DichiarazioniIo parlo.. tu parli.. egli parla. Dichiarazioni tra il serio e il faceto. |
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Laura.f_2007 il 24/12/07 alle 21:31 via WEB
Buon Natale per ogni cosa che troverai sotto l'albero, per ogni sorriso che ti fara star bene, per ogni abbraccio che ti scalderà il cuore. Auguri!!!
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askareg il 13/11/07 alle 15:28 via WEB
QUELLI DELLA LOTTA STRADA PER STRADA
BLOCCO ANTAGONISTA A GENOVA IL 17/11
In queste settimane volge al termine il primo grado del processo che vede imputati 25 compagn* che hanno partecipato alle manifestazioni contro il G8 di Genova il 19, 20 e 21 luglio 2001. Attraverso le richieste di condanna a 225 anni complessivi di carcere lo stato italiano intende formulare un giudizio storico e politico su quelle giornate, facendo pagare ad alcuni di noi, scelti nel mucchio come capri espiatori, il prezzo della paura che quelle giornate hanno saputo provocare ai potenti della terra. Ma, nella fase politica presente, le istituzioni repressive intendono anche lanciare un segnale preciso ai potenziali soggetti sociali conflittuali presenti e futuri, e ai movimenti che sul terreno dell'opposizione alle grandi opere, della lotta alla precarietà e della difesa e conquista di spazi sociali hanno praticato terreni di contrapposizione e rottura negli ultimi anni.
Il G8 ha catalizzato nel 2001 istanze di lotta composite e diversificate in quanto vertice dell'oppressione, della guerra, della devastazione ambientale, del razzismo. Le decisioni prese a Palazzo Ducale in quei giorni hanno avuto effetti sulle condizioni di vita di tutte e tutti, hanno dettato le linee dell'esproprio della dignità, della libertà, dell'intelligenza e fatica di tutti coloro che in ogni parte del globo sono costretti a vendere la loro forza-lavoro, patiscono l'insufficienza dei mezzi necessari per vivere, gli effetti delle carestie e delle speculazioni finanziarie, sono vittime delle guerre, della violenza razziale, dell'oppressione di classe.
Contro tutto questo abbiamo invaso in centinaia di migliaia da ogni parte del pianeta la città militarizzata, abbiamo portato a Genova la rivolta e il protagonismo sociale e politico, abbiamo messo in atto mille diverse forme di protesta e di azione, abbiamo raggiunto con il nostro messaggio di ribellione e speranza gli sguardi di milioni di persone che, ovunque nel mondo, hanno compreso e condiviso le nostre grida e le nostre scritte, hanno riconosciuto negli scontri e nella protesta la loro stessa rabbia, hanno avuto ancora una volta la conferma che il rifiuto dell'oppressione dell'uomo sull'uomo e dell'uomo sulla donna travalica qualsiasi distanza e qualsiasi confine. Nelle immagini della protesta che hanno fatto il giro del mondo si è costituita una silenziosa e minacciosa amicizia politica globale.
I funzionari della repressione armata hanno scatenato per questo contro di noi la violenza più brutale e la ferocia più vigliacca, facendo di Genova il teatro di un'esperienza che ha segnato i ricordi di tutti. Donne e uomini pestati sull'asfalto da polizia, carabinieri e guardia di finanza, arresti di massa, inseguimenti e colpi di arma da fuoco. Sulle strade è rimasto il sangue, mentre nella caserma di Bolzaneto le torture fasciste degli uomini in divisa erano preludio del massacro preordinato alla scuola Diaz.
Nei giorni successivi, in molti hanno preferito prendere le distanze, dividere il movimento a partire dalle diverse sensibilità e pratiche di lotta, contrapporre astrattamente istanze e comportamenti che avevano avuto un obiettivo comune. Diversi soggetti politici presenti in piazza in quei giorni amministrano adesso le scelte di guerra, promulgano decreti repressivi e razzisti, sposano politiche sul lavoro che colpiscono i bisogni dei soggetti giovanili e precari metropolitani. Noi siamo quelli che non ora, ma già allora diffidarono profondamente di partiti e personaggi che ambivano ad attraversare il movimento con mire che divergevano evidentemente dall'urgenza di antagonismo che andava manifestandosi in tutti i grandi assedi ai vertici internazionali.
Dopo quelle memorabili e drammatiche giornate, quasi tutti hanno fatto il possibile per scongiurare il ripetersi di forme di contrapposizione politica verace e diffusa: le mobilitazioni contro le guerre globali degli anni 2000 hanno così patito un evidente difetto di incisività, e solo il movimento notav ha riaperto in Italia, nella pratica concreta ed efficace di un antagonismo di fatto, un discorso possibile di ricomposizione e progettualità che sappia interpretare le forme contemporanee di alterità politica e la loro nuova dimensione europea.
