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Putin."Una sfida per tutti". Discorso integrale, 30 settembre 2022

Post n°9501 pubblicato il 08 Ottobre 2022 da childchild

Putin."Una sfida per tutti". Discorso integrale, 30 settembre 2022

Traduzione da: https://casadelsole.tv/putin-una-sfida-per-tutti-discorso-integrale-30-settembre-2022/

30 Settembre 2022

(presentazione Ben Boux  
www.lanuovaumanita.net)

Nt. Pensiamo che questo storico discorso debba essere letto da tutti, per quanto possibile. Putin parla per la Russia, ma si rivolge al mondo. E sottolinea che tutto si è svolto secondo le regole, a suo tempo accettate da tutti, da tutti i popoli della Terra. Inoltre stigmatizza in modo accurato e preciso la discesa nel baratro fisica, morale e spirituale che ha da sempre condotto le scelte dell'Occidente tutto, e per questo giustamente rivendica le linea di condotta seguita dalla Russia come popolo che ha sempre posto in primo piano il diritto che ciascuno ha di fare le proprie scelte.


Putin: "Una sfida per tutti" – Discorso integrale
30 settembre 2022

Cari cittadini russi, cittadini delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk, cittadini delle regioni Zaporizhzhya e Kherson, deputati della Duma di Stato e senatori della Federazione Russa!

Come sapete, si sono svolti i referendum nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk, nelle regioni di Zaporizhzhya e di Kherson. Sono stati raccolti i dati e i risultati sono noti. La gente ha fatto la propria scelta, una scelta inequivocabile.

Oggi firmiamo i trattati di adesione alla Russia della Repubblica Popolare di Donetsk, della Repubblica Popolare di Lugansk, della Regione di Zaporizhzhya e della Regione di Kherson. Sono sicuro che l’Assemblea federale sosterrà le leggi costituzionali sull’adesione e la formazione di quattro nuove regioni, quattro nuovi soggetti costitutivi della Federazione Russa, poiché tale è la volontà di milioni di persone.

E questo, ovviamente, è un loro diritto, un diritto inalienabile, sancito dal primo articolo della Carta delle Nazioni Unite, che afferma esplicitamente il principio dell’uguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli.

Ripeto: si tratta di un diritto inalienabile del popolo basato sull’unità storica, in nome della quale hanno combattuto generazioni di nostri antenati, coloro che dalle origini dell’antica Rus’ nel corso dei secoli hanno costruito e difeso la Russia. Qui, in Novorossija (Navarassia), combatterono Rumyantsev, Suvorov e Ushakov, Caterina II e Potemkin (Potiomkin) fondarono nuove città. I nostri nonni ed i nostri bisnonni combatterono qui fino alla morte durante la Grande Guerra Patriottica.

Ricorderemo sempre gli eroi della "Primavera russa", coloro che non hanno accettato il colpo di stato neonazista in Ucraina nel 2014, tutti coloro che sono morti per il diritto di parlare la propria lingua madre, per preservare la propria cultura, le proprie tradizioni e la propria fede, per il diritto di vivere. Parlo dei guerrieri del Donbass, dei martiri della strage di Odessa, delle vittime dei disumani attacchi terroristici del regime di Kiev. Dei volontari e dei miliziani, dei civili, dei bambini, delle donne, degli anziani, dei russi, degli ucraini, di persone di diverse nazionalità. Del leader della Repubblica Popolare di Donetsk, Aleksandr Zacharchenko, dei comandanti Arsen Pavlov, Vladimir Zhoga, Olga Kochura, Aleksej Mozgovoj, del procuratore generale della Repubblica di Lugansk, Sergei Gorenko, del paracadutista Nurmagomed Hajimagomedov e di tutti i nostri soldati e ufficiali che sono morti con coraggio nel corso dell’Operazione Militare Speciale. Sono eroi. Eroi della grande Russia. E vi prego di osservare un momento di silenzio in loro memoria.

