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Cucina Kasher (o kosher) KOSHER in ebraico (o KASHER) significa atto o adatto ed è un termine generalmente impiegato per definire cibi preparati in conformità con le particolari regole alimentari ebraiche. Tutte le leggi alimentari ebraiche affondano le radici nella Bibbia, o più precisamente nel Pentateuco, in cui vengono forniti dettagli sugli animali, volatili, pesci e insetti non kosher.
I Saggi dell’ebraismo hanno studiato, interpretato e applicato le leggi del kosher per molti secoli. Migliaia di volumi sono stati scritti sull’argomento, molti dei quali datano di duemila anni fa. Questo vasto corpo di letteratura rabbinica è ciò che compone la legislazione kosher. Alcuni esempi di cibo non kosher: Animali, quali il maiale, il cavallo e il coniglio; volatili quali il gufo e l’aquila; pesci, quali il pesce gatto, l’anguilla, i frutti di mare, la piovra e gli insetti in generale. Inoltre, la carne e i volatili devono essere abbattuti da un rabbino esperto secondo norme ben precise e in maniera non dolorosa per renderne la carne kosher. Prodotti di carne e latte mescolati, anche se kosher all’origine, non sono kosher. Vi sono anche particolari norme concernenti il formaggio, il succo d’uva e il vino. Un alimento lavorato come la soda, i biscotti confezionati o le patatine possono essere non kosher? Sì, in quanto tutti gli ingredienti e i sotto ingredienti devono essere conformi alle leggi alimentari perché l’intero prodotto sia considerato kosher. Anche un solo ingrediente non kosher può far scartare l’intero prodotto. La soda può contenere un esaltatore di sapidità derivato dalla carne di castoro; i biscotti possono contenere un emulsionante non kosher estratto da grassi animali; le patatine possono essere fritte in olio raffinato negli stessi impianti di raffinazione di grassi animali… Inoltre, il cibo kosher deve essere preparato con attrezzatura kosher anch’essa. Nel caso essa sia stata impiegata a caldo per la produzione di cibo non kosher, l’intera produzione non è kosher. L’attrezzatura e i macchinari devono essere kasherizzati con un particolare processo di pulizia per essere adatta alla produzione kosher. Il cibo kosher (o kashèr) si classifica in tre diverse categorie in base alla loro origine: Cibi a base di carne Cibi a base di latte Cibi parve.
Il cibo parve può diventare di latte se cucinato con latte o derivati, e di carne se invece cucinato con derivati di carne.
Tutti gli animali e i volatili carnivori, il sangue di animali e di volatili e qualunque sostanza da essi derivata non sono kosher. I rettili, e la maggior parte degli insetti non sono kosher Alcuni volatili come il pollo, il tacchino e alcuni palmipedi sono kosher Latte e latticini (formaggi, crema, burro ecc...) di qualunque animale kosher sono a loro volta kosher e “di latte”.
Per il formaggio la questione si fa un po’ più complessa, in quanto sotto qualunque forma deve essere controllato da un rabbino. Questo perché il caglio è di origine animale, provenendo in genere dallo stomaco di vitello. I saggi del Talmud hanno perciò decretato che tutti i formaggi debbano provenire da una fonte controllata, anche qualora il caglio dovesse essere vegetale, chimico o microbico. Un altro vincolo che autorizza il formaggio è la produzione della cagliata, che deve avvenire per mano di un ebreo sensibile alle leggi della Kashrùt, così come per tutti gli alimenti che necessitano cottura. Il classico burro da tavola che troviamo negli scaffali frigoriferi dei supermercati è distinguibile tra burro classico e burro extrafine
Per poter consumare latticini dopo aver mangiato carne o derivati è richiesta un’attesa di sei ore. Questo stesso arco di tempo è necessario anche tra la consumazione di formaggi “duri” e carne. Si noti che benché il pesce sia parve, esso non deve essere consumato assieme alla carne. Chi convive con animali domestici deve verificare addirittura il cibo che acquista per loro uso, per assicurarsi che non vi sia mescolanza tra carne e latte fra i loro ingredienti. il pane deve sempre essere parve, e quindi non può contenere burro o latte. Es. di pesci non kosher: l’anguilla, il pesce spada, il pesce gatto, lo squalo... Tutti i crostacei, i frutti di mare ed i mammiferi acquatici non sono kosher. Il pesce, sia fresco che surgelato, dovrebbe essere acquistato con la pelle, in modo da verificarne le squame per riconoscerlo con certezza
La Torà e molto esplicita nei divieti concernenti tali creature e quindi la frutta e la verdura potenzialmente esposte a infestazioni devono essere controllate e pulite accuratamente. Vino e succo d’uva devono essere esclusivamente di origine approvata dai rabbini, ma non per lo stesso motivo del formaggio. I saggi bandirono il vino di produzione non ebraica essenzialmente per evitare i matrimoni misti, poiché il bere può portare poi all’incontrarsi e così via. Anche prodotti come il brandy e l’aceto di vino devono portare il sigillo di un rabbino. Esso è kosher solo se la sua produzione viene effettuata da un ebreo osservante. La produzione di vino kosher può richiedere un notevole dispendio di tempo e denaro, poiché richiede la scrupolosa kasherizzazione dell’attrezzatura precedentemente impiegata per la produzione di vino non kosher e la presenza di un’intera équipe di personale osservante debitamente addestrato la lista continua anche per il pane .. biscotti
Se non controllati da un rabbino, sono vietati poiché contengono caseinati. anche il metodo di macellare la carne
tracotto con Farina di Polenta Bianca (chiamato anche Basìn) 500gr di farina 1kg di fracosta a pezzi (se volete, recatevi ad un macellaio kasher, ce ne sono nelle principali città italiane) Preparazione: Quando l’acqua bolle, versatevi tutta insieme la farina, senza girare. Introducetevi un cucchiaione di legno al centro e lasciate bollire per un ora e mezza circa, aggiungendo acqua, se occorre.
Quando la cipolla sarà ben dorata aggiungere i pelati e il concentrato e lasciare rosolare ancora un po’. Aggiungete il peperoncino macinato. Unire la carne, coprite d’acqua, e lasciare cuocere a fuoco moderato per 2 ore circa. A metà cottura aggiungete le patate tagliate a tocchetti. Abbassate le fiamma e continuate la cottura fino a che il sugo sarà ben denso. A questo punto mettete un panetto di polentone su ogni singolo piatto, versandovi sopra lo stracotto ben caldo
12 carciofi romaneschi Pulire i carciofi lasciandoli con un pezzo di gambo, immergerli nell’acqua acidulata. Batterli uno contro l’altro perché le foglie comincino ad aprirsi. Metterci sale, pepe e disporli in un tegame con olio abbondante e un pochino d’acqua per farli ammalpare. Quando sono a buon punto, toglierli, aprirli delicatamente con due forchette per formare una "rosa sbocciata". Messi con il gambo in alto su un piatto, manterranno questa forma fino alla frittura. Versare olio abbondante in una padella e un’ora prima di servirli in tavola, prenderli per il gambo e metterli a friggere voltandoli delicatamente perché si possa dorare anche il gambo. Quando sono arrivati a buon punto di cottura, spruzzarli di acqua il che serve a far imbiondire le foglie.
ORA IL DOLCE
dal web GRAZIE DELLA VISITA ALLA PROSSIMA CIAOOO DA BLUEBABY
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