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Etica predicata ed etica (dis)applicata

Post n°60 pubblicato il 14 Gennaio 2009 da lllll_June_lllll
 





Tempo fa parlai del giornalista-opinionista-scrittore-moralizzatore-censore Marco Travaglio e di una sua condanna in primo grado a 8 mesi per diffamazione nei confronti di Cesare Previti.
Sono garantista e dunque non mi interessa rilevare una condanna in primo grado di un giornalista.
Se così fosse mi porrei allo stesso livello di Travaglio, che giudica mafioso un uomo solo per essere stato amico di persone che dopo 15 anni sono state condannate per mafia (cd. teorema Schifani, ma che a quanto pare non  deve essere applicato, secondo il giornalista, ai rapporti Travaglio-Ciurlo)
Ciò che mi interessa è far rilevare come il censore Travaglio confezioni ad arte, anzi artificiosamente, i propri articoli, omettendo parti importanti di vicende, compresi parti importanti di verbali, in modo da proporre ai lettori conclusioni di sua fantasia, che gettano fango e colpe addosso a qualcuno che gli sta antipatico e far apparire le cose come in realtà non sono.
In un articolo scritto per l’Espresso nel 2002 dal titolo “Patto scellerato tra Mafia e Forza Italia, un uomo d’onore parla a un colonnello dei rapporti di Cosa nostra e politica. E viene ucciso prima di pentirsi”, Travaglio racconta che un uomo d’onore della mafia (certo Luigi Ilardo) fece confidenze, sui rapporti mafia-politica, ad un colonnello dei carabinieri, Michele Riccio, che raccolse le sue confidenze in un rapporto. Tre anni dopo questo fatto l’uomo d’onore della mafia venne ucciso in un agguato mafioso, forse perchè Cosa nostra aveva saputo da una fuga di notizie “quasi certamente istituzionale” (questo lo sentenzia Travaglio) che questi era in procinto di pentirsi.
L’articolo di Travaglio prosegue parlando di un abboccamento nello studio dell’avv Taormina, difensore del colonnello Riccio, tra lo stesso Taormina, Riccio, Marcello Dell'Utri e il tenente Carmelo Canale (questi ultimi due imputati per concorso esterno in associazione mafiosa).
Travaglio scrive che in quell’incontro successero cose losche e secondo quanto riporta un rapporto redatto da Riccio, “in quell’occasione, come in altre, presso lo studio dell’avv. Taormina era presente anche l’onorevole Previti”
E l’articolo di Travaglio finisce lì.
Travaglio ha omesso di riportare parti importanti del rapporto di Riccio, come il fatto che “Il Previti però era convenuto per altri motivi, legati alla comune attività politica con il Taormina, e non era presente al momento dei discorsi inerenti la posizione giudiziaria di Dell'Utri”.
Travaglio questo punto del rapporto Riccio lo omise volutamente e anche per questo, nell'ottobre 2008 è stato condannato per diffamazione ai danni di Previti.
Pare che Travaglio si sia adirato molto per la condanna ed abbia perfino detto che si sarebbe appellato contro la sentenza, anche se si dice contrario all’appello, ma che avrebbe atteso le motivazioni della sentenza, quando queste fossero state depositate.
Ora il deposito delle motivazioni è avvenuto.
Ecco le motivazioni della sentenza:
La circostanza relativa alla presenza dell’onorevole Previti in un contesto di affari illeciti e di pressioni indebite, è stata inserita nel corpo dell’articolo mediante un accostamento indubbiamente insinuante, con l’effetto di gettare una pesante ombra sul ruolo avuto da Previti in quella specifica situazione e con chiara allusione ad un suo coinvolgimento nella vicenda, acquisendo perciò una evidente connotazione diffamatoria”.
“E’ evidente che l'omissione del contenuto integrale della frase di Riccio, riportata solo parzialmente nell'articolo redatto da Travaglio, ne ha stravolto il significato. Travaglio ha fornito una distorta rappresentazione del fatto riferito dalla fonte le cui dichiarazioni lette integralmente modificano in maniera radicale il tenore della frase che nell'articolo è stata agganciata ad arte, in maniera parziale, subito dopo la descrizione del nebuloso contesto di intrecci relativi ad affari illegali, al precipuo scopo di insinuare sospetti sull'effettivo ruolo svolto da Previti».
”Le modalità di confezionamento dell'articolo risultano peraltro singolarmente sintomatiche della sussistenza, in capo all'autore, di una precisa consapevolezza dell'attitudine offensiva della condotta e della sua concreta idoneità lesiva della reputazione di Previti”.

