Creato da Amal.Nabila.Nur il 01/08/2014

ItaloMediorientale

Arabian Nights

 

Il sogno continua

Foto di Amal.Nabila.Nur

E' il 24 luglio 2016.

Dopo circa due anni di assenza rientro su questo blog e ritrovo una ragazzina di 20 anni che scriveva animata da un sogno. Sono passati due anni in cui mi sono accadute molte cose, in cui ho dovuto affrontare problemi, sconfitte, trionfi, che mi hanno fatto accantonare tutte le fantasie che mi animavano con tanto fervore allora. 

Sono stati anche due anni in cui ho visto il mondo cambiare davanti ai miei occhi così velocemente, che ancora ne devo osservare con attenzione ogni singolo fotogramma per tentare di ritrovare l'origine di tanto male. Se dovessi definire questi ultimi 24 mesi nella mia mente apparirebbero semplici parole...

 

                    Terrore 

                                                                                                        Paura

 

                                                        Disperazione

                 Vita

                                                                                      Morte

 

Mi sono fatta alcune domande.

Perchè? Perchè il mondo è cambiato tanto? Come mai oggi ci sentiamo così insicuri? 

Come è possibile che i membri di una stessa specie, che vivono su un piccolo pianeta blu perso nell'universo, provino un odio talmente grande da arrivare ad uccidere?

In nome di quale ideale malato?

 

                                                            UMANITA'

 

Un termine del dizionario che indica la specie umana nel suo insieme, ma anche una qualità che l'uomo ha insita in sé, che gli permette di entrare in empatia con gli altri.

Stiamo perdendo la nostra umanità... 

Ci siamo imposti di rimanere ben saldati ognuno nella propria posizione, di convincerci che siano sempre gli altri ad essere sbagliati, da non renderci conto di aver riempito questo mondo solo di incomprensione.

Ci è stato però dato un grande dono, che usiamo poco o male: la parola! E' il dialogo la chiave di tutto, il passepartout che ci aiuta a rendere più sopportabile la convivenza "forzata" su questa terra.

L'antico sogno che credevo spento si è dunque ripresentato nella mia vita, ancora più insistente e più forte che mai.

A 22 anni, con un'animo più maturo e anche più predisposto ad analizzare ciò che gli accade intorno, ho deciso di riprendere in mano questo blog abbandonato e di dargli nuova vita. Probabilmente non riuscirò nell'intento, ma almeno potrò dire di averci provato.

Insomma, il sogno continua!

 

 

 

 

 
 
 

Storia del conflitto Israelo-Palestinese - E' guerra! (terza parte)

 

La guerra

 

Nel 1939 gli inglesi si ritrovarono perciò impegnati su due fronti: da un lato la situazione palestinese, sempre più intricata, dall'altra invischiati nel difendere il proprio territorio in Europa, dove infatti scoppiava la Seconda Guerra Mondiale. Decisero perciò di rinunciare alla gestione del territorio in Medio Oriente, che lasciarono definitivamente nel 1947.

Già 250 mila palestinesi erano stati cacciati dalle terre che avevano posseduto o anche solo lavorato per decenni e la maggior parte dei villaggi palestinesi erano stati rasi al suolo, per essere poi ricostruiti come cittadine ebraiche.                                                  

Cominciò a delinearsi anche lo scheletro dell'esercito israeliano, combinato nelle truppe ordinarie, note come Haganah, e in gruppi para-militari come Irgun e Lehi, già conosciuti e condannati dai britannici in quanto colpevoli di veri e propri atti di microterrorismo contro gli arabi. 

La situazione al termine del 1947 era ben nota in tutta Europa, tant'è che sia Albert Einstein sia Hannah Arendt si espressero sul tema con un articolo sul New York Times del 1948, definendo il neonato "Partito della libertà", guidato dall'estremista Menachem Begin (già capo della milizia dell'Irgun e in seguito Primo Ministro dello Stato di Israele), come "un'organizzazione nei metodi e nella filosofia politica e nell'azione sociale con comportamenti simili ai partiti nazista e fascista".

 

menachem begin

 

Il ministro dell'agricoltura del futuro Stato di Israele dirà "anche gli ebrei si sono comportati come i nazisti e la mia anima ne è scossa". Fu un fatto scioccante che pochi anni dopo la fine dell'Olocausto gli ebrei venissero paragonati ai nazisti!                  

Come si era raggiunta quella situazione di tensione?                  

Già intorno al 1920, David Ben Gurion (fondatore dello Stato di Israele nel 1948) aveva formato una cupola di persone intorno a sé, gruppo che si riuniva nella cosiddetta "Casa Rossa", a Tel Aviv, con le quali aveva studiato nei minimi dettagli la pulizia etnica della Palestina.

