Io credo che ridere sia il modo migliore per bruciare calorie.
Audrey Hepburn
Post n°161 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da Gioiasole
|
Post n°159 pubblicato il 12 Ottobre 2010 da Gioiasole
Ieri sera discussione col mio compagno. Il lavoro, sempre lui, ci costringe a vivere lontani e a comunicare tramite il telefono, skype, facebook, le mail, insomma tutto quel che c’è per sentire meno la puzza della lontananza. E, proprio a causa di questi giocattoli che utilizziamo per sentirci più vicini a qualcuno (o anche a qualcosa che ci interessi), a volte si rischia di isolarsi e allontanarsi da tutto il resto. |
Post n°158 pubblicato il 05 Ottobre 2010 da Gioiasole
Non essendo una grande parlatrice, non amo a mia volta i grandi parlatori a ufo. Mi piace chiacchierare amabilmente, ma la conversazione deve avere un senso e un luogo e un momento. Per fare un esempio recente, non capisco chi, incontrandomi per caso per strada, mi trattiene mezz'ora buona a raccontarmi del parrucchiere che le ha sbagliato le meches se, prima di questo momento, io e lei ci siamo viste sì e no due volte e tutte e due le volte ci siamo scambiate niente più che un saluto di convenienza. Ma andare per gradi (di conoscenza) no, eh? D'altro canto resto largamente perplessa da quei tipi comunemente definiti di poche parole. Il mio collega è così e certe volte mi snerva, perché io ho bisogno di sapere tutto, ma proprio tutto, di quel che si è detto a quella riunione o a quell'incontro a cui non ho potuto essere presente. Per me è vitale, mi dà lo sprone per caricarmi di entusiasmo o, nella peggiore delle ipotesi, di mollare tutto. |
Post n°157 pubblicato il 27 Settembre 2010 da Gioiasole
Ieri (e non è mica la prima volta) ho comprato spazzolino da denti nuovo, dentifricio, crema per il viso e per il corpo, shampoo e bagnoschiuma. Nel giro di poco (tempo), ho prodotto un’incredibile quantità di immondizia, tra scatole di confezionamento, cellophane, foglietti illustrativi, strisce di protezione, scontrini e pubblicità. Senza contare i pezzi appena sostituiti, che sono andati a far compagnia a tutta l’immondizia “nuova”. Per smistare il tutto con attenzione, separando la plastica dalla carta e dal vetro (il barattolino di crema per il viso ha il contenitore in vetro e il tappo di plastica: un attimo di distrazione e si butta tutto il ‘pezzo unico’ nello stesso sacchetto e amen), altro giro di un po’ più di poco (tempo), e i sacchetti erano praticamente pieni. Dovevo uscire a “collocare” il tutto negli appositi cassonetti, compreso l’organico: dovevo aspettare le sette di sera. Qui l’immondizia si “butta” solo dalle sette di sera a mezzanotte, ante e post si becca una multa pari a mezzo stipendio di un operaio. Sono uscita molto prima delle sette e sono tornata dopo la mezzanotte. Come volevasi dimostrare (perché non è mica la prima volta) oggi, domenica, a tutto ho pensato fuorché a loro e amen. I sacchetti, in fila ordinata sul balcone, pronti per essere espulsi, giacciono ancora là. I cassonetti sono a posto, ma il balcone di casa mia mi fa leggermente pena. |
Post n°156 pubblicato il 22 Settembre 2010 da Gioiasole
Sto analizzando quel che vedo. Un pagina rosa. Mi discosto un attimo, per guardare la pagina da lontano. Francamente, io – la IO qua dietro, al di qua dello schermo – che cavolo c’entro con TUTTO QUESTO? |
Post n°155 pubblicato il 16 Settembre 2010 da Gioiasole
"Ci sono momenti in cui si ha qualcosa da dire a qualcuno, che ci farebbe piacere dire, che qualche volta addirittura sentiamo il bisogno di dire. E ci accorgiamo che non vuole ascoltare nessuno. Ma forse sto esagerando, no, non è proprio che nessuno ha voglia d'ascoltare, semplicemente uno non ha tempo (ormai non si ha più tempo per niente) o ha ben altro per la testa o non è il momento giusto o sta cercando anche lui qualcuno a cui dire qualcosa. Forse, in qualche caso, è anche una questione di ritegno: alla fine incontri la persona che saprebbe ascoltarti, ma senti che, altro che qualcosa, gli dovresti dire tutto, e non t'arrischi e non gli dici niente. Oppure, credi d'aver trovato la persona, stai parlando, e ti rendi conto che quello ti sente, ma non ti ascolta. E non è che faccia la commedia, ascoltare è difficile, ascoltare è sempre un po' diventare l'altro, e uno si