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oggi tutti hanno paura
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fra873 il 18/11/15 alle 14:32 via WEB
"Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio, non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui" (Giovanni 3:36)
Concludendo la sua testimonianza a Cristo, il Battista si eleva all'altezza la più sublime della dottrina evangelica proclamando l'importanza della fede in lui. Poiché egli è il Figlio di Dio, il diletto del Padre; poiché "ogni cosa gli è stata data in mano", ed egli ci vien presentato come, l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo; ne segue necessariamente che chi crede di cuore in lui riceve la vita, poiché diviene. uno, per fede, con colui che è LA VITA. Questa vita è eterna, è impiantata nell'anima, e la morte naturale, che vince e tiene per un tempo soggiogato il corpo, nulla può su di essa; essa cola in noi da Cristo "che vive e regna per sempre", e che ha dato questa immutabile promessa ai suoi credenti, cioè alle sue pecore: "Io do loro la vita eterna, e giammai in eterno non periranno, e niuno la rapirà di man mia Giovanni 10:28. Si osservi che nel passo ora citato Cristo usa il tempo presente, io do, lo stesso fa qui il Battista, e lo stesso fa l'Evangelista nella prima Epist. 1Giovanni 5:13. Questa vita eterna è un possesso presente ed indistruttibile del credente non già un bene che egli riceverà all'ora della morte, o all'alba della risurrezione. Verrà allora completata e resa perfetta; ma essa è fino da ora il dono prezioso e duraturo di Cristo a chiunque crede in lui, e dal momento in cui ha creduto Giovanni 1:12.
Il vocabolo tradotto qui "non crede" non è quello usato al principio del versetto. Non lo si trova altrove nei Vangeli; ma in altri passi (Atti 14:2; Romani 2:8; 1Pietro 2:8; 3:1,20) vien tradotto: "disubbidiente" e questo pure è il vero suo senso in questo passo: "Uno che non ubbidisce al Figlio". Esso esprime il lato volontario della incredulità, rivolta, rifiuto di sottomettersi al Figlio, e per contrasto insegna che la fede, mentovata nella prima parte del versetto, è la sottomissione della volontà al Figlio, nelle cui mani il Padre ha dato ogni cosa. Il cambiamento di espressione da "fede" a "disubbidienza" in questo versetto, deriva dall'autorità e dal potere attribuiti a Cristo nel precedente; perciò quelli che non lo ricevono per fede sono colpevoli di disubbidienza alla sua autorità, e il castigo di quelli che perseverano in quella ribellione sarà di "non veder la vita", cioè di non entrare nella vita eterna, per gustarla e possederla. Non entreranno mai nel cielo Salmi 2:12; Romani 2:8-9.
In queste parole vien descritta la disapprovazione divina del peccato, e il finale castigo che aspetta tutti i peccatori nel giorno del giudizio. Nell'Apocalisse 6:16, all'ira di Dio si aggiunge "l'ira dell'Agnello". Quest'ira non è né una passione crudele, né un odio implacabile; ma il contegno che l'amore, la santità e la giustizia devono necessariamente assumere verso quelli che rigettano l'amore e perseverano nel peccato. Non c'è detto che quell'ira si avventi su di loro, ma che "dimora sopra essi". Questa infatti è la situazione dell'uomo peccatore dinanzi alla giustizia di Dio: l'ira di Dio riposava su di lui dalla sua nascita Efesini 2:3, e non essendo stata tolta, nell'unico modo in cui potesse venire rimossa, cioè per "la fede nel Figlio", essa rimane sopra lui, come la naturale sua eredità. Godet considera questa spiegazione delle parole: "l'ira di Dio dimora sopra lui", come debole e poco naturale; preferisce scorgervi: "l'ira provocata dal rifiuto di ubbidienza, e che cade sull'incredulo come tale". È questa una verità importante per quanto concerne la misura dell'ira di Dio; ma non inconciliabile colla spiegazione che abbiamo data, della parola dimora. Supporre, come fanno alcuni, che l'uomo, il quale aveva delle vedute così chiare della natura e della missione del Nostro Signore, potesse dipoi dubitare se Gesù era il Cristo, è supporre cosa altamente improbabile. Il messaggio che Giovanni, dal suo carcere, mandò a Gesù, egli lo mandò per l'istruzione dei suoi discepoli, non per la propria soddisfazione.