Il 17 novembre saremo ancora a Genova per chiedere la fine delle persecuzioni giudiziarie contro i 25 compagn* sotto processo. Non manifesteremo per ricordarci o per ricordare, ma per rivendicare a testa alta la nostra colpevolezza e consapevolezza.
Noi siamo stati quelli della battaglia strada per strada, della resistenza di massa a pubblico ufficiale, dell'azione diretta, dell'insubordinazione capillare. Le barricate, le fiamme, gli attacchi ai simboli concreti del modo di produzione e accumulazione capitalista messi in atto a Genova sono parte di una storia molto più grande, che da Seattle e Praga avrebbe raggiunto Parigi, Copenhagen e Rostock, in un disegno imprevedibile e spettrale che scompare e riappare, nelle sue variazioni e differenze, come un indice puntato verso il futuro. Là si concentrano tutti i nostri progetti rivoluzionari, là cospirano tutte le paure dei nostri nemici.
Abbiamo urlato, agito e viaggiato ben oltre Genova, siamo stati nei gesti di liberazione delle popolazioni sotto attacco nella guerra globale, nei processi di trasformazione in movimento in Asia e in America Latina, nelle lotte lontane del continente africano. Oggi lo stato italiano si affretta ad archiviare con queste sentenze qualcosa che non si può archiviare, né fermare o scongiurare. Con queste richieste di pena si vuole criminalizzare l'immagine di un movimento che ha devastato e saccheggiato. Ma dalla Val di Susa a Vicenza si alza la resistenza di chi sempre oserà rispondere: "Chi devasta? Chi saccheggia? Devastatore è il capitalismo!". E' la resistenza di cui vorrebbero farci vergognare, quella resistenza deliberata e attiva che ci rende caro il ricordo di Carlo Giuliani, quella resistenza che sempre si rivolgerà, ancora e ancora, contro i suoi assassini in doppio petto e contro quelli in divisa.
Le decine di migliaia di persone che in quei giorni hanno camminato, protestato, cantato e hanno osato resistere e contrattaccare hanno trasformato Genova in una promessa, in qualcosa che è ancora da realizzare: l'apertura di nuovi spazi di movimento e conflitto sociale metropolitano in Europa e nel mondo, per la fine di un modello di accumulazione e potere vecchio e reazionario, per l'inizio della possibilità, per tutte e tutti, di progettare il nuovo.
Manifestare a Genova vuol dire promettere a nostra volta, rilanciare la mobilitazione e la critica, ricordare a chi ci ha dato la caccia che non si uccidono i fantasmi della crisi delle forme istituzionali della rappresentanza e del prodursi di sempre nuovi percorsi di opposizione sociale.
Non ci ha fermato la vostra violenza, non ci fermano i vostri processi: non ci avete fatto abbastanza male per impedirci - ovunque - di pensare, di decidere, di tornare.
MANIFESTAZIONE A GENOVA
17 NOVEMBRE 2007
H 15 COMUNITÀ DI SAN BENEDETTO AL PORTO
MARINA DI GENOVA
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a_tiv il 15/09/07 alle 07:39 via WEB
Caty ...ti aspetto sul mio blog per ricordare Oraina Fallaci. Ciao! Vito
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politikamente il 29/06/07 alle 07:16 via WEB
Prima se ne vanno e meglio è per tutti.
Buona giornata
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Laura.f_2007 il 26/06/07 alle 23:23 via WEB
buona vacanza Caty divertiti.
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a_tiv il 26/06/07 alle 18:44 via WEB
Ciao caty...buone vacanze. Anch'io starò fuori qualche giorno, solo qualche giorno però. Mi trasferisco a mare verso la fine di luglio e fin dopo ferragosto. Ciao a presto. Vito
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Caty1966 il 25/06/07 alle 16:56 via WEB
un caro saluto da qui a tutti i miei blog amici. sono in vacanza ancora per un po' ma non potevo resistere a scrivere quacosa. da qui saluto tutti voi. a presto. caty
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FiorVita il 17/06/07 alle 21:10 via WEB
Certo che chi li nomina pacifisti ha un coraggio
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f.cacciapuoti il 13/06/07 alle 17:19 via WEB
esproprio ferroviario.... che cretino!
ciao Francesco
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a_tiv il 13/06/07 alle 12:09 via WEB
Mi domando se alla prossima tornata sarà Bertinotti o Diliberto a portare Casarin in Parlamento! Ciao Caty...Vito
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Condanna dei crimini dei regimi totalitari comunisti.
1. L'Assemblea parlamentare fa riferimento alla sua Risoluzione 1096 (1996) sulle misure per smantellare l'eredità dei sistemi totalitari comunisti.