difende, d'istinto. O, anche, hai trovato uno che ti ascolta, bene, parli, parli, ma, come a tradimento, ti viene un pensiero velenoso: quanto dureranno i tuoi guai nei suoi pensieri? dopo tanto parlare, quanto durerai tu per lui? in lui? cinque, dieci minuti? un quarto d'ora? Forse è anche una questione di pudore: si va a cena con amici, si mangia e si beve e si ride, si attacca un filetto ai funghi e si loda un indimenticabile brasato al barolo, si parla di viaggi, di persone, di politica, di amori, poi si saluta e ognuno torna a casa a ripensare alla solitudine e all'angoscia del vivere. In queste condizioni, le cose che abbiamo da dire non resta che dircele addosso… a qualcuno che non c'è, allo specchio, a vanvera. E si rischia di far ridere. Ma in fondo chi l'ha detto che dalla disperazione si può solo piangere?" (Raffaello Baldini, Zitti Tutti!) |
Post n°154 pubblicato il 10 Settembre 2010 da Gioiasole
È successo che ho trascorso un mese intero nel buco grigio del blocco dell’architetto. Poi una notte mi sono svegliata di soprassalto e ho capito che cercare di progettare con la testa e le idee di qualcun altro, non può essere MAI una buona idea. Il giorno dopo ho fatto un’abbondante colazione, mi sono lavata, vestita e truccata, mi sono seduta alla mia scrivania davanti al mac, ho preso il cellulare e ho chiamato quel qualcuno per dirgli di andarsene allegramente e definitivamente a quel paese. Ora sì che mi riconosco. |
Post n°153 pubblicato il 20 Luglio 2010 da Gioiasole
|
Post n°151 pubblicato il 07 Aprile 2010 da Gioiasole
"...cerco solo di non dire niente di sbagliato. E allora va a finire che non parlo, e faccio la figura di quello che non ha niente da dire." Diego De Silva, Non avevo capito niente Credo che le cose vadano dette senza tanti giri di parole; eppure è un'arte che non ho ancora imparato. Più che l’assenza di parole, mi sorprende il fatto che, anche se la voglia di comunicare è tanta, esse gìrino a vuoto in un serbatoio pieno senza trovare la loro naturale via d’uscita. Ecco: naturale. Abbiamo qualcosa da dire? Diciamola. Invece no: siamo pieni di sovrastrutture, di schifosissimi limiti che il più delle volte ci siamo creati da soli e, anche, accidenti a loro, di paure. Paura di dire pure la cosa più giusta ma nel modo sbagliato, di essere fraintesi, di annoiare, di essere fuori luogo, di non essere accettati, in fin dei conti. La cosa più importante diventa il mostrarsi in un certo modo: naturalmente è sempre un modo che pur ci piace, che ci attrae, ma che poi alla fine non ci fa affatto dire quello che volevamo dire. Accadde una normalissima mattina, in un bar normalissimo di una normalissima cittadina di provincia: mi stavo gustando un meraviglioso cappuccino, di quelli densi e pannosi che ti fanno venire voglia di fare come i bambini e di spazzolare con la lingua bordo bordo per raccogliere tutta la panna adagiata nella tazza, quand’ecco che dalla radio sparano a tutto volume “Felicità” di Albano e Romina. Come mi sono goduta quel momento, non si può raccontare. Non avevo compagnia, eravamo io e la mia tazzona accoccolata tra le mani, cantavo “un bicchiere di vino con un panino, la felicità” ed ero felice. Felice di non dover vedere nessuno snobbissimo paio d’occhi fuori dalle orbite per quella canzone che tutto è considerata fuorché trendy, felice di non dovermi sorbire chiacchiere inutili, sorrisi inutili, smancerie inutili. Felice di non dovermi preoccupare della canzone giusta, del vestito giusto, del trucco giusto, delle parole giuste. Ero felice di essere felice di quella normalissima mattina. Ero felice. Punto. Ed è bella, la felicità, quando puoi condiverla con qualcuno. Ma se avessi raccontato a qualcuno, che pur mi adora, quanto mi era piaciuto ascoltare Felicità di Albano e Romina, sarei stata presa per una povera quarantenne rincoglionita sul viale del tramonto. Perché è ovvio che, poi, non ce l’ho fatta e l’ho raccontato e col “mi sa che un po’ ti sei rincoglionita” si è persa tutta la magia di quel momento. Ok, non ho detto praticamente nulla, eppure ho detto tutto quello che avevo da dire: ho un milione di cose belle, ridicole, divertenti, spensierate, ma anche tristi e deprimenti, perché ci stanno, da tirare fuori, ma non ci riesco. Finché Santa Sovrastruttura mi resterà appollaiata sulla spalla come una scimmia.
