Creato da lllll_June_lllll il 08/08/2008
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Pd: il colosso di VeltRodi  è diventato un "guazzabuglio irrisolvibile".

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Quando il Partito democratico emise, poco più di un anno fa, i suoi primi flebili vagiti, si presentava già come un amalgama poco assortito di variegate correnti, che si intuiva da subito non sarebbe stato duraturo.
Eppure il suo leader, Valter Veltroni, ce lo presentò come un colosso, come una sorta di meraviglia del mondo, come un faro della sinistra italiana ed europea.
Il Pd si prefisse, ai suoi albori, di voler diventare la più grande forza riformista italiana e, a questo scopo, decise di accantonare l'anti berlusconismo -il solo collante che da anni tiene coesa la sinistra italiana- per avviare un confronto democratico e pacato con quello che egli chiamava "il leader del partito a noi avverso".
Poi la sconfitta elettorale del Pd alle politiche dell'aprile 2008, l'incapacità di fare autocritica, l'inettitudine ad essere una opposizione propositiva, la mancanza di idee e progetti, fece emergere la vera anima di questo novello partito, quella nascosta dietro la parolona "riformismo".
E così gli italiani si sono in breve ritrovati ad assistere al remake di una sinistra parolaia e demagogica, che fa dell'anti berlusconismo la propria, unica, bandiera.
Berlusconi, vincitore della tornata elettorale politica di aprile, iniziò a diventare l'incubo peggiore del Pd e il bersaglio prediletto dei suoi attacchi: un Berlusconi antidemocratico, arrogante, offensivo, che che dato vita ad un Governo razzista, xenofobo, intollerante, che attenta alla democrazia e alla Costituzione, e con cui questo Paese rischia la deriva democratica.
In questa operazione demolitrice, peraltro mal riuscita, il Pd si è avvalso dell'apporto del suo principale alleato politico, l'Idv, e del suo leader, Antonio di Pietro, che nel suo atavico e genetico odio per Berlusconi, ha latrato per ogni dove contro il leader del Pdl, presentandolo -nella sua ignoranza storica- alla stregua di sanguinari dittatori.
E mentre si affannava a tentare di demolire a parole Berlusconi, contemporanemanente il Pd, senza idee e con una leadership debole, al suo interno tornava alla vecchia logica delle correnti e delle loro logoranti diatribe intestine: dalemiani, veltroniani, popolari, liberal PD, ulivisti, rutelliani, cristiano sociali, ecologisti democratici, lettiani, teo dem, parisiani.
Veltroni si era illuso di aver creato un partito senza correnti, ma fatto di tante culture e tante sensibilità.  Asseriva che le correnti sono come la peste della politica, immorali e contrarie al codice etico del partito democratico.
Ed invece in pochi mesi si è ritrovato tra le mani le solite vecchie anime, ed altre nuove, nate come i funghi dopo la pioggia, che in buona parte hanno tentato di destabilizzarne anche la leadership, oltre a danneggiare il partito stesso.
Aggiungiamoci anche i sindaci ribelli del Pd, che fattivamente rigettano la guida della dirigenza nazionale per organizzarsi in modo autonomo: il sindaco di Torino, Chiamparino da tempo ha rilanciato la proposta per creare una sorta di Partito democratico del Nord, autonomo dalla direzione romana, che si occupi di specifiche istanze, quali la sicurezza e il federalismo fiscale e che contrasti lo strapotere della Lega. Proposta, quella di Chiamparino, che ha riscosso l'apprezzamento degli amministratori del Pd al Nord, specie in Lombardia e Veneto, e le critiche dell'ala meridionale del Pd, che vede nelle idee di Chiamparino una dichiarazione di incapacità del partito di parlare all'intera Nazione.
Oltre alle correnti interne al Pd, che lo stanno logorando; oltre ai Sindaci che invocano un Coordinamento del Nord, abbiamo poi le mine vaganti: l'indagato sindaco di Pescara, D'Alfonso, che, in seguito ad indagini che la lo riguardano ha deciso, di concerto coi vertici del Pd romano, di dimettersi e poi, per evitare le dimissioni ed aggirare il commissariamento, ha presentato un certificato medico per dimostrare problemi di salute ed essere sostituito dal vice sindaco.
