Creato da Amal.Nabila.Nur il 01/08/2014

ItaloMediorientale

Arabian Nights

 

...come tutto ebbe inizio...

Eccomi qui, a scrivere le prime parole del mio blog.

Certo ce n’è voluto di tempo per decidermi a farlo. Lezioni, esami, tentennamenti, tira e molla e tanta tanta insicurezza mi hanno bloccato per molti mesi, eppure alla fine ce l’ho fatta. Sto scrivendo!

Mi ritrovo dunque a iniziare un percorso completamente nuovo, una strada che mi mette agitazione ed euforia allo stesso tempo. Spero che questa esperienza mi accompagni lungo il cammino che dovrò fare per realizzare il mio sogno più grande: diventare una cooperante internazionale.

Sono un’ insignificante ragazza italiana di 20 anni, che come tutti studia, esce, si diverte a cantare e ballare latino-americani, eppure, per quanto adori la mia terra natìa, il mio cuore è lontano mille miglia da qui e i miei pensieri volano sempre verso un’unica meta: la Palestina.

Com’è iniziato tutto? Ebbene, già da piccolissima adoravo leggere. Mi piaceva immedesimarmi nei personaggi dei racconti, modulare la voce per interpretarli al meglio, rifugiarmi in mondi completamente diversi dal mio, che non mi ha mai voluto troppo bene. Un bel giorno ho compiuto 12 anni e dato che non avevo idee su come passare la mia serata quando gli amichetti se ne fossero andati, ho chiesto ai miei se mi avrebbero potuta accompagnare in biblioteca.E lì l’ho trovato. “Un piccolo pezzo di terra”.

No, non letteralmente. ;) “Un piccolo pezzo di terra” è il titolo di un libro di Elizabeth Laird. Un romanzo sottile, di circa 300 pagine, che ho divorato in poco meno di due giorni. La storia racconta di un ragazzino di 12 anni (proprio la mia stessa età!) di nome Karim, che vive in Palestina, a Ramallah, con la sua famiglia. La sua città, come molte altre, viene occupata dai soldati israeliani, i quali distruggono scuole, case, ospedali e impongono un severissimo coprifuoco. Nonostante siano testimoni di continui sopprusi e violenze, Karim e i suoi amici coltivano un sogno: trovare un piccolo pezzo di terra per giocare a calcio, lontano dai militari e dalla guerra. Protagonisti di una realtà che è impossibile capire dall’esterno, all’odio e alle continue umiliazioni, dei semplici bambini rispondono con un profondo senso dell’amicizia e della dignità, che li porta a convertirsi in piccoli uomini.

Arrivata all’ultima pagina, ho chiuso il libro e mi sono resa conto di avere tra le mani un piccolo tesoro di carta riciclata e inchiostro nero. Ho iniziato a pensare che i bambini palestinesi vivessero un’esistenza profondamente diversa dalla mia: mentre io facevo i capricci perché a Natale ricevevo l’Allegro Chirurgo piuttosto che il Sapientino, loro probabilmente giocavano con i resti di un missile ; quando io litigavo con i miei genitori per delle stupidaggini, immaginavo che loro piangessero per averli persi; le innumerevoli volte in cui ho chiesto aiuto ad altre persone, ho ipotizzato che loro non avessero nessuno su cui fare affidamento. Ho realizzato allora che la mia unica fortuna era di essere nata in Italia e non in Palestina.

E’ stato come spalmare un balsamo sulla mia anima, come ricevere un nuovo battesimo: d’un tratto sapevo esattamente cosa avrei voluto fare nella mia vita.

Da quel momento ho iniziato a documentarmi sulla guerra israelo-palestinese e sulle difficili situazioni in tutto il Medio Oriente, a ritagliare articoli di giornale, a valutare le opinioni dei due popoli coinvolti e formarne una mia. Fino ad arrivare a sognare di fare la cooperante internazionale, per aiutare concretamente le popolazioni coinvolte. Con questo blog vorrei condividere con te lettore la mia passione per il Medio Oriente e in particolare per la Palestina, e magari trasmettertene un’po’.

Se leggendo la mia storia non ti sono venute le palpebre pesanti, allora voglio pensare che il mio primo post ti sia piaciuto ed essere forse eccessivamente fiduciosa nello sperare che tu, lettore, tornerai a farmi visita.

Benvenuto

 

 

 
 
 

Profugo!

In un momento così triste per il popolo palestinese, non posso non ricordare Mahmoud Darwish, poeta emblema di una terra martoriata dalla guerra e dalla morte. 

Egli visse in prima persona gli orrori del conflitto israelo-palestinese, poichè al-Birwa, il suo villaggio natale, venne completamente distrutto: ora non esiste più su alcuna cartina geografica. 

Vagò per lungo tempo da un luogo all'altro del mondo, per poi ritornare nella sua patria, divenuta territorio dello Stato d'Israele, da clandestino. Per la sua condizione illegale e per aver letto alcune sue poesie in pubblico, Mahmoud venne più volte arrestato e definitivamente esiliato e costretto a vagare tra Libano, ex Unione Sovietica, Francia, Cipro, Egitto, Giordania per poi stabilirsi definitivamente nel Texas, a Houston, dove il 9 agosto 2008 si spense.

L'unica volta in cui potè visitare i suoi familiari rimasti in Palestina fu nel 1996, 26 anni dopo l'inizio del suo esilio.

La sua poesia sottolinea i temi della lontananza, dell'esilio, dell'oppressione e, non ultimo, della guerra, che egli ha conosciuto da vicino. Proprio per questo nelle sue composizioni ritrovo alcune costanti della nostra vita, la malinconia di un uomo emozionalmente vicino alla sua terra nonostante le migliaia di chilometri che li separano, la condanna nei confronti di una guerra non voluta, ma con la quale oramai si è abituato a convivere, l'oppressione e la collera.

E l'ammonimento: potrai privarmi di tutto, ma per quanto tu possa maltrattarmi, non riuscirai mai a violentare l'identità della mia anima...

 

 PROFUGO

Hanno incatenato la sua bocca

e legato le sue mani alla pietra dei morti.

Hanno detto: "Assassino!",

gli hanno tolto il cibo, le vesti, le bandiere

e lo hanno gettato nella cella dei morti.

Hanno detto: "Ladro!",

lo hanno rifiutato in tutti i porti,

hanno portato via il suo piccolo amore, 

poi hanno detto: "Profugo!".

Tu che hai piedi e mani insanguinati,

la notte è effimera,

né gli anelli delle catene sono indistruttibili,

perché i chicci della mia spiga che va seccando

riempiranno la valle di grano.


Mahmoud Darwish


 
 
 
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Assolutamente si, siamo solo al 1930. Mi dispiace solo di...
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Ci saranno altre puntate?
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il 24/08/2014 alle 20:47
 
 

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