Creato da giugibzz1 il 23/04/2011

Gli Ultimi

Comunità cristiana neotestamentale

 

 

VI INVITO A NON ESSERE PAVIDI


"Perché a chiunque ha, sarà dato e sovrabbonderà; ma a chi non ha, gli sarà tolto anche quello che ha" Mt.25:29.


    Non abbiate paura, aprite a Gesù il vostro cuore. Ricordatevi della parabola dei dieci talenti, riferita in Mt.25:14-30, e, per un verso, anche del suo tragico epilogo. Se abbiamo ricevuto in dono da Dio, all'inizio della nostra vita, soltanto un talento, non ci chiederà conto, alla fine dei nostri giorni, degli altri cinque che non ci ha dato, per vedere se, nel frattempo, li abbiamo, come il servo buono e fedele della nostra parabola, guadagnati altrettanti; però egli vuole che anche quell'uno sia fatto, pur nel suo minimo, fruttare in base alle nostre capacità, e non, al contrario, restituito tale e quale ci era stato consegnato. Quindi, niente spazio all'inerzia.    -Ora magari sei giovane, in piena salute, con un buon lavoro, una famiglia alle spalle, ecc. Ma sappi, che basta poco, talvolta un niente, per perdere tutto, o parte di ciò. E allora, se non hai Gesù a sostenerti, come potrai farcela da solo?    -Nella migliore delle ipotesi, quella cioè di rimettere ordine alla tua esistenza con l'affidarti a lui, ti verrà da rimpiangere, molto probabilmente, di non averlo fatto prima, quando le tue condizioni economiche, o familiari, o di salute, ad esempio, erano sicuramente favorevoli, così come sta accadendo in tutto e per tutto a me, che, sebbene non mi manchi la grazia di Gesù, mi trovo, però, a lavorare per lui, adesso che sono malato, solo e non più giovane, in condizioni spesso improbe, dal punto di vista materiale.    -Invece, nel caso tu persista, nonostante le disgrazie su te abbattutesi, nel tuo rifiuto ad una visione soprannaturale, o comunque più spirituale della vita, cadrai nella depressione e nello sconforto più profondi, o ti stordirai buttandoti nella tua attività lavorativa, scordando tutto il resto, e inaridendo così maggiormente il tuo già arido cuore, o, ancor peggio, sarai preda della droga, o dell'alcool, o del sesso, o del gioco. E allora Gesù sarebbe morto invano per te. Ma credimi, non è così. Gesù è paziente e ti aspetta fino alla fine, fino all'ultimo dei tuoi giorni. Poi verrà il momento in cui dovrai rendergli conto di tutto, e non ci saranno più proroghe, ma sarai giudicato in conformità a tutto quel che di buono o cattivo avrai coscientemente combinato in questo mondo. Il suo giudizio sarà, puoi starne certo, pieno di misericordia, e terrà conto di tutte le attenuanti possibili e immaginabili, per poterti salvare, perché anche per te ha versato, sulla croce, fino all'ultima goccia del suo preziosissimo sangue, ma se lo avrai rifiutato, o ti sarai vergognato di lui e delle sue parole, anch'egli dovrà, giocoforza, fare lo stesso con te (Mc.8:38).    -Sei stato creato libero, o no? E allora di che ti meravigli? O di cosa vorresti accusarlo? Piangi piuttosto su te stesso, e intanto prenditi e gustati il tuo frutto amaro, risultato di quello che hai seminato.     -Nondimeno io mi auguro e ti auguro che tu faccia sin da subito la scelta migliore: quella di conoscere e seguire Gesù, il mite e l'umile di cuore, il cui giogo è soave e il cui fardello è leggero (v.Mt.11:28-30). Per questo, per dare concretezza a quanto sin qui detto, voglio metterti di fronte a tre quesiti ineludibili, a cui cercheremo, sinteticamente, di rispondere insieme. 1) Ti conviene, dal punto di vista pratico, avere una religione, o no? 2) Se sì, fra le tante, quale religione è da preferire? 3) Infine, ammettendo che la religione prescelta ti proponga il traguardo massimo dell'immortalità beata, o addirittura la tua unione con Dio, ma a sacrificio della tua stessa vita, o, comunque, a prezzo di sacrifici giornalieri sebbene grandi, ti è ancora conveniente optare per essa?     -Iniziamo dal primo dei tre. La risposta ad esso è da ritenersi senz'altro, almeno per la maggior parte di queste vie che conducono al mondo della trascendenza, affermativa. Quasi tutte le religioni, soprattutto le più seguite hanno, difatti, alle spalle, una storia millenaria e infondono valori e stili di vita molto apprezzati dai loro adepti, nonché dagli osservatori ad esse esterni. Oltre a ciò, anche quelle religioni che divergono tra loro, e, in taluni punti, anche ampiamente, su dottrine e credenze di fondo, si trovano però quasi, se non del tutto concordi nell'apprezzare un certo tipo di comportamento morale o pratico, basato su norme di valori stabili e consolidati nel tempo, a discapito, invece, di una vita condotta all'insegna del lusso, dell'egoismo, del consumismo, dei piaceri più diversi e spesso sfrenati, i quali finiscono per ridurre l'uomo a una parvenza di se stesso e schiavo degli stessi. Naturalmente, ciascuno rimane, con la sua libera volontà, arbitro del suo destino e di rifiutare, perciò, misteriosamente, il meglio che gli viene offerto, a vantaggio del peggio, e di cui vede sovente sugli altri, in anteprima, quello che poi dovrà capitare di brutto anche a lui.    -E passiamo alla domanda successiva. La questione si fa, in questo caso, certamente più complessa della precedente, dato il profondo rispetto dovuto a tutte le religioni, soprattutto a quelle più seguite ed antiche. Ciò nonostante, la risposta, per tutta una serie di parametri che non potrò, comunque, per i limiti che mi sono imposto, qui elencare per intero, mi sembra del tutto ovvia: la religione da prescegliere è la cristiana.    -Siccome il discorso andrebbe, se sviluppato a dovere, troppo per le lunghe, mentre, come ho già detto, io debbo e voglio essere stringato, prenderò in esame soltanto tre delle tante, a mio parere, valutazioni atte a mostrare la superiorità della religione cristiana sulle altre: la sua storicità, la sua soprannaturalità e la sua credibilità, legata alla sua coerenza di fondo.    -Non v'è ombra di dubbio, intanto, che il cristianesimo sia una religione storica. Tutte le pagine dei suoi sacri scritti fanno, difatti, continuo riferimento a territori, personaggi, e situazioni storiche del momento. Così Gesù nasce, opera e muore dentro una realtà ben documentata: quella dell'ambiente giudaico e romano del suo tempo. Non scrive o detta il suo messaggio a tavolino, dopo lunghe, estenuanti meditazioni giornaliere, o private illuminazioni divine, ma lo consegna ai discepoli verbalmente, che lo raccoglieranno dalla sua predicazione e lo diffonderanno dopo la sua risurrezione, in forza della discesa dello Spirito Santo su di loro, avvenuta nel giorno della Pentecoste. I Vangeli non sono pertanto un trattato compiuto di legislazione religiosa, o di morale, o di mistica cristiana; ma in essi la parola di Gesù si fa viva, prende concretezza nel quotidiano, a contatto con la gente, con le loro debolezze, le loro esigenze, le loro sofferenze, le loro speranze, e in polemica continua e serrata con le istituzioni e le classi abbienti e religiose del suo tempo, arroccate nei loro privilegi di casta e fautrici di severi, antiquati e cavillosi ordinamenti, solo apparentemente religiosi.     -Il cristianesimo ha pure un livello di sacralità superiore alle altre religioni, anzi è la religione sovrannaturale per eccellenza. Soltanto lì Dio (il Figlio, il Verbo) si fa carne (v.prologo del Vangelo di Giovanni). Soltanto, o soprattutto lì i miracoli non sono fine a se stessi, o fanno sfoggio di sola bravura, ma sono profondamente legati con la parola e l'opera di conversione a Dio di chi li compie. Soltanto lì, un uomo, che si è presentato come Figlio di Dio, offre volontariamente la sua vita in riscatto per la vita di molti, cioè tutti (Mc.14:24). Infine, da nessun'altra parte si è mai sentito parlare come Gesù ci ha parlato: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna", gli dice, in Gv.6:28, dopo che i Dodici sono stati invitati provocatoriamente da Gesù ad andarsene, l'apostolo Pietro, portavoce del piccolo gruppo.    -A questo punto, per terminare del tutto degnamente la disamina della seconda delle tre questioni postici all'inizio, concernente la scelta della religione migliore, dovrei svolgere una se pur breve considerazione, parimenti sulla coerenza del messaggio cristiano, messo a confronto con la persona del suo fondatore (ma potremmo dire anche con quella dei suoi più prossimi seguaci). Talmente chiara e ineccepibile risulta però la cosa, anche a chi non è propriamente un esperto in materia, che non voglio sprecare sull'argomento neanche una parola di più, ma ti invito, caro amico, a una lettura, anche solo sbrigativa, di almeno uno dei quattro Vangeli, e se non sei un tonto, o volutamente distratto, ti accorgerai subito, da te stesso, come il messaggio cristiano sia altamente credibile per la coerenza strettissima che c'è tra la parola e il comportamento del suo massimo rappresentante, cioè Gesù.    -E siamo così al terzo e ultimo degli interrogativi che avevamo evidenziato essere per noi ineludibili, ossia a valutare se si debba fare nostro un qualcosa di sommamente prezioso, che ci richieda però anche in baratto un sacrificio o più sacrifici personali, quantunque particolarmente gravosi, fino a dare la nostra stessa vita per quel bene.    -Ora si era arrivati, di passo in passo, all'affermazione che esiste per noi un bene chiaramente conveniente dal punto di vista pratico, e che tale bene è la religione, e in specie la religione cristiana. E' indiscutibile che essa richieda dei sacrifici a chi la voglia seguire con coerenza, e dei sacrifici talvolta eccessivi. Molti martiri, è risaputo, ha seminato sul suo cammino, e molti altri, credo, ne dovrà seminare. Gesù stesso ha messo più volte i suoi discepoli sull'avviso di quel che poteva loro d'estremo capitare, ma ha anche promesso in cambio, insieme al suo sostegno, la vita eterna.    -Ebbene, affinché tutto questo nostro discorso non rimanga solo chiacchiera da taverna, ma si tramuti in qualcosa di altamente redditizio, per noi che lo abbiamo sufficientemente meditato, mettiamo già sin d'ora ogni cosa sulla bilancia, e puntiamo, quindi, avendo tuttavia bene in vista la nostra convenienza: da una parte c'è la nostra certa, ma precaria, sofferente e malata vita mortale, con i suoi godimenti, quando ci sono e per chi ci sono, spesso fugaci e mal distribuiti e, quel che è peggio, con i suoi miti traballanti ed instabili e i suoi falsi e fuorvianti valori; dall'altra troviamo, invece, la promessa di Gesù (di un testimone, come si è visto al massimo grado credibile, ma pur sempre latore di una promessa) del conseguimento della vita eterna; se però saremo riusciti a perseverare sino alla fine nell'osservanza dei suoi dettami. Il certo, quindi, per l'incerto; ma anche il finito per l'infinito, questa valle di lacrime per il paradiso.    -Potrai temporeggiare, se lo vuoi, e naturalmente a tuo danno, ma non potrai non scegliere, se non altro, spero e penso, quando arriverai, quasi senza accorgertene e inevitabilmente, alla fine dei tuoi giorni, e forse allora ti pentirai e ti consegnerai al Signore, anche se il tuo pentimento, nel caso ci sarà, dovrà essere sincero e non dettato dall'estremo timore, altrimenti non avrà nessun valore.    -Ad ogni modo, il tuo tergiversare e temporaneo non deciderti è, e lasciamelo dire con una certa franchezza amico mio, già un mascherato e poco nobile decidersi da parte tua: un decidersi di fatto per la tua scialba esistenza mortale, perché è con quella che, pur nella persistente indecisione mentale, ti trascini nel frattempo più o meno stancamente e quotidianamente, sciupando la tua vita in malo modo e precludendoti con ciò le delizie dell'al di là.    -Esci dunque, o pavido, allo scoperto e punta dunque subito su questo mondo o sull'altro, sul finito o sull'infinito, sulla morte o la vita e fai la scelta migliore. Io da parte mia ho già scommesso tutto su colui che disse un giorno:"Io sono la risurrezione e la vita, chi crede in me, anche se fosse morto vivrà e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno" (Gv.11:25-26).    -Se avrò perso, non lascerò, in definitiva, che i doni e i piaceri illusori di questa vita di miserie, destinati a finire mio malgrado. Se vinco, avrò guadagnato invece ogni avere: la vita eterna e la comunione con Dio.    -E dimmi amico, a dispetto di qualche lacrima forse in più e di qualche vizio sicuramente in meno, o all'eventualità di dover lasciare in prospettiva la tua vita innanzi tempo per sacrificarla a Dio (ma così, ti sarai anche preservato dai dolori e dai disinganni della vecchiaia), non ti conviene anche a te puntare sulla medesima posta? Pensaci.





