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Un millepiedi viveva sereno e tranquillo.
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Il litigio costruttivo: essere padroni di se stessi

Post n°1496 pubblicato il 20 Settembre 2010 da otreblasus
 

Non occorre andare lontano per accorgerci di quanto litigano le persone! In coppia, in famiglia, tra colleghi o amici, per strada, tra vicini, tra le nazioni…i conflitti sono all’ordine del giorno ed i motivi per farli scoppiare possono essere infiniti!

Ogni relazione umana è corredata, in modo più o meno evidente, da punti in comune e accordi o, al contrario, da disaccordi e divergenze di opinione… Motivo? Ognuno di noi ha un suo modo di osservare e rappresentare la realtà, un suo modello, una sua “mappa” e alcune volte non prendiamo in considerazione i diversi punti di vista delle altre persone e ci dimentichiamo delle differenze tra noi e gli altri, applicando solo quelli che sono i nostri schemi di pensiero, senza far niente per entrare nella loro mappa! Ed ecco che si litiga!

E…meno male!!!

Il termine “conflitto” deriva dal latino conflictum , da confligere, che letteralmente significa “scontrarsi”, ovvero “incontrare qualcuno”. Ci hanno abituati a vedere il conflitto solo come un opposizione e non un incontro e quindi una possibilità di cambiamento. E invece, il conflitto rappresenta un elemento essenziale dello sviluppo psichico, come sostiene lo psicologo Erik Erikson, poiché grazie ad esso, alla sfida che ne nasce, l’individuo acquista la forza necessaria per passare allo stadio/sfida successiva. E’ una questione di evoluzione!

Litigare vuol dire poter aprire un confronto…questo è alla base di ogni rapporto, in quanto significa regalare a noi e agli altri un’opportunità di crescita…purché il conflitto sia costruttivo!

Aristotele ci fa riflettere: “Colui che si adira con la persona nel momento e modo giusto è sapiente”.

Dunque non è il litigio in se stesso ad essere un problema, è il litigio gestito male il vero problema, il modo in cui ciascuno di noi affronta le divergenze! E, purtroppo, per dei conflitti mal gestiti perdiamo delle cose molto importanti nella nostra vita quali affetti, amicizie, opportunità…

Allora, ecco le domande da porsi:

  • So litigare?
  • So trasformare un conflitto in qualcosa di meno antipatico e di più produttivo e funzionale per me e per gli altri?
  • Come posso fare per evolvermi grazie ad un conflitto?

Far finta di niente di fronte alle provocazioni, fare un passo indietro e mantenere la calma quando la tensione raggiunge livelli inaccettabili non è semplice, è vero…tuttavia gestire un conflitto è possibile!

Vediamo insieme alcuni passi basilari da allenare per avere l’abilità di gestire un litigio/conflitto:

Qual’è il primo passo da fare? Prendere consapevolezza della differenza fra un litigio distruttivo ed uno costruttivo:

  • se litigo in modo distruttivo, ho in testa solo il mio schema e voglio vincere a tutti i costi, mentre l’altro deve perdere (win-lose), poiché solo il mio punto di vista, le mie ragioni, le mie idee e soluzioni sono validi (logica delle posizioni). Risultato? Deteriorarsi della relazione, attacchi personali, difensiva dell’altro, mira ad interessi personali e nessun obiettivo comune.
  • se litigo in modo costruttivo, è presente in me la coscienza che il disaccordo è naturale, anzi che può essere un fattore interessante, poiché il contributo dell’altro può allargare le mie vedute, può ampliare la mia comprensione o può stimolarmi a costruire nuove idee. Non ci sono perdenti o vincitori (win-win), in quanto si possono esprimere i punti di vista concentrandosi sul contenuto della discussione e non su altri fattori che esulano da questo (pregiudizi, critiche alla persona, ecc.) e si pone l’attenzione solo sui benefici comuni (logica degli interessi).

Un secondo passo? E’ importante il confronto, mi esprimo in modo aperto e assertivo, descrivo il contrasto, facendo riferimento a una situazione concreta in modo intelligente (da “intelligere”, dunque comprensione del problema, parlare di fatti, delle divergenze d’opinione e dei contenuti…stare sul problema) e non a pre-giudizi e giudizi (in merito alla relazione…attaccando la persona tipo “non sopporto il tuo modo di vestire”, “sei peggio di tua madre”, ecc.), proteggendo il valore dei rapporti interpersonali.

