Creato da Aria.di.luce il 06/03/2007

Ombre e luci

Per amare non occorre capire...

 

 

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e poi...davvero io

Post n°2 pubblicato il 07 Marzo 2007 da Aria.di.luce

"Perciò,ecco,la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore...Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (Osea2-16.21)

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11 anni fa ebbe inizio la storia d'amore con Lui...era già eterna e non lo sapevo, era la luce e non la vedevo, era la verità e la disconoscevo, era la vita e non la vivevo.

Cercavo, con inquietudine affannosa, di regalare un senso ai miei infiniti giorni...troppo lunghi, imperfetti, noiosi. Donavo all'esistenza emozioni sempre più lontane da me, pescandole anche nel torbido a volte. Emblematica "ribelle", mi sottoponevo all'effimero, violando regole e tabù, assaporando più volte mele avvelenate...

Purezza e semplicità stridevano, incapaci di coesistere con la ricerca del "mio senso": il male, che allora riconoscevo come sommo appagamento, (..chissà perchè..) mi lasciava voragini sospette...nel cuore e nella mente.

Le valli attraversate, abitate, anzichè concedermi riposo, mi lasciavano l'odore del disincanto, della sconfitta...come armature di guerra che soffocano movimenti leciti. Quali altri luoghi visitare? Impazzivo, impazzivo... : le "agenzie di viaggio" non avevano più itinerari da propormi, mi si chiedeva di fermarmi...

No no,assolutamente no! E "chi" da un senso poi... alla mia vita?"

"Chi?"...per la prima volta mi soffermai sul chi.

Riconoscevo con l'esperienza della mia imperfezione che nessun essere umano, fragile, vulnerabile, contraddittorio "non perfetto" esattamente come me, avrebbe mai riempito il mio vuoto che, per antitesi, mi portavo dentro come una zavorra...Per questo motivo anelavo a sensazioni, emozioni sempre più forti e pregnanti al di fuori di me...

Odiavo il rumore assordante, ma lo cercavo perchè mi concedeva la possibilità di non ascoltarmi...Odiavo la frenetica fretta, ma ero impegnata all'inverosimile perchè fermarmi poteva voler dire riflettere...Odiavo dire: "Vorrei un uomo che mi ami nella mia totalità...diventare madre...dedicarmi alla famiglia e fare la casalinga non avendo smanie di carriera", perchè era proprio quello che desideravo con tutta me stessa,ma non avendolo ottenuto, lo negavo. Alla fine, odiavo soltanto me stessa!

Mi dava attimi di pace soltanto la natura...per questo mi trasferii in campagna!

Contavo le formiche in fila che, con mirabile precisione, organizzavano lavori segreti...lucertole verdastre stese al sole a raccoglierne i raggi...merli bruni adagiati sulla siepe che, alle cinque, ti scuotevano dal sonno...cicale che al crepuscolo dettavano, col loro canto, la notte...

...ma ancora non bastava e tornai al "Chi"....iniziando a scrivergli lettere eteree, impalpabili, infuocate, blasfeme...

 

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