Creato da kuzco75 il 13/02/2010

Kuzcotopia

Con questo blog vorrei condividere, con chi lo riterrà interessante, tutto ciò che questo straordinario popolo può insegnarci...e la mia gratitudine và all'amore della mia vita originaria di quel meraviglioso posto chiamato Perù.

 

stemma perù

 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: kuzco75
