Ieri un milione di persone hanno attraversato le strade e le piazze di Roma. Un interminabile serpente di bandiere rosse che è stato costretto a muoversi già prima delle 14.30 perché piazza Esedra, luogo del ritrovo, non le conteneva tutte.
Un milione di persone che sono l’immagine più eclatante della straordinaria capacità di mobilitazione ed organizzazione delle più grandi forze organizzate della sinistra italiana. Tanta Cgil - a dimostrazione che il sindacato è, prima che delle segreterie, dei propri iscritti e dei propri militanti - tantissima Fiom, per sottolineare come il no al protocollo tra i metalmeccanici sia stato un voto politico e di classe, che ha parlato alla sinistra politica e chiesto un cambio di passo al governo.
E poi, appunto, la sinistra politica, che è, nel nostro Paese, prevalentemente ed orgogliosamente comunista. La risposta che il nostro Partito ha dato è stata entusiasmante. Centinaia di pullman e di treni speciali al termine di una campagna di mobilitazione che, in tutta Italia, ha visto i nostri compagni organizzare banchetti ed iniziative, sottoscrizioni e volantinaggi. In una fase di crisi della politica, e a solo una settimana dalle primarie del partito democratico (perfetta rappresentazione di una concezione americanizzata e plebiscitaria della partecipazione), Rifondazione Comunista ha trovato la forza di caricarsi sulle spalle il peso di organizzare la più grande manifestazione di massa degli ultimi anni. Contro la precarietà del lavoro, per chiedere al governo Prodi una svolta netta ed immediatamente tangibile nella politica economica e sociale, tale da rispondere ai bisogni di quei milioni di lavoratori che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Insomma: una manifestazione che, al contrario di quanto veniva paventato alla vigilia, non ha rappresentato un pericolo per il governo ma l’occasione per ridargli fiducia, nella misura in cui questi ne assumesse i bisogni e le proposte.
Insieme a noi in piazza c’era il Pdci: tante anche le loro bandiere ed i loro striscioni, che da diverse realtà d’Italia hanno viaggiato nei nostri stessi pullman, nelle stesse carrozze dei nostri treni speciali. E poi tante altre compagne e compagni, a rappresentare miriadi di realtà di movimento, miriadi di vertenze territoriali, esperienze di lavoro e di lotta.
Questo popolo comunista e di sinistra - composto da una inedita marea di giovani e giovanissimi - vuole l’unità: è vero, lo dicono tutti e non dobbiamo negarlo.
La piazza di ieri ci dice però qualcosa di più di questa verità. E anche di diverso rispetto a quello che un certo “partito della liquidazione” vorrebbe farci credere.
Ci dice, nella sostanza, due cose.
In primo luogo che non esiste unità possibile della sinistra se non a partire dalla condivisione di alcuni contenuti qualificanti. E ieri è un dato di fatto che in piazza, a condividere questi contenuti qualificanti, ci fossero Rifondazione e Pdci e non (con poche significative eccezioni) Sinistra democratica e Verdi.
In secondo luogo che qualsiasi processo di coordinamento a sinistra non può prescindere dal mantenimento della forza organizzata di un partito comunista.
«Non deludiamoli», titola oggi Liberazione. Siamo d’accordo: non deludiamo questo immenso popolo comunista e di sinistra che ieri ha dimostrato quanto siano importanti le singole strutture organizzate (in primo luogo il nostro partito) nell’esprimere il dissenso diffuso verso i balbettamenti del governo Prodi. Essere Comunisti, non da ieri, lavora in questa direzione: rafforzare il Prc per costruire, nei contenuti, l’unità possibile della sinistra d’alternativa.
Claudio Grassi |
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 19:59
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 20:46
Inviato da: Guerrino35
il 31/03/2016 alle 21:21
Inviato da: Guerrino35
il 03/04/2015 alle 08:31
Inviato da: Guerrino35
il 19/09/2014 alle 09:58