Creato da giulio.stilla il 21/04/2014
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Gli esami di maturità 2014

Post n°12 pubblicato il 01 Agosto 2014 da giulio.stilla

 

ESAMI DI MATURITA’ 2014
Gli Esami di Maturità 2014 sono stati ormai archiviati. Scomparse l’angoscia dei maturandi e l’ansia dei genitori, cha accompagnano sempre ogni prova d’esame, resta forse per gli osservatori delle linee evolutive delle politiche scolastiche e per gli Insegnanti esaminatori una percezione positiva della scelta dei temi e contenuti d’esami di maturità, in particolare di quella “classica”.
Almeno per me, ex-esaminatore, ormai in pensione, la definizione dei contenuti di esame, da parte degli Organi ministeriali preposti, è stata dettata dall’esperienza infelice della proposizione dei temi della Maturità 2013, con quelle tracce, per chi ha memoria lunga, su “Claudio Magris e l’infinito viaggiare” o su “Stato, mercato e democrazia con brani Di Zingales, Pirani e Krugman” oppure su “Brics, Paesi emergenti”.
Sarà forse vero che i temi di quest’anno al Liceo Classico non denotano riferimenti evidenti alla nostra “contemporaneità”, come osserva una nota critica di un giornale. Io penso, invece, che questo non sia un difetto, ma una attenzione virtuosa alla natura di questi Esami che non devono preoccuparsi di assicurare, sempre , “agganci” alle infarinature nozionistiche dei nostri tempi o ai soliti luoghi comuni che tutti devono condividere, perché tutti devono essere omologati nel sapere tecnologico, nelle sensibilità estetiche, nelle mode, nei costumi, nei progetti esistenziali, nelle scelte consumistiche, ecc. ecc.
Io penso, invece, che il messaggio che deve passare attraverso l’Esame di Maturità, specie quella “Classica”, debba essere di grande orizzonte umano. Un messaggio che orienti i giovani di oggi a coltivare l’umanità e non il cinismo, la formazione integrale e non l’indifferenza, la fede granitica nei valori cognitivi, etici, estetici, religiosi, ecc. e non la preoccupazione esasperata per l’esteriorità e l’apparire, inseguendo i miti e i facili successi nella povertà assoluta dei talenti e delle vocazioni.
C’è bisogno, insomma, di una nuova paidea, che abbia radici antiche, per ricostruire l”UOMO”, l’uomo integrale dalle molteplici dimensioni, delineato in tutti i tempi dai filosofi e dai cultori delle scienze umane. Che ce ne facciamo di un bravissimo fisico nucleare che fa scoppiare la bomba atomica sulle nostre città? Che ce ne facciamo di un bravo medico-chirurgo, che, per ingordigia di ricchezze, è dedito al traffico di organi di bambini sani per trapiantarli su bambini ammalati? Che ce ne facciamo di un bravissimo ingegnere, che per smodata avidità fa mancare il ferro e il cemento nella costruzione delle nostre dimore? Che ce ne facciamo della maschera di un presunto educatore o del fariseismo di un presunto religioso malato di pedofilia?
Ecco perché nelle nostre scuole e nelle nostre famiglie bisogna prima costruire l’uomo per avviarlo poi alle conoscenze specialistiche delle tecniche e delle applicazioni pratiche dei risultati della indagine scientifica.
Gli esami di maturità, quindi, devono raccogliere gli esiti conclusivi di una scuola così intesa e lanciare ai giovani maturandi l’ultimo monito a saper esercitare la Humanitas appresa sui banchi di scuola, per continuare a camminare spediti sulle strade del primato spirituale dei popoli e della loro “pace perpetua”, direbbe Immanuel Kant.
Ritengo, a conclusione di queste fuggitive notazioni, che una opportuna interpretazione umanistica della scuola abbia guidato, quest’anno. la Commissione Ministeriale nello scegliere i temi e le tracce dell’Esame di Maturità, in particolare al Liceo Classico, dove per la prova di Italiano, nell’ambito scientifico, è stata formulata la traccia: “la tecnologia pervasiva”, all’interno della quale vengono citati brani di Fabio Chiusi, di Dianora Bardi con “La tecnologia da sola non fa scuola” e di Umberto Galimberti con “Psiche e tecne. L’uomo nell’età della tecnica”.
Sono testi ispirati tutti da una visione umanistica della scuola, in linea anche, nell’ambito dell’Analisi del Testo, con la proposta della poesia del Premio Nobel, Salvatore Quasimodo: “Ride la gazza , nera sugli aranci”, tratta dalla raccolta “Ed è subito sera”, in cui il poeta del Decadentismo italiano indulge a motivi tipici della poesia della memoria e della nostalgia in una temperie crepuscolare ed esistenzialistica, che non è molto piaciuta alla sensibilità odierna di una certa critica.
Famosi sono di Quasimodo i versi tipicamente esistenzialistici. “Ognuno sta solo sul cuore della terra / trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera”.
Il tema dell’uomo e delle sue relazioni con gli altri uomini all’interno della polis è presente in maniera illuministica anche nella versione di greco, che porta il titolo “L’ignoranza acceca gli uomini”, estratta dall’opera “Contro un bibliomane ignorante” di LUCIANO di SAMOSATA.
Filosofo della cosiddetta “seconda sofistica”, ormai degenerata in “eristica”, che era l’arte di battagliare con le armi delle parole, Luciano viene celebrato prevalentemente per i suoi scritti intrisi di ingredienti piccanti, quali la satira mordace, il sarcasmo e l’ironia pungente contro ogni forma di dogmatismo filosofico o religioso che esso sia. In verità, pur scagliandosi contro le false certezze di certi filosofi, in specie degli stoici, accusando la loro filosofia di astrattezza e di incapacità connaturata a risolvere i problemi concreti della quotidianità, Luciano si rivela filosofo di non trascurabile rilievo, perché si serve della filosofia per combattere ogni forma di pregiudizio volgare, posizione dogmatica di pensatori o falsi intellettuali, che abusano della ignoranza della gente comune per affermare la loro cialtroneria.
Si spiega così il titolo della versione di greco: “l’ignoranza acceca gli uomini…… Tristo male è l’ignoranza, e cagione di molti mali agli uomini: essa diffonde quasi una caligine sulle cose, oscura la verità, e getta un’ombra su la vita di ogni uomo”. E’ uno stringato manifesto programmatico di illuminismo greco, in perfetta sintonia con le caratteristiche culturali, storiche e politiche della Prima Sofistica e in linea ideale con la filosofia di Socrate, che ravvisava nella ignoranza la origine di tutti i mali.
Bisogna cioè esercitare - secondo le impostazioni programmatiche dell’Illuminismo socratico del V secolo a.C. – l’attitudine alla riflessione critica sull’esistenza per combattere il fanatismo, la superstizione, il pregiudizio, le facili certezze, in sintesi, la ignoranza ovvero l’incapacità di distinguere il bene dal male. Con questo impegno si diventa Uomo.
Era questa, altresì la filosofia di Luciano di Samosata, che invitava a coltivare l’uso della ragione e il senso della precarietà delle nostre convinzioni per fugare i mali morali della vita.

 
 
 
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