Creato da giulio.stilla il 21/04/2014
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La secelta 2

Post n°53 pubblicato il 01 Dicembre 2015 da giulio.stilla

 

LA SCELTA E LA FILOSOFIA DI SOREN KIERKEGAARD     (2)

 

Certo, bisogna scegliere. La scelta è una strada a senso unico, è d’obbligo. Non si può non scegliere. Anche la scelta della non scelta è una scelta. Ogni scelta comporta un rischio. Personalmente, ritengo di aver scelto, riducendo il rischio a zero. Cosa rischia, infatti, si domanda Pascal, l’uomo di fede? Rischia forse la sua libertà di fare il male a se stesso e agli altri? Rischia forse di privarsi di una vita fatta di sfrenate passioni materiali, di insaziabili cupidigie, di irrefrenabili ansie per l’esercizio delle    prepotenze,  delle violenze, dei soprusi, ecc. ecc., che, messi tutti insieme, non hanno mai edificato la felicità di nessuno? Bisogna avere una intelligenza opaca, molto obnubilata o, comunque, assai compromessa dalla corruzione dei retti costumi per non accorgersi della stupidità di imbroccare sentieri che non portano da nessuna parte, perché sono interrotti dalle autolimitazioni di chi li percorre, sono senza speranza, sono senza prospettive extratemporali e, chiusi dentro gli angusti orizzonti di tutte le entità finite, non consentono di volare per l’Infinito.

Ma l’uomo è nato per l’Infinito; ad Deum creatus, scrive Pascal nei suoi “Pensieri”, per spiegare l’ansia di immortalità e di libertà che hanno forse tutte le creature e, in particolare, l’uomo, anche l’uomo che non ha il dono della fede, perché anche lui cerca  l’immortalità ovvero la libertà dal male e dall’ignoranza, ma la cerca nelle cose finite, dimentico che la dimensione dell’Infinito è già presente nel suo cuore, nell’esprit de finesse, che tutto comprende ed intuisce, anche se nulla dimostra.

Mi vengono in mente le sofferte parole scritte dal teologo luterano Dietrich Bonhoeffer nella poesia “Stazioni sulla via verso la libertà” (in ID, Resistenza e Resa, Quiriniana, Brescia, 2002, 531), poco tempo prima di essere ucciso, all’età di 39 anni, nel campo di Fossenburg, in Germania, dove era rinchiuso per aver preso parte alla cospirazione, organizzata dall’ammiraglio Canaris per assassinare Hitler.

La poesia a me sembra essere stata scritta profeticamente per le nostre giovani generazioni cosi desolate e prive di orizzonti, in tempi così stravolti da tante tragedie pubbliche e private, corrotti da tanti scandali, seviziati da gravosi malcostumi, e resi cupi e minacciosi da belve bramose di sangue, che vagano per la nostra vecchia Europa, diffondendo terrore e stragi di persone innocenti, come è accaduto recentemente a Parigi e in Mali,  per trucidare la nostra millenaria civiltà, la nostra grande tradizione umanistica, così laica e cosi cristiana.

Ma le forze del male non prevarranno: “… et portae inferi non praevalebunt”  (Matteo 16,18).

Nessuno può pensare che taluni branchi di mentecatti possano distruggere con atti demenziali di guerriglia terroristica millenni di Civiltà greco-romana, cristiana, umanistico-rinascimentale ed illuministica, emblematicamente riassunti dalla musica e dal canto della Marsigliese e di “Va, pensiero, sull’ali dorate” dal Nabucco di Giuseppe Verdi, a Place de la Republique, a Parigi, per la commemorazione dei caduti del 13 Dicembre,  e dalla musica dell”Inno alla Gioia” dalla Sinfonia n.9 di Beethoven, a Piazza San Marco, a Venezia, per commemorare la giovane studiosa italiana, Valeria Solesin, anche lei colpita a morte dai barbari jihadisti.        

 

 

La poesia di Bonhoeffer è uno straordinario inno alla Libertà, indirizzato, dicevo, quasi profeticamente alle nostre generazioni, e raccolto idealmente nella stessa notte della strage dai giovani parigini che, uscendo dallo stadio di calcio, sconvolti dalle notizie del terrore jihadista, intonavano la Marsigliese, un altro glorioso inno alla Libertà della Francia.

