D'ORIA Opinioni
Aforismi - CommentiCondividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
L’andazzo terribile del sistema politico- amministrativo non promette niente di buono e reagisce con impazienza, irritazione, proprio perchè non riesce a comprendere, ad assorbire, a canalizzare un agire non conforme che non si lascia afferrare, e quindi non si lascia definire. A lungo andare, sfregia e deturpa il tessuto democratico e usura ancora di più i valori della vera politica, arte nobile e difficile. Un grande vuoto che è quello politico degli smunti partiti ridotti a fortini di pochissimi autocrati che fanno e disfano a piacimento mentre rimangono mute e assenti le collegialità degli organi statutari e viene mortificata la loro essenzialità mediatrice che al contrario, in altri tempi, era sorretta da aperti dibattiti. Ci manca un magistero politico, sociale, morale, necessario ed indispensabile che andrebbe ripreso alla grande, tenuto conto degli attuali tempi che viviamo, scarsi di luce, pieni di oscurità, traboccanti di avventurismi di ogni genere. Sono ormai inutili le giustificazioni, tardive e contorte di molti che, comunque, non possono affievolire il rammarico di constatare la tendenza che dimostrano essere personaggi “fuori fase” con discorsi ed interviste che hanno poco di buon senso politico e di responsabilità idonea a governare, in quanto sono improntate al cattivo gusto e alla provocazione sfacciata.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
La vita non scorre come noi vorremmo: se spesso ci delude, qualche volta ci può dare pure molto di più di quanto ci aspetteremmo.
(G. D’Oria)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
L’esistenza di un uomo è simile ad un labirinto, di cui soltanto lui stesso ne conosce l’uscita.
(G. D’Oria)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Dilaga l’essere tutti contro tutti e contro tutto, impagliati in una visibile, generalizzata insoddisfazione, abbondante sia in chi ha valide ragioni per esserlo e sia in chi non ne avrebbe motivo alcuno. Perciò la tranquillità appare, ormai, una condizione dimenticata nel seno del passato. In tale contesto, prorompe la precarietà del pubblico agire assediato da una conflittualità permanente e da una delegittimazione totale e vicendevole, che rende odiosi discorsi, sprezzanti dichiarazioni e fragili incontri. Regna, perciò, l’assoluto convincimento che si abbia sempre ragione e che spetti agli altri il sicuro torto, abolendo, di fatto, qualsiasi senso di discernimento, di dubbio e di errore. Continua a viaggiare imperterrito il mastodontico carrozzone di inefficienze, sprechi e spese che deludono le buone volontà che ci rendono poca reputazione, valutazioni negative e caduta dei sintomi di approvazione. Si spera in un ravvedimento generale che possa rendere migliore questa nostra cara Patria, al momento sofferente per mancanza di prestigio, di inutili esternazioni e di vuoti inquietanti.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Lo Stato è un primo attore sul palcoscenico dell’economia. Dovrebbe esserlo a pieno titolo per la dimensione dei suoi interventi; in tutti i Paesi (anche in quelli in cui la spesa pubblica ha un peso minore) non ha eguali in nessun altro singolo attore. Dovrebbe esserlo per la insostituibilità della sua azione: senza di esso non funzionerebbe il mercato e molti beni che la comunità desidera non verrebbero prodotti. Dovrebbe esserlo per l’influenza della sua azione sul ritmo, inteso come qualità e quantità, della crescita dell’economia. Lo Stato dovrebbe essere perciò un protagonista insostituibile della vita economica, in quanto ben piantato in mezzo alla scena, ma non dovrebbe strafare, non dovrebbe superare i limiti oltre i quali la sua presenza diventa ingombrante ed intralcia il funzionamento dell’economia, anziché facilitarlo. Quando le regole però diventano moltissime e si occupano dei minimi aspetti della vita economica, si riducono le libertà di scelta degli operatori così come, quando queste regole sono applicate in modo contraddittorio, a seconda di chi le applica, riducono la certezza degli operatori. C’è troppo Stato quando le sue funzioni vengono estese e portano alla lievitazione della spesa pubblica in rapporto al totale del reddito dell’intero sistema economico con due conseguenze negative. La prima è che una grande fetta delle risorse finisce per essere intermediata dallo Stato; ciò vuol dire che una grande parte della domanda e dell’offerta dipendono dalle decisioni prese dallo Stato, anziché dai singoli cittadini. La seconda conseguenza è che per pagare queste spese lo Stato deve mettere tasse ed imposte elevate. Già di per sé un livello alto delle tasse rappresenta un robusto disincentivo all’attività economica. Inoltre, quando lo Stato deve raccogliere un grande gettito è obbligato a introdurre molte imposte, anche quelle più ingombranti e discorsive; fa fatica allora ad adoperare il cesello e deve intervenire con l’ascia. Il passato non si può cambiare. Bisogna, per vedere che cosa conviene fare, muovere un passo avanti o uno indietro, calcolare i vantaggi e gli svantaggi ed agire di conseguenza, per non pensare che “ l’età dei cavalieri è finita” e che è arrivata l’età dei sofisti, degli economisti, dei calcolatori… E la gloria dell’Europa è estinta per sempre”.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
L’ironia, una volta categoria di ampio uso, di abili repentine battute, è divenuta ora una mercanzia molto saltuaria a riprova che stiamo divenendo sempre più poveri di spirito.
(G. D’Oria)
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Inviato da: giuseppedoria2010
il 18/06/2015 alle 07:19
Inviato da: Magic_Instinct
il 26/07/2014 alle 16:37
Inviato da: giusedoria0
il 28/06/2014 alle 09:47
Inviato da: ormalibera
il 28/06/2014 alle 08:00
Inviato da: giusedoria0
il 21/06/2014 alle 07:43