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Debito: consumismo-scostumismo, privato, di stato e degli enti locali

Post n°67 pubblicato il 18 Novembre 2010 da locurtogiovanni

Ritornare con la mente ai tempi del boom economico (i fantastici anni sessanta), farebbe riflettere non solo gran parte della gente comune, ma anche molti dei nostri rappresentanti al Parlamento ed al Governo.
Da poco più di un decennio tentavamo di uscire dai disastri della seconda guerra mondiale ed il nostro paese si era ben avviato nella ricostruzione per superare i danni causati dalla guerra: possibilità economiche quasi nulle, ma avendo gran voglia di ricominciare  con senso del dovere e del sacrificio.
L'inventiva, caratteristica che l'italianità ha nel suo Dna, fa esplodere i commerci e le attività produttive inventando ed introducendo in tutti i settori economico-produttivi e di consumo, la CAMBIALE.
Ed è avvenuto che chiunque, pur non avendo capitali, ma avendo spirito di iniziativa, voglia di produrre, di fare approvvigionamenti o di dedicarsi ai consumi, poteva essere parte attiva di questo particolare sistema che ha fatto esplodere in Italia il boom economico.
Su tale via, quasi tutti gli stati occidentali, perdendo di mira la parità di bilancio statale, hanno incanalato i loro conti verso un indebitamento pubblico, che sebbene nel contingente poteva fornire risorse; di anno in anno avrebbe fatto crescere i debiti pubblici.
I debiti pubblici degli stati europei, ma anche di altri stati terzi, erano cresciuti a dismisura e in Europa, nei primi anni novanta, perchè gli stati membri potessero realizzare l'Unione europea si trovarono obbligati ad effettuare i rientri dei debiti pubblici che orq non dovevano superare il 103 % del Prodotto interno lordo.
Ovviamente per ottenere una repentina diminuzione di questi debiti, vari governi degli stati membri si son trovati ad aumentare le tasse, divenendo invisi all'elettorato, che subito ha riversato le sue preferenze, verso i partiti dell'opposizione.
Poichè l'unione europea però si doveva fare, il periodo a cavallo degli anni novanta e duemila, vede  un continuo avvicendamento al governo dei partiti di destra, di sinistra e di centro, nel dirigere le sorti degli stati europei. Questo è stato il costo che le varie comunità europee hanno pagato e stanno ancora pagando.
Così è avvenuto che nel periodo dei primi anni novanta, il debito italiano aveva fatto rilevare un debito pro-capite (comprendendo ovviamente anche i neonati) di 28 milioni di lire.
Oggi, in vigenza dell'Euro, il debito procapite ha raggiunto la somma di 48.000 euro.
Ma parliamo di debito soltanto statale! Perchè in quest'ambito non sono stati considerati i debiti contratti in questi quindici anni da comuni, regioni e provincie, per far fronte alle loro spese gestionali di mera sopravvivenza.
Un modo diverso e subdolo di nascondere un aumento delle tasse.
Alla faccia del federalismo fiscale e del (si fa per dire) mancato aumento delle tasse che gli attuali governanti dichiarano di non aver effettuato.
Ritengo sia doveroso, andare a COLPIRE COLORO CHE HANNO FATTO DEI CONTI PUBBLICI UNA FINANZA ALLEGRA.
I nostri amministratori pubblici, non debbono sottostare alla regola che vuole che sia osservata "la diligenza del buon padre di famiglia", che in fatto di conti può non avere dimestichezza, ma osservare "la diligenza (quantomeno) del funzionario medio" al quale debbgono essere imputate responsabilità più onerose , professionalmente e politicamente parlando.
E' dovere del governo, quale esso sia o sarà nell'anno 2011, parlare con chiarezza agli italiani, senza infingimenti, ed inserire nel suo programma un piano di rientro del debito, per una certezza esistenziale nostra e delle generazioni future.
Ma quel che più conta, dire la verità sui sacrifici che dovranno essere affrontati da tutti gli italiani nel breve o lungo periodo.
Non è di poco conto riflettere sul concetto del "rischio d'impresa" che i governi hanno quasi annullato, favorendo l'imprenditoria ( vuoi anche per creare una casta di capitalisti da contrapporre nei mercati mondiali a quella degli altri, con l'introduzione degli ammortizzatori sociali e delle agevolazioni alle imprese.
Questo è il momento che chi ha più avuto, più deve dare alla collettività e qui si gioca la partita politica ed economica per la sopravvivenza dell'Italia.

locurtogiovanni

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