Terzo passo? E’ importante avere chiaro in mente l’obiettivo della discussione:

  • il mio obiettivo: cosa voglio ottenere?
  • il tuo obiettivo: interrogo l’altro o gli altri sui motivi del suo/loro comportamento, ascolto con attenzione e pongo domande;
  • il nostro obiettivo: cosa vogliamo noi? Arte della convivenza, arte dello stare insieme e cercare un contatto in realtà diverse.

Quarto passo? E’ importante saper gestire lo stato emotivo. Questo permette di far si che esse invece di interferire nella situazione conflittuale in corso, siano d’aiuto o non distruggano ( distinguere tra sentimenti e pensieri e non attribuire all’altro la responsabilità di ciò che si sente).

E’ la padronanza di sé che comprende, appunto l’autocontrollo, la coscienza e capacità di fiducia in sé e negli altri, l’assunzione delle responsabilità, l’adattabilità e flessibilità nel vivere un cambiamento, l’innovazione e l’accoglienza, la tolleranza al dubbio, il buon senso, la mediazione, la pazienza ed il perdono.

Quinto passo? Passare in rassegna diverse idee e valutarle, comunicando in modo da essere ascoltati ed ascoltare, prendendo atto che l’interpretazione iniziale (spesso data per scontata) non è l’unica possibile (il conflitto si può risolvere ad un livello di pensiero diverso da che lo ha creato), mettendo alla prova la sincerità delle parti! Valutare, dunque le opzioni e scegliere la soluzione migliore, quella più praticabile (accordo: quale ed entro quando?)…un bicchiere non serve solo per bere, può essere un mini vaso per piantine, un bel portacandele, ecc!

Allearsi contro o lasciarsi influenzare da altri, sminuire, accusare e minacciare, andare in escandescenze, star zitti covando rancore o bloccarsi, tirare a indovinare o dare le cose per scontate, dire di si quando si pensa di no, ignorare i messaggi, credere che non ci siano soluzioni, essere indifferenti o reprimere l’altro, sono strategie inefficaci, tendono a non considerare l’esistenza dell’altro, mentre affrontare le situazioni di disagio con un conflitto sano è più funzionale! Con un confronto ben gestito, si ristabilisce una relazione e ci si evolve!

La parola cinese per conflitto è formata da due simboli: Pericolo e Opportunità. E’ solo utilizzando il conflitto in maniera naturale e costruttiva che si può sopravvivere al pericolo ed arrivare ad un punto in cui ci sentirci più sicuri nella relazione!

Fonte:http://www.psicolab.net/2010/litigio-comunicazione-stessi/

 
 
 
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3. Sbrinare frequentemente il frigorifero: tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria;
4. Mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola;
5. Se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre;
6. Ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria;
7. Utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne;
8. Non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni;
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10. Utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

 

NOI POSSIAMO TUTTO CIÒ...

 

 

in ricordo di chi la terra s'è portato via

 

LA TUA VITA PUÒ CAMBIARE - PJ

 

IN MEZZO A TANTE...TROVERÒ ANCHE IO LA MIA...


Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi,
se il sole illuminerà entrambi
senza che le nostre ombre si sovrappongano,
se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo
e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.

Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo
e non il ricordo di come eravamo,
se sapremo darci l'un l'altro
senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo
se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia...

Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

P.Neruda

 

 

AH SI'?


Il maestro di Zen Hakuin era decantato dai vicini per la purezza della sua vita.
Accanto a lui abitava una bella ragazza giapponese, i cui genitori avevano un negozio di alimentari. Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, i genitori scoprirono che era incinta.
La cosa mandò i genitori su tutte le furie. La ragazza non voleva confessare chi fosse l'uomo, ma quando non ne poté più di tutte quelle insistenze, finì col dire che era stato Hakuin.
I genitori furibondi andarono dal maestro. "Ah sì? " disse lui come tutta risposta.
Quando il bambino nacque, lo portarono da Hakuin. Ormai lui aveva perso la reputazione, cosa che lo lasciava indifferente, ma si occupò del bambino con grande sollecitudine. Si procurava dai vicini il latte e tutto quello che occorreva al piccolo.
Dopo un anno la ragazza madre non resistette più. Disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce.
La madre e il padre della ragazza andarono subito da Hakuin a chiedergli perdono, a fargli tutte le loro scuse e a riprendersi il bambino.
Hakuin non fece obiezioni. Nel cedere il bambino, tutto quello che disse fu: "Ah sì?".
 

(Tratto da: "101 Storie Zen" a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps, Adelphi Edizioni, Milano, 1973)

 
 

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