Creato da lllll_June_lllll il 08/08/2008
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Il tovarish D'Alema: un volpino in saldo a caccia di voti

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Massimo D'Alema, roso dalla mancanza di potere e logorato dall’essere una nullità anche nell’Opposizione, ha deciso di riapparire sulla scena mediatica, strumentalizzando le vicende mediorientali per piazzare a buon prezzo il proprio ego ormai in saldo.
Nei giorni scorsi, da più pulpiti, si affannava a dire che quella condotta da Israele nella striscia di Gaza è solo una "spedizione punitiva"; che bruciare bandiere non è grave come far morire bambini a Gaza; che è più attendibile la tv di Al Jazeera che non i media nazionali; che nel suo stesso partito ci sono dei cattivoni che non vogliono riconoscere ad Hamas la dignità di interlocutore.
Sabato, dal palco di una manifestazione contro la guerra a Gaza, svoltasi ad Assisi, il pacifista che per 72 giorni bombardò Belgrado, con toni sprezzanti e denigratori ha invece declamato che esiste un'italia ufficiale (quella del Governo e dei suoi seguaci) che ha falsato la discussione politica sul conflitto nella striscia di Gaza; che il processo di pace non ha fatto nessun passo avanti con il negoziato con Abu Mazen; che il Governo italiano è sbilanciato a favore di Israele; che Hamas è un valido interlocutore politico, come da lui già sostenuto da anni; e che chi la pensa come l'Italia ufficiale e non crede possibile dialogare con Hamas è un' "Italia cinica, reazionaria ed ignorante".
Non dubitavamo che Sua Dalemità rispolverasse anche il tormentone trito e ritrito della propria superiorità morale, volendo volutamente dare l'immagine di un'Italia piccola piccola.
Abbiamo sempre saputo che baffino è affetto, come già il suo idolo Togliatti, dal complesso del "migliore". Solo che ce lo ostenta tante volte che ormai pare più un complesso di inferiorità che non di superiorità.
Così ci tocca sentire D'Alema che si riempie la bocca della parola "pace" e da statista navigante (più che navigato) ci dice che Hamas è un valido interlocutore politico.
Non gli sfiora nemmeno l'idea di dirci che Hamas è una organizzazione integralista e terroristica che si prefigge per statuto la distruzione dello stato di Israele; non ci racconta che i guerriglieri di Hamas combattono volutamente in mezzo ai centri abitati, nella speranza di non essere colpiti e fregandosene che vengano feriti o uccisi dei civili; non ci parla dei bambini che Hamas addestra e poi manda a combattere e morire; non ci parla di come Hamas è bravo ad usare i civili come scudi umani per poi incolpare Israele, che ovviamente reagisce, di genocidio; non ci spiega di come Hamas scelga, tra i siti in cui nascondere i terroristi, scuole, asili, ospedali, case in cui vi siano donne e bambini; non gli sfiora nemmeno l'idea di parlarci dei kassam che Hamas lancia o dei paesi che armano Hamas attraverso tunnel segreti.
E non ci dice nemmeno che la gran parte del popolo palestinese non è pro Hamas e ne è la prima vittima.
D'Alema, spacciando anti semitismo, ci racconta che le colpe sono soloe tutte di Israele e che se non gli crediamo siamo reazionari, cinici e ignoranti.
Nella sua autoreferenzialità D'Alema se l’è perfino presa con quelli di An, rei, a suo dire, di voler "fare del rapporto con Israele la testimonianza del loro aver cambiato pelle, perchè vengono da una tradizione fascista ed antisemita".
Ha proprio una gran faccia di latta il barcarolo nazionale a fare simili asserzioni, lui che i conti col suo passato non li ha proprio mai fatti.
Ed è un passato che, per quanto riguarda gli ebrei, non ha nulla a che invidiare all'antisemitismo di Hitler; un passato che gli ebrei li purgava nei gulag della Siberia e del Kazakhstan.
Finchè il relitto dell'Urss è rimasto in piedi, D'Alema nutriva magari ancora numerose speranze sull'appoggio che l’Unione sovietica dava alla lega araba per annientare Israele.
Poi anche l'Urss è scomparsa, il fascismo ha chiesto venia dei propri passati errori e con pudore ha vestito la kippà.
Il povero baffino nazionale evidentemente deve ora sentirsi politicamente molto solo in Italia a predicare odio contro Israele.
E questa volta lo fa per uno scopo ben preciso: per riacquistare prestigio politico ed attrarre i voti di quella sinistra estrema ed estremista, che è fuori dal Parlamento, e presso la quale cerca di fare proselitismo anche Di Pietro.
Ed è un D'Alema ormai alla frutta, isolato e sconfessato all'interno del suo stesso partito, che tenta disperatamente un'occasione di riscatto.
E' un politico che, sparito Prodi, si è visto surclassato da Veltroni. Poi ha capito che Veltroni ha una smodata vocazione per l'autocombustione, se ne è stato buono buono nell'ombra, ad attendere l'implosione veltroniana, per prendersi finalmente la poltrona di leader del Pd. E invece ultimamente ha scoperto che altri all'interno del Pd vogliano rimpiazzare Veltroni (vedasi Soru) e dunque ora tenta di ritornare sulla scena politica per sponsorizzarsi.
Le vicende mediorientali gli stanno offrendo una occasione di risorgere e di trovare consensi e voti in quella sinistra che è rimasta fuori dal Parlamento
Pertanto ha dimesso prontamente la veste liberal riformsita che aveva finto di indossare ed ha rimesso il colbacco da vecchio tovarish per adescare la sinistra estrema e porla sotto la propria ala, magari sottraendola a Di Pietro, e magari portandosi dietro ulivisti e prodiani.
Povero Pd!
Non solo non ha mai saputo dimostrare di essere la grande forza riformista che si prefiggeva di diventare (e gli ultimi sondaggi Ipsos che lo danno al 23% lo attestano), ma sta disperatamente rafforzando la porta del pollaio senza accorgersi che la volpe è già dentro.

June... cinica, reazionaria e ignorante.

 
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