Dietro la scelta di milioni di persone nelle Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk e nelle regioni di Zaporizhzhya e di Kherson c’è il nostro destino comune e la [nostra] storia millenaria. La gente ha trasmesso questo legame spirituale ai propri figli e nipoti. Nonostante tutte le difficoltà, hanno portato avanti il loro amore per la Russia nel corso degli anni. E nessuno può annientare questo sentimento in noi. Ecco il motivo per cui sia le generazioni più anziane che quelle più giovani, nate dopo la tragedia del crollo dell’Unione Sovietica, hanno votato per la nostra unità, per il nostro futuro comune.

Nel 1991, a Belovezhskaya Pushcha, senza chiedere la volontà dei comuni cittadini, le élite di partito di allora decisero di sciogliere l’Unione Sovietica e la popolazione si trovò così strappata alla patria da un giorno all’altro. Questo fatto ha lacerato e spaccato la nostra unità nazionale e si è tramutato in una catastrofe nazionale. Come un tempo, dopo la rivoluzione, i confini delle repubbliche dell’Unione furono ritagliati dietro le quinte, così gli ultimi leader dell’Unione Sovietica – nonostante la volontà diretta della maggioranza della gente espressa nel referendum del 1991 –  hanno fatto a pezzi il nostro grande Paese, semplicemente mettendo la popolazione davanti al fatto compiuto.

Ammetto che non si rendevano nemmeno pienamente conto di ciò che stavano facendo e delle conseguenze a cui ciò avrebbe inevitabilmente portato, alla fine. Ma questo non ha più importanza. L’Unione Sovietica non c’è più, il passato non può essere riportato indietro. E in ogni caso la Russia di oggi non ne ha bisogno, [di ritornare al passato] non è nostra intenzione. Ma non c’è nulla di più forte della determinazione di milioni di persone che per cultura, fede, tradizioni e lingua si considerano parte della Russia, ed i cui antenati hanno vissuto per secoli in un’unica nazione. Non c’è nulla di più forte della determinazione di questa gente a ritornare nella propria vera patria storica.

Per otto lunghi anni, la popolazione del Donbass ha subìto un genocidio, bombardamenti ed assedi, mentre a Kherson e a Zaporizhzhya si è cercato in modo criminale di instillare l’odio per la Russia, per tutto ciò che è russo. Anche ora, durante i referendum, il regime di Kiev ha minacciato di rappresaglie contro gli insegnanti e le donne che lavoravano nelle commissioni elettorali, intimidendo milioni di persone che erano venute a esprimere la propria volontà. Ma le indomite genti del Donbass, di Zaporizhzhya e di Kherson hanno detto la loro.

Voglio che le autorità di Kiev ed i loro veri padroni in Occidente mi ascoltino affinché tutti ricordino questo: gli abitanti di Lugansk e di Donetsk, di Kherson e di Zaporizhzhya diventano nostri cittadini per sempre.

Invitiamo il regime di Kiev a cessare immediatamente il fuoco e tutte le ostilità, la guerra che ha scatenato nel 2014 ed a triornare al tavolo dei negoziati. Noi siamo pronti, è stato detto più di una volta. Ma la scelta del popolo di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhya e Kherson non sarà messa in discussione, è stata fatta e la Russia non la tradirà. E le attuali autorità di Kiev dovrebbero trattare questa libera espressione della volontà popolare in nessun altro modo se non con rispetto. Questa è l’unica via per la pace.

Difenderemo la nostra terra con tutte le nostre forze ed i nostri mezzi e faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza della nostra gente. Questa è la grande missione di liberazione del nostro popolo.

Senz’altro ricostruiremo le città e i villaggi distrutti, le case, le scuole, gli ospedali, i teatri ed i musei, ripristineremo e svilupperemo le industrie, le fabbriche, le infrastrutture, il sistema sociale, pensionistico, sanitario ed educativo. Naturalmente, lavoreremo per rafforzare la sicurezza. Insieme, faremo in modo che i cittadini delle nuove regioni sentano il sostegno di tutto il popolo russo, di tutto il Paese, di tutte le repubbliche, di tutti i territori e delle regioni della nostra vasta Patria.

