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9.31

Post n°43 pubblicato il 01 Ottobre 2016 da FlautoDiVertebra

 

Talvolta, sull'orlo della notte,
si resta in bilico e non si spira.
Si sosta dentro un singolo respiro
oblungamente, nel giorno mai adempiuto
si vede l'uscio spalancato da un urlo
la mano che lesiona con una meticolosità
rasente alla dolcezza.
Così, si trascorre digiuni
dal primo sangue fino a qui,
sino ai palpiti che afferrano
tornando ad intendere,
tallonando la sinonimìa dei corpi
restando imperfetti e interrogati.

 
 
 

15.05

Post n°42 pubblicato il 10 Settembre 2016 da FlautoDiVertebra



Ad enumerare i danni mi limito,
dalle dita dei piedi debutto, scortando
le curve delle diafane dita, alle vene che
percorrono il reticolato frangibile del dorso
muscoli tesi schioccano all'ombra
talvolta li seguo quei nerbi
sono un tumulato porto di atti inevasi
e ascendo le caviglie, sogghignando
degli abbrivi e alle stramazzate
incolume nel fiato forse, ma non nella solitudine
del blocco scisso cartilagine e gesso
cabro in zuccherine carezze e
l'abbozzo seguo di questo saltimbanco,
dolina di pupille, cocciuta scarabocchio i dadi
la bocca sgombra e monto
sulla linea lattescente sino alle ginocchia
soffiando addosso alle cicatrici
delle corse a perdifiato senza scorgere e scorgermi
affidandomi al respiro e poi al pulviscolo
giungo smaniosa alle ceree cosce,
che imperfette mi riuniscono e mi accovacciano
torcendo il busto, le parole i pensieri, i varchi
e le non appropriate nuvole all'essere
m'accade di scaraventare giù un pensiero e
mutarmi in goccia, sovente mi smarrisco nel salto
esiguo seme ridivengo e poi ancora in noi m'imbatto.
Or ora il tempo soccombe, il passo s'arresta
sul cedevole ventre, allacciandomi
meandro su meandro alle braccia sui seni addossate
e quel neo immesso a destra al verso
che sul collo sversa e screma le labbra
polpute di malinconia quando indosso al foglio s'adagia
obliando che gli occhi oramai son serrati
bastante mi è il tempo di sperare di scorgere ancora
il sole attraverso i palmi in un gioco di vanità
e veemenza di polsi appesi ad un sorso dal mare
ex novo ci ameranno le stelle nella lucida e maldestra insania
come quando, partoriti, in corpo maturati
assecondati a braccetto e spasmodici
di straforo dalle orecchie tarpate consumati.


 

 
 
 

12.56

Post n°41 pubblicato il 07 Settembre 2016 da FlautoDiVertebra

 

Mesmerica I

Aiutami a discernere Geenna
che si contrae nel cardiopalma di taluni pulviscoli
che intirizziscono in cortili flessi sul cuore
condense rettilinee
questo aver vita smembrata dal ventre.

Mesmerica II

Sono la belluina ieratica
nei dedali ferrosi del mio/tuo buio
la conflagrazione antidiluviana
delle tue cosce con le mie.

Mesmerica III

Ti denudo a malapena la parola
in un tempo in disequilibrio
riaffiorare
nella nitidizza dei polpastrelli
trasmigrando voce
nei fori concessi statuiti
dalla bulimia.

Mesmerica IV

L'humus, la vampa e gli embrioni
la linfa desertica del nostro aborrirci
un pozzo carsico di lingue disorientate
nei girotondi rabboniti dalle gambe.

Mesmerica V

Pavento che il ricordo
si possa trasmettere come un morbo
fra erba alta estirparne le orme
pulvis et umbra sumus
di una mano l'incursione
come una cosa recondita cercata
in codesti lucciconi dormienti
tra le palpebre che tremolano.

 

 
 
 

19.17

Post n°40 pubblicato il 01 Settembre 2016 da FlautoDiVertebra

 


Il punto del foglio dove fluisce inedito il polpastrello
sullo squarcio del cranio e si reclina in un riflesso lustro dolente
trovo fori all'orizzonte uno smantellarsi che lacera, lembo contratto
nel rostro di corvo, che tira e aggroviglia le vene in gocce di pianto
il pensiero si raggrinza come alluminio accalorato,
ti favello a notte incavata delle ossa e di questa capillare pelle,
frattanto l'inchiostro cola, umette una ciglia
e il tempo esala un rantolo a lato,
come un cane che addenta l'aria a digiuno
mentre la pupilla emette preghiere di redenzione
tra i miei seni germogliano scremature d'incarnati verbi,
l'alba asfissia sui guanciali,
laddove replichiamo l'inverno assoggettati sui palmi,
Il senso della voce è un chicco sul davanzale deturpato dal vento.

 
 
 

14.42

Post n°39 pubblicato il 29 Agosto 2016 da FlautoDiVertebra

 

La paura cagionevole di una stabilità congruente
piomba in questuante apneustìa d'ossigeno. Idilliaco.
[Mancante]
Foglie dalle indorate membrane
ad un filo appese, tremulano rifratte ai rami.
In contrappeso, su di uno sperduto autunno
scerpato alle radici, rifondono visioni riottose
speculari, distoniche, di una distante risurrezione.
[Ammorbata]
Affollano fosse stipate
spettri impediti, imbelli a mantenere il distacco.
Frattanto piove e aumenta l'attesa
[D'ossa e frattaglie]
Non basterebbe un colpo di rivoltella
ad annientare, a spazzar via ciascuna condensa.
Non soddisfarrebbe una corda
pendula nel vuoto a ristabilizzare
un equilibrio in disavanzo.
[Si stramazza a prescindere]

Sono stata sgravata
lungo il fusto caduco di un fiore avvizzito
per le tinte oltremodo sgargianti.

S'è fatta notte. E ne scorgo tuttora le forme.

 

 
 
 
 

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