. Ma so anche che sei libero per tre anni ogni due stagioni. Te la passi bene insomma. E volevo chiederti se, a fine stagione, mi porteresti in montagna con te per ritirarmi un po’ su”. Ma come faccio – risposi di colpo – tu sei laziale! “Ma figurati, quando mai! Lo saresti tu se fossi attaccato alla catena?” Io nn potrei mai esserlo comunque. E certo messa così, col trespolo, sembri più un pappagallo. Ci penserò su, sentiamoci prima del derby di ritorno. Diciamo… a fine marzo metà aprile, e ti saprò dire. Mi sono chiuso la porta alle spalle e mi sono sdraiato nuovamente sulla mia pelle d’orso. Il camino era ancora acceso. “ chi era?” Cibo per il prossimo inverno risposi al mio padrone allungadomi. - Stefano Romita -
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