Lo spirito che animava gli israeliani all'epoca è ben riassunto in uno scritto di Ben Gurion, in cui si legge: "C'è bisogno di una reazione brutale e forte. Dobbiamo essere accurati sui tempi, sui posti e su coloro che dobbiamo colpire. Se accusiamo una famiglia, dobbiamo farle del male, senza pietà, donne e bambini inclusi, altrimenti, non è una reazione effettiva. Durante le operazioni non c'è bisogno di distinguere fra innocenti e colpevoli".

Alcuni fanatici addirittura si adoperarono per trovare un veleno che potesse accecare i palestinesi!

Si susseguì un tesissimo periodo di stragi, omicidi, allontanamenti forzati. In un villaggio palestinese un capo arabo si oppose all'esercito israeliano per il trattamento disumano riservato al suo popolo: fu schiaffeggiato ed umiliato e come punizione per l'affronto subito vennero uccisi circa 30 ragazzini. O ancora interi villaggi ingannati con la promessa che se si fossero arresi non sarebbe stato fatto loro alcun male, ma, dal momento che l'esercito ordinario non volle entrare a compiere la strage, fu l'Irgun di Begin a preoccuparsi di sterminarne gli abitanti, rinchiudendoli nelle loro case e bruciandole fino alle fondamenta.

I palestinesi allontanati dalle proprie case passeranno da 250 mila a circa 750 mila.

L'allora console del governo britannico in Palestina Lord Alan Cunningham scrisse, rivolto a Ben Gurion: "Penso che i palestinesi stiano facendo di tutto per mantenere la situazione pacifica, mentre l'esercito ebraico sta facendo di tutto per far precipitare la situazione".

 

 

 

 

 
 
 

Storia del conflitto Israelo-Palestinese - La menzogna nella guerra (quarta parte)

bandiere

 

La guerra del 1948 si basa fondamentalmente su una menzogna: normalmente infatti, essa viene raccontata come il conflitto in cui gli eserciti arabi aggrediscono quello ebraico, che si difende eroicamente e che porta alla nascita del glorioso Stato democratico di Israele.

E' una menzogna su diversi punti: innanzitutto Ben Gurion si era accordato con il re giordano Abdullah, che possedeva l'unico esercito nel vero senso della parola capace di impensierire gli ebrei, affinchè non intervenisse nel conflitto e assicurandogli la metà del territorio palestinese come ricompensa.

Si parlò di "phoney war", cioè di "guerra fasulla"; per capire il perchè, basta pensare a come erano organizzati gli eserciti arabi in quel momento: quello egiziano era composto al 50% da fratelli musulmani e volontari che non avevano avuto alcun tipo di addestramento in precedenza; quello siriano, molto agguerrito ma anche male equipaggiato; o ancora l'esercito libanese che non combatté neppure. Vi era infine l'esercito iracheno, posto sotto il comando del re giordano Abdullah (che ricordiamo aveva stretto un accordo di non belligeranza con Ben Gurion, per cui non intervenne).

Vi è inoltre un ulteriore prova sulla "guerra fasulla". Una lettera che Ben Gurion spedì ai suoi comandanti, dicendo loro di risparmiare la maggior parte delle forze militari per la pulizia etnica del territorio palestinese.

 

david ben gurion

 

La seconda menzogna che ci viene raccontata è che la colpa del marasma del Medio Oriente sia da attribuire agli arabi che avevano rifiutato il piano di spartizione della Palestina, una mozione proposta dal primo nucleo delle Nazioni Unite, in cui il 56% del territorio sarebbe andato agli ebrei (che rappresentavano il 33% della popolazione), il 42% andava agli arabi che erano la maggioranza, i quali però si ritrovarono senza sbocchi sul mare (l'unico grande porto della città di Haifa sarebbe andato ad Israele), senza collegamenti con l'Egitto, con solo il 20% di terre coltivabili, con pochissimi territori edificabili. Come avrebbero potuto gli arabi accettare un piano di spartizione così chiaramente ingiusto?

Negli anni dal 1948 al 1967, continua la pulizia etnica della Palestina, che aveva raggiunto livelli inaccettabili anche per il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, il quale condanna con l'accusa di terrorismo un personaggio ben noto: Ariel Sharon (resosi colpevole di svariate efferatezze, come chiudere 67 persone in poche case e farle letteralmente saltare per aria con dell'esplosivo). Esattamente come Menachem Begin, anche Sharon diverrà Primo Ministro dello Stato di Israele.

Una volta "pulita" la Palestina, gli ebrei si sarebbero preoccupati della spartizione del territorio: operarono il cosiddetto "escamotage della custodia". Dichiararono, infatti, che quelle ritrovate erano terre abbandonate, che essi si impegnavano a prendere in custodia, con il pretesto poi di dire che, dal momento che nessuno aveva reclamato quei terreni, Israele se ne sarebbe appropriato, cosicché nessun arabo avrebbe più potuto prenderli in affitto o comprarli. La maggior parte dei palestinesi era stata espulsa o uccisa e quelli che rimanevano erano deboli rispetto allo Stato ebraico. 