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FlamineFurrinale il 15/11/15 alle 16:06 via WEB
Non ritengo che Dio si trovi nella necessità di condannare o perdonare, penso piuttosto che ci abbia "costruiti" con l'insita capacità di comprendere e di scegliere ciò che riteniamo di volere fare o essere.
Se il figliol prodigo decise di sua spontanea volontà di allontanarsi dal padre, non si comprende perché non sarebbe stato lasciato libero di scegliere. Potrebbe sembrare un paradosso, ma se non potessimo liberamente sbagliare non potremmo, per contro, liberamente crescere e maturare. Non è questione di eresie. |
animasug il 27/10/15 alle 16:51 via WEB
...La Bibbia parla di paradiso. Ma cos'è il paradiso? Non c'e nulla nel termine greco dell'originale che significhi paradiso; la versione esatta è invece: Oggi tu sarai con me nel mondo degli spiriti; ti istruirò e risponderò a tutte le tue domande.
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animasug il 27/10/15 alle 16:14 via WEB
Luca 23:43. Comunque... importante è credere che alla morte il nostro spirito entra nel vivente mondo degli spiriti in attesa della risurrezione; ma non staremo ( cioè non ritorneremo nuovamente ) in quel mondo degli spiriti dove siamo stati nella preesistenza...
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fra873 il 27/10/15 alle 13:51 via WEB
Poichè per questo è stato annunziato l'evangelo anche ai morti; onde fossero bensì giudicati secondo gli uomini quanto alla carne, ma vivessero secondo Dio quanto allo spirito.
Per questo si riferisce a quanto segue e specialmente alle ultime parole del vers. L'Evangelo è stato annunziato non solo ai vivi ma anche ai morti, per questo, cioè allo scopo di mettere anche loro in presenza dell'offerta della grazia e di render così possibile anche per loro il pentimento e la fede nel Salvatore. "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza, della verità; poichè v'è un solo Dio ed anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso qual prezzo di riscatto per tutti" 1Timoteo 2:4-6. Posti dinanzi alla salvezza, anche coloro che già. avevano, subito il giudicio della morte corporale riservato a tutti gli uomini peccatori Romani 6:23; Genesi 3, hanno avuto la possibilità di vivere secondo Dio quanto allo spirito; cioè di possedere nel loro spirito quella vita nuova di pace, di santità, di felicità ch'è conforme alla natura di Dio ed al suo disegno di misericordia verso gli uomini. In una parola, hanno potuto ricevere la vita vera, la vita eterna. in attesa della beata risurrezione. Se l'hanno scientemente e volontariamente rifiutata, facendo della loro libertà l'uso più funesto, nessuno potrà trovare ingiusta la sentenza che li colpirà. Pietro non, dice nè quando, nè dove, nè da chi, nè con quali risultati, l'Evangelo è stato annunziato ai morti; ma da quanto ha detto in 1Pietro 3:19-20 si può arguire che è stato annunziato dal Signor Gesù stesso dopo la sua risurrezione. Quando "tutto fu compiuto", Cristo proclamò la buona novella ai morti nell'Hades e mandò i suoi apostoli a proclamarla ai vivi per tutto il mondo. 1Pietro 3:19-20 parlava di una predicazione agli uomini del diluvio soltanto; la dichiarazione di 1Pietro 4:6 è più generale e si riferisce a tutti i morti che non hanno udito ancora l'Evangelo nella sua purezza e semplicità. Come il giudicio si estende a tutti i morti, l'Evangelo ha dovuto, secondo la volontà misericordiosa del Dio di giustizia; essere annunziato a tutti. Come appare dal fin qui detto, non crediamo esatta l'opinione che vede nei "morti" di cui parla S. Pietro "i morti nei falli e nei peccati". La parola non può avere un senso diverso da quello che ha nella espressione quasi tecnica nel N.T. "i vivi ed i morti". Le parole: onde fossero bensì giudicati... sono al passato e tornano a dire: "onde benchè abbiano di già subito il giudicio della morte del corpo, comune a tutti gli uomini, possano vivere secondo Dio...". Paolo dice in Romani 8:10: "Se Cristo è in voi, ben è il corpo morto a cagion del peccato: ma lo spirito è vita a cagion della giustizia".