 

 

 

 


 

                                                                  giuliobozzi53

Poggibonsi, 11/06/2011

ecumenismo@hotmail.it

 

 
 
 

UN APPELLO (PRESSANTE) ALLA TUA CONVERSIONE

 

 

"Io sono la luce del mondo; chi crede in me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" Gv.8:12.

 

      Gentile amico/a, mi rivolgo a te, chiunque tu sia, per invitarti, con questo mio scritto di tono schietto e confidenziale, a riflettere, se non l'avessi ancora fatto, sulla tua movimentata o consueta e forse anche insulsa vita e a convertirti a colui che solo può dare ad essa un significato pieno e uno scopo vero e imperituro: Gesù Cristo. Non indugiare oltre, il tempo è veramente breve, anche se può sembrarti di averne innanzi più che abbastanza, per poter così accampare ulteriori scuse al tuo rinvio e poltrire ancora un poco e sonnecchiare, in tal modo, il sonno dello sconsiderato. La malattia e la morte, purtroppo, sono sempre dietro l'angolo e sopraggiungono spesso inaspettate, per chiunque. Non fare come me, che sebbene invitato alla sequela di Gesù, sin dall'età di diciotto anni, se si eccettuano brevi periodi d'impegno religioso, ho per lo più temporeggiato, recalcitrato, rivolto altrove le mie energie e i miei interessi, pensando, appunto, che la vita che avevo davanti fosse ancora lunga, bella, e piena di piaceri da godere, per non doverne ancora approfittare, fino a che, arrivato, quasi senza accorgermene, alla soglia dei quarantotto anni, mi ha colto una bruttissima malattia invalidante, che ha rivoltato, di lì a non molto, completamente il mio modo di esistere. Lo dico apertamente: la diagnosi del male è stata un vero e proprio fulmine a ciel sereno, una tremenda mazzata ricevuta sul mio duro testone. Ho pianto a lungo come un bambino, e pregato il Signore di non mettermi di fronte ad una prova tanto ostica, seppur consapevole che il mio destino fosse ormai segnato e non sarei più potuto tornare indietro, a meno di uno sperato, ma per il momento imprevedibile miracolo. Io che pensavo già di avere avuto tutto e di potere vivere egoisticamente e quasi di rendita nella mia pur temporanea e fragile abbondanza, all'improvviso mi sono visto privato di quel bene, che, solo, mi aveva permesso di raggiungere tutti gli altri: la salute.      -Eppure, incredibile ma vero, i primi anni della malattia, quando ancora il mio corpo non era del tutto debilitato come adesso, sordo nuovamente al richiamo di Dio, che m'invitava a cambiare vita, e ad affidarmi completamente a lui, ho continuato ad immergermi, per quel che potevo, nei falsi valori di quella vita negatrice nei fatti, se non in teoria, di Dio e dell'al di là.     -Ma intanto la malattia, sebbene lentamente e silenziosamente, avanzava e mi corrodeva il corpo togliendomi, poco a poco, le forze che ancora mi rimanevano. Per mia fortuna, però, anche la voce di Dio, sebbene ribelle al suo richiamo, continuava a farsi sentire, giorno e notte, come un martello perforante, che mi scavava nell'anima, portandomi poco per volta alla disperazione, e al completo svuotamento di me stesso. Ed è allora che ho capito che non era più tempo di indugiare, e raccolto quanto rimaneva delle mie misere forze, per lunghi cinque ed interminabili anni, in perfetta solitudine, mi sono dedicato alla lettura, allo studio e alla meditazione della sua Parola (le Sacre Scritture), il tutto condito dalla preghiera quotidiana, e mosso da uno spirito di completa umiltà. E' stata dura, molto dura, ma devo convenire che la grazia del Signore era su di me, se mi ha permesso, nonostante le condizioni improbe, in cui ho lavorato, di ottenere alla fine dei risultati abbastanza lusinghieri, seppur parziali. Ma soprattutto ho conseguito una fede più matura, forte, cosciente, meno vacillante, e pronta a rendere ragione di quanto crede e a testimoniarlo agli altri.     -Ora che la malattia m'impedisce di lavorare, o di farlo con almeno un po' di sufficienza, posso dire di avere appena in tempo portato a termine il mio progetto: quello di fondare una comunità a carattere prevalentemente ecumenico, quindi aperta a tutti coloro che professano la propria fede in Gesù di Nazaret quale figlio di Dio. Non importa quanti siamo, ma come siamo e quel che professiamo. Gesù chiama difatti i suoi discepoli "piccolo gregge" a cui il Padre si è compiaciuto di dare loro un regno. Dice che stretta è la porta e angusta la via che porta alla vita e pochi sono quelli che la trovano; che molti sono i chiamati ma pochi gli eletti; che dove sono due o tre riuniti nel suo nome, egli è in mezzo a loro, ed altre espressioni simili (cfr.Lc.12:32; Mt.7:13-14; Mt.22:14; Mt.18:20), fino a farsi quella domanda, che risulta abbastanza sibillina posta sulla sua bocca: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" Lc.18:8. E poi non scordiamocelo, nella sua agonia sulla croce rimase pressoché da solo: anche il Padre sembrò averlo abbandonato (cfr.Mt.27:46; Mc.15:34).     -Quindi non lasciamoci scoraggiare dai piccoli numeri, o impressionare favorevolmente dai grandi, ma pensiamo a vivere al meglio la nostra fede in Gesù. E come viverla al meglio, se non in uno spirito di fratellanza e di unità fra tutti i cristiani, divisi in decine e decine di raggruppamenti religiosi, in passato pieni di rancore e di odio fratricida gli uni verso gli altri, e, a tutt'oggi, seppur più accomodanti tra loro, pervasi ancora da un certa dose di diffidenza reciproca? Per questo, appurato di fatto, che nessuna confessione cristiana può rinunciare, e rinuncerà mai, a vantaggio delle altre, ai propri articoli di fede che la caratterizzano, perché sarebbe come sconfessare se stesse e secoli di storia da loro vissuta, neanche però può essere concepito l'ecumenismo, che tanto faticosamente si fa strada tra i molti cristiani sparsi in vari paesi del mondo, come una questione di sola tolleranza e di rispetto degli uni verso gli altri. No, amici, è ancora troppo poco. Gesù voleva l'unità, non la tolleranza ("Affinché tutti siano uno" Gv.17:21); l'amore tra i suoi discepoli, chiamati per questo, non a torto, fratelli, e non il solo rispetto o, peggio ancora, la commiserazione ("E noi abbiamo da lui questo comandamento: chi ama Dio ami anche il proprio fratello" 1Gv.4:21). Ma come raggiungerla allora questa unità, pur nel mantenimento delle proprie diversità? Ma è ovvio, sul Nome e la figura dello stesso Gesù!     -Ho letto, da qualche parte, in un articolo dedicato all'ecumenismo, che per riconoscersi nel movimento e poter essere definiti ecumenici, bisognava, prima di tutto, professare la propria fede nella Trinità: il Dio uno ma in tre Persone, tra loro uguali e tuttavia distinte (attenzione, amico/a, a non sottovalutare la ben sottolineata differenziazione ontologica, che soprattutto Paolo fa, all'interno della suddetta Trinità, e che molti cristiani purtroppo dimenticano, finendo così col ridurre la Trinità, in un indecifrabile magma spirituale. Esamina 1Co.8:6; 12:4-6; 15:28; 2Co.13:13; Ef.4:5-6). Condivido, ma solo in parte, perché la vera centralità dello spirito e del movimento ecumenico deve essere la fede in Gesù come solo e unico Signore e Salvatore. Cioè nel riconoscimento della sua figura storica e della sua opera redentrice (il sacrificio compiuto sulla croce) per l'umanità. E' su lui, infatti, che si concentrano tutte le Scritture. Costui è l'annunciato secoli prima della sua venuta, dai maggiori profeti dell'Antico Testamento, a cominciare da Mosè (v.At.3:21-24; 7:37). Egli solo, come afferma il Vangelo di Giovanni, è la via che conduce al Padre, ed è sufficiente credere nel suo nome per ottenere la vita eterna (cfr.Gv.14:6; Gv.3:35-36; Gv.11:25-26; e altri passi).      -Nella prima lettera dello stesso apostolo ed evangelista, vi sono contenute affermazioni molto forti e categoriche al riguardo, che non lasciano adito a dubbi, qualora ancora ve ne fossero, sul reale pensiero dell'autore. Eccone alcune: "Ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto nella carne è da Dio" 1Gv.4:2; "Chi confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio in lui rimane ed egli in Dio" 1Gv.4:15; "Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato ama anche chi è stato generato da lui" 1Gv.5:1; "Questi è l'anticristo: colui che nega il Padre e il Figlio" 1Gv.2:22. Ma l'apice lo raggiunge nella celebre dichiarazione di fede contenuta nel prologo del suo altrettanto celebre Vangelo: "Ma a quanti lo ricevettero, diede il potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome; i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono nati" Gv.1:12-13. E se volessimo continuare a discutere sul cristocentrismo delle scritture, sulla sola necessità di credere in Gesù, per ottenere la salvezza, non mi rimarrebbe che l'imbarazzo della scelta (vatti a leggere, ad esempio, la chiusa del riferimento di Pietro alla profezia di Gioele in At.2:17-21, riguardante gli ultimi giorni). Per questo voglio finire tutta questa riflessione, col citare un altro celebre passo, questa volta dell'apostolo Paolo, che più d'ogni altro mi sembra possa far risaltare l'essenza del vero spirito ecumenico. "Se tu professerai con la tua bocca Gesù come Signore e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato da morte sarai salvo" Rm.10:9. E qui non ci sono davvero commenti da fare, ma solo iniziative coraggiose ed impellenti da prendere a favore di detta unità.      -Amico/a, non prendere alla leggera la magnanimità e la pazienza di Dio a tuo favore. Svegliati dal sonno o sarà troppo tardi. Sturati il cuore ed ascolta, una buona volta. Dio ti ama e ti ha offerto la sua salvezza in Gesù Cristo, suo figliuolo, ma vuole la tua cooperazione. Ti ha creato libero e perciò non ti salverà senza il tuo consenso, ricordalo. Non buttare allora al vento questa immensa ed unica opportunità, consegnando la tua anima alla dannazione eterna.     -Potrai dirmi: "Ma io ho già una religione". Ma se non hai Cristo a che ti giova? Sarà forse una religione basata sul mito? Su norme ascetiche? Legaliste? Sarà forse zeppa di concezioni filosofiche? Tiene Dio troppo distante da te e nel timore? O è anche troppo vicino e indistinto fino a confondersi con lo stesso creato? Ma il cristianesimo è tutt'altra cosa. Solo in Gesù, Figlio di Dio, apparso sulla terra in un periodo storico ben precisato, e vittima innocente per i nostri peccati, è possibile conseguire la salvezza, perché, come dice l'apostolo Pietro, "Nessun altro nome infatti sotto il cielo è stato concesso agli uomini, per il quale siano destinati a salvarsi" At.4:11-12, e Paolo aggiunge: "Unico infatti è Dio, unico anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto, per tutti" 1Tm.2:5. Ma la frase che può terminare al meglio questo discorso, e che rappresenta chiaramente il sunto e il vertice della religione cristiana, è sicuramente quella riportata in Gv.3:16-17: "Dio, infatti, ha così amato il mondo da dare il suo Figlio, l'Unigenito, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Perché Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui". Trovatemi ora un'altra religione anche soltanto simile a questa e io la cambierò con la mia.     -E tu, poltrone che non sei altro, cosa aspetti dunque ad accodarti? Non ti ho ancora convinto? O, alla luce del sole, pur di non volerla vedere, preferisci piuttosto tapparti gli occhi? Potere e mistero della libertà umana!