P.S.: Però quando ci penso, a quella normalissima mattina, mi sbrilluccicano ancora gli occhi.
|
Post n°150 pubblicato il 06 Settembre 2009 da Gioiasole
Ho assistito, nei giorni scorsi, a una scena imbarazzante. Ero in un negozio a provare un vestito: sono uscita dal camerino intenta a sistemarlo su un fianco e, quando ho alzato gli occhi, ho incontrato lo sguardo di un tizio che era in compagnia di una tipa. A parte il fastidio nel trovarmi inaspettatamente davanti un uomo, in un regno che – secondo me - dovrebbe essere di sole donne (!), ho dovuto sorbirmi anche la scenata che la tipa ha fatto al suo uomo, colpevole di aver guardato un’altra donna per più di qualche secondo. Dopo aver sbottato con espressioni poco cristiane, il tizio è uscito dalla boutique furibondo come un Orlando, mentre un silenzio di tomba calava su tutte le presenti (improvvisamente impegnatissime a guardare anche le grucce). Anche non considerando il fatto che chiunque avrebbe spostato il proprio sguardo su un essere in movimento entrato nel proprio campo visivo, mi chiedo cosa abbiano nella testa certe donne. Il fatto è che io comprendo molto poco quelle che si trascinano dietro i propri compagni in giro per negozi (per di più esclusivamente femminili!). A parte il fatto che anche le marmotte sanno che agli uomini rompe da morire andare in giro per negozi – a meno che non si tratti di fanatici dello shopping, come qualcuno di mia conoscenza – ho sempre pensato che certe cose vadano fatte con le amiche, le sorelle, la mamma o le zie o, meglio ancora, da sole. Ci sono donne che si ostinano a voler fare tutto con il loro compagno (marito o fidanzato che sia) e non trovano neanche il modo di andare a farsi una pizza con un’amica, “devo prima chiedere a lui”. Ma chiedere cosa? Vai lì e glielo dici, che giovedì vai farti una semplice e sana pizza con Giovanna e Maria, non timbri mica il cartellino. Francamente non capisco la difficoltà nel lasciare che i nostri Homer si guardino in santa pace le partite tra uomini o ammuffiscano affondati tra le loro carte o, peggio ancora, inebetiscano davanti alla playstation (io con un playstationnaro non ci starei manco morta, ma non divaghiamo), mentre noi ci godiamo qualche ora di shopping tra donne, the e quel che segue. Ci sono altre e più interessanti cose da fare in coppia, se non sbaglio. A fare tutto insieme, prima o poi ci si annoia e ci si eccetera. Poi non lamentiamoci se il rapporto va a puzzette.
