Creato da quelchenonmimanca il 12/04/2010

Do it better

manuale semiserio su sesso e dintorni scritto a più mani

 

Venere, Marte e galassie limitrofe

Post n°16 pubblicato il 03 Novembre 2010 da quelchenonmimanca
 
Foto di quelchenonmimanca

Ho un sacco di amici che dicono che io viva il sesso come un uomo.
Io invece non lo credo affatto.

Vivo il sesso nell'unico modo in cui ho imparato a godermelo. E cioè in maniera diretta, informale, friendly.
Chiamo le cose con il loro nome, non mi imbarazza parlare di sesso in maniera anche molto esplicita, non credo che viverlo privatamente sia l'unico modo possibile ed auspicabile.
Allo stesso modo con cui si va professando che è lo scambio ciò che arricchisce l'uomo, continuo, con ostinata perseveranza ad applicare il concetto (in cui credo) anche a questa sfera. Tutto qui. Nulla più e nulla meno.

Ma il fatto che usi termini appropriati, che possa chiacchierare con un'amica o con un collega delle mie esperienze personali, che guardi film porno, ammetta di masturbarmi o compri sex toys, non fa di me nè una donna dalla sessualità mascolina, nè una con cui poter fare, per esempio, battute pesanti.

Soffro tantissimo la volgarità gratuita, soffro tutto ciò che è fatto unicamente per stupire o per attirare l'attenzione. Credo siano molto più volgari certi programmi da tipico palinsesto televisivo di mezza sera che non film hard spinti, che quantomeno ti danno esattamente il prodotto che hai chiesto, non provano ad edulcolorarlo con citazioni di sommi poeti o inframezzi cultrali. Alla stessa maniera, gradirei non trovare culi danzanti dentro un quiz televisivo o ammiccanti amplessi nella pubblicità di un caffè. Ma questo è un altro discorso, e volevo andare a parare altrove.

Il fatto che non ritenga sensato usare perifrasi per parlare di sesso e di tutto ciò che ci gira intorno, non fa di me un uomo tanto quanto il fatto che ogni tanto mi piaccia dirigere il gioco e provocare non  faccia di me una mistress.
Sono cose diverse che dipendono solo dall'apertura mentale (perchè l'altra - apertura - può non voler significare nulla), dal tipo di approccio che si ha con questo universo.

Il mio è solo un approccio cosciente, spesso guadagnato a cicatrici e segni sulla pelle, croste sull'anima e ferite nell'autostima. E' il risultato di un percorso che mi ha portato a scandagliare desideri e pulsioni cercando di capirli ed assecondarli. E' l'unico modo in cui riesco ad accettare i miei desideri senza vedere nulla delle oscenità che spesso il resto del mondo vede nelle pulsioni umane.
Sono convinta che la trasgressione, l'indecenza, la sporcizia derivino (in assenza di patologie) solo dalla mancata accettazione di sè, da irrisolti meccanismi di comprensione degli istinti che sopravvivono in noi.
Ribadisco un concetto che dovrei avere già toccato da qualche altra parte: sono assolutamente convinta che fra adulti consenzienti tutto sia possibile e che questo tutto, qualunque tutto sia o possa diventare, sia assolutamente pulito.

Ma al di là di questo pragmatismo, pofferbacco se sono femmina.
In ogni respiro, in ogni sguardo, in ogni attesa, in ogni piccola isteria, in ogni gesto fatto solo per il piacere di dare piacere all'altro, mi definirei squisitamente femmina.
Vogliate perdonarmi se me ne vanto. 

 
 
 

Legami

Post n°15 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da quelchenonmimanca
 
Foto di quelchenonmimanca

Ho fatto un viaggio molti anni fa. Un lungo viaggio attraverso la pianura padana.

La meta era uno sconosciuto. Una casa persa in mezzo ad un qualche campo di girasoli vicino ad una fermata d'autobus.

Lui era bellissimo e perdutamente misterioso. Dominante. Seducente.
Ero partita all'alba cambiando treni e mezzi per raggiungerlo.
Non sapevo cosa avrei potuto trovare, ero assolutamente conscia di correre un pericolo tangibile, eppure non ho saputo rifiutare quel suo invito.