 

 

 

 

 

                                                                              giuliobozzi53

Poggibonsi,19/05/2011

 

Per contatti: ecumenismo@hotmail.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

LA BIBBIA,IL LIBRO DELLA TUA PERSONALE SALVEZZA -CHE COSA TI DICE? (Parte seconda e conclusiva)

  1.       -Amico/a, la ragione per cui ti chiedo di continuare con me questo cammino di fede fatto direttamente sulla Sacra Scrittura, anche quando essa diverge dalla tradizione, personificata dalle due Chiese più antiche al mondo, la Ortodossa e, soprattutto, la Cattolica Romana, ha le seguenti motivazioni: a) la Bibbia afferma la sua ispirazione divina e di contenere tutto quello che è necessario per rendere perfetto il cristiano. Essa dice: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile ad insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona” (2Tm.3:16-17). Non occorre perciò aggiungere la tradizione, soprattutto quando questa diverge dalla Scrittura. Il Nuovo testamento, è vero, parla di tradizione, ma quasi sempre contro di essa, o, se la elogia, le affianca però la Scrittura (cfr.2Ts.2:13). Gesù ebbe a dire: “Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione degli uomini…, annullando così la parola di Dio con la tradizione che vi siete tramandata” (Mc.7:8,13). Vedi anche Mt.15:2-6; Col.2:8; 2Ts.3:6; Gal.1:14. Vi è da aggiungere, inoltre, a sostegno di tale tesi, che numerose volte il Nuovo Testamento pone in rilievo la centralità della Scrittura e la sua indiscutibile autorità su ogni altra cosa, miracoli e parola di Gesù compresi. Leggi Lc.16:29-31; Gv.5:45-47 e Gv.10:34-35;      -b) alcuni sostengono che la Chiesa Cattolica Romana sia la sola capace di interpretare la Bibbia. L’apostolo Paolo, al contrario, loda grandemente i cristiani di Berea, perché esaminavano ogni giorno le Scritture per vedere se le cose che egli insegnava corrispondessero a verità (v.At.17:11) e in 1Co.4:6 afferma: “Queste cose…, le ho applicate a me e ad Apollo…, affinché in noi apprendiate a non andare oltre quello che sta scritto” (vedi anche Romani 15:4). Se l’insegnamento di Paolo, apostolo e testimone di Cristo, era subordinato alle Scritture (la Bibbia) molto di più dovrebbe esserlo quello della chiesa di oggi;     -c) altri, appoggiando la posizione della Chiesa Cattolica Romana, dicono che la Bibbia non contiene tutto ciò che Gesù e gli apostoli insegnarono. Questo è vero, la stessa Bibbia lo afferma; ma il fatto non autorizza a sostenere cose esplicitamente contrarie a quanto scritto (cfr.Ap.22:18-19; Mc.7:3-13). Abbiamo nella Bibbia ciò che basta per la nostra fede (cfr.Gv.20:30-31; 2Tm.3:16-17).     -E’ chiaro che le differenze fra coloro che si basano solo su quanto è scritto, gli Evangelici, ad esempio, detti anche Riformati o Protestanti, e le Chiese Tradizionaliste, la Cattolica Romana in testa, vengono non da interpretazioni diverse della Bibbia, o da Bibbie diverse, ma dall’aggiungere la tradizione alla Bibbia per formare la dottrina tradizionalista. La grossa discrepanza fra questi due criteri di avvicinamento alla Parola di Dio ha generato, nella Chiesa Cattolica, producendo così, per reazione, la nascita ufficiale del protestantesimo con Martin Lutero (XVI secolo), la dottrina del purgatorio. Ma la Bibbia non parla di un luogo dove si può ottenere la purificazione dei peccati al di fuori di Cristo Gesù. Chi rifiuta di credere in Cristo è condannato. Nel Vangelo di Giovanni leggiamo: “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna, ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra di lui” (Gv.3:36). (Vedi anche: Ap.20:15; Lc.16:19-31, soprattutto il versetto 26). Chi accetta Cristo è completamente salvato. “Non v’è dunque ora alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù (Rm.8:1); e ancora: “Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità” (Eb.10:17). Vedi pure Gv.3:18; Rm.5:8-11; Eb.10:14-18; Sl.103:12.      -Secondo il concetto comune che il sacrificio di Cristo non basti a purgarci dei nostri peccati, un grande peccatore come il ladrone crocifisso con Cristo avrebbe dovuto soffrire molto tempo in purgatorio, ma invece Cristo disse: “Oggi tu sarai con me in Paradiso” (Lc.23:43).      -L’idea di purgatorio evidentemente è venuta dai pagani (Virgilio collocava le anime dei meno cattivi in un luogo di espiazione, Eneide 6,1100-1105) e/o dal libro apocrifo, secondo il canone ebraico e protestante, di 2 Maccabei (2 Mac.12:38-45). Ad ogni modo, il sacrificio perfetto di Cristo, renderebbe ora inutile tale luogo.      -Altre due significative aggiunte operate dalla tradizione umana a danno del sacro testo scritturale sono il celibato dei preti e il tanto discusso sacramento della confessione, tradotto in pratica nella cosiddetta confessione auricolare, propri della Chiesa Cattolica Romana. Esaminiamoli brevemente, entrambi confrontandoli col testo biblico.      -La Bibbia dice con molta chiarezza che sposarsi non è proibito per coloro che vogliono piacere a Dio. Infatti, essa specifica: “Bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie…e tenga i figliuoli in sottomissione” (1Tm.3:2); aggiungendo subito dopo: “poiché, se…non sa governare la propria  famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?” (1Tm.3:5). E’ vero che chi non è sposato è più libero di svolgere l’opera di Dio, ma è anche vero che Dio dice: “E’ meglio sposare che ardere” (1Co.7:9).      -Pietro era vescovo di Roma, secondo la chiesa romana, e guida degli apostoli, però era sposato (v.Mt.8:14), anche se Gesù gli ordinò di lasciare tutto e di seguirlo. Ma questa era una prerogativa degli apostoli, in quanto itineranti, o missionari, e per ovvie ragioni, anche se poi, alcuni di loro, tra cui lo stesso Pietro, si sentirono costretti a portarsi dietro una donna, la cosiddetta sorella, per i servizi più elementari (v.1Co.9:4-5). Ad ogni modo il celibato del clero come norma valevole indistintamente per tutti, non è un comandamento di Dio. Esso fu imposto al clero da alcuni sinodi (Elvira, Orange, Arles, Agde, Toledo) e dal Concilio Lateranense del 1139. Fu evidentemente una decisione sbagliata perché molti preti non riescono a vivere tutta la vita senza il rapporto sessuale, e Dio considera le relazioni tra persone non sposate come peccato estremamente grave (cfr.1Co.6:9-10,18; At.15:28-29; Ap.21:8). I poveri preti che non riescono a resistere e cadono in peccati sessuali ( di risonanza internazionale è stato il recente scandalo, anno 2010, dei cosiddetti preti pedofili, che ha riguardato varie diocesi nel mondo) hanno una più severa condanna da Dio e scandalizzano molti. Insomma, quello dello sposarsi o meno, dovrebbe essere una decisione personale, conforme all’insegnamento della Bibbia. Infatti l’apostolo Paolo non era sposato, ma Pietro sì, anche se poi non sappiamo veramente cosa ne sia stato di sua moglie e se abbia avuto anche dei figli, prima di seguire Gesù.      -Passiamo ora al secondo argomento che avevamo preannunciato poco sopra, ovvero alla confessione dei peccati da farsi privatamente al prete o sacerdote in uso nel cattolicesimo. Ma a chi dobbiamo veramente confessarci? Che cosa, al riguardo, ci dice la Bibbia? Qui i pareri sono, purtroppo, divergenti anche tra gli stessi Evangelici. C’è chi sostiene difatti, appoggiandosi al noto passo della lettera di Gc.5:19-20, che bisogna confessare i peccati gli uni gli altri. C’è chi invece dice, ed è la maggioranza fra i  protestanti, che dobbiamo confessarci soltanto a Dio, perché così faceva la Chiesa nei primi secoli, e così sosterebbe più di un passo biblico che andremo, a breve, a esaminare. Compatte sono però entrambe le tesi, nel negare la confessione auricolare da farsi al sacerdote, o qualche altro uomo singolo che si senta deputato a ciò. Già indicare un ministro di Dio col termine sacerdote è errato. Nella Bibbia il termine è usato sempre al plurale, per indicare la totalità dei credenti (vedi, tra gli altri, 1Pt.2:4-5,9 e Ap.1:5-6). Usato al singolare indica la sola persona di Gesù, unico sacerdote, anzi sommo sacerdote, il cui sacerdozio, peraltro, non è neppure trasmissibile, tanto è perfetto (cfr.Eb.7:23-28).      -La dottrina della confessione fatta al prete o sacerdote, fu ammessa, nella Chiesa Cattolica, solo nel 1225, ma ancora prima di quella data già dei sacerdoti avevano iniziato ad ascoltare confessioni e, pur non dando l’assoluzione, pregavano Dio di rimettere i peccati. A sostegno della confessione al prete, il clero cattolico cita le parole del Vangelo di Giovanni: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi; a chi li riterrete, saranno ritenuti.” (Gv.20:21-23). Prima di tutto ti faccio notare che queste parole non sono dirette agli apostoli solamente, cioè ai dodici, ma ai discepoli, cioè a tutti i suoi seguaci. Vedi anche Mt.18:15-18 e soprattutto il versetto di Lc.10:16, in cui Gesù dà mandato pieno ai suoi seguaci: “Chi ascolta voi ascolta me, e chi rifiuta voi rifiuta me”. Inoltre, fatto molto importante per intendere il significato delle parole di Gesù, i discepoli, che avevano ricevuto personalmente questo ordine, non ascoltarono mai la confessione di alcuno, ma predicarono l’evangelo, dicendo che solo in Cristo Gesù è possibile ottenere la remissione dei peccati (At.2:37-38; 10:43 e molti altri passi). Oltre a ciò, l’evangelista Luca, narrando lo stesso episodio di Giovanni 20:21-23, dice: “…che nel suo nome (di Cristo) si predicherebbe ravvedimento e remissione dei peccati” (Lc.24:45-48). Si evince da ciò che Cristo non parlò mai di confessare i peccati ad un uomo (tesi, lo ripeto, di una parte soltanto, anche se la più cospicua, dei seguaci dell’evangelo). Ogni vero cristiano ha, naturalmente, il dovere di confessare i propri peccati, ma, sempre secondo certi evangelici, questa confessione non va fatta ad alcun uomo, in quanto solo Dio ha il potere di rimettere i peccati. L’apostolo Giovanni scriveva: “Se confessiamo i nostri peccati, egli (Dio) è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1Gv.1:9). Infine, Gesù stesso insegnò a chiedere la remissione dei peccati solo a Dio. Nell’esempio di preghiera che noi tutti conosciamo sotto il nome di “Padre nostro”, insegnò: “Padre nostro…rimettici i nostri debiti (peccati, Lc.11:4)” (Mt.6:12). Un'ulteriore precisazione mi sembra però dovuta. Quella parte e insisto minoritaria, di evangelici, che in conformità a Gc.5:13-16 e a Mt.18:15-18 praticano la confessione pubblica dei peccati, non ritengono un errore dottrinale il praticare la confessione dei peccati con piena soddisfazione anche davanti a Dio solo, è semmai la loro pratica un'aggiunta in più, che ha una sua funzione sociale dentro la comunità, che la rende così più compatta e trasparente, e i fratelli nel Signore più abituati ad aprirsi gli uni agli altri, e nessuno a considerarsi superiore. E naturalmente anche questa usanza deriva da Dio, e trova me, in piena sintonia con essi.       -Ma, a questo punto, viene da domandarmi: deriva da Dio anche la presunta storica superiorità della Chiesa Cattolica Romana, che vorrebbe perciò tutti i cristiani assoggettati al suo magistero? Su chi è fondata realmente la Chiesa? Pietro stesso spiega che il capo della Chiesa è Cristo: “Egli è la pietra che è stata da voi edificatori sprezzata, ed è divenuta la pietra angolare. E in nessun altro è la salvezza” (At.4:10-11). La Chiesa Cattolica Romana, asserisce, invece, basandosi sul noto passo di Mt.16:14-18, in cui Gesù, dopo la dichiarazione di Pietro sulla sua divinità, lo chiama roccia: “E io altresì ti dico: tu sei Pietro (Cefa, roccia in aramaico) e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”, che la “pietra”, cioè il fondamento della Chiesa è Pietro e sulla, secondo molti suoi avversari, tra cui gli Evangelici, errata interpretazione di questo passo fonda e giustifica il papato. I cristiani evangelici, al contrario, interpretano questo passo alla luce di altri brani della Bibbia che trattano lo stesso soggetto. Nella parola di Dio si legge: “Poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù” (1Co.3:11; vedi anche 1Pietro 2:4-8). Infine, Cristo stesso afferma di essere la “pietra” (v.Mc.12:1-11).      -Tornando al brano di Matteo 16:14-18, la “pietra” di cui Cristo parla, secondo gli evangelici non è Pietro ma la sua confessione di fede, cioè Cristo stesso. Infatti, Pietro dice: “Tu sei il Cristo, il Figliuolo dell’Iddio vivente”.      –Vedi amico/a, anche alla luce di altri passi del Nuovo Testamento, in cui appare evidente che Gesù diede a Pietro la funzione di guida sugli altri apostoli, a sua rappresentanza, e quindi sulla Chiesa da lui fondata (cfr.Lc.2:31-32; Gv.21:17; la prima parte del libro degli Atti e le liste dei nominativi degli apostoli, in cui il nome di Pietro appare sempre per primo), l’interpretazione data sopra dagli evangelici, mi appare perciò forzata. C’è semmai da chiedersi, se Pietro, secondo la Scrittura, sia mai stato a Roma, se abbia fondato, o perlomeno guidato quella comunità, e, quindi, se il vescovo di Roma discenda direttamente da Pietro, o da qualche suo emissario investito di pieni poteri, come lo furono ad esempio Tito e Timoteo da parte di Paolo. Ora, mentre su Paolo la risposta è affermativa, su Pietro, pur non affermando la Scrittura il contrario, essa però tace. Ad ogni modo, anche se l’attuale vescovo di Roma, chiamato pomposamente anche papa, santo padre, sommo pontefice, ecc., discendesse da qualche oscuro apostolo o chi per lui, la sua origine apostolica e quindi divina apparirebbe indubbia, perché la continuità deve essere in qualche modo assicurata; quel che appare dubbia, se non addirittura inverosimile, è semmai la pretesa della chiesa cattolica, e ciò anche se discendesse direttamente da Pietro, di ergersi sopra tutte le altre chiese cristiane a difesa e tutela dell’ortodossia, quando, invece, come abbiamo visto fin qui, molti suoi enunciati ex cathedra o dogmi, se non vanno esplicitamente contro, sono per lo meno delle aggiunte pericolose e fuorvianti alle verità di fede della Bibbia, che nessuno, come dice l’apostolo Paolo, e proprio nessuno ha, non solo il dovere, ma neanche il diritto, o l’autorità di cambiare (v.Gal.1:8-9).      –Mio interessato amico/a (è così che ti immagino se sei giunto con me fino a questo punto), non mi resta ora che esporti brevemente quelli che sono considerati, quasi concordemente da tutti i cristiani (solo una minima parte di essi, non li praticano nelle loro comunità), i due principali veicoli di grazia soprannaturale, chiamati anche sacramenti dai cattolici e misteri dagli ortodossi, utili per taluni, per altri necessari al conseguimento della tua personale salvezza: essi sono il battesimo e la cena, o banchetto eucaristico, chiamato il secondo più popolarmente Messa dai cattolici, e Santa Cena dagli evangelici, e da entrambi anche Comunione. Uno sguardo velocissimo sul battesimo. Esso trova concordia quasi unanime tra gli evangelici e le chiese tradizionaliste, sia sulla formula di consacrazione, sia sui soggetti da consacrare, sia sul modo in cui questa consacrazione si attua. Ovvero, formula trinitaria, battesimo anche agli infanti e battesimo anche per solo versamento d’acqua sulla testa, se non addirittura, si pensi a certi periodi storici di conversioni di massa, per aspersione, ma, quello che è importante, da darsi una sola volta nella vita, e quindi da non ripetersi, nel caso uno dovesse passare dalla propria ad un’altra confessione religiosa. Chi è in disaccordo, e pratica il solo battesimo per adulti e per completa immersione in acqua, è solo una parte dei cosiddetti riformati e vengono definiti per questo Battisti ( ma ci sono anche altri, facenti parte di gruppi secondari che hanno tale prassi: ad es. i Pentecostali e i Testimoni di Geova). La Bibbia sebbene mostri dei chiari esempi sul battesimo dato agli adulti e per immersione, (cfr.Mc.1:4-5,9-11; Mc.16:16; Mt.28:19-20), in altri punti si mostra poco chiara, parendo optare anche per il battesimo dato per solo versamento (cfr.At.2:38-41; 10:45-47; 16:27-33) e ai fanciulli (ma su quest’ultimi è interessante notare ciò che dice 1Corinti 7:14-15 e lo stesso Gesù, in Mt.18:1-5 e 19:13-15). Ad ogni modo, la pratica di battezzare anche i neonati è invalsa, almeno ufficialmente, soltanto alcuni secoli dopo la nascita della Chiesa e fu fatta propria anche da Lutero, il padre della riforma protestante.      -E siamo così giunti a parlare dell’eucarestia o messa, e delle principali divergenze che i protestanti hanno con i cattolici riguardo ad essa, a cominciare proprio dal nome, che essi cambiano in santa cena. Cosa ti dice su questo la Bibbia? Continua a seguirmi pazientemente come credo tu abbia fatto fino ad ora e lo scoprirai subito.      -Dunque, la dottrina cattolica romana della messa, stabilita dal Concilio di Trento, afferma che essa è un sacrificio propiziatorio che viene offerto per espiare i peccati dei viventi e dei morti in Cristo. Questo non dobbiamo accettarlo, perché la Bibbia insegna chiaramente che Cristo ha offerto sé stesso: “un unico sacrificio per i peccati” (Eb10:12; v. anche Rm.6:9-10), e che non vi è bisogno di ulteriori sacrifici perché “questo egli ha fatto una volta per sempre quando ha offerto se stesso” (Eb.7:25-27; 9:22,25-28). Quindi non possiamo rinnovare il suo sacrificio per aiutare le povere anime del purgatorio. Del resto, come ti ho già fatto notare, la Bibbia non parla affatto di purgatorio. Essa afferma, inoltre, che il sacrificio di Cristo non può essere ripetuto, sono quindi inutili le messe giornaliere, perché è sufficiente per tutti i tempi per la remissione dei nostri peccati: “E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità. Ora, dov’è remissione di queste cose, non c’è più luogo a offerta per il peccato” (Eb.10:17-18). La Bibbia insegna che “il sangue di Gesù…ci purifica da ogni peccato” (1Gv.1:7).      -Accanto alla dottrina del sacrificio giornaliero di Cristo, c’è poi la tradizione cattolica secondo la quale la sostanza del pane e del vino viene cambiata effettivamente nel corpo e nel sangue di Cristo. Il miracolo viene chiamato transustanziazione. Questa tradizione si introdusse nella Chiesa circa il 380. Divenne dogma di fede nel 1215 ed i cattolici cominciarono ad inginocchiarsi davanti all’ostia nel 1226.      -La Chiesa, accettando questa tradizione, cerca di sostenerla con le parole di Gesù: “Questo è il mio corpo”, ma queste parole non insegnano che il pane subisce un cambiamento diventando letteralmente carne di Cristo. Paolo, dopo aver riportato le parole di consacrazione dette da Gesù nell’Ultima Cena: “questo è il mio corpo”, chiama il pane nello stesso brano per ben tre volte “pane” (v.1Co.11:24-28). Lo stesso pensiero troviamo riguardo al vino, il quale viene chiamato “frutto della vigna” (Mc.14:25), quando invece avrebbe dovuto già essere stato cambiato in sangue. E’ necessario allora interpretare figurativamente le parole “Questo è il mio corpo “ nello stesso modo in cui interpretiamo le parole di Cristo: Io sono la porta”; Io sono la via…”; “Io sono la vite”; ecc. Nella messa non avviene alcun cambiamento, mentre nei miracoli di Cristo ciò era evidente. Quando per esempio Cristo cambiò l’acqua in vino, fu chiaro a tutti che non si trattava più di acqua, ma di vino (v.Gv.2:9-10).     - Di fatto, questo così detto cambiamento fu impossibile allora, quando Gesù enunciò la formula, in quanto ancora vivo, ed è impossibile oggi, anche perché Cristo si trova corporalmente in cielo nell’età presente. Ciò viene spiegato da Pietro in Atti 3:21 e riaffermato in Ebrei 10:12: “Questi, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è posto a sedere alla destra di Dio”.      -Cristo insegnò ai suoi discepoli di fare la santa cena in ricordo di lui: “Fate questo in memoria di me” (1Co.11:24). Ad ogni modo il contenzioso fra i due schieramenti, considerando anche, a parer mio, alcuni ulteriori errori che non mi soffermerò qui a rilevare, ma propri di entrambi su quest’ultimo argomento, non si esaurisce in queste poche righe. Io credo però, che al di là dei cavilli teologici e delle dispute interminabili che nei secoli addietro hanno portato a spargere molto sangue fra cristiani, sia ancora valido il vecchio assunto paolino, che potrebbe e dovrebbe mettere d’accordo tutti, una buona volta: “Se tu professerai con la tua bocca Gesù come Signore e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato da morte sarai salvo” (Rm.10:9). Ma soprattutto, per esser certi di non deragliare dalla via maestra tracciata per noi dalla Chiesa primitiva, consiglio a tutte le confessioni cristiane di fare propri, uniformandovisi, i due fondamentali ammonimenti paolini, contenuti il primo in 1Co.3:10-11, e il secondo in Gal.1:8-9, e così esprimenti: “….io ho gettato il fondamento, un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce; infatti nessuno può gettare un fondamento diverso da quello già posto, che è Cristo Gesù.”; “Ma se noi o un angelo dal cielo annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia votato alla maledizione divina!…ripeto…”.      -Amico/a, ti ho esposto esaurientemente, almeno penso, il chiaro insegnamento della Bibbia nelle cose che riguardano la tua personale salvezza. Dio ti invita ad accettare ora la sua salvezza. Non continuare a ritardarla seguendo sistemi politici, filosofici e religiosi che allontanatisi dalla verità della Parola di Dio, o volutamente disconoscendola, portano quelli che li seguono ad incorrere seriamente in un disastro eterno, in una divina condanna.      -Dio ti ama e ha provveduto per te la salvezza per mezzo di Gesù Cristo. Ti invita ad avvicinarti a lui per ricevere il perdono dei tuoi peccati e la vita eterna. “Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui, abbia la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv.6:40).     -Prendi dunque ora, in questo momento, la decisione di seguire Cristo e la sua Parola. Allora, e solamente allora, la tua vita conoscerà la salvezza di Gesù e sarà in pace con Dio.      -Basta poco; un semplice, sincero atto di fede e tu puoi essere salvato: oggi stesso. Rammenta bene cosa Gesù ci dice: “Colui che viene a me io non lo caccerò fuori” (Gv.6:37). 
    (Buona parte del presente articolo è stato tratto da un vecchio opuscolo, intitolato RISPOSTE, di Tommaso Heinze, Ediz.Centro Biblico).