Cari amici, colleghi!

Oggi vorrei rivolgermi ai soldati ed agli ufficiali coinvolti nell’operazione militare speciale, ai soldati del Donbass e della Novorossija, a coloro che in seguito al decreto sulla mobilitazione parziale si uniranno alle Forze Armate adempiendo al loro dovere patriottico, a coloro che si recano di propria spontanea volontà presso gli uffici di registrazione e arruolamento militare seguendo il proprio cuore. Vorrei rivolgermi anche ai loro genitori, alle loro mogli ed ai loro figli e dire loro per cosa sta combattendo il nostro popolo e contro quale nemico ci stiamo scontrando – [un nemico] che sta gettando il mondo in nuove guerre e crisi, traendo il proprio sanguinoso profitto da questa tragedia.

I nostri compatrioti, i nostri fratelli e sorelle in Ucraina – la parte nativa della nostra nazione unita – hanno visto con i propri occhi ciò che i circoli dirigenti del cosiddetto Occidente stanno preparando per tutta l’umanità. In sostanza, hanno gettato la maschera e mostrato la loro vera natura.

Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Occidente ha deciso che il mondo, tutti noi, avremmo dovuto sottostare per sempre ai suoi dettami. All’epoca, nel 1991, l’Occidente si aspettava che la Russia non si sarebbe ripresa da tali sconvolgimenti ed avrebbe continuato a sgretolarsi da sé. Ed è quasi successo: ricordiamo gli anni ’90, i terribili anni ’90, affamati, freddi e senza speranza. Ma la Russia è sopravvissuta, è rinata, si è rafforzata e ha rivendicato il posto che le spetta nel mondo.

Nel frattempo, l’Occidente ha cercato e continua a cercare nuove occasioni per attaccarci, per indebolire e distruggere la Russia – ciò che ha sempre sognato di fare – per frammentare il nostro Stato, per mettere i nostri popoli gli uni contro gli altri, e condannarli alla povertà ed all’estinzione.
Non riescono a sopportare il fatto che al mondo esista un paese così grande, enorme, con il proprio territorio, le proprie ricchezze naturali, le proprie risorse, con un popolo che non può e non potrà mai vivere secondo gli ordini di qualcun altro.

L’Occidente è pronto a passare sopra a qualsiasi cosa pur di preservare quel sistema neocoloniale che gli permette di fagocitare, in sostanza, di saccheggiare il mondo grazie al potere del dollaro ed al diktat tecnologico, di raccogliere un vero e proprio tributo dall’umanità, di sottrarre le principali fonti di ricchezza immeritata, di ottenere la rendita dell’egemone. Il mantenimento di questa rendita è il loro motivo chiave, reale e del tutto egoistico. Ecco perché una totale de-sovranizzazione è nel loro interesse. Da qui la loro aggressione contro gli stati indipendenti, contro i valori e le culture tradizionali e i loro tentativi di minare i processi internazionali e di integrazione che sfuggano al loro controllo, [contro] nuove valute mondiali e centri di sviluppo tecnologico. Per loro è fondamentale che tutti i paesi cedano la propria sovranità agli Stati Uniti.

Le élite al potere di alcuni Stati accettano volontariamente di farlo, accettano volontariamente di diventare vassalli; altri sono corrotti, intimiditi. E se non ci riescono, allora distruggono interi Stati, lasciandosi dietro catastrofi umanitarie, disastri, rovine, milioni di vite umane rovinate e mutilate, enclavi terroristiche, zone disastrate, protettorati, colonie e semi-colonie. A loro non importa, basta che ottengano i loro profitti.

Ci tengo a sottolineare ancora una volta: è proprio nell’avidità, nell’intenzione di preservare il suo potere illimitato, che ci sono le vere ragioni della guerra ibrida che l’"Occidente collettivo" sta conducendo contro la Russia. Non vogliono la nostra libertà, ma vogliono vederci come una colonia. Non vogliono una cooperazione paritaria, ma piuttosto una rapina. Vogliono vederci non come una società libera, ma come una folla di schiavi senz’anima.