Era caldo, ma non mi sembra fossimo in piena estate. Viaggiavo con pochi bagagli al seguito. Mi sarei fermata da lui per la notte, ma non ero convinta avrei dovuto indossare molti abiti. Ricordo di essere scesa da quell'autobus con le gambe che mi tremavano ed una placida impazienza che mi governava la pancia.

Lui mi aspettava seduto sulle scale di quella casa solitaria, con accanto un formidabile pastore tedesco. Che fu molto d'aiuto (almeno per me) per stemperare l'imbarazzo. 
Di noi avevamo qualche immagine di web cam ed i telefoni.

Non ricordo se mi baciò, se mi toccò, quando mi vide.
Il primo ricordo si accende nella penombra della sua camera, prona, quasi nessun vestito addosso, una corda a ciascuna caviglia ed il suo sorriso mentre mi legava entrambi i polsi. 
Non ho avuto paura un solo attimo.
Nemmeno quando ho sentito la stoffa scura cadere sui miei occhi e stringersi sulla mia nuca.
Nemmeno quando ho sentito altre corde stringere la mia carne e rendermi impossibile quasi ogni movimento.

Ricordo il piacere, sublimato da quel buio artificiale. Ricordo la mia pelle sensibile anche al suo fiato. Ricordo la mia eccitazione densa e violenta.

Una delle esperienze più intense della mia vita.

Mi piacciono le corde. Mi piacciono le bende.
Non sono facili da introdurre in un rapporto, forse le seconde sono più semplici delle prime, ma a meno che non si condivida una passione comune ad entrambi, il tono rimane molto più giocoso e meno sensuale del come fu per me quella prima volta.

 
 
 

Di achille e dei suoi talloni

Post n°14 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da quelchenonmimanca
 
Foto di quelchenonmimanca

Post senza prefazione.

Non sarò ipocrita e non dirò che le dimensioni non contano. Perchè non è affatto vero. Contano. Ma non stanno lassù, al primo posto. Anzi, in una personalissima scala di valutazioni non risiedono fra le prime tre caratteristiche apprezzate.

Primo perchè per geometria qualunque dimensione sopra gli undici centimetri basta per dare soddisfazione ad una donna. 
Secondo perchè io sono pronta a sottoscrivere una petizione sulla rivalutazione del "normodotato", in quanto permette una serie di sperimentazioni che, o si è over size entrambi, o sono totalmente da escludere.

Queste premesse, piuttosto banali, lo ammetto, in genere vengono ampiamente condivise in sede di chiacchierata, più o meno spinta che sia. Salvo poi arrivare al dunque (più spesso al dopo dunque) ed uscirsene con questa inascoltabile domanda : "allora, com'è il mio pisello??".

Che, finchè il dunque non si è superato e si è ancora nel durante, nell'ambito di un rapporto "parlato", ci può anche stare... ma dopo... è quasi peggio della seconda inascoltabile domanda (il "ti è piaciuto?") 

Premesso che donne che vivano la sessualità in maniera trasparente ce ne sono pochissime, che tutte sono assolutamente a conoscenza di come la voce centimetri sia un argomento delicato, nessuna, e ripeto nessuna, nemmeno la più stronza, si sognerebbe di dirvi mai "si, ce l'hai piccolo, non ho sentito niente". Primo perchè questo scoprirebbe il fianco ad una serie di considerazioni poco amichevoli sull'anatomia intima femminile, secondo perchè culturalmente abbiamo imparato a fingere (non solo gli orgasmi, purtroppo) e preferiamo eclissarci che affrontare l'argomento.

Il problema sta altrove. Sta nel fatto che per secoli la virilità si è misurata sugli attributi e che il mito che un pisellone faccia godere una donna più di un pisello è stato alimentato da così tanta filmografia e letteratura, che è entrato atavicamente a far parte dei "dati di fatto". 
Ed è davvero un peccato. Perchè  qualche centimetro in meno non può competere con tutte le cose che si possono provare, inventare, immaginare. E perchè, per me, sentire questa domanda ha fatto sempre stringere il cuore. E' una domanda che denota insicurezza, bisogno di rassicurazione, comprensione. Significa avere sviluppato un senso di inadeguatezza che non fa vivere l'altro bene con se stesso.