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animasug il 26/10/15 alle 19:44 via WEB
Il Vangelo è predicato ai morti in modo che essi possano essere giudicati secondo le stesse norme usate per giudicare coloro che odono il Vangelo sulla terra - 1 Pietro 4:6; Matteo 16:19; 1 Corinzi 15:29; Ebrei 11:40. ecc.
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animasug il 26/10/15 alle 19:30 via WEB
Dopo la Sua crocifissione e prima della Sua risurrezione il Salvatore predicò il Vangelo ai giusti nel mondo degli spiriti e mandò dei messaggeri a predicarlo agli spiriti dei malvagi ( vedi 1 Pietro 3:18-20.
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fra873 il 01/10/15 alle 13:54 via WEB
Dio oltre ad essere giusto è anche TRE VOLTE SANTO. L'Idea che un giorno Dio perdonerà tutti, E' UN'ERESIA CHE RISALE AL SECONDO SECOLO DOPO CRISTO. In realta,. la Sua Santità non Gli permette di convivere con il peccato. Quindi il peccato ci separa da Dio. In realtà il figlio prodico non fu lasciato libero di scegliere. Si ribellò al Padre e decise di sua spontanea volontà di allontanarsi. Le conseguenze furono che lontano dalla grazia di Dio trovò solo delusione, degrado morale e fisico. Senza Gesù nel nostro cuore le conseguenze sono queste. Solo la consapevolennza del nostre errore, il pentimento la confessione del nostro peccato ha permesso al figlio prodico di essere riammesso alla presenza del Padre.
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fra873 il 01/10/15 alle 13:47 via WEB
Il testo cher inizialmente ha citato si riferisce proptio al diavolo, cioè colui che verrà per acceccare le menti delle persone affinchè non comprendano più quale sia la vera volotà di Dio per l'uomo. Non è che in questo momento il diavolo sia in sciopero, Anzi è all'opera a tutto spiano. Basta guardarsi intorno per rendersi conto di quanto l'uomo glorifichi se stesso, anzichè il Creatore. a scrittura dice che gli uomoni si sono dati a vani ragionamenti e si sono sviati, Hnno preferito adorare la creatura anzichè il creatore, e Dio LI HA abbandonati a loro stessi. Il PURGATORIO NON ESISTE, è solo un'invenzione umana dell'uomo per poter speculare e governare le masse a suo piacimento. In realta si sarà il giudizio eterno nel quale esiste o LA VITA ETERNA O LA MORTE ETERNA. Altre via non esistono. E la dicisione per poter appartenere a questa o quella vita, DIPENSOLO SOLO DALLE NOSTRE SCELTE ATTUALI. O Accettiamo il messaggio divino, la GRAZIA DI CRISTO, o LA RIFIUTIAMO. Infatti Crtisto non è vemuto nel monto per giudicare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi crede in Lui ha vita eterna, che non crede sarà perduto,. Sulla parola credere ho già detto. Non facciamoci illusioni e soprattutto non facciamoci una nostra dottrina personale. Andiamo alla fonte. Andiamo alla Parola di Dio, La sola che possa mostrarci la vera natura ed il VERO AMORE DI CRISTO PER NOI. Gli uomini nei secolil'ahho distorna a loro piacimento per i loro interessi personali e di potere. Ma essa nei secoli non è mutata ed ancora oggi è la fonte che prita acqua viva nei cuori e salvezza. A NOI LA SCELTA
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