Blitz a Vicenza, occupato l'aeroporto Dal Molin
di Checchino Antonini
su Liberazione del 01/02/2009
Ruspe se ne vedono ancora poche al Dal Molin ma ieri mattina una trentina di operai stavano delimitando l'area del cantiere quando almeno 300 vicentini hanno sorpreso la guardia (una gazzella dei carabinieri e un'auto-civetta della digos) ed hanno occupato una porzione di aeroporto, sul lato est. Gli operai, forza-lavoro delle cooperative "rosse" che si sono aggiudicate l'appalto da 325 milioni di dollari, saltano sui furgoni e vengono portati via. Sono più o meno le dieci di un sabato invernale. L'ennesimo, da più di due anni di mobilitazione contro la nuova base Usa che la stragrande maggioranza della popolazione non vuole. I manifestanti, che arrivano dal tendone del presidio permanente, una delle anime della protesta, recintano la porzione su cui intendono accamparsi a oltranza. E, dall'altra parte, tagliano la recinzione che dà sullo stradone di S. Agostino per far entrare i cittadini. Per un'ora fila tutto liscio. Una decina di "nobase" salgono sul tetto di uno degli hangar. Poi arriva la polizia in assetto antisommossa. La polizia taglia la recinzione issata poco prima dai manifestanti ma, intanto, si apre una trattativa. Le agenzie battono la notizia che la questura ha chiesto rinforzi e che sta arrivando la celere da Padova e da Bologna. Imprevedibile, l'intervento di Mario Martello e di Giovanni Giuliari evita l'assalto dei robocop sulla piccola folla pacifica. Martello è il liquidatore della società mista (70% camera di commercio e il resto del comune e di altri) che gestiva l'aeroporto civile, sfrattato dall'arrivo degli americani (il governo ha promesso, finora senza seguito, di riaprirlo). Giuliari è l'assessore alla Pace della giunta di centrosinistra. I due prendono contatto con l'Enac, l'ente titolare di quella fetta di aeroporto. L'ente per l'aviazione civile si dichiara disinteressato allo sgombero dei cittadini dalla sua area. La gente fa festa alla vista delle guardie che si ritirano. A chi li vede da vicino sembra di cogliere sguardi contrariati dietro le visiere mentre si disfano delle imbottiture per il corpo a corpo. Achille Variati - democristiano per bene divenuto sindaco Pd proprio credendo nel no alla base - arriva nel pomeriggio all'aeroporto occupato. Tra gli altri trova Cinzia Bottene, una consigliera della sua maggioranza, eletta con una lista espressamente No Dal Molin che ha preso il 5% alle elezioni di primavera. Variati teme che sulla città si facciano di nuovo «scelte sbrigative e superficiali come quelle che hanno liquidato come minoritarie o Nimby le lotte dei cittadini e dei comitati contro la base». Il timore di Palazzo Trissino, senza mezzi termini, è che la stessa superficialità venga applicata nelle decisioni di sgombero dell'area. Si congratula per la selta saggia di Martello e chiede «Nessuno si assuma la responsabilità di portare le tensioni oltre il punto di non ritorno». Ma il questore in carica, da mesi, ha dato un biglietto da visita diverso da quello del dialogante collega Rotondi che l'ha preceduto (c'era anche un altro governo). Da quando s'è insediato non sono mancati scontri, feriti, cariche e denunce: le ultime il 6 settembre per lo sgombero di una torretta di avvistamento (quatro tubi e un paio di palanche) issata «abusivamente» a ridosso della rete dell'aeroporto per spiare l'arrivo di eventuali ruspe. Poche ore prima, l'ennesimo incontro con il supercommissario bipartizan Costa: missionario delle grandi opere sia in qualità di sindaco ulivista di Venezia, che di componente del governo di centrosinistra o di commissario buono per qualsiasi schieramento. E' lui a gelare chi spera in Obama: ha confermato il ministro della difesa di Bush, lo stesso con cui sono stati sottoscritti gli accordi. L'incontro con Costa doveva servire a Variati per esporgli l'insoddisfazione per le mancate risposte del governo alle preoccupazioni tutt'altro che ideologiche dei vicentini. Preoccupazioni ambientali e urbanistiche, oltre che di natura etica. In città esiste una multiforme cultura pacifista e perfino il Giornale di Vicenza (organo ufficiale del Sì Dal Molin) ha dovuto registrare un sondaggio in cui il 74% dei quasi 58mila partecipanti hanno confermato il no alla devastante grande opera. Ma anche quest'ultimo abboccamento è stato una farsa. L'impressione è che si voglia chiudere in fretta - e male - la partita. La richiesta di una seria valutazione di impatto ambientale non ha mai ricevuto risposte. Costa s'è limitato a consigliare di riscrivere al governo. Anche sulla "compensazione" - concetto «coloniale» che Variati rigetta - a nessuno sfugge che la tangenziale nord (peraltro mai finanziata) sia solo utile a rendere funzionale la base. Costa tanto e, come la base, è pericolosa per la falda e l'ambiente. In serata, 400 persone in assemblea al Dal Molin occupato, decidono che si dorme lì. E che si vigila. A oltranza. «Il Governo, nella persona del commissario Costa, vorrebbe impedire che venga svolta la Valutazione di Impatto Ambientale. Allora la faremo noi, autogestita, a partire da questo spazio che abbiamo liberato». Oggi si svolgerà la prima assemblea tecnica pubblica e gli esperti che sostengono il Presidio Permanente illustreranno lo stato dei lavori. E oggi verrà riaperto il parco della pace, la zona in cui, nel settembre 2007, i No Dal Molin piantarono 150 alberelli. Lunedì sera una fiaccolata partirà da Porta S. Bortolo alle 20.30 e arriverà agli hangar dei No Dal Molin. |
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il 11/11/2016 alle 19:59
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