 

Poggibonsi,08/05/2011                                                giugibzz53

 

Per contatti e suggerimenti: ecumenismo@hotmail.it

 
 
 

LA BIBBIA,IL LIBRO DELLA TUA PERSONALE SALVEZZA -CHE COSA TI DICE? (Parte prima)

 “Le mie pecore ascoltano la mia voce, e io le conosco, e mi seguono” Gv.10:27.

 

     Amico/a, in una condizione non molto dissimile da quella di un uomo preso da un profondo e lungo sonno e che si trovi improvvisamente calato in un’altra realtà, dalla connotazione vaga, fumosa e impalpabile, quella illusoria del sogno appunto, e di cui non si renderà pienamente conto se non al suo brusco o lento, purché completo risveglio; nella maniera in cui lo sono io e come lo sono tutti quelli chiamati a fare la mia stessa esperienza, purtroppo ci sei dentro anche tu e, ironia della sorte, senza che nessuno prima te ne avesse richiesto il parere, o avesse ricevuto almeno la tua formale adesione. “Ma dentro dove?”, ti domanderai, forse sorpreso da questo mio inaspettato e velato preambolo. "Ma è ovvio!", ti rispondo, invitandoti frattanto a stropicciarti ben bene gli occhi, evidentemente non ancora del tutto sgravati dal sonno dell’inconsapevolezza, per uscire così anche in fretta dal presente e fastidioso incubo che ti attanaglia: "Dentro l’esistenza". Obbligato a percorrere, con affanno ed apprensione, il tortuoso e in apparenza suo indecifrabile cammino. Ed è un cammino che può procedere solo in avanti, indietro non puoi più tornare, neanche a costo della tua vita, anche perché non sapresti dove andare, visto che, come non sai dove sei diretto, neppure sai da dove sei venuto, e tanto meno perché sei venuto in questo mondo, altrimenti non saresti così smarrito, inquieto, fallace, contraddittorio con te stesso e con gli altri, e pieno di domande insolute.     -Ora, non ti restano che due modi per procedere lungo questo enigmatico percorso che sembra essere stato tracciato a bella posta da qualcuno per farsi beffa di te: o continuare a camminare a tastoni, brancolando nel buio della tua oscurità mentale, nella ricerca arruffata e inconcludente di trovare una via d’uscita a questa imbarazzante e poco invidiabile condizione in cui sei stato posto, o, come un navigante nella notte in alto mare, affidarti a una luce, a un faro, che t’illumini la rotta e ti mostri l’approdo finale. E questo faro c’è, solo che tu abbia la voglia e la pazienza e l’umiltà di cercarlo, e magari di seguirmi su quanto vado dicendo.     -E’ appurato, difatti, che nella plurisecolare storia dell’uomo, nei molteplici e spesso cervellotici tentativi che costui ha ipotizzato, o escogitato, sia filosofici che religiosi, per dare un senso e una risposta all’enigma della vita, anche quando questi sono giunti al lusinghiero e più consono fine per la sua natura, quello, cioè, di affermare una vita oltre la morte e l’esistenza di un Dio trascendente e causa di tutte le cose; mentre grandi uomini religiosi, profeti, santi hanno fatto una propria esperienza del tutto singolare di tale esistenza, e hanno avvertito il proprio nulla davanti alla grandezza di questo Dio, c’è stato un uomo, invece, che con mitezza e sicurezza si è presentato quale Figlio di Dio (cfr.Mc.14:61-62), uguale al Padre: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” ; “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv.14:9 ; Gv.10:30): certamente una follia e una bestemmia sulla bocca di qualsiasi altro, ma non per costui; quest’uomo era infatti Gesù di Nàzaret, ed è, per tutti coloro che credono nella sua risurrezione e divinità, Gesù Cristo, Signore nostro.     -Ma perché, vista una tale pretesa così umanamente inaudita, e la fine ignominiosa che Gesù ha fatto agli occhi del mondo, dobbiamo, con un assenso che rasenta l’irragionevolezza, prestargli lo stesso la nostra incondizionata ed intera fiducia? Innanzi tutto perché in poco più di duemila anni di storia -tanti ne sono intercorsi da quando ha fatto la sua prima apparizione sulla scena del mondo-, enormi quantità di uomini hanno reso a lui testimonianza, alla sua risurrezione, scrivendo su di lui, facendosi mettere a morte per lui, operando miracoli prodigiosi nel suo Nome, attuando conversioni clamorose e apparentemente inspiegabili, cominciando proprio da quel Paolo di Tarso, accanito persecutore dei primi seguaci di Gesù e poi divenuto il propagatore più efficace della sua parola, fino a dare egli stesso la vita per quel Nome (vedi la sua storia in Atti, 8:1-3; nel c.9 e nei cc.13-28). E poi, cosa di non secondaria importanza, perché nessuno ha mai parlato (né mai più ci parlerà) come lui ci ha parlato (cfr.Gv.7:45-46; Mc.1:22). Nemmeno un pazzo, e il più pazzo tra gli uomini, avrebbe mai potuto partorire, nella sua mente insana, dichiarazioni come queste: “Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv.8:12); “Ora, la vita eterna è questa, che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv.17:3). E inoltre: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; di nuovo lascio il mondo e vado al Padre” (Gv.16:28). Ma, se non fossero ancora sufficienti a farti riflettere o a convincerti della validità di quanto fino adesso affermato, proporrei di aggiungere questi tre ultimi totalizzanti e impegnativi moniti, dettati dal Divin Maestro a quanti volessero diventare suoi discepoli e che indurrebbero all'istante a dare del disturbato mentale a chiunque di noi avesse il coraggio di dichiararli in sua vece. Eccoli: 1) “Se uno viene a me e non odia suo padre e la madre e la moglie e i figli e i fratelli e le sorelle e ancora la sua stessa vita, non può essere mio discepolo” ; 2) “Colui che non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” ; 3) “Così, dunque, chiunque tra voi, il quale non rinuncia a tutti i suoi beni, non può essere mio discepolo” (Lc.14:26-33). E frasi sconcertanti come queste, ce ne sono molte altre, sparse qua e là, per le pagine dei Vangeli (cfr. ad es. Mt.5:38-48).     -Quindi, appurato, che queste non possono essere affermazioni, o aspirazioni, o pretese di un pazzo, né tanto meno di un indemoniato, data la santità e la coerenza del suo modo di vivere, come testimoniato dai suoi stessi discepoli (ha predicato la castità, e così ha vissuto, ha predicato la povertà, ed è morto povero, il servizio e l’umiltà e l’amore per i fratelli, e in tal modo li ha serviti dando in più, come estremo gesto di amore, la sua vita in loro e nostro riscatto, ecc. ecc.), perché non credere anche noi, con totale fiducia e abbandono, a colui che ha anche detto: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”(Gv.18:37). E altrove, aggiunge: “Io sono la via e la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per me” (Gv.14:6).     -Del resto, che Gesù sia un personaggio storico, realmente esistito non lo mette più in dubbio, oggi, nessun serio e accreditato studioso della Bibbia, questo grande, sotto tutti gli aspetti, e sacro libro, il più venduto e tradotto al mondo e il primo ad essere stato stampato. Esso, composto da decine e decine di libri, e scritto in un periodo di mille e cinquecento anni di storia, da una quarantina di autori, taluni di cultura e di rango sociale agli antipodi gli uni dagli altri, in paesi diversi, per lingua e tradizioni, eppure così omogeneamente coerente nel messaggio di fondo contenuto, si divide essenzialmente in due sezioni: l’Antico e il Nuovo Testamento. Nell’Antico, oltre ad esservi narrate le origini del mondo, dell’uomo, il suo peccato originale, il diluvio universale e la rivelazione che Dio fa di sé all’uomo, comunicandogli il suo nome ed entrando così inimmaginabilmente nella storia di un popolo, il popolo d’Israele, c’è soprattutto l’attesa spasmodica di questo stesso popolo per un liberatore, un inviato, un Unto del Signore, un Messia, appunto, che lo liberi una seconda volta, dopo essere già stato liberato una prima volta dalla schiavitù d’Egitto, principalmente, questa volta, dalla schiavitù del peccato e dalla precarietà dell’esistenza umana, facendolo così regnare, in un mondo riappacificato totalmente con Dio, sopra tutti gli altri popoli. Nel Nuovo c’è invece, l’approdo del Vecchio Testamento, il compimento in Gesù di Nàzaret, il Cristo, il Figlio di Dio, della rivelazione storica e delle promesse che Dio aveva fatto ad Israele, preannunciato già molti secoli prima in decine e decine di pagine di quei sacri scritti (“Non credete che sia venuto per abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire ma per compiere” Mt.5:17). Solo, che sappiamo come è andata a finire: intendendo quelle promesse in un senso prevalentemente materiale, mentre Gesù parlava loro di un regno spirituale e celeste (“Il mio regno non è di questo mondo” Gv.18:36; e vedi anche Gv.6:14-15), e sconvolti, spiazzati e turbati dalla personalità e dall’autorità spirituale e morale di un tale inatteso personaggio, Gesù fu messo a morte, inchiodato su una croce, come un malfattore tra due altri malfattori, sotto l’autorità romana rappresentata dal governatore Ponzio Pilato. Questa è la sintesi storica, poi subentrerà la fede: la risurrezione di Gesù, e l’invio dei discepoli per tutto il mondo a portare il nuovo messaggio del Salvatore, e la storia occidentale si dividerà da allora in poi in due tronconi: prima e dopo Cristo.      -La fede, appunto. E’ questa che ti è richiesta prevalentemente, amico/a, per avvicinarti alla Bibbia e farne il libro della tua personale salvezza. Senza fede, ci dice l’apostolo Paolo, è impossibile piacere a Dio. Chiunque gli si accosta deve credere che egli esiste, ed è rimuneratore per quelli che lo cercano (v.Eb.11:6).      -Benvenuto amico/a, accostati dunque alla Sacra Scrittura con fede, pregando il Signore Gesù perché te la aumenti se ti sembrerà di non averne a sufficienza, e troverai le risposte giuste alle domande che forse fino ad ora ti eri fatto inutilmente, o ancor di più, ti farà comprendere, sotto una nuova luce, credenze che davi per accertate, perché magari subite passivamente dentro la tua chiesa di appartenenza e che adesso, dopo il tuo incontro personale con la Parola di Dio, certe non ti sembreranno più. Queste poche pagine, non ti lasceranno solo nella ricerca, ma ti saranno, per quanto potranno, vicine, mettendo così a tuo servizio i risultati scaturiti da lunghi anni passati dal sottoscritto nello studio della Bibbia. Leggi dunque che cosa essa ti dice su cose utili alla tua personale salvezza, ponici mente e agisci poi di conseguenza.     -Cominciando, dunque, con l’Antico Testamento, ti accorgerai che uno dei temi maggiori e più frequenti della Bibbia è il rifiuto delle immagini da adorare. Nel secondo comandamento (premeditatamente cancellato da alcune confessioni cristiane, che hanno diviso in due il decimo, per far ritornare così l’iniziale numero di dieci), l’ordine di Dio, in tal senso, è perentorio: “Non ti fare scultura alcuna né immagine, …non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servire loro” (Es.20:4-6). Il divieto, inoltre, proprio per far capire la sua importanza, sarà riproposto nel libro del Levitico: “Non vi farete idoli, non vi eleverete immagini scolpite né statue, e non collocherete nel vostro paese alcuna pietra ornata di figure per prostrarvi davanti ad essa; poiché io sono il Signore Dio vostro” (Lv.26:1), in quello del Deuteronomio: “Vegliate diligentemente sulle anime vostre, affinché non vi corrompiate e vi facciate qualche immagine scolpita” (Dt.4:15-16, e versetti 17-19), e in molti altri passi dei libri appena citati, e di altri libri che qui non c’è il tempo di esaminare. Basterebbe comunque leggere i profeti (Isaia, Ezechiele, Daniele, il libro dei Salmi, etc.), tanta è la frequenza e l’importanza del richiamo fatto al popolo d’Israele dopo che fu tratto da Dio fuori dall’Egitto. Ancora una considerazione al riguardo. Dio, ci narra il libro secondo dei Re, lodò un re israelita di quel tempo (Ezechia, re di Giuda: 716-687), per avere distrutto un serpente di rame innalzato molti anni prima per suo chiaro ordine (cfr.Nm.c.21), ma non per venerarlo: “Egli fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, …Soppresse gli alti luoghi, …., abbatté l’idolo d’Astarte, e fece a pezzi il serpente di rame che Mosè aveva fatto; perché i figliuoli d’Israele gli avevano fino a quel tempo offerto profumi” (2Re 18:3-4).     -C’è chi sostiene che le immagini erano proibite soltanto durante il periodo dell’Antico Testamento, e che siano accettabili adesso che viviamo nel tempo del Nuovo Testamento, tanto più ora che Dio si è manifestato con Gesù in forma umana, corporea, e quindi in immagine. Niente di più falso. In uno degli ultimi brani del Nuovo Testamento leggiamo: “Figliuoletti, guardatevi dagli idoli” (1Gv.5:21), e altrove, “Perciò cari miei fuggite l’idolatria” (1Co.10:14). Vedi anche 1Co.6:9; 10:7,14; At.7:39-42; 17:16,29; Rm.1:23; 1Pt.4:3; Ap.2:14; 9:20; 21:8; 22:15, e, soprattutto, il monito di Gesù contenuto in Gv.4:23-24: “Ma viene l’ora, ed è adesso, quando i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché anche il Padre cerca tali quelli che l’adorano. Dio è spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo in spirito e verità”.       -Del resto la chiesa dei primi secoli non usava immagini, anche perché non venerava i cosiddetti santi. Queste entrarono nelle chiese per uso ornamentale alla fine del terzo secolo. Nel quinto secolo furono usate per istruire, e in seguito considerate come sacre. Vennero accettate dal secondo concilio di Nicea nel 787 e, dopo l’uragano anti-cattolico del protestantesimo, riconfermate da quello di Trento nel 1562 d.C. Vi è da dire, inoltre, che se i primi cristiani non avessero ben tenuto presente il comandamento di Dio, e avessero voluto farsi delle immagini, sarebbero stati assai più favoriti, nella rappresentazione fedele e non fantasiosa di quelle, nei confronti dei cristiani dei secoli futuri, avendo ancora ben presente agli occhi, in quanto testimoni oculari, le fattezze di Gesù, di Pietro, Paolo, e tutti gli altri, ma soprattutto quelle della veneratissima Maria, e ce le avrebbero, così, tramandate. La verità semmai è un'altra: Dio ci ama e ci conosce, ed egli, geloso dei nostri affetti, come egli stesso dice (cfr.Es.20:5; 34:14; Dt.4:24); vuole che ci accostiamo direttamente a lui, senza che dobbiamo fare anticamera, o che dobbiamo mandare un altro avanti a noi a perorare la nostra causa. Insomma, non vuole avvocati. La Bibbia difatti afferma: “Perché non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno (Cristo) che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per esser soccorsi al momento opportuno” (Eb.4:15-16; v. anche Ef.3:12).      -La Bibbia dice che tutti i credenti sono santi, perché santificati per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo. Ecco come l’apostolo Paolo si serve della parola “santo” nella lettera agli Efesini. “Ai santi che sono in Efeso…” (Paolo scrisse queste parole a persone ancora viventi). Vedi anche Ef.1:15,18; 2:19; 3:8,18; 4:12; 5:3 e 6:18; Rm.1:7 e At.26:10; 9:13,32. I credenti della chiesa di Corinto erano santi (cfr.1Co.1:2; 6:11; 14:34) eppure avevano ancora dei difetti (cfr.1Co.1:11; 3:1; 11:22). Nella Bibbia non troviamo nessun caso di qualcuno che abbia pregato i santi e offerto loro venerazione, né nessuna indicazione che bisogna farlo; la Bibbia dice: “Adora il Signore Iddio tuo, e a lui solo rendi il tuo culto” (Lc.4:8). Nella Bibbia troverai che né gli uomini, né gli angeli di Dio permisero ad alcuno di prostrarsi loro dinanzi, anzi risposero che bisognava prostrarsi solo davanti a Dio: “E come Pietro entrava, Cornelio, fattoglisi incontro, gli si gettò ai piedi, e l’adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: Levati, anch’io sono uomo!” (At.10:25-26). Vedi anche Atti 14:15 e Apocalisse 22:8-9.      -I santi non possono essere nostri mediatori davanti a Dio, “Poiché vi è un sol Dio e anche un sol mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, il quale diede se stesso quale prezzo di riscatto per tutti” (1Tm.2:5-6). Gesù stesso disse: “Io sono la via…, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv.14:6). L’apostolo Paolo, uno dei “santi”, mostra chiaramente ai Filippesi che egli poteva essere loro di aiuto solo vivendo (v.Fil.1:23-26).      -Per rispondere poi sull’argomento che i santi esaudiscono le preghiere facendo miracoli, ti ricordo che ci sono solo due fonti di potere spirituale: Dio e le forze diaboliche capitanate da Satana, il diavolo; e Dio dice che non dobbiamo fare immagini, né pregare i santi. Quindi, quando i miracoli sembrano essere fatti dai santi, e spingono le persone all’idolatria, non possono provenire da Dio.     -Anche tu puoi diventare santo, credendo in Gesù Cristo come Salvatore: “Noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre” (Eb.10:10). Vedi anche Atti 26:18.       -Naturalmente il discorso fatto sino qui su i santi, vale, e a maggior ragione, per colei che viene definita la santa per eccellenza, la “tutta santa”, cioè Maria, la madre di Gesù, meglio conosciuta e venerata, da cattolici ed ortodossi, con l’iperbolico appellativo di “Santissima Madre di Dio”. Di lei si dice inoltre che sia rimasta vergine nonostante il parto (ma cfr.Ap.12:1-2), che non abbia avuto rapporti sessuali con Giuseppe, suo marito [ma cfr.Mt.1:25 e la considerazione, di non poco conto, che Maria, che era obbediente alla volontà di Dio sapeva benissimo che Iddio non desidera che le persone sposate restino vergini (cfr.Mt.19:4-6; 1Co.7:2-5)]; che non aveva avuto che il figlio nato dallo Spirito Santo, cioè Gesù (ma cfr.Mt.12:46; 13:55-56; Mc.3:31; 6:3; Lc.8:19; Gv.2:12; 7:3-5; At.1:14; 12:17; 15:13-21; 21:18; 1Co.9:5; 15:7; Gal.1:19; 2:9), che fu concepita senza peccato originale (ma cfr.Lc.2:22-24; 1:30,46-49 e Lev.c.12), e, infine, ultimo dogma, ovvero verità di fede da credersi nonostante le ritrosie della ragione, perché imposte dal magistero della chiesa di Roma, l’assunzione al cielo in anima e corpo di Maria (Ap.c.12?). Ora, mi proverò qui a mostrarti, anche con un ragionamento indiretto, l’assurdità di almeno due dei dogmi principali della chiesa romana, tra l’altro strettamente collegati fra loro da un sottile nesso logico. Cominciamo dal dogma che vuole Maria essere stata concepita senza peccato originale. Ma in Romani 8:3, l’apostolo Paolo dice chiaramente che Dio inviò il proprio Figlio in uno stato di affinità con la carne del peccato (v.anche 2Co.5:21), mentre Rm.6:3, afferma perentorio: “La ricompensa del peccato è la morte”. Concetto ribadito da 1Corinzi 15:56. Ora la Parola di Dio mostra chiaramente che Gesù, oltre che ad essere vero Dio era anche vero uomo, e quindi, se non fosse stato messo a morte per blasfemia, sarebbe morto, proprio come tutti noi, di morte naturale, e questo a causa del peccato originale ereditato da Adamo (v.At.2:22-36, dove si parla espressamente della corruzione a cui sarebbe andata incontro la carne di Gesù, se questi non fosse stato risuscitato da Dio). Quindi, se Gesù, nella sua natura umana era figlio di Maria, per quanto lei fosse stata pia, e non ne dubito, non vi è però che da trarre una sola logica conseguenza, che anche Maria vi era soggetta. Per quel che concerne, invece, il dogma di Maria madre di Dio, affermato nel lontanissimo concilio di Efeso (431), esso appare ancora più assurdo e inconsistente del precedente. Se così fosse, infatti, dovremmo concludere che la creatura sia madre del Creatore, cioè di colui che è sempre esistito (cfr.Gn.1:1; Gv.1:1-3,14). La Bibbia insegna che Maria è madre della natura umana di Cristo, in quanto egli, nella sua natura divina esiste in eterno (v.Gv.8:57-58). Del resto tale espressione imprecisa e vaga potrebbe facilmente far pensare, perlomeno alle persone più incolte in materia biblica, e ve ne sono veramente tante, che Maria sia madre anche di tutta la Trinità (Dio è uno e trino); da qui al tributarle onori che appartengono solo a Dio il passo si fa, e si è fatto in numerosi casi, breve. Se proprio vogliamo insignirla di un titolo onorifico, perché non chiamarla più semplicemente madre del Signore Gesù? (cfr.Lc.1:43). Nella Bibbia troviamo che Cristo non permise che si desse a Maria altro onore all’infuori di quello di aver creduto in Dio e di aver ricevuto da lui (cioè da Dio) la benedizione di divenire madre di Gesù: “…una donna…alzò la voce e gli disse: Beato il seno che ti portò e le mammelle che tu poppasti! Ma egli disse: Beati piuttosto quelli che odono la parola di Dio e l’osservano!” (Lc.11:27-28). Vedi anche Mt.12:46-50; Mc.3:31-35; Lc.1:42-45; e i problematici versetti di Mc.3:21; Mt.11:11; 20:23; Gv.2:3-4.     -Quando diamo a Maria ciò che è dovuto a Dio, non onoriamo Maria. Il solo modo di onorarla è di credere nel suo figliuolo ed obbedire all’ordine da lei stessa impartito ai servi durante le nozze di Cana: “Fate tutto quello che egli (Gesù) vi dirà” (Gv.2:5). (Continua nella parte seconda e conclusiva).     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