D'altronde non c'è nulla di diverso quando noi donne, se ci sentiamo addosso qualche chilo di troppo, o non abbiamo raggiunto un buon equilibrio con il nostro aspetto, ci ostiniamo a fare l'amore col maglione addosso o rendendo la stanza impenetrabile a qualunque parvenza di luminosità.
Anzi, in questo caso è anche peggio. Perchè culturalmente non siamo preparate a questa sorta di riscatto da domandina finale. E così ci portiamo a casa i nostri complessi e ce li stringiamo ancora più stretti addosso, impedendoci di godere di quanto di più bello possa esistere nella fusione fra un uomo ed una donna: la totale condivisione e donazione di se.

Personalmente trovo questa domanda tanto più inascoltabile quanto dopo si presenta e quanto soddisfacente sia stato il rapporto. Perchè, cavolo, se il rapporto è stato soddisfacente (ed in genere non ne faccio mistero, anzi tendo ad esternarlo il più possibile) dove cavolo eri tu con la testa per non capire che della misura del tuo pisello, a me non me ne frega proprio un'accidente??? 

 
 
 

equilibri gravitazionali

Post n°13 pubblicato il 21 Ottobre 2010 da quelchenonmimanca
 

Nell'attesa che la spettinata trovi il tempo per raccontarvi di un party inglese cui ha partecipato, ho deciso di tediarvi con alcune considerazioni discretamente banali che prendono spunto dal colore dell'erba del vicino.

Storie di tutti i giorni. Relazioni di coppia sopraffatte dalla quotidianità, dai nuovi ruoli che diventano giorno dopo giorno sempre più aderenti a ciò che gli altri si aspettano da noi, ed in cui finiamo per identificarci.

Parto dall'antefatto. Qualche giorno fa, a pranzo con un fornitore, si stava discutendo degli equilibri familiari, e lui mi ha offerto una prospettiva che effettivamente è suggestiva. Secondo questa teoria quando un equilibrio si spezza è perchè non si è rispettato l'assetto originale, diciamo.
Mi spiego. Marito, moglie e due figli. Ma anche solo marito e moglie. Perchè la relazione riesca ad andare avanti, entrambi devono ricordare cos'erano prima di essere marito e moglie, cioè fidanzati ed amanti. E mano a mano che la vita aggiunge elementi, sempre più bisogna preservare gli equilibri che hanno dato vita alle nostre scelte.

Perchè questa teoria possa trovare applicazione esistono due requisiti fondamentali: che la coppia sia sana (cioè che non si stia insieme perchè non si riesce a star da soli) e che entrambi si condivida questa prospettiva.
Vero è che ci sono sere in cui le microcazzate che non funzionano sono così tante, che verrebbe voglia di prendersi una pausa rigenerante e che viene davvero difficile pensare che si possa riuscire a stare insieme come quando problemi non ce n'erano.
Ma io ancora ricordo com'era. Ricordo l'emozione nel salire le scale di casa sua, di trovarlo con le luci spente e l'acqua della doccia che gli scrosciava addosso, l'eccitazione nel sentire le sue mani che mi cercavano. Perchè non potrebbe essere più così?? 

In effetti, almeno nel mio caso, qualunque motivo di possibile crisi trova applicazione in questa teoria degli equilibri. E cioè oggi, da madre e da moglie, ogni tanto un po' mi manca non sentirmi "la zoccola" di mio marito. Ma visto che non ci sto assieme tanto per passare le giornate, ho deciso di provare ad applicare il concetto alla mia relazione.

Non è semplice. Entrambi siamo fuori casa tutto il giorno per lavoro, c'è la bimba che cresce e che reclama attenzioni, entrambi abbiamo altri interessi e pochissimo tempo da vivere unicamente come coppia. Ma la teoria funziona.