La terza bugia che ci viene raccontata è che gli arabi rimanenti avessero lasciato le loro terre nel momento in cui il re Abdullah, per radio, li convinse ad allontanarsi fino a quando la minaccia ebraica non fosse stata annientata. In realtà, non ci fu alcuna trasmissione radio e gli abitanti non lasciarono le loro case. 

 

piano _nu 1947

 

Anche in occasione della guerra del 1967, meglio conosciuta come la Guerra dei Sei Giorni, quello che si costruì fu un racconto molto romanzato in cui Israele aveva la parte dello stato democratico che cercava un accordo con i palestinesi, ma che minacciato dalla presenza araba, si era difeso, per impedire un nuovo Olocausto. 

Perchè questa guerra fu chiamata dei Sei Giorni?

Si racconta di un episodio in cui il direttore della CIA, Robert McNamara, chiese al capo del Mossad (i servizi segreti israeliani) Meir Amit: "Quanto durerà questa guerra?". Amit rispose: "Durerà sette giorni". Lo disse il 3 giugno 1967, il conflitto scoppierà il 5 giugno e si protrarrà fino al 10 del mese.  

Il presidente egiziano Nasser, conosciuto per la sua personalità fortemente aggressiva, compì un ultimo disperato tentativo di scongiurare la guerra, lanciando un SOS a Gran Bretagna e USA; inviò addirittura il suo ministro degli esteri Zaccaria Mohidin a Washington per mediare la pace, ma proprio mentra Mohidin stava per partire, gli israeliani attaccarono l'Egitto, distruggendo buona parte dell'esercito.

La quarta ed ultima grande menzogna che ci viene raccontata riguarda la storiografia dello Stato israeliano. Gli arabi vengono descritti come i cattivi, gli assassini, quando è diametralmente l'opposto, come viene confermato anche da alcuni scritti del premier dopo il primo governo Ben Gurion, Moshe Sharett, il quale si espresse così: "Le azioni di rappresaglia sono la nostra linfa vitale. In questo modo possiamo mantenere un alto livello di tensione fra la nostra popolazione e nell'esercito. Israele si deve inventare i pericoli e per farlo deve adottare il metodo della provocazione e della ritorsione". 

Questo è fondamentalmente il modo di agire dell'attuale Stato di Israele: continui tentativi di creare una forma di escalation delle ostilità. 

Scuse per aggredire i palestinesi e continuare la pulizia etnica del territorio.

L'ex premier israeliano Rabin riferì addirittura che quando un generale dell'esercito della nazione ebraica chiese a Ben Gurion come si dovessero comportare con i palestinesi, egli fece un gesto con la mano, come a dire "scacciateli"; Moshe Dayan, generale dell'esercito durante la Guerra dei Sei Giorni e politico, scrisse: "Non c'è una soluzione per voi palestinesi. Continuerete a vivere come cani, chi vuole può andarsene". O ancora Menachem Begin disse: "La divisione in due del territorio della Palestina è illegale; Gerusalemme sarà per sempre la nostra capitale e la grande Israele sarà nostra, tutta e per sempre". Ariel Sharon aggiunse: "Non c'è sionismo, colonizzazione o stato ebraico senza la cacciata degli arabi e l'espropriazione delle loro terre".

Insomma, sotto la facciata pacifica di Israele, vi è in realtà un progetto ben preciso di eliminazione della popolazione palestinese!

 

 

 

 
 
 

Storia del conflitto Israelo-Palestinese - La vera realtà (quinta ed ultima parte)

Dal 1967 fino ad oggi sono accaduti i fatti probabilmente più noti della storia del conflitto, ma solo coloro che conoscono anche gli avvenimenti precedenti possono avere un'idea più chiara di come la nascita dell'OLP, ossia l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, e gli attentati terroristici ordita da Fatah e Hamas (gruppo finanziato dallo Stato di Israele con la connivenza statunitense per ridurre Arafat al silenzio ed eliminare la componente socialista e laica della società palestinese di allora) abbiano portato all'attuale situazione di ostilità continua tra le due fazioni.

Solo chi conosce la storia antecedente agli attuali eventi può capire perchè alcuni palestinesi sono violenti, perchè qualcuno di questi si fa esplodere, perchè si arriva ad Hamas.

Se la storia si limitasse a ciò che ci viene detto sul conflitto israelo-palestinese, sembrerebbe davvero che un popolo civilizzato come gli ebrei fossero giunti in una terra abitata da un popolo barbaro ed ignorante e che questo, come se fosse improvvisamente impazzito, avesse iniziato a compiere attentati contro gli israeliani, senza motivo. 