|
Post n°149 pubblicato il 08 Febbraio 2009 da Gioiasole
Siamo cresciute insieme fin da piccole; quando ci siamo conosciute avevamo più o meno sei-sette anni, magre come chiodi e i capelli cortissimi e lisci; solo T. aveva ricci ribelli e scuri e F. un biondo caschetto ondulato che la faceva più simile a una bambola. Ho una foto estiva che ritrae M.P. e me: in pantaloncini corti blu e maglietta bianca, alte uguali (quante discussioni su chi diventava più alta!) abbracciate e timidamente sorridenti all’obiettivo. M.P. è stato il mio primo amore di amica, l’unica che io abbia sentito profondamente parte di me e con cui ancora oggi condivido una rara empatia, quel sentimento strano fatto di sensazioni che viaggiano senza bisogno di parole, di contatto fisico o visivo alcuno. Eravamo le Giovani Aquile: un club di sole ragazzine al di sotto dei dieci anni, con tanto di distintivo e tessera d’iscrizione; ogni giorno inventavamo giochi pericolosi che nulla avevano di femminile. E se per un niente osavamo lamentarci della pericolosità o difficoltà di un gioco qualsiasi, la probabile esclusione era per tutte una cosa tremenda. Le bambole non erano sicuramente il nostro svago preferito: d’estate preferivamo arrampicarci sugli alberi e sulle pareti scoscese del bosco del castello, riportando graffi e sbucciature peggio dei maschietti, provavamo ad accendere fuochi con i rametti senza però riuscirci e correvamo in bilico sul bordo di una fontana circolare della villa comunale, sfidando la forza di gravità e ogni buon senso; d’inverno rubavamo di nascosto le bustone nere che le nostre madri usavano per raccogliere l’immondizia, per creare artificiosi bob con cui scivolare sulle pareti scoscese dello stesso bosco, coperte di neve. La nostra è stata un’infanzia movimentata, ma divertentissima. Crescendo, abbiamo cominciato a divertirci un po’ meno quando ci siamo accorte che attiravamo l’interesse dei maschietti del quartiere: orde di ‘bubboli’ che ci inseguivano fino a farci morire di paura fin sotto al portone di casa. Meno scalmanate che da piccole, non riuscivamo però a fare un gioco tranquillo come la ‘campana’ senza doverci guardare le spalle, pronte a fuggire al minimo accenno di attacco. A ripensarci, era meno pericoloso giocare alle Giovani Aquile. Alle medie ci sparpagliammo nelle varie scuole della città (ma io e M.P. sempre insieme, guai a separarci), per poi riunirci alle superiori: le nuove amiche e i primi amori, la ‘comitiva’, le prime uscite di sera per andare al pub, le cenette a casa degli amici. E poi la patente, i primi giri in macchina e l’addio al ‘Ciao’ con cui abbiamo più volte rischiato multe e beccato ammonizioni, i fidanzamenti. E qui avvenne l’irreparabile: a un certo punto, senza alcun preavviso, ‘lui’ era diventato più importante di ‘noi’. Addio per sempre alle Giovani aquile. Poi partimmo tutte per l’Università: ci laureammo, trovammo lavoro altrove o in città. Molte si sposarono presto, arrivarono i figli uno dopo l’altro; le amiche di sempre si erano trasformate in amiche occasionali: non c’era mai tempo per un caffé o una pizza tutte insieme, il marito e i figli assorbivano tutte le energie. E poi la stanchezza, le delusioni premature, i dolori delle perdite che sempre accompagnano il diventare ‘grandi’. Ma sempre lì, in prima linea, le amiche: quelle che restano quando tutto sembra scomparire. E quando tutto sembra diventare niente o troppo, avere voglia di tornare a casa: di averle lì, intorno a te.
