Giustizia per Sankara, giustizia per l'Africa
di Guin Guin Bali
27/01/12
A ottobre di quest'anno sarà trascorso un quarto di secolo dall'assassinio del giovane presidente di quello che era L'Alto Volta e che proprio lui aveva chiamato Burkina Faso (Il paese degli uomini integri): si tratta di Tomas Sankara.
Nonostante l'abbondanza di testimoni che denunciano un complotto internazionale, la sua morte continua a essere un mistero. Da ciò nascono varie iniziative perché non si dimentichi la memoria del defunto e tanto meno la sua causa. La più interessante di queste iniziative è chiamata: "Giustizia per Thomas Sankara, giustizia per l'Africa".
Se non fosse stato assassinato nel 1987 oggi Sankara avrebbe 62 anni, secondo tutti gli indizi da (fino a quel momento suo amico) Blaise Compaoré, attuale presidente del Burkina Faso. Questi ha fatto un colpo di stato nell'agosto del 1983 e fece di Sankara il presidente. Ma la sua ideologia e il suo agire da marxista in un contesto polarizzato dalla guerra fredda gli procurarono un'infinità di nemici. Ecco perché nel 1987 il suo fedele amico fece un altro colpo di stato, questa volta contro Sankara, con la complicità della comunità internazionale.
Thomas Sankara fu la speranza di tutto un continente in una determinata epoca e soprattutto di un modello di leadership decisa, onesta, valida e creativa. Mai prima un presidente africano aveva compiuto azioni come quelle che mise in pratica per farla finita con la disumanizzazione. Prima di tutto cambiò il nome all'ex colonia francese, portò all'ONU scomode questioni circa la meschinità delle nazioni straniere in terra africana, parlò chiaro sui problemi di una geografia politica tracciata nella Vienna ottocentesca, separando etnie e unificando popoli da sempre in contrasto all'interno di nazioni artificiali, del business e degli aiuti umanitari, che condannano i popoli a un'eterna sottomissione ai pochi caritatevoli Stati che offrono tali inganni. Parlò anche delle coltivazioni intensive dei paesi ricchi che fanno sì che i contadini africani vivano in miseria. Così, con una potente miscela di carisma personale e forti convinzioni marxiste e panafricane, il suo governo lottò contro la corruzione e l'imperialismo francese, migliorò la scuola, la sanità, l'agricoltura e la condizione della donna, nazionalizzando le terre, le miniere e i servizi pubblici. I suoi successi gli valsero il soprannome di "Che Guevara africano".
In una regione piena di dittatori dinosauri (cominciando proprio dai suoi successori e l'attuale presidente del Burkina Faso, Blaise Campaoré), il suo modo di intendere la politica come servizio ai cittadini è più necessario che mai.
Per sapere di più su quella figura bukinabé e africana: "L'Africa di Thomas Sankara", di Carlo Batà.
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