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L'Assommoir

Post n°146 pubblicato il 06 Gennaio 2013 da giovannatilocca
 

Ho terminato di leggere "L'Assommoir" e sono sopravvissuta. Confesso di aver provato un freddo e una fame incredibili leggendo le descrizioni di Zola. Poi ho pensato che ha esagerato, non credo che possano davvero esistere delle condizioni di vita così estreme, non voglio pensare che davvero qualcuno si possa far trascinare così in basso senza reagire e senza prendere in mano la situazione. Come fa Gervaise, così determinata, così organizzata e desiderosa di ascesa sociale a farsi portare via il negozio da due scioperati come il marito e l'ex compagno?

Zola vuole dimostrare che le tare ereditarie hanno il sopravvento sulla volontà degli individui. E' anche per questo che Claude, figlio di Gervaise, grande artista (protagonista del romanzo L'Opera), non riesce a portare a compimento il suo quadro più importante, quello che gli costerà la vita. Non solo, il quadro è ormai così compromesso dall'azione inconsulta del pittore che l'amico lo brucia distruggendo anche il ricordo del passaggio di Claude sulla terra. Del pittore tanto tormentato non rimane più nulla, è come se non fosse mai esistito.

Tra i due libri, L'Opera e L'Assommoir ho apprezzato di più il secondo. Vale la pena leggerlo perché Zola, forse più giornalista che scrittore, fa delle descrizioni estremamente accurate della Parigi dell'Ottocento, nel momento in cui si demolisce l'antica barriera, si buttano giù le costruzioni popolari e si aprono gli eleganti boulevardes.

Egli dice: " Sotto il lusso che saliva da Parigi schizzava fuori la miseria del sobborgo e insudiciava quella parte della nuova città, fabbricata con tanta fretta."

Zola ci fa entrare nel vecchio lavatoio e nell'officina del  fabbro dove i chiodi si fanno a mano. Ma nella stanza attigua ci sono già le macchine che sbuffano e fabbricano tanti più chiodi e così gli operai vengono licenziati, la loro paga diminuisce. Anche la stireria di Gervaise è accuratamente descritta, come la manifattura di fiori dove lavora Nanà, altra creatura infelice protagonista di un successivo romanzo di Zola.

Vedi anche post n° 135 dell'11.10.2012

Adesso ho iniziato a leggere Madame Bovary. Dovrebbe essere meno angosciante.

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