Post n°7 pubblicato il 12 Maggio 2007 da italianofile
In linguistica il termine funzione assume usi e significati diversi. Prossimamente scriveremo più specificamente dei linguaggi settoriali. Buona lettura, le italianofile |
Post n°6 pubblicato il 06 Maggio 2007 da italianofile
L’accento è la particolare intensità di voce che, nel pronunciare una parola, si pone su una vocale. Proprio perché dà intonazione alla voce si chiama accento tonico e la vocale su cui cade si dice tonica, così come la sillaba cui appartiene la vocale. L’accento può essere variamente posizionato: a) se cade sull’ultima sillaba, la parola si dice tronca (cit-tà, vir-tù) b) se cade sulla penultima sillaba, la parola è piana (li-bro, let-tu-ra) c) se è sulla terzultima sillaba, la parola è sdrucciola (ta-vo-la, i-nu-ti-le) d) se è sulla quartultima sillaba, la parola si dice bisdrucciola (an-da-te-ve-ne). Nella scrittura, l’accento si pone sopra la vocale tonica ma, considerando che le vocali e ed o possono avere il suono aperto e il suono chiuso, si adopera il segno ` (accento grave) per indicare il suono aperto (caffè, portò) mentre si adopera il segno ´ (accento acuto) per indicare il suono aperto (perché, pésca – come attività del pescare). I simboli ` ed ´ indicano, quindi, contemporaneamente sia l’accento tonico, perché indicano la vocale tonica, sia l’accento fonico perché segnalano un suono aperto o chiuso. Per le vocali a, i, u, che hanno suono unico, convenzionalmente si adopera l’accento grave. In passato era usato anche l’accento circonflesso ^ (il risultato dell’unione di un accento acuto e di uno grave) per indicare che la i finale nel plurale di parole uscenti al singolare in –io è la contrazione di –ii ( serio – serî, studio – studî). In quest’epoca di “distrazione linguistica” molto spesso l’uso dell’accento passa nel dimenticatoio dello scrivente. Alcuni casi, invece, richiederebbero tassativamente l’uso dell’accento. Vediamoli insieme.
Resta facoltativo l’uso di segnare l’accento su quelle parole che hanno stessa grafia ma significato diverso secondo la pronuncia, ma sarebbe consigliabile nei casi in cui ci sono possibilità di equivoci, come ad esempio: subito, avverbio – subìto, participio passato del verbo subire; nel plurale dei nomi in –io, per distinguerlo da altri plurali con la stessa grafia: principi, plurale di principe – princìpi, plurale di principio. Buona lettura, le italianofile |
Post n°3 pubblicato il 01 Maggio 2007 da italianofile
Va' --> vuole solo l'apostrofo (elisione) e solo se è imperativo: "Va' a casa!", ed è considerato un'elisione, perchè in tal caso si elide (si elimna) la "i "di "vai".
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Post n°2 pubblicato il 30 Aprile 2007 da italianofile
Chi non ricorda le avventure degli odiati/amati nipoti di Paperino? Sempre con la soluzione giusta al momento giusto… Il Manuale delle Giovani Marmotte, utile fonte di soccorso per mille e una peripezie, la maggior parte delle quali provocate da quello zio combina guai… E quante volte anche noi vorremmo un soccorso quando siamo alle prese con qui e qua nel loro uso come avverbi di luogo… Si accenteranno o no? No, qui e qua non si accentano! E’ vero che sono monosillabi ma non si possono confondere con niente altro, il loro significato è unico. Diversamente, invece, avviene per lì e là. In qualità di avverbi vanno accentati per non essere confusi con il pronome (li ho visti, li ho sentiti, eccecc) o con la nota musicale (la) o con l’articolo determinativo (la mamma, la scarpa). Dicevano le maestre ai bimbi: “Su qui e qua l’accento non ci va, su lì e là l’accento ci va”. L’uso degli accenti è quasi caduto in disuso in Italia ma prossimamente torneremo sull’argomento perché, spesso, il loro uso è fondamentale per la comprensione del testo. Buon blog a tutti, le italianofile |
Post n°1 pubblicato il 30 Aprile 2007 da italianofile
Quante volte ci siamo trovati nel dubbio se usare l’accento o l’apostrofo? Oppure se abbiamo costruito una frase nel modo corretto? O, ancora, se abbiamo usato il tempo ed il modo giusti di un verbo? Intanto, diciamo subito che questo blog è soltanto un gradevole passatempo che noi, patite della lingua italiana, vogliamo sperimentare con il solo scopo di sciogliere alcuni dubbi che, purtroppo, tendono a venire a galla soprattutto nei momenti meno opportuni. Val la pena di precisare che non si ha la pretesa, qui, d’insegnare una lingua che, in tutta franchezza, dovrebbe appartenerci già per il solo fatto di essere italiani e di risiedere in Italia. Il blog è aperto a tutti *coloro che vogliono confrontarsi in tal senso, con dubbi, suggerimenti, proposte e, perché no, anche precisazioni: perché crediamo fermamente nella morale di Seneca a Lucillo: ‘mentre si insegna, si impara’. Il vantaggio, dunque, è reciproco. Una sola avvertenza: non mancheranno spunti per farsi anche due sane risate. Così, anche mentre ridiamo, impariamo, no? le italianofile ps…* chi lo desidera può partecipare, inviando alla nostra casella di posta di libero, eventuali, frasi, brani, stralci eccecc su cui sono stati rilevati errori grammaticali.
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