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Nel deserto nasce la Città del Sole un' oasi ultramoderna e 'verde'

Post n°102 pubblicato il 06 Aprile 2011 da katarealismo
 

Nel deserto nasce la Città del Sole un' oasi ultramoderna e 'verde'

LONDRA - Da lontano, forse qualcuno la scambierà per un miraggio. Una città avveniristica, nel mezzo del deserto del Golfo Persico. Una casbah del ventunesimo secolo, cinta da mura come al tempo dei cammelli, priva di automobili, alimentata esclusivamente da energia "pulita". L' oasi perfetta: creata dal nulla da un geniale architetto inglese, con i soldi dello staterello più ricco del mondo. La prima cittadella del nostro pianeta interamente sostenibile, ossia in grado di produrre zero emissioni di carbonio e di funzionare soltanto a energia ecologica. Disegnata dal grande Norman Foster, l' autore del Millennium Bridge, del grattacielo Gerkhin (Cetriolo) di Londra e di tanti altri progetti, sorgerà nei pressi di Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, cioè in uno dei luoghi più inospitali della terra, dove in estate la temperatura raggiunge i 50 gradi centigradi, non c' è acqua, né animali, né piante, tranne qualche palma isolata. Ma decine di miliardi di petrodollari verranno versati su sette chilometri di deserto per far nascere Masdar, come l' hanno battezzata: in arabo significa «La Fonte», ma avrebbero potuto chiamarla «La città del sole», considerato il clima e l' energia che la farà vivere. Masdar sarà cinta da mura come le antiche città carovaniere. Ospiterà una popolazione di 50 mila abitanti. Avrà case non più alte di quattro piani e strade non più larghe di tre metri per proteggere un micro-clima ad aria condizionata, necessario se si vuole garantire la modernità a simili temperature. Causerà zero emissioni di carbonio: il 100 per cento dell' energia sarà rinnovabile, usando principalmente energia solare e turbine a vento. Produrrà zero rifiuti: il 99 per cento saranno riciclati o distrutti. Consumerà il 50 per cento in meno della media di consumo d' acqua pro capite. L' acqua potabile sarà portata dal mare e desalinizzata con energia solare. L' acqua per uso civile o industriale sarà totalmente riciclata. Non ci saranno automobili. I trasporti saranno totalmente pubblici, sotto forma di una metropolitana superveloce e taxi su rotaie senza autista. Nessuno vivrà o lavorerà a più di duecento metri di distanza da un mezzo pubblico. Tre livelli di trasporto smisteranno il traffico: uno sopraelevato, uno all' altezza della strada protetto da portici, uno sotterraneo. Tutti gli edifici saranno costruiti con materiali riciclati e rinnovabili. E salari minimi, in nome dell' equo commercio, saranno garantiti alle migliaia di operai che dovranno erigere questa utopia. Il progetto è stato inaugurato ieri ad Abu Dhabi, alla presenza del principe Carlo d' Inghilterra: o meglio, dell' ologramma di Sua Altezza, che ha tenuto un discorso di cinque minuti e poi si è dissolto nell' aria, «in modo - ha spiegato - da non causare neanche la più piccola emissione di gas nocivo per arrivare fin qui». Lo spirito dell' iniziativa è lo stesso: dimostrare che è possibile costruire comunità che non inquinano, non sprecano, consumano meno e sfruttano solo energie rinnovabili. Non è un caso che il finanziamento venga da uno stato che affoga in un altro tipo di fonte energetica, il petrolio: destinato a finire, ma di cui Abu Dhabi ha ancora 100 miliardi di barili, abbastanza per farne la città più ricca del pianeta, avendo i suoi 423 mila abitanti un reddito medio di 12 milioni di euro a testa. Ma hanno anche il record mondiale di emissioni di gas nocivo per abitante. Perciò hanno deciso di creare la prima «città verde» del globo: per migliorare la propria immagine e per segnalare una svolta, far capire che gli Emirati Arabi avranno un futuro, anche quando sarà finito il petrolio. L' obiettivo, infatti, è fare dell' ecologica Masdar il centro dell' industria manifatturiera a energia solare di domani: i suoi abitanti saranno operai, impiegati, tecnici, ingegneri, programmatori, in una miriade di aziende impegnate in questo settore con sede nella «Fonte» del deserto. È l' unica cosa che si sa, sulla composizione sociale della città. Chi andrà a starci? Come sarà possibile ottenere di risiederci? Come sarà popolata? Le autorità, per ora, non rivelano niente. «È un progetto estremamente ambizioso», si limita a dichiarare Gerard Evenden, socio del rinomato studio di architettura di Lord Foster a Londra. «Ci hanno chiesto di disegnare un' intera città a emissioni zero di carbonio. Ci lavoriamo da nove mesi e ormai siamo pronti al via». Per creare una città del futuro, Foster ha guardato al passato, cercando di capire come gli accampamenti di nomadi del deserto si adattarono a un ambiente così ostile. Il risultato, predice il quotidiano Guardian di Londra, sarà più vicino alle città costruite nell' era delle carovane di cammelli che al nostro presente consumistico industriale. Una casbah del Duemila: raccolta, omogenea, a misura d' uomo, eppure con tutti i comfort a cui siamo abituati nell' Occidente sviluppato. «Masdar sarà la capitale globale della rivoluzione dell' energia rinnovabile», s' entusiasma Jean-Paul Jeanrenaud, direttore del progetto «One Planet Living» del Wwf: «Abu Dhabi è il primo paese produttore di petrolio a fare un passo così significativo verso la vita sostenibile». Non tutti, però, sono convinti: per Tony Juniper, direttore dell' organizzazione ecologista Friends of the Earth, la città sostenibile nel deserto è solo una foglia di fico sui danni causati al pianeta dal petrolio: «Gli Emirati Arabi spenderanno volentieri qualche miliardo di dollari per continuare a guadagnare tranquillamente trilioni di dollari grazie a risorse che provocano il cambiamento climatico». L' oasi del nostro futuro, o l' ennesimo miraggio? Ai posteri, o meglio ai nostri figli, l' ardua sentenza. - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI

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