Il nostro pensiero e la nostra filosofia rappresentano una minaccia diretta per loro, per questo attaccano i nostri filosofi. La nostra cultura e la nostra arte sono un pericolo per loro, quindi stanno cercando di vietarle. Anche il nostro sviluppo e la nostra prosperità rappresentano una minaccia per loro: la concorrenza è in crescita. Loro non hanno affatto bisogno della Russia, NOI ne abbiamo bisogno.

Vorrei ricordarvi che le pretese di dominio del mondo in passato sono state infrante più di una volta dal coraggio e dalla resilienza del nostro popolo. La Russia sarà sempre la Russia. Continueremo a difendere sia i nostri valori che la nostra Patria. L’Occidente conta sull’impunità, su come farla franca su tutto. Di fatto, l’hanno fatta franca fino ad oggi. Gli accordi nel campo della sicurezza strategica finiscono nella spazzatura; gli accordi raggiunti al più alto livello politico sono dichiarati falsi; la ferma promessa di non espandere la NATO ad est, non appena i nostri ex leader se la sono bevuta, si è rivelata essere uno sporco inganno; i trattati sulla difesa antimissilistica e sui missili a medio e corto raggio sono stati violati unilateralmente con pretesti inverosimili.

Si sente dire ovunque: l’Occidente rappresenta l’ordine basato sulle regole. Da dove vengono? Chi ha mai visto queste regole? Chi le ha approvate? Ascoltatemi, è un’assurdità, puro inganno, doppi, tripli standard! È pensata per gli sciocchi.

La Russia è una grande potenza millenaria, una civiltà-paese, e non vivrà secondo regole truccate e fasulle.

È il cosiddetto Occidente che ha calpestato il principio dell’inviolabilità dei confini, ed ora decide a propria discrezione chi ha diritto all’autodeterminazione e chi no, chi non ne è degno. Non è chiaro perché lo decidano, né chi abbia dato loro questo diritto. Se lo sono dati da soli.


Ecco perché la scelta delle persone in Crimea, a Sebastopoli, a Donetsk, a Lugansk, a Zaporozhye e a Kherson li fa infuriare. Questo Occidente non ha il diritto morale di balbettare e di giudicare la libertà della democrazia. Non lo ha e non lo ha mai avuto! Le élite occidentali negano non solo la sovranità nazionale ed il diritto internazionale.
La loro egemonia ha un carattere pronunciato di totalitarismo, dispotismo e apartheid. Dividono sfacciatamente il mondo nei loro vassalli, nei cosiddetti paesi civili e in tutti gli altri, che, secondo il piano dei razzisti occidentali di oggi, dovrebbero aggiungersi alla lista dei barbari e dei selvaggi. Le false etichette – "paese canaglia", "regime autoritario" – sono già pronte, stigmatizzano interi popoli e stati. Non c’è niente di nuovo in questo: le élite occidentali sono rimaste tali e quali – colonialiste. Discriminano, dividono i popoli in "prime" e in "altre" classi.

Non abbiamo mai accettato e non accetteremo mai questo nazionalismo politico e questo razzismo. E che cos’è, se non razzismo, la russofobia, che ora si sta diffondendo in tutto il mondo? Che cos’è, se non razzismo, la perentoria convinzione dell’Occidente che la sua civiltà, la [sua] cultura neoliberista sia un modello indiscutibile per il mondo intero?
"Chi non è con noi è contro di noi". Come suona strano!

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Commenti al Post:
cassetta2
cassetta2 il 10/11/22 alle 19:47 via WEB
Con Putin a Mosca ritorna d’attualità un grande best seller di Fëdor Dostoevskij.
 
 
childchild
childchild il 16/11/22 alle 15:37 via WEB
NE VEDREMO DELLE BELLE...
 
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