Dalla motivazione del giudice di primo grado, l’immagine che ne esce di Travaglio non è davvero esaltante: ma è quella di un giornalista che omette ad arte e in maniera parziale parti di verbali per stravolgerne il significato, per fornire distorte rappresentazioni dei fatti ed insinuare sospetti, precisamente consapevole dell’attitudine offensiva e della sua concreta idoneità a ledere la reputazione.
Al di là del rilievo penalistico della vicenda, che è assolutamente minimo, e potrebbe essere ribaltato in un successivo grado di giudizio, Travaglio professionalmente ed eticamente non ne esce molto bene da questo ritratto tracciato dal giudice di primo grado nella motivazione della sentenza.
I pro Travaglio dicono: “sì, Travaglio non ha fatto cosa corretta, ma si è fatto trascinare dal fatto che parlava, in fondo, di una persona poco pulita”.
Che razza di giustificazione è mai questa?
Vuol dire forse che una persona condannata per qualche reato è passibile di qualsiasi ulteriore condanna, anche sommaria, e di attacchi gratuiti e inveri da chicchessia proferiti?
E' questo il concetto di stato di diritto per i pro Travaglio?
Scrivere artificiosamente per faziosità politica un articolo per diffamare un avversario politico  -in questo caso non tanto Previti quanto Berlusconi- è operazione piuttosto miserabile che lorda quello che dovrebbe essere l’obbligo morale di un buon giornalista: cercare la verità dei fatti.
Vi propongo cosa Travaglio dice in un suo libro dal titolo “La scomparsa dei fatti”, che qualcuno vorrebbe addirittura fosse adottato nelle università nei corsi di laurea in Scienza della comunicazione: partendo dalla considerazione che gli individui dipendono dai media per conoscere la realtà ed ottenere informazioni, Travaglio ci dice che i fatti sono il cardine dell'informazione e del giornalismo e la funzione storica del giornalismo; che un buon giornalista dovrebbe cercare di mettere in pratica l'imparzialità, intesa quale sinonimo di buona fede; che spesso certi giornalisti fanno opinione anziché informazione; che certi giornalisti, per opportunismo politico, economico, sociale, distorcono la realtà in modo da creare una seconda realtà virtuale, fittizia, ma che la nostra comunicazione di massa riesce a rendere concreta, in qualche misura "vera". Il libro lancia poi pesanti accuse anche all'ordine dei giornalisti, reo, secondo Travaglio, di non radiare dall'Albo i giornalisti che sono stati scoperti e condannati per aver dolosamente comunicato al pubblico notizie false, con il solo scopo di compiacere i "padrini" protettori.
Non ho nulla da aggiungere ad un Travaglio che predica bene e razzola male.

June

 
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Commenti al Post:
insorgente
insorgente il 14/01/09 alle 12:58 via WEB
Nulla da aggiungere, è vero, i fatti sono fin troppo eloquenti.
Riproporrei lo stesso commento che già feci in tuo precedente post: lo "stile" è esattamente quello dell'ex Unione Sovietica.
Gli avversari politici, se non si possono eliminare, si fanno passare per matti o per criminali.
Qualcuno diceva: "Calunniate, calunniate.... qualcosa resterà!" Ottimo post, ciao June.
(Rispondi)
 
lllll_June_lllll
lllll_June_lllll il 15/01/09 alle 11:15 via WEB
Chi di diffamazione ferisce..... speriamo impari almeno qualcosa: a non razzolare male mentre si predica bene. Un saluto a te.
(Rispondi)
a_tiv
a_tiv il 14/01/09 alle 20:53 via WEB
Dovremmo aspettarci dal ..nostro...che si dimetta autonomamente dall'ordine. Ma ho i mie dubbi che lo farà: naturalmente, come per il suo sodale Di pietro, ciò che vale per gli altri non vale per se. Ciao June...sei stata così esplicita che non ho nient'altro da aggiungere. Ti abbraccio. Vito
(Rispondi)
 
lllll_June_lllll
lllll_June_lllll il 15/01/09 alle 11:17 via WEB
Sorrido alla tua prima frase. Non per la frase, ovviamente, ma perchè un pochino ormai lo conosciamo Travaglio e si crede sempre nel giusto, anche se quel giusto ce lo presenta distorto, con omissioni, etc. Degno sodale di Di Pietro: non a caso Travaglio ne fa il difensore mediatico. Un abbraccio a te.
(Rispondi)
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