Quello compiuto da Hamas è terrorismo, ma è una sorta di "terrorismo di reazione", una risposta violenta che arriva dopo più di cento anni di orrori, stragi, violenze in perfetto stile neonazista. Ad oggi proseguono gli omicidi, i rapimenti, la distruzione dei villaggi, l'uso di scudi umani. 

I media occidentali preferiscono raccontare solo una parte della storia, quella cioè in cui Israele è la vittima che si difende e gli arabi gli avvoltoi che la attaccano. Se si volesse veramente arrivare ad una pace duratura tra ebrei e palestinesi, anche per il bene del popolo israeliano, continuamente ingannato dalle bugie dei politici sionisti, bisognerebbe raccontare la verità, una verità probabilmente troppo scomoda per molti personaggi.

Bisognerebbe inoltre raccontare che i palestinesi non chiedono la distruzione della nazione nemica, anche perchè sarebbe effettivamente difficile il suo smantellamento, ma vogliono il riconoscimento dei diritti fondamentali e uno stato in cui convivano pacificamente i popoli semiti del Medio Oriente, ebrei e palestinesi.

Perciò informiamoci, documentiamoci e soprattutto raccontiamo la verità quella che è la reale storia del conflitto Israelo-Palestinese.

pace

 
 
 

I checkpoints israeliani

I media mondiali si sono spesso occupati degli attacchi tra le fazioni israeliana e palestinese (ricordo in particolare i servizi sui primi scontri a fuoco durante il Natale del 2008, all'inizio dell'Operazione Piombo Fuso), ma hanno sempre ignorato la guerra che si svolge quotidianamente nella vita del popolo arabo: molti infatti lavorano in Israele o hanno bisogno di spostarsi da un villaggio ad una città per poter frequentare l'università, fare visite mediche, incontrare i parenti o acquistare viveri. 

E' una guerra silenziosa quella che si vive nei checkpoints (letteralmente "posti di controllo"), i posti di blocco presieduti dall'esercito o dalla polizia di frontiera, nei quali troppo spesso vengono vessati, sottoposti a volte ad umiliazioni, fermati con le più banali scuse. Le ragazze a volte subiscono commenti o avances un'pò insistenti da parte dei soldati di guardia. 

Secondo i termini dell'Accordo sul Movimento e l'Accesso del 2005, lo Stato di Israele, in quanto forza occupante, dovrebbe garantire un fluido passaggio di merci e persone al fine di minimizzare gli impedimenti alla vita dei palestinesi. Così non è.

 

checkpoint

 

I checkpoints sono stati istituiti dopo la schiacciante vittoria dell'esercito ebraico sulle forze arabe nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Da allora sono aumentati costantemente. Basti pensare che nel biennio 2005-2007 si è passato da circa 450 a 546 posti di blocco fissi, mentre non si contano quelli definiti "volanti", ossia barriere erette momentaneamente in base agli ordini degli ufficiali israeliani. La funzione iniziale era proteggere il territorio israeliano da eventuali infiltrazioni terroristiche, ma successivamente si sono sparsi in tutti gli accessi alla West Bank, altrimenti nota come Cisgiordania, e alla Striscia di Gaza rendendo difficoltoso, se non pressochè impossibile per i palestinesi svolgere le normali attività quotidiane. 

Ormai i posti di blocco sono divenuti una realtà concreta nella vita di una arabo dei territori occupati, perciò molti venditori espongono le mercanzie proprio nei pressi dei checkpoints, concludendo spesso affari molto vantaggiosi. 

I checkpoints sono normalmente dediti al controllo del traffico o a quello dei pendolari; mentre gli automobilisti, soprattutto quelli i cui veicoli non hanno una targa israeliana, sono costretti a presentare documenti e permessi vari per poter oltrepassare la barriera, per i pendolari sono allestite delle coperture che in parte li proteggono dalla pioggia e dal sole durante le lunghe attese. 

checkpoint

Normalmente essi scendono dall'autobus prima del checkpoint (preferiscono infatti attraversarlo a piedi), aspettano in fila, poi appena si accende una lucina verde hanno il permesso di passare attraverso una porta girevole che li collega ad un metal detector; una volta superata questa fase, devono rispondere ad alcune domande e presentare i loro documenti, come la carta d'identità o il passaporto per gli stranieri. Qualora questi siano considerati idonei si lascia il checkpoint e si prende un altro autobus; se invece non vengono giudicati sufficienti, un soldato scorta il malcapitato fuori dal posto di blocco, rimandandolo indietro. 

 
 
 

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Assolutamente si, siamo solo al 1930. Mi dispiace solo di...
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