La libertà - celebra Bonhoeffer -  è una conquista quotidiana, bisogna lottare per essa ogni giorno attraverso l’esercizio della “Disciplina”, dell”Azione”,  della “Sofferenza” e, infine, della “Morte”: Libertà, a lungo ti cercammo nella disciplina, nell’azione e nella sofferenza. / Morendo, te riconosciamo ora nel volto di Dio.

 

 

 

 



STAZIONI SULLA VIA VERSO LA LIBERTÀ

 

Disciplina. Se tu parti alla ricerca della verità, impara soprattutto / la disciplina dei sensi e dell’anima, affinché i desideri / e le tue membra non ti portino ora qui ora là. / Casti siano il tuo spirito e il tuo corpo, a te pienamente sottomessi / ed ubbidienti, nel cercare la meta che è loro assegnata. / Nessuno apprende il segreto della libertà, se non attraverso la disciplina.

Azione. Fare ed osare non qualsiasi, ma il giusto / non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale / non nella fuga dei pensieri, solo nell’azione è la libertà. / Lascia pavido esitare ed entra nella tempesta degli eventi / sostenuto solo dal comandamento di Dio e dalla tua fede / e la libertà accoglierà giubilando il tuo spirito.

Sofferenza. Straordinaria trasformazione. Le tue forti, attive mani / sono legate. Impotente, solo, vedi la fine / della tua azione. Ma tu prendi fiato, e ciò che è giusto poni / silenzioso e consolato, in mani più forti, e sei contento. / Solo un istante attingi beato la felicità / e poi la consegni a Dio, che le dia splendido compimento.

Morte. Vieni, ora, festa suprema sulla via verso la libertà / morte, rompi le gravose catene del nostro effimero corpo e della nostra anima accecata, / perché finalmente vediamo, ciò che qui c’è invidiato di vedere. / Libertà, a lungo ti cercammo nella disciplina, nell’azione e nella sofferenza. / Morendo, te riconosciamo ora nel volto di Dio.

 

Sono, queste,  importanti “stazioni” di vita che richiedono un normale impegno etico e una straordinaria fedeltà alla responsabilità, perché non esiste Libertà senza Responsabilità, verso se stesso e soprattutto nei riguardi degli altri.

Raccontano le biografie di Bonhoeffer che questo sacerdote di rara fede cristiana era solito affermare che era inevitabile aggredire il conducente che, alienato mentale, lanciava la sua automobile sul marciapiede per fare una strage di passanti. La esistenza di ciascun di noi è inconcepibile senza l’esercizio incessante della responsabilità verso se stessi e verso gli altri. La nostra esistenza è coesistenza, che richiede giorno dopo giorno la necessità di progettarsi verso gli altri e in mezzo agli altri, per la edificazione di una società fatta di uomini liberi e razionali.

La nostra Libertà è fatta di scelte quotidiane, di piccole scelte ma che richiedono sempre grande senso di responsabilità e di fedeltà ai valori dell’Amore, della Giustizia, della Cultura, della Tradizione, della Religione, della Tolleranza, in altri termini, della Razionalità.

Ogni scelta, grande o piccola che sia, è sempre legata ad un rischio, tengono a sottolineare i filosofi dell’esistenza, che, sconcertati dalle sue infinite possibilità, concepiscono il rischio come possibilità sostanzialmente negativa. Si rischia nascendo, ma si rischia esistendo giorno per giorno anche prima di morire. Mutuando l’espressione “Il mestiere di vivere” – che non si apprende mai bene -  dal diario di Cesare Pavese, morto suicida nell’agosto del 1950, colgo l’occasione per ricordare non solo la tragica solitudine di un grande scrittore, a cui la vita era diventata un rischio insopportabile, senza senso, ma anche l’impegno che ogni uomo deve profondere ogni giorno per imparare ad interpretare e a vivere le grandi scelte dell’esistenza. (Cpntinua)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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