LA DOMANDA PIU' IMPORTANTE

"Ciascuno dica la verità al suo prossimo,perché siamo membra gli uni degli altri" Ef.4:25.

COME FARO' TANTI SOLDI?   -Fra le domande che si fanno,le più importanti sono sicuramente quelle riguardo a ciò che è più essenziale per l'uomo.Quali potrebbero essere queste domande? Una potrebbe essere: "Come posso guadagnare tanti soldi?".Non sono poche le persone che si preoccupano di questo.Anche se ci sono persone che hanno i soldi,ma darebbero tutte le loro fortune in cambio di qualcos'altro che non hanno,per esempio in cambio della salute.La salute è sicuramente più importante del denaro.   -Altri possiedono salute e denaro,ma la disarmonia in casa li rende infelici.Dunque la felicità è un altro elemento più importante del denaro.    -Possiamo ancora prendere in considerazione una terza cosa più importante del denaro.Una volta qualcuno ha detto,che tra il denaro e l'intelligenza  preferisce quest'ultima,perché con l'intelligenza saprebbe ottenere anche il primo.E chi non conosce per lo meno,o non ha mai udito di una persona che,perduti i suoi beni,non li ha poi recuperati grazie all'intelligenza? Con questi esempi si può vedere che nella vita dell'uomo ci sono molte cose più importanti del possesso  di denaro.

QUELLO CHE E' INFINITAMENTE PIU' IMPORTANTE.    -Però,come sarebbe se si potessero possedere tutte queste quattro cose insieme? Sembrerebbe l'ideale.Però non lo è ancora.C'è una cosa infinitamente più importante senza la quale la salute,la felicità,l'intelligenza,il denaro,e tutto quanto l'uomo possiede,non valgono nulla.Una volta il Maestro Gesù Cristo ci ha detto: "Che gioverà un uomo se,dopo aver guadagnato tutto il mondo,perde poi l'anima sua?" (Mt.16:26).Ti rendi conto caro lettore,che possedere molti beni e altre cose,e non ottenere la vita eterna,equivale a non possedere niente? Sì, NIENTE!    -Anteporre qualsiasi cosa terrena alla vita eterna,è come preferire la scoria e rifiutare l'oro.L'obiettivo principale dell'uomo deve essere ottenere la salvezza,la vita eterna.Tutte le altre cose sono secondarie.   -Dunque,tutti coloro che inseguono i piaceri terreni,le ricchezze di questo mondo,qualsiasi altra impresa secolare,invece di cercare in primo luogo la salvezza in Gesù Cristo,stanno perdendo i più preziosi momenti della loro vita,perché: "Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola,dopo di che viene il giudizio" (Eb.9:27),un giorno si renderanno conto di aver avuto un'esistenza inutile,perché non hanno approfittato del privilegio alla loro portata.Hanno fatto tutto,però hanno mancato di fare l'essenziale: NON HANNO OTTENUTO LA VITA ETERNA!

QUALE SARA' LA DOMANDA PIU' IMPORTANTE?   -E' quella che un giovane ricco d'Israele fece un giorno a Gesù: "Che devo fare di buono per avere la vita eterna?" (Mt.19:16).Questa è la domanda più importante più sublime e più saggia che un mortale si sia potuto porre,si possa porre,e si potrà porre.Ed è la domanda che tutti gli uomini,che non vogliono e non si rassegnano a vedere la loro vita ridotta alla fine ad un pulviscolo di cenere,presto o tardi,sono portati a porsi,insieme a quella più filosofica e generale che investe il destino del nostro io: "Chi sono,donde vengo,dove vado?".Stimato amiico/a,hai già qualche volta seriamente pensato a questo?

LA RISPOSTA.    -La solenne e vitale risposta di Gesù Cristo è stata: "Ma se vuoi entrare nella vita,osserva i comandamenti...Non ucciderai,non commetterai aduulterio,non ruberai,non testimonierai il falso (Es.20:13-16;Dt.5:17-20),onora il padre e la madre (Es.20:12;Dt.5:16),e amerai il prossimo tuo come te stesso(Lv.19:18)" (Mt.19:17-19).Alla risposta affermativa del giovane,Gesù lo invita allora  a sbarazzarsi dei  suoi averi,ben sapendo che,prima o dopo,gli sarebbero stati d'intralcio nel cammino della via che conduce a Dio,perciò gli dice: "Se vuoi essere perfetto,và,vendi i tuoi beni e dalli a dei poveri,e avrai un tesoro nei cieli,e vieni,seguimi" (Mt.19:21).Lo stesso invito fatto al giovane ricco,Gesù lo  fa ora anche a te.Ma tu non fare come costui,che,sebbene rattristato,gli voltò le spalle e se ne andò,ritenendo la richiesta del Divin Maestro troppo gravosa,e questo per non aver avuto fiducia in lui.Se tu,invece,vuoi veramente seguire Colui che è "la via,la verità e  la vita" (Gv.14:6),devi "camminare com'egli camminò" (1Gv.2:6).E come camminò Gesù in questo mondo? Fu "ubbidiente -al comandamento di Dio- fino alla morte,e alla morte di croce" (Fl.2:8),e questo per poter ridare a noi la vita,che avevamo persa in seguito al peccato di Adamo (v.Gn.c.3).Così egli è divenuto "per tutti quelli che gli ubbidiscono,autore di salvezza eterna" (Eb.5:9).Poiché l'ubbidienza è intrinseca alla vera credenza,è l'inconfondibile evidenza  di colui che crede veramente.Così insegnò il nostro amato Salvatore Gesù Cristo: "Chi crede nel Figlio ha la vita eterna ma chi non ubbidisce al Figlio (altre traduzioni: "ma chi si rifiuta di credere al Figlio",il che implica il rifiuto di ubbidire,poiché non si ubbidisce a colui del quale non si riconosce l'accreditamento) non vedrà la vita,ma l'ira di Dio dimora su di lui" (Gv.3:36).   -Sì,è vero che non siamo salvati per la nostra ubbidienza,ma lo siamo per grazia,però senza la completa ubbidienza alla legge di Dio,nessuno entrerà nella vita eterna;perché l'ubbidienza è il frutto genuino della vera fede.Pertanto,per evitare di vivere nella pratica di qualche peccato,e "il peccato è la violazione della legge" (1Gv.3:4),per la quale "viene l'ira di Dio sui figli ribelli" (Col.3:6),credi al Figlio e ubbidisci al Figlio,come il Figlio ha ubbidito al Padre celeste,e avrai la vita eterna.

CHE COSA DEVI FARE IN PRATICA?   -Se possiedi già la fede manifestala in assoluto spirito di tolleranza e di carità cristiana verso ciascuno,ma soprattutto verso quei fratelli in Cristo cosiddetti separati,poiché dissenzienti da te in alcuni articoli della tua fede,in quanto Cristo vuole  l'unità e non la separazione,e con l'odio si va poco lontano.Tre cose poi ti raccomando che saranno per la tua fede la linfa quotidiana: Testimonia,Condividi e  Prega.   -Se invece non conosci Gesù o ti tiene  lontano da lui una vita  peccaminosa vissuta nell'orgoglio e nella presunzione di te stesso,accostati alla sua Parola,comprando e leggendo la Bibbia,soprattutto il Nuovo Testamento.   -Ti ricordo che il Signore può salvarti anche se sei solo,ma se hai la possibilità di condividere la tua fede con uno o più fratelli,questo è meglio agli occhi di Dio e lo sarà anche per te stesso,a giovamento della tua crescita e consolidamento spirituale.Se ti sarà di bisogno puoi quindi contattare la comunità,scrivendo sul suo Blog,o all'indirizzo di posta elettronica.   -INFINE.Se vuoi dare anche tu,un tuo pur minimo contributo alla diffusione della Parola di Dio,pubblicizza  questo sito e questo Blog facendolo conoscere a familiari,amici,colleghi di lavoro,ecc. Magari puoi stampare più copie di questo e degli altri articoli pubblicati e diffonderle in vari modi.O puoi metterti in contatto con me per poterci conoscere e concordare una strategia comune.   -RICORDA.Gesù ci ha assicurato,che non perderà la sua ricompensa,colui che darà anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno dei suoi discepoli,per il semplice fatto che è di Cristo (Mt.10:40-42).Figurarsi che cosa non farà,per colui che voglia prestare la sua opera e il  suo tempo,purché minimo,alla diffusione del suo messaggio!    -RISOLVITI.O con Cristo o contro Cristo,non ci sono mezze misure (Lc.11:23).Sappi anche,che nessun'altro ti può salvare,se non Gesù solo;lui è l'unico mediatore accreditato fra te e Dio (At.4:11-12;1Tm.2:5).Ascolta dunque la voce della tua coscienza,mettila davanti a Dio.Se ti rimprovera,allora c'è in te qualcosa che non va.Dovrai cambiare;cambiare rotta intendo.L'unico che ti può dare la direzione giusta,come la bussola al navigante smarrito,perché ritrovi la via di casa,è lui e sempre lui: Gesù.   -Caro amico/a,accetta Geesù Cristo adesso,come tuo Salvatore personale!Credi in lui!E ubbidisci per fede al Figlio di Dio,osservandone i suoi comandamenti,sintetizzati mirabilmente in due sole frasi: Ama Dio sopra ogni cosa,e il prossimo tuo come te stesso (v.Mt.22:36-40).Cristo ci ha detto,infatti: "Se voi mi amate,osserverete i miei comandamenti" (Gv.14:15),e "Vi do un comandamento nuovo...;come io ho amato voi,amatevi anche voi gli uni gli  altri.Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli,se avete amore gli uni per gli altri" (Gv.13:34-35).[Il titolo e buona parte dell'argomento trattato,in specie la prima parte,sono stati estrapolati da un vecchio opuscolo in mio possesso,edito a Chiavari dal Movimento di Riforma A.D.S.G.].

Poggibonsi,28/04/2011                                  giugibzz53

 

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