Creato da: laura.foggiato il 18/07/2014
Filosofia

Area personale

 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

I miei Blog Amici

 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

seefogDisegnorupestrelaura.foggiatoenrico505psicologiaforenseMarquisDeLaPhoenixmarlow17baubo_afugadallanimaDJ_Ponhziducabianco_dbantropoeticoplacido.laflubopo
 

Ultimi commenti

Chi puņ scrivere sul blog

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« Conoscenza filosofica e ...CONOSCENZA FILOSOFICA E ... »

Conoscenza filosofica e conoscenza tradizionale - IV -

Post n°11 pubblicato il 01 Settembre 2014 da laura.foggiato
 

CONOSCENZA FILOSOFICA E CONOSCENZA TRADIZIONALE – IV -

 

La possibilità di giungere alla conoscenza, viene determinata dal sistema di ricerca della conoscenza; dato che l'anima sola ha intelligenza, tanto più riuscirà a mantenersi in tale isolamento concentrata, tanto meglio perverrà alla comprensione; d'altra parte, se l'intelligenza verrà ottenebrata dalle sensazioni corporee, se non disturbata e confusa dai bisogni e dalle necessità corporei, non avrà modo che le si palesi la comprensione.

Ma il primo grado di conoscenza viene dato dalle percezioni sensoriali, anche se, nel superamento delle sensazioni, nasce il pensiero che tutte le cose percepite mediante le sensazioni, tendono ad essere come ciò che è stato conosciuto dall'anima, ma ad esso inferiori; in ciò si verifica un riconoscimento prodotto da un ricordo che l'anima sente, come viene detto nei passi 72e-73b; 73c-74e del Fedone, dove Socrate, argomentando sul conoscere come ricordare, chiama a ragione del ricordo una apprensione a questo precedente: «noi siamo certamente d'accordo che, se qualcuno si ricorda di qualche cosa, la deve aver saputa già prima».

Il ricordo è il risultato di uno stimolo percettivo che funge da richiamo alla presa di coscienza: «e non risulta forse, [...], che la reminiscenza viene dai simili e anche dai dissimili? [...] Ma quando uno si ricorda di qualche cosa a causa di cose che le assomigliano, non gli viene necessariamente da chiedersi se quella data cosa sia, rispetto alla cosa di cui si ricorda, quanto alla somiglianza, per qualche rispetto manchevole o no?» (Fedone, 74a).

La lettura del Fedone porta a considerare che la filosofia debba essere un esercizio di morte: il filosofo, infatti, vive come un moribondo, nel perseguimento della conoscenza, conoscenza che si sa raggiungibile solo mediante l'esercizio dell'anima, come il filosofo dice nei passi 60c-62c; 64a-65a; 66b-67b del Fedone, dove Socrate, iniziando a dare spiegazioni dei suoi componimenti poetici, augura a chi sia filosofo il desiderio di seguire i moribondi, dato che, se mai, solo nella morte, nella condizione di separazione dell'anima dal corpo, vi può essere modo di intelligere puramente.

Dunque, fintanto che l'uomo possiede il corpo e l'anima rimane in esso, non sarà possibile raggiungere in modo adeguato la conoscenza della verità, infatti il corpo risulta essere avversario al processo che l'uomo deve compiere verso la conoscenza.

La conoscenza è raggiungibile dall'intelligenza dell'anima ed affinche l'anima possa esercitare la propria intelligenza, essa deve essere sola in se stessa, concentrata nella tensione al sapere, meditabonda nel pensiero.

Dunque, l'anima non può intelligere vivendo nella sensazione.

Quindi, dato che caratteristica peculiare del sentire è il mutamento, ed il corpo è per natura soggetto al mutamento, in continuo processo di trasformazione, la natura del corpo, determinata dal tempo, è contraddistinta dalle variazioni prodotte dall'accrescimento, dalla maturazione e dal deperimento, ebbene ciò dimostra l'esistenza nello scorrimento, la naturalità nella mutazione, infatti radicata nella mutazione vi è l'indeterminatezza, l'incertezza data dalla trasformazione, la labilità.

Tali sono le caratteristiche di ciò che è visibile, e, ciò che è visibile è comprensibile al corpo, perché ad esso affine.

La conoscenza propria del corpo si identifica e si attua con e nelle sensazioni, dato che il corporeo è oggetto della comprensibilità del corpo.

L'anima, d'altra parte, è invisibile, intelligente ed intelligibile, in atto, animatrice di corpi, datrice di vita, infatti ciò che è vivo è animato, vivo in quanto animato, come ciò che si muove è animato, dato che l'anima è principio di movimento, ciò che viene mosso è mosso da un'anima che ha in sé il principio del movimento.

Un corpo vive quando è animato, quando in esso vi è un'anima.

La morte è separazione dell'anima dal corpo.

Il processo di allontanamento dell'anima dal corpo perseguito dal filosofo, come esercizio di filosofia, risolto nella possibilità dell'autentico pensare, si esplica in una forma di purificazione dell'anima stessa dagli influssi del corpo.

 

L'amore per la saggezza, che caratterizza e determina il filosofo, implica che, fine ultimo di questi, per la sua stessa possibilità di esistenza, sia la tensione alla sapienza, risolta nel raggiungimento della contemplazione della sapienza.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963