E poi non mancano nel pd gli speranzosi di notorietà: il governatore della Sardegna, Soru, che si dimette dopo liti interne col Pd locale e poi si ripresenta per le nuove elezioni, non per interesse reale al territorio sardo, ma per ambizioni ben più ampie:  presentarsi, in caso di vittoria, sulla scena politica nazionale come come l'anti-Berlusconi (e dunque anche anti-Veltroni)
Aggiungiamoci pure i resistenti ad oltranza: il sindaco di Napoli, Jervolino, che in seguito alla tangentopoli napoletana non ha nemmeno mai pensato a dimettersi ed ha solo fatto un rimpasto di giunta, eliminando amministratori indagati, e provocando l'ira del segretario provinciale del Pd, Nicolajs, che per questo si è dimesso; Bassolino, Governatore della Campania, che anch'esso si aggrappa alla propria poltrona traballante e paventa pure di formare un partito nuovo.
Aggiungiamo a tutto questo le numerisissime inchieste giudiziarie  che stanno travolgendo le amministrazioni rosse di mezza Italia, che hanno fatto decadere definitivamente, se mai ancora qualcuno ancora vi credeva, il primato di una sinistra sedicente dentrice del primato dell'etica e della moralità.
Aggiungiamoci pure un Rutelli che, visto lo scarso rilievo occupato nel Pd, pare pronto a fare le valige e traslocare in casa Casini.
Eh si, questo Pd dimostra ogni giorno di più di essere proprio una creaturina fragile e non il colosso che Veltroni sbandierava quando ancora lo portava nel passeggino.
Dette da una persona non di sinistra, come posso essere io, queste cose possono sembrare dettate da faziosità.
Ed allora atteniamoci ai giudizi che dalla stessa sinistra vengono riservati al Pd.
Massimo D'Alema, dopo la debacle del Pd alle elezioni abruzzesi, definì il Pd un "amalgama mal riuscito". Ed oggi il baffino nazionale, pur se sostiene di essere disposto a tendere la mani a Veltroni per il rilancio del partito, tuttavia non manca di lanciargli fendenti per demolirlo; e parla di un "Pd non governato", i cui vertici sono stati cosi presi dalla foga di demonizzare lo stesso D'Alema, che adesso nel partito "la confusione interna è tale che richiederebbe un gabinetto di crisi"
Arturo Parisi, ex ministro della difesa, etichetta il Pd come una "somma di debolezze" e chiede a Veltroni di "passare la mano".
L’onorevole Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro dell'ultimo governo Prodi, intervenuto alla Festa Democratica sulla Neve a Moena, in Trentino, ha detto del Pd: ”abbiamo le correnti e non il partito... Il principale partito dell’opposizione deve cambiare registro, scegliendo il linguaggio della concretezza invece di quello delle poltrone”.
Cacciari, sindaco di Venezia, che in più occasioni ha lanciato strali al Pd e al suo leader, definendolo ridicolo e inadeguato, recentemente commentando le vicende del Pd napoletano e l'invio  a Napoli del commissario Morando, invio voluto da Veltroni,  definisce il Pd come un "guazzabuglio irrisolvibile".
Fioroni, ex ministro dell'Istruzione, dichiara a Repubblica, a proposito degli esponenti del suo stesso partito, Zingaretti, Soru, Enrico Letta: "sono personaggi in cerca di autore. Vogliono tutti fare il leader e il loro ruolo viene prima del progetto". E i tirati in causa da Fioroni lo accusano, a loro volta, di ragionare da "ex giovane comunista" e di "avere la coda di paglia".
Pare che anche Veltroni oggi si sia accorto delle disgregazioni che regnano nel Pd e sia passato ad invocare la fine delle divisioni ed il rilancio del partito.
Un partito che paragonare al colosso di Rodi forse è un tantino azzardato: almeno il colosso di Rodi ha resistito per un cinquantennio e fu distrutto solo da un terremoto.
Il Pd , per quanto io possa essere ottimista, non credo sarà così longevo.

June
 

 
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