D'altronde che c'è di sbagliato nel concedersi ogni tanto il lusso di fare "gli amanti"? Ovvio, che bisogna preservare un'intesa che già esisteva, perchè se l'intesa non è mai esistita, cioè se io cercassi in lui cose che non è mai stato in grado di darmi, se lui avesse su di me fantasie che non condivido, inevitabilmente le frustrazioni si amplificherebbero.. ed in questo caso le soluzioni sono solo due. Lasciarsi o trovarsi una valvola di sfogo.
Altrettanto ovvio è che ciascuno possa avere la sua idea di "fare gli amanti", dal concedersi uscite a lume di candela ad andare in locali di scambisti. De gustibus. Purchè la scelta sia condivisa.
Per me, che di esperienze di tradimento in passato ne ho avute davvero tantissime, la traslazione è effettivamente molto semplice. Cioè ricercare quella complicità e quelle attenzioni che io cerco in ogni corteggiamento. E così, anzichè corteggiare qualcun altro o farmi corteggiare da qualcun altro, ho deciso di corteggiare lui. Di comportarmi come se fosse "l'amante". Di raccontargli le mie fantasie e di scrivergli messaggi spinti se ne ho voglia. Di chiedergli appuntamenti fuori dall'orario familiare e ricordargli come erano i primi tempi, quando bastava guardarsi per desiderarsi. Di presentarmi sotto una luce che non abbia nulla a che vedere con le figure di moglie e di madre, senza alcun imbarazzo. In fondo l'ho scelto per costruire la mia famiglia, avrà più senso che impieghi energie con lui che con un qualunque aitante sconosciuto??

Non è sempre so easy, non sempre regala le emozioni e l'adrenalina di una nuova conquista, forse non c'entra nemmeno molto con la teoria degli equilibri, ma ragazzi, in questi giorni sto davvero gran bene. ; ) 

 
 
 

I sogni son desideri???

Post n°12 pubblicato il 18 Maggio 2010 da quelchenonmimanca
 
Foto di quelchenonmimanca

L'unica volta che mi è capitato di fare sesso con due uomini avevo vent'anni.
E vent'anni sono troppo pochi. Non hai ancora maturato quella consapevolezza dentro che ti permette di gustarti le cose fino in fondo, per il loro senso e non solo per lo sfregamento dei corpi.

Da allora non mi è più capitato una altro triangolo lui-lui-lei. C'è da dire che non sono una a cui piaccia organizzare incontri di qualsiasi genere. Sono sempre stata dell'idea che certe cose debbano "accadere".
Così come quella volta il lui di allora mi chiese se mi sarebbe piaciuto ed al mio si reclutò un amico comune, allo stesso modo sarebbe dovuto accadere. Invece le proiezioni di questa fantasia passavano da annunci, richieste, uno scambio di mail che rendeva artificioso un desiderio per me naturale.

E' un'esperienza che ripeterei volentieri con gli anni di oggi. Primo perchè l'esperienza di allora si svolse sotto un'elevatissimo tasso alcolemico che ci fece finire la performance tutti e tre abbracciati alla coppa del water, secondo perchè eravamo troppo presi da sceneggiature di film di terz'ordine e l'imperativo era definire delle posizioni che stessero bene a tutti. In sintesi, a parte l'eccitazione per il fatto in sè, eravamo tutti troppo presi nel "girati così" e "mettiti colà" per goderci l'esperienza.

Qualche notte fa allora, la possibilità che il triangolo potesse ripetersi ha abitato i miei sogni. Attori, oltre alla protagonista scrivente, un ex collega che mi piaceva assai, ma con cui, a parte qualche ammiccamento non c'è mai stato nulla ed un ex amante dal comprovato feeling. 
Nei sogni, si sa, tutto può accadere e così le combinazioni si incastravano in maniera geometricamente perfetta fino all'uscita da un locale in cui ci si era (quasi) casualmente incontrati. La tappa successiva era l'arrivo all'alcova dell'amante, un drink ghiacciato per stemperare l'imbarazzo..et voilè.. si aprivano le danze.
Che nel sogno erano effettivamente confuse fino a che non mi sono trovata ad esserne regista: e, al di là di amplessi, doppie penetrazioni e posizioni improbabili, si concentrava su una me bendata, incapace di riconoscere la paternità delle attenzioni dei due maschi coinvolti.

Il risveglio è stato un tantino affannoso, ma poi la vita ha i suoi ritmi e tutto passa.
Mi è rimasta un po' di irrequietudine addosso.
Per una serie di ragioni che non starò qui ad enumerare reputo molto improbabile che il mio sogno si trasformi in realtà, ma mi sono trovata a chiedermi...
I sogni son desideri???
E non realizzarli, che risvolti può avere??? 

 
 
 
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