Caos Ordinato

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« Ritorno su TitanoUna nuova coscienza »

Kalith

Post n°449 pubblicato il 25 Marzo 2012 da flavourfly
 
Foto di flavourfly

Kalith, poco più di un sasso, un planetoide che ruota attorno al pianeta madre ad una velocità pazzesca. Tra poco meno di diecimila anni Kalith si troverà entro il limite di Roche e verrà frantumato dalle forze di marea generate dall'enorme campo gravitazionale del gigantesco pianeta madre. Kalith è uno di quelle migliaia di asteroidi che l'uomo sta sfruttando. E' ricco di minerali e la colonia di minatori è una delle più attive in questo settore della galassia.

La vita su Kalith non è delle più facili.

La colonia è interrata nelle viscere del planetoide e le abitazioni così come i magazzini, gli uffici, le aree dove risiedono le macchine per i supporti vitali e le colture idroponiche sono costituiti dalle stesse pareti di roccia che separano il formicaio umano dal freddo ed il buio cosmico. Immense gallerie attraversano il corpo del planetoide in tutte le direzioni.

Le strade sono di solida roccia e sui lati si aprono negozi, cinema, pub e supermarkets.

Nelle vie laterali ci sono le abitazioni. E' quasi come vivere nell'antico villaggio degli indiani Anasazi costruito ed incastrato tra le rocce del Four Corners tra gli stati di Utah, Colorado, Arizona e Nuovo Messico.

E' Natale e gli addobbi abbelliscono questo posto dimenticato da Dio.

Di lontano, ogni tanto, si odono i boati degli esplosivi che aprono le nuove gallerie ed il tremore scuote l'intero sasso.

Oggi è il mio giorno libero e sto recandomi a casa del mio migliore amico.

Dick Cooper è uno di quei personaggi, assieme a me, che hanno per primi colonizzato Kalith.

Ricordo ancora il distacco dalla Terra come se fosse ieri.

La Terra! Un ventre caldo ed accogliente come quello di una madre dove l'uomo può farsi accarezzare dalle brezze mattutine che scompigliano i capelli.

I ricordi sono antagonisti del tempo.

I primi cercano di far riaffiorare le emozioni, le gioie e le sofferenze mentre il secondo, cerca di cancellare tutto allontanando da noi i lamenti che la storia ci tramanda.

Su Kalith respiriamo aria riciclata e beviamo acqua riciclata.

Qui tutto è riciclato anche, le feci che vengono trattate da complessi macchinari ricavandone da esse acqua e composti per la fertilizzazione delle colture idroponiche.

Entro in un negozio.

Non è un buon motivo giungere in visita a mani vuote anche se Dick, per me, è come un fratello e lo stesso io per lui.

Acquisto una confezione di birra e un pacchetto di sigarette. Allungo le monete al negoziante che sorride e mi porge gli auguri per le prossime festività.

Torno sulla via e per un attimo mi soffermo ad osservare la volta che è stata dipinta di un blu cielo quasi a ricordare com'è fatto il cielo sulla Terra ma, non volano uccelli e neppure si vedono passare le basse e tondeggianti nubi estive.

Anche l'illuminazione artificiale segue le ore della giornata cambiando colore ed intensità a secondo se è l'alba od il tramonto.

Il traffico stradale è quasi tutto costituito da mezzi automatici per il trasporto dei cittadini.

Si muovono silenziosi scivolando su un cuscino magnetico che li tiene sollevati da terra.

Qui non è possibile inquinare.

Qui acqua ed aria sono beni preziosi ed insostituibili mentre invece, sulla Terra, dove acqua ed aria esistono in abbondanza, laggiù, i terrestri, si permettono il lusso di inquinare.

Chi, come me, ha passato anni nel cosmo dopo aver vissuto sulla Terra si rende conto della fortuna di chi vive su di un pianeta accogliente e ne rispetterebbe la sua biosfera.

Ma i terrestri possono uscire di casa e respirare aria vera.

I loro figli possono giocare sui prati e possono ancora cogliere i frutti direttamente dai rami degli alberi.

Eppure, la maggior parte dei terresti, si trattiene dalle domande su come evitare gli sprechi e l'inquinamento.

Eppure, la biosfera, è il loro sostentamento e senza di essa sarebbero morti.

Le domande sono da sempre più importanti delle risposte ma sulla Terra, forse non servono risposte è lì, tutto, evidente, consumabile, raggiungibile e disponibile.

Se è vero che diventiamo ciò che siamo allora, io sono diventato un abitante del cosmo.

Credo che nonostante tutto non tornerei mai a vivere sulla Terra nonostante, il suo caldo ventre ricco e copioso di nutrienti e coccole.

Forse perché ho scoperto che noi, colonizzatori del cosmo, viviamo in comunità che basano la loro esistenza sulla cooperazione, sulle ristrettezze suddivise equamente e non su effimere necessità.

Qui gli Yatch non trovano spazio od ambiente per esistere.

Qui le ville non servono forse, perché non ci sono terreni da circondare con mura ricoperte di cocci di vetro e filo spianto.

Qui ognuno fa la sua parte nel rispetto e nella responsabilità verso gli altri perché ognuno, dipende dall'esistenza dell'altro.

Qui, ci amiamo e ci rispettiamo.

Ora che ci rifletto, questo non è un posto dimenticato da Dio.

Sono giunto davanti all'abitazione di Dick.

Sento giungere dall'interno la voce della moglie che richiama Pete, il loro figlio, a fare i compiti.

Suono il campanello.

Dick mi apre la porta con un sorriso sincero e mi abbraccia... sono a casa.

 
 
 
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Un blog di: flavourfly
Data di creazione: 08/06/2010
 
 

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