|
Post n°147 pubblicato il 12 Novembre 2008 da Gioiasole
Mi raccontano che mia madre, mentre mi aspettava, ha rischiato di perdermi al sesto mese di gravidanza per l’apertura precoce dell’utero. Nacqui, invece, in perfetto tempismo: alle 9.30 del primo giorno dell’anno successivo, “bellissima, tutta bianca e rosa e con tanti capelli scuri”. Il mio primo nome fu, quindi, per ringraziamento alla protettrice delle partorienti, Sant’Anna. |
Post n°146 pubblicato il 08 Novembre 2008 da Gioiasole
L'altro sabato mattina: «Papà, per favore, prendimi anche: ‘Io, Donna’ del Corriere e ‘La Repubblica delle Donne’. Ah, e anche Vanity Fair, grazie!» |
Post n°145 pubblicato il 02 Novembre 2008 da Gioiasole
Il venerdì mattina, di solito, dopo aver sbrigato la posta elettronica, faccio sempre un salto su l’Internazionale, per leggere l’oroscopo di Rob Brezsny. Sono nata sotto il segno del Capricorno: a quanto sembra il segno meno amato dello zodiaco (so’ belli gli altri). Per chi non lo sapesse, il 2008 è l’anno superfortunato per i nativi di questo segno, che ospita finalmente Giove, dopo ben dodici anni di assenza (perbacco). Se non lo avessi saputo, non avrebbe fatto nessuna differenza. Il bello è che, a dirlo, siamo ben sette Capricorno, amici e parenti vicini e lontani. Ci guardiamo intorno e ci chiediamo dove sia finito Giove: forse a pascolar nei boschi coi fauni e le ninfe? Però Rob Brezsny scrive cose carine e interessanti, e stavolta, sorvolando il mio, che pur ho letto, mi sono fermata su quello del Toro. Mi calza a pennello, devo dire. Quindi, amico del Toro, fammi posto, per favore: |
Post n°144 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da Gioiasole
Ormai la mia casa si è trasformata in un insieme scomposto di libri. Ovunque ne spicca almeno un paio con un segnalibro orecchiuto e pendulo, mezzo ingoiato dalle pagine quasi intonse, in memoria. Libri lasciati a metà, infilzati in una quantità indefinita di altri, letti di malavoglia o divorati, e molti nuovissimi e allettanti, che non vedo l’ora di scoprire. Sarà per questo che li inizio e non li finisco, attaccandone subito un altro? E, magari, sarà per questo che ogni volta compro un segnalibro nuovo, rigido e perfetto? Quelli che ho accumulato nel tempo – i segnalibri - sembra che non mi bastino mai. E mi piacciono così tanto che quasi ogni volta che acquisto un libro me ne regalo uno. Alcuni li ho anche creati io stessa. Accade che ne scovi qualcuno dimenticato - un richiamo quasi rassegnato - tra le pagine de Il profumo di Suskind, interrotto nella lettura quasi con stizza, quando lui – il protagonista – ha appena ucciso una donna per rubarne l’odore; tra Grandi speranze e I Quattro libri delle piccole donne, con in mezzo, Suo marito, di Pirandello, riletture dei momenti di nostalgia; ne L’amore non basta mai di Jennifer Vandever, che non ricordo neanche cosa raccontasse ma neanche mi incuriosisce più, e in Lezioni di felicità, di Angela Vallvey, storia d’ordinario amore infedele, questo sì, me lo ricordo ancora. Non ha vinto neanche L’abitudine di amare di Doris Lessing, piazzato sopra un malinconico Cronache di poveri amanti di Pratolini, entrambi con il loro bel trofeo cartonato a segnarne la pagina interrotta, sfidati da una pur amatissima Austen di Mansfield Park, e una sconosciuta Anna Gavalda che mi ha tentato con L’età dei sogni. Sopra tutti, campeggia, con quella faccia occhialuta di Severgnini, L’italiano, lezioni semiserie. |
Post n°143 pubblicato il 12 Ottobre 2008 da Gioiasole
Ho cambiato le tende alla mia Libero-casa... dall'arancione al rosa, mah. Vedrò di abituarmi anche a questo. Per il resto, ho scovato una casa da sogno. Se volete, potete anche affittarla, dicono. Poi dicono che sia indimenticabile la vasca alle spalle del letto. Ma io mi accontenterei anche solo del panorama. Di questi tempi, (ma non solo questi) la prudenza consiglia: 'guardare e non toccare'. Questo e altro. Vi auguro una bellissima settimana. |
Post n°142 pubblicato il 28 Settembre 2008 da Gioiasole
Come faccio di solito, quando del frullatore che si agita in testa non trovo l'interruttore, chiudo gli occhi e aspetto che si fermi da solo. Poi prendo gli ingredienti uno per uno e cerco di dargli un nome. Affinché non vivano di vita propria, ma abbiano un senso. Almeno per me. |
