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Un blog creato da FlautoDiVertebra il 28/02/2014

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18.01

Post n°38 pubblicato il 25 Agosto 2016 da FlautoDiVertebra

 

Le sue occhiaie
raccattarono la pioggia
plasmando sorgenti d'acqua mera.
Non sembrava contristarsi.
In prestito diede alla natura
alle nugole addensate massicce d'autunno
il suo derma
come alveo in cui affogare.
Non la terra
sempre medesima a sé stessa
sempre disposta ad astergersi
al primo sole.
Per la prima volta si avvertì
non più martire di un egoismo oriundo
fatto di ore, minuti e secondi.
Pluvia, sole o caligine.
Come mai in passato, si sentì
un punto.
Un punto nell' Universo.
Utile quanto un singulto
a stomaco cavo.

 
 
 

19.43

Post n°37 pubblicato il 23 Agosto 2016 da FlautoDiVertebra

 

Ho tentato a custodirti sogno
annichilirti, folgorarti
dentro ad un mio modo d'essere
mansuefando il gesto, arrestarlo dentro
pensando così adagio da tramortire l'intrusione
avrei serrato il giunco dentro il flutto di salsedine
e tracciato nella sagoma un trampolo di morte
[inetto incubo a procrastinare giudizio]
se ciò che chiamo è impeto cieco
che s'assopisce attento,
forse nugoli di tremori retrattili
sotto la bordura di un siffatto vasto soliloquio
come una lisca a conferirmi ferma, invariata
stivo il patimento rostro così scoscesa da salirti
e se sull'orecchio pigio, laddove il fiato s'annida
una colata a gretto travisamento non risparmia
[accordi boccacceschi]
corde d'un conclusivo piacere i nostri suggelli
il mio succhiare fune che sfilaccia di sapidità
lungo l'argine che ci siamo elargiti.
Tu giungi e sverni, didentro le fenditure
della mia glabra inapparenza
un folgore d'improvviso,
bulimia, ad incupirti le pupille
sotto ciglia di ragazzo, alacre a falciar respiri.

 
 
 

11.12

Post n°36 pubblicato il 19 Agosto 2016 da FlautoDiVertebra

 

Non giungo mai al compimento del giorno
non satollo mai appieno la vasta capienza della notte.
Accade di continuo, ad ogni ora
ch'io senza sosta seguiti a smarrirmi e appresso rinvenirmi
come un malvezzo da cui non so sgattaiolare.
Mai arrivo a discernere il mio essere
del tutto satura, completa.
E' un etterno rimestarmi, un imperituro assentarmi
un pastoso tremore flou che mi cola dal corpo
svapora da solo senza che io me ne avveda.
Sono e sarò di questo derma una piega che non si spiega
un grembo spalancato dal sempiterno travaglio
un fiume impetuoso che d'acqua si stagna.

 
 
 

5.11

Post n°35 pubblicato il 16 Agosto 2016 da FlautoDiVertebra

 

Ci condurranno via giacenti.
Indirizziti a foderare il cielo.
Udiremo allontanarsi
il tramestìo accorto
al dire retto di noi.
Perchè scrutati in silenzio.
Qualcheduno si arresterà,
non visto, ignoto.
Dimenerà un sussulto
la dipartita della carne.
D'un tratto:
Un abbacinamento
un altro. Tra i tanti.
Soltanto pruriginoso interesse
per altra vita snervata
dal tempo.
Noi, così inconsulti di noi
e sempre così distanti da quello
che computavamo di avere.
Non ci siamo avveduti
che sin dal vagito originario
s'era avviato il corrodere
del tempo alla rovescia.
A crescere.
Chissà che non sia questo
che ci ha sviato.
Sono nata un giorno fa,
il cielo ascoso altrove.
Le mie pupille accorte alle pareti.
Alle sue brecce caustiche come astri.
E tu? Sei così certo
di essere vivo e vegeto?
Frattanto, intabarrami ho freddo.
Non vorrei ridestarmi
battendo i denti, rabbrividendo.
Hai scorto
come fa buio senza remore?

 
 
 

19.07

Post n°34 pubblicato il 10 Agosto 2016 da FlautoDiVertebra

 

Innesto un sorriso nei denti
polpastrelli convulsi d'ombre su questo coagulo di terra
tetra e nerapece, si fa l'anima al rimuginare
nei dissolti domani, nelle grida dei virgulti
che chini, hanno mero sangue di rinunce
spontanee preghiere, negli interstizi dei pianti infilate
attese e presagi, nell'avvertire che il fuoco non favella,
di rigati volti, nell'amore che difetta
noi esseri materiali, che a palmi spalancati vagoliamo
riesumando l'assurdo, nell'abbisognare ad ogni modo
piagando l'amore dalle costole, sapendo
che questo graverà sulle nostre seguenti vite
spossati esangui, nei cantoni di un firmamento in agonia.

 
 
 
 

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