Creato da giulio.stilla il 21/04/2014
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Commento a Renzi

Post n°10 pubblicato il 01 Agosto 2014 da giulio.stilla

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luglio 2014
Oggi
Coltivo da molto tempo un tarlo, un tarlo persistente che rode alcune delle mie certezze, e che, cioè, i politici, tutti i politici della nostra classe dirigente non abbiano capito che, con la crisi finanziaria, economica e sociale che ci attanaglia, la grande maggioranza degli elettori, in maniera trasversale, non intende più farsi irreggimentare dentro gli steccati dei partiti tradizionali, all’interno dei quali molti sono gli esponenti del nostro Parlamento, che si comportano come quei mandriani che, avendo i ladri rubato loro i bovini, vanno alla ricerca delle corna.
I nostri politici non hanno capito che, se questa crisi fosse successa, diciamo, 60 anni fa, in assenza di Stato nelle Istituzioni come si costata oggi da più parti, forse essa sarebbe sfociata in una forma di “dittatura”.
Invece, oggi, in maniera paradossale, si assiste a fenomeni di crescita della democrazia, nel senso che si cerca di uscire dal feudalesimo e di inglesizzare il nostro Paese, rendendolo moderno, funzionale, democratico - non solo sul piano formale, ma soprattutto su quello sostanziale - e rispondente, a qualsiasi livello, alla sete e alla fame di giustizia, di uguaglianza e di libertà dal bisogno, per la tutela dei diritti civili della povera gente, dei diseredati, degli anziani che non possono mangiare e ricevere adeguata assistenza socio-sanitaria, dei giovani - laureati, diplomati, analfabeti - che non trovano lavoro e sono umiliati ed offesi nella loro dignità umana e professionale non solo dai mestieranti della politica ma anche dalle lobby e corporazioni medievali.
Tutta questa Umanità dolente ha forse trovato il suo leader, su cui la nuova generazione “Telemaco” sta riponendo tutte le sue speranze, in barba e alla faccia dei vari Bersani, Cuperlo, D’Alema, Minzolini e compagnia brutta: si chiama MATTEO RENZI, ex-sindaco di Firenze ed originario di Rignano sull’Arno. Occorre incoraggiare i suoi sforzi riformatori e suggerire al cav. Berlusconi che egli ha trovato, ormai da tempo, il suo erede-delfino. Non sarà certamente lui a proclamarlo, ma nell’alveo inarrestabile della storia saranno milioni di persone come me - che fra l’altro non ha mai votato i partiti del vecchio “Arco Costituzionale” - a doverlo fare.
Altrimenti……!, altrimenti, non resterà, come diceva e scriveva Giuseppe Prezzolini, che il Partito degli Apoti.

 
 
 
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