Post n°141 pubblicato il 21 Settembre 2008 da Gioiasole
Ore 9:30. Mi sono svegliata con un forte mal di testa. Ieri sera ho fatto un tantino tardi e non ci sono più abituata. In più ho fatto un sogno stranissimo, in cui Francesco mi rincorreva con degli striscioni da ultras tipo curva nord a Napoli e, al risveglio, ho capito subito che avevo ricevuto un messaggio subliminale che mi sono affrettata a cogliere. Ma non prima di aver bevuto con grande soddisfazione, nonostante il mal di testa, la mia doppia razione del primo caffè mattutino. Senza brioche, però. |
|
Post n°139 pubblicato il 23 Giugno 2008 da Gioiasole
La voglia di tornare c’era, lo stimolo a scrivere un po’ meno. Forse perché il tempo passato a fare altro (troppo altro) mi aveva messo un po’ d'indolenza rugginosa nelle dita, abituatissime, invece, negli ultimi tempi, solo a far scorrere velocemente il puntatore del mouse sulla videata del cad. Non ricordo di aver mai passato tanto tempo senza scrivere uno straccio di pensiero che non fosse strettamente tecnico o legato alle faccende domestiche (leggi: lista della spesa). Eppure è andata così e di questi mesi non resta traccia alcuna se non nei miei ricordi e in alcune foto. Chissà che, piano piano, non mi ritorni l’antica passione per la scrittura e non mi ritrovi, magari senza neanche accorgermene, a riportare, qua e là, qualche sprazzo di quanto mi è accaduto. Però è stato bello, perché ho tolto un po’ di pietre dal mio giardino. Mi sono divertita, ho riso e pianto tantissimo, mi sono fatta male fisicamente (e un po’ anche al cuore), mi sono tuffata a pieno titolo in un mondo che non conoscevo affatto, ma finora solo sfiorato da spettatrice, quello del teatro. Ho conosciuto tante persone e stretto amicizie bellissime. Mi sono anche innamorata. Un pochino, sì. Ma è stato tutto oltremodo divertente, coinvolgente e appagante. Ho rivestito persino i panni del mio primo amore, quello della danza. Insomma, mi sono messa in movimento parecchio e non solo fisicamente. Ora vi guardo, vi leggo (dico ‘ora’, ma in realtà non ho mai smesso di farlo) e vorrei tornare tra di voi. Piano piano, rinnovando, magari, un po’ di quell’incoscienza sana, adolescenziale quasi, che mi aveva fatto creare questo spazio. A proposito di incoscienza: sarà proprio questa, così allegramente ritrovata, che mi porterò addosso, di questi mesi, spero il più a lungo possibile. Con un po' di pazienza, però, devo togliere molta ruggine. Perché il titolo? Perché è stato bellissimo vedere una signora di settant’anni, provata dalla malattia e dalle terapie, scalmanarsi come un’autentica tifosa alle partite. Mai vista una cosa del genere, quella donna è un fenomeno. “Ma siete o non siete Italiani? E allora dovete guardare la partita!” Io, invece, a onta dei suoi rimproveri, ieri mi sono vista la seconda parte di Via col vento. Un po’ di romanticismo, inframmezzato, ma non guastato, dalle urla di mia madre che dava allegramente dei ‘mosci’ - “mosci, siete mosci” - ai nostri calciatori. E poi voleva spiegarmi come funzionano i rigori. A me! Oh, a proposito: ben ritrovati. |
AREA PERSONALE
E ti vengo a cercare perché sto bene con te perché ho bisogno della tua presenza
F. Battiato
MENU
Non vi è nulla di meno seducente della presenza ossessiva, quasi ingombrante di una persona che invade ogni spazio della vita dell'altro. Impara dai musicisti a dosare le pause. Come nella musica le pause hanno la funzione di creare attesa, di lasciare senza fiato, così la tua assenza e il tuo silenzio possono alimentare il desiderio che l'altro ha di stare con te.
I MIEI BLOG AMICI
- CarpeDiem56
- CapJaneway
- Elliy
- ERRORI e PERLE
- Evasoxcaso
- Ilike
- Mara
- Marion
- OdioViaColVento
- ReLear
- Riflessi
- Sogno
- tanksgodisfriday
- UpMarine
- Writer
- Mati
ULTIMI COMMENTI
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: Gioiasole
|
|
Sesso: F Età: 55 Prov: PE |
Inviato da: falco58dgl
il 23/12/2011 alle 15:21
Inviato da: upmarine
il 30/08/2011 alle 17:31
Inviato da: odio_via_col_vento
il 24/04/2011 alle 21:53
Inviato da: nnsmettodsognare
il 12/01/2011 alle 11:06
Inviato da: arimatec
il 02/01/2011 alle 14:50