2. I regimi totalitari comunisti che governarono nell'Europa Centrale ed Orientale nel secolo passato, e che sono tuttora al potere in molti Paesi del mondo, sono stati, senza ccezioni, caratterizzati da massicce violazioni dei diritti umani. Le violazioni hanno differito in funzione della cultura, del Paese e del periodo storico e hanno incluso assassini ed esecuzioni individuali e collettive, morti in campi di concentramento, fame, deportazioni, torture, lavoro in schiavitù e altre forme di terrore fisico di massa, persecuzioni su base religosa o etnica, violazioni della libertà di coscienza, pensiero e parola, della libertà di stampa, e mancanza del pluralismo politico.
3. I crimini sono stati giustificati in nome della teoria della lotta di classe e del principio della dittatura del proletariato. L'interpetazione di entrambi i principi hanno legittimato la "eliminazione" di popoli considerati nocivi alla costruzione di una nuova società e, come tali, nemici dei regimi totalitari comunisti. Un vasto numero di vittime in ogni Paese coinvolto furono propri connazionali. Fu il caso particolarmente dei popoli dell'ex URSS che di gran lunga superarono altri popoli in termini di numero di vittime.
4. L'Assemblea riconosce che, nonostante i crimini dei regimi totalitari comunisti, alcuni partiti comunisti europei hanno contribuito a conseguire la democrazia.
5. La caduta dei regimi totalitari comunisti nell'Europa Centrale ed Orientale non è stata seguita in tutti i casi da una inchiesta internazionale sui crimini da loro commessi. Inoltre, gli autori di questi crimini non sono stati portati in giudizio dalla comunità internazionale, come fu il caso dei crimini orribili commessi dal nazionalsocialismo.
6. Conseguentemente, la coscienza pubblica dei crimini commessi dai regimi totalitari comunisti è molto povera. I partiti comunisti sono legali e attivi in vari Paesi, anche se in molti casi non si sono distanziati dai crimini commessi nel passato dai regimi totalitari comunisti.
7.L'Assemblea è convinta che la coscienza della storia sia una delle precondizioni per evitare simili crimini nel futuro. Inoltre, la denuncia e la condanna morale dei crimini commessi svolge un importante ruolo nell'educazione delle giovani generazioni. la chiara posizione della comunità internazionale sul passato può essere un riferimento per le sue azioni future.
8. Inoltre, l'Assemblea ritiene che quelle vittime dei crimini commessi dai regimi totalitari comunisti che sono ancora vive e le loro famiglie, meritino simpatia, comprensione e riconoscenza per le loro sofferenze.
9. I regimi totalitari comunisti sono tuttora attivi in vari Paesi del mondo ed i crimini continuano ad essere commessi. La percezione dell'interesse nazionale non dovrebbe prevenire i Paesi da una adeguata critica agli attuali regimi totalitari comunisti. L'Assemblea condanna con forza tutte quelle violazioni dei diritti umani
10. I dibattiti e le condanne che hanno avuto luogo da tempo a livello nazionale in vari stati membri del Consiglio d'Europa non possono dispensare la comunità internazionale da prendere una chiara posizione sui crimini commessi dai regimi totalitari comunisti. C'è un obbligo morale a farlo senza ogni ulteriore ritardo.
11. Il Consiglio d'Europa è nella posizione per tale dibattito a livello internazionale. Tutti i Paesi europei ex comunisti, con l'eccezione della Bielorussia, sono oggi suoi membri e la protezione dei diritti umani e lo stato di diritto sono i valori fondamentali su cui si basano
12. Inoltre, l'Assemblea parlamentare condanna con forza le massicce violazioni dei diritti umani commesse dai regimi totalitari comunisti ed esprime simpatia, comprensione e riconoscenza alle vittime di tali crimini.
13. Inoltre, richiama tutti i partiti comunisti o post-comunisti nei suoi Stati membri che non lo hanno già fatto di valutare di nuovo la storia del comunismo e del proprio passato, di prendere chiaramente le distanze dai crimini commessi dai regimi totalitari comunisti e di condannarli senza alcuna ambiguità.
14. L'Assemblea ritiene che questa chiara posizione della comunità internazionale aprirà la via alla riconciliazione. Inoltre, incoraggerà con fiducia gli storici di tutto il mondo a continuare le loro ricerche finalizzate a determinare ed a verificare oggettivamente quanto avvenuto.
Inviato da: Laura.f_2007
il 24/12/2007 alle 21:31
Inviato da: askareg
il 13/11/2007 alle 15:28
Inviato da: a_tiv
il 15/09/2007 alle 07:39
Inviato da: politikamente
il 29/06/2007 alle 07:16
Inviato da: Laura.f_2007
il 26/06/2007 alle 23:23