Creato da Aria.di.luce il 06/03/2007

Ombre e luci

Per amare non occorre capire...

 

 

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....inverno 95/96

Post n°30 pubblicato il 20 Marzo 2007 da Aria.di.luce

Andai a prendere Monique sotto casa e quando lei entrò in macchina, si accorse subito che qualcosa non andava. Non volli darle spiegazioni, anche perchè non sapevo esattamente cosa avessi, tranne l'oppressione che mi stringeva il petto.

Monique, una francese da poco stabilitasi nella mia regione, con un figlio di due anni avuto dal suo compagno marocchino, viveva in un tugurio umido e maleodorante, illuminato, anche di giorno, da un neon che pendeva da una trave, con i fili elettrici scoperti, in quell'unica stanza senza finestre.

Ero entrata qualche volta nella sua casa fatiscente e disordinatissima, per non offendere il suo invito a bere un caffè, ma desideravo uscirne in fretta quando sentivo infiltrarsi su di me il cattivo odore di quelle mura scrostate e melmose di umidità.

Provavo un dolore acutissimo guardando il suo bambino catarroso che piangeva disperato, quando vedeva che andavamo via.Io e sua madre lavoravamo nello stesso posto; Monique era una donna della mia stessa età e con una storia alle spalle paurosamente devastante.

immagine

Aveva 18 anni quando si sposò con un uomo italiano più grande di lei di vent'anni che, con il matrimonio, riparò all'abuso sessuale compiuto nei riguardi di quella giovane ragazza, conosciuta a Parigi durante una vacanza. La portò con sè in Sicilia rinfacciandole per sempre di averlo incastrato; la segregò per dieci anni, usando nei suoi confronti i metodi più barbari per assoggettarla; la picchiò continuamente riducendo in frantumi la sua debole personalità e, mettendola incinta 3 volte in quegli anni, la costrinse a non uscire mai di casa, se non quando doveva partorire.

Ascoltai la  tristissima storia con l'orrore negli occhi e nello spirito e solo in quel momento, mi resi conto delle durissime realtà che avevo intorno. Fino ad allora le barbarie perpetrate nei confronti delle donne le avevo soltanto lette e sentite ai telegiornali e il cerchio di perbenismo che mi avvolgeva e proteggeva sembrò sgretolarsi, quando ascoltai il suo passato.

Mi sentii in colpa per quanto la mia vita al suo confronto fosse stata agevole e imperturbata da così squallide vicende. Mi raccontò nel suo delirio di donna tragicamente offesa, di come fosse riuscita a liberarsi di lui scappando di casa; approfittò dell'assenza del marito che l'aveva lasciata da sola per portare i figli a far visita alla nonna.

Nel suo viaggio alla ricerca di un posto dove confortare il suo stanco destino, conobbe Hamid, un emigrante del Marocco che, trascinandosela dietro, le garantì per un breve periodo una tranquilla pace famigliare. La lasciò quando seppe che aspettava un bambino...

Monique, nel suo peregrinare trovò finalmente chi le volle bene: una suora incontrata una sera sotto la pensilina di una fermata d'autobus, capì il suo dramma e la condusse nella parrocchia del suo paesino, dove rimase fino alla nascita di Alessandro, il suo bellissimo bambino bruno. In seguito l'aiutarono a trovare una casa e un lavoro...anche se la casa era una stanza angusta, scura e senz'aria e il lavoro troppo duro e mal pagato per consentirle di crescere suo figlio.

Il suo unico desiderio era quello di poter un giorno, riavere i  tre figli lasciati in Sicilia e raggiungere la sua famiglia d'origine in Francia, ma disperava di poterlo realizzare....

                                                                                                           *continua


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