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L'accento giusto al posto giusto!!!

Post n°6 pubblicato il 06 Maggio 2007 da italianofile

L’accento è la particolare intensità di voce che, nel pronunciare una parola, si pone su una vocale.

 Proprio perché dà intonazione alla voce si chiama accento tonico e la vocale su cui cade si dice tonica, così come la sillaba cui appartiene la vocale.

L’accento può essere variamente posizionato:

a)       se cade sull’ultima sillaba, la parola si dice tronca (cit-tà, vir-tù)

b)       se cade sulla penultima sillaba, la parola è piana (li-bro, let-tu-ra)

c)       se è sulla terzultima sillaba, la parola è sdrucciola (ta-vo-la, i-nu-ti-le)

d)       se è sulla quartultima sillaba, la parola si dice bisdrucciola (an-da-te-ve-ne).

 

Nella scrittura, l’accento si pone sopra la vocale tonica ma, considerando che le vocali e ed o possono avere il suono aperto e il suono chiuso, si adopera il segno ` (accento grave)  per indicare il suono aperto (caffè, portò) mentre si adopera il segno ´ (accento acuto) per indicare il suono aperto (perché, pésca – come attività del pescare). I simboli ` ed ´ indicano, quindi,  contemporaneamente sia l’accento tonico, perché indicano la vocale tonica, sia l’accento fonico perché segnalano un suono aperto o chiuso.

 

Per le vocali a, i, u, che hanno suono unico, convenzionalmente si adopera l’accento grave.

 

In passato era usato anche l’accento circonflesso ^ (il risultato dell’unione di un accento acuto e di uno grave) per indicare che la i finale nel plurale di parole uscenti al singolare in –io è la contrazione di –ii ( serio – serî, studio – studî).

 

In quest’epoca di “distrazione linguistica” molto spesso l’uso dell’accento passa nel dimenticatoio dello scrivente.

Alcuni casi, invece, richiederebbero tassativamente l’uso dell’accento. Vediamoli insieme.

  1. Sulle parole tronche: verità, perché, tribù.

  2. Sui monosillabi formati da dittongo che ha l’accento sulla seconda vocale: già, può, più. In questo caso fanno eccezione qui e qua, che si scrivono senza accento.

  3. Su alcuni monosillabi, perché siano distinti da altri monosillabi che hanno significato diverso. Di seguito una utile tabella:

 

immagine

 

Resta facoltativo l’uso di segnare l’accento su quelle parole che hanno stessa grafia ma significato diverso secondo la pronuncia, ma sarebbe consigliabile nei casi in cui ci sono possibilità di equivoci, come ad esempio: subito, avverbio – subìto, participio passato del verbo subire;  nel plurale dei nomi in –io, per distinguerlo da altri plurali con la stessa grafia: principi, plurale di principe – princìpi, plurale di principio.

 

Buona lettura,

le italianofile

 
 
 
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