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LO STATO COMATOSO DELLA SCUOLA ITALIANA

Post n°78 pubblicato il 24 Settembre 2016 da giulio.stilla

 

 Lo stato comatoso della Scuola Italiana.

 

Leggevo, questa mattina, la ripubblicazione, fatta da FB, di un mio scritto di alcuni anni fa sullo stato comatoso della Scuola Italiana. Esprimevo in esso considerazioni critiche di grande durezza nei riguardi di una classe politica che ha sempre disatteso le speranze degli uomini di Scuola, non smentendosi mai nell’ostentare demagogia e superficialità per i diversi tentativi di riformare la Scuola, come quello ultimo della Ministra della P.I., Stefania Giannini. Anzi, già si parla del prossimo Esame di Stato, che sarà radicalmente rivoluzionato a conclusione del corrente Anno Scolastico.

Sarebbe troppo prolisso e noioso riproporre la lettura di quello scritto, dal titolo “Una Paideia per un nuovo Millennio”. Mi basta riportare la parte introduttiva di esso per meglio comprendere le ragioni che mi hanno indotto a scrivere, stamani, il Commento, in neretto, al “ricordo” di FB.

 

Scrivevo:  

“Lunedì, pomeriggio, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, inaugurando l’anno scolastico al Quirinale, nel suo intervento di conclusione della manifestazione ha trovato il modo di affermare: “Non possiamo più restare prigionieri di conservatorismi, corporativismi e ingiustizie”, per sostenere esplicitamente l’azione riformatrice del governo di Matteo Renzi, che dagli Stati uniti, ieri, ha gridato che urge “investire nella scuola, perché crescano le idee”.

Della urgenza di una Riforma della Scuola si parla da decenni. Io sono cresciuto con questi ritornelli negli orecchi fin da quando, scolaro delle scuole medie, ho incominciato a capire che la Scuola Italiana era una grande moribonda, al cui capezzale si sono succeduti, di decennio in decennio, luminari di riformatori, pedagogisti, sociologi, osservatori attenti della nostra realtà sociale, insigni ministri della pubblica istruzione, ecc. ecc., senza mai riuscire a realizzare una riforma scolastica che permanesse almeno per un quinquennio.

La verità è che, dopo la Riforma di Giuseppe Bottai del 1940, la quale  rivedeva e modificava la Riforma di Giovanni Gentile del 1923, in Italia non si è più riusciti a varare una riforma organica, dalle scuole elementari all’Università.

Capire le difficoltà intrinseche alla politica e alla stessa Scuola, che hanno impedito il suo processo di ammodernamento, è risultato sempre una cosa vana quanto tutti i tentativi fatti per portarlo a termine.

Arrivano, adesso, Matteo Renzi e la sua ministra della pubblica istruzione, Stefania Giannini, e scoprono che bisogna “investire nella scuola, perché crescano le idee” (Matteo Renzi) e che, sulla professionalità dei docenti, “chi fa di più prende più soldi” (Stefania Giannini).

 Che sia la volta buona per guarire la grande ammalata, avendo da parte di tutti la consapevolezza che non esistono riforme a costo zero e che soprattutto per la scuola, per realizzare una Riforma vera, una palingenesi del sistema educativo italiano, occorre chiamare in servizio una classe di docenti preparati, veri talenti dell’educazione e dell’istruzione, incoraggiando i giovani a scegliere facoltà universitarie che abbiano come unico sbocco professionale l’insegnamento.

Per far questo, però, le sirene che dovrebbero indurre i giovani e le famiglie a scegliere discipline insegnative all’Università non sono i convincimenti tradizionali: “la missione dell’insegnante”,  ‘l’attitudine”, “tre mesi di vacanze estive”, “non riesci ad essere bravo ed  a guadagnare con la tua professione, vai a fare l’insegnante”, “per una donna è preferibile la professione docente”, ecc. ecc.   -  Anche se, per alcuni studiosi della Psicologia dell’Età Evolutiva, il processo tuttora in atto della completa “femminilizzazione” della Scuola potrebbe implicare alcuni rischi  per una corretta crescita psico-sociale degli scolari “maschi”.   -  I concetti di sopra, comunque, sono tutti luoghi comuni, stereotipi sbagliati che non reggono più. Oggi, occorrono i soldi, i talleri da dare alla nobile attività dell’insegnamento, ai giovani talenti che verrebbero così distolti dall’ossessione di superare i test di ingresso ai corsi universitari di Medicina o di altre Facoltà, che promettono lauti guadagni e gratificazioni sociali.

Sono gli Insegnanti che danno la vita ai Medici, Giuristi, Ingegneri, Biologi, ecc. ecc. 

Senza gli Insegnanti queste ultime figure professionali non esisterebbero e le società degli uomini non sarebbero più emancipate dall’ignoranza, dalla barbarie, dalla violenza, dalla imbecillità dei governanti. Desideriamo una Scuola illuminata, capace, efficace, efficiente ed al passo con le necessità dei nostri tempi; paghiamo gli Insegnanti e non facciamo di essi dei frustrati sociali senza motivazioni e senza competenze.

Per formare un buon cittadino, la Pedagogia più avveduta ha sempre teorizzato “Tre saperi”:  a) sapere,  b) saper fare,  c) saper essere. E cioè, per costruire una società di uomini liberi e razionali occorrono, anzitutto, le competenze, le conoscenze teoriche; poi la abilità pratiche  e, infine, il saper essere uomo, con tutte le spinte interiori che hanno origine dallo Spirito, dall’Umanità e non dalla bestialità e dalla ferocia.

I “Tre saperi”, però, per essere impartiti con sicuro profitto, devono essere coniugati da un quarto “sapere”:  il “Sapere” da parte della nostra società e dei nostri politici governanti  che  la Scuola italiana  ha urgente necessità di disporre di una classe di Insegnanti ben preparati e ben pagati.

Questi Insegnanti non dipendono dai Presidi, dagli Ispettori, dai Partiti Politici,dai Sindacati, dai Bidelli,  dalla burocrazia, dalle Imprese di pulizia, ecc. Questi Insegnanti dipendono da se stessi, dalla loro libertà e dalla loro deontologia, perché sono la deontologia e la libertà che fanno la Scuola.

E’ stato, infatti, questo Spirito che ha caratterizzato i miei indimenticabili 40 anni di insegnamento, condotti sempre all’insegna della libertà e del dovere professionale, insofferenti sempre dell’arroganza e della prevaricazione di chi tentava talvolta di deprimerli. E’ stato questo stesso Spirito che il 6 dicembre 2003 mi suggeriva di scrivere il seguente intervento”:

 

Ho commentato oggi, 24/09/2016:

 "Tempus fugit irreparabile": il tempo fugge irrimediabilmente, come la Scuola italiana che muore per una malattia congenita senza rimedio. Ringrazio FB di aver ricordato questo mio scritto di alcuni anni fa, a dimostrazione che i problemi della Scuola in Italia si sono ulteriormente aggravati, nonostante la presa di posizione dell'Accademica Stefania Giannini, ministra della P.I., che, proprio con questo avvio dell'anno scolastico 2016, ha fatto di tutto per creare un vergognoso disordine fra i docenti, chiamati ad emigrare a mille chilometri dalle proprie residenze per uno stipendio di 1200 euro. Che la smettano tutti di parlare di una scuola che incomincia a funzionare. Ci vogliono i talleri, di cui scrivevo sopra. Devono togliere i soldi ad altre professionalità e darli agli Insegnanti. Un medico di base, che lavora per tre ore al giorno, paga di IRPEF, lo stipendio del cosiddetto Professore. Non si può bocciare il 60% dei docenti in cerca di lavoro, partecipanti all'ultimo "concorsone", e commentare che gli aspiranti all'insegnamento sono impreparati. E' stato un clamoroso autogol per Lo Stato italiano. Vorrei sapere chi sono gli esaminatori dei docenti riprovati. Sono forse usciti dalle Università, dove insegnano i colleghi della Ministra Giannini?. Così pure è una vergogna insopportabile il sapere che, ogni anno, viene bocciato l'80% o il 70% dei giovani luareati in Giurisprudenza, che partecipano all'esame di abilitazione per l'esercizio dell'Avvocatura. Se si vanno a leggere i giudizi formulati delle Commissioni Esaminatrici per motivare le bocciature dei giovani giuristi, in moltissimi casi si scoprono contraddizioni ed errori marchiani da denunciare ai TAR di tutta l'Italia. Si potrebbe continuare così, all'infinito, anche in tutti gli altri abiti disciplinari. Lo scandalo non muta. Tutto muta, ma in Italia vi è una Legge del mutamento che non muta: è la Legge della corruzione. E' unica dappertutto. Il tutto è sempre infarcito da pratiche disoneste e corruttele, elevate a sistema, che non lasciano speranze alle vere Intelligenze, costrette ad emigrare all'estero. Ancora stamattina, i giornali scrivono che in tutte le migliori Università Italiane sono presenti migliaia di omonimie, riconducibili quasi tutte al traffico del nepotismo dei cosiddetti Baroni Accademici. Nipoti e compari sempre di mediocre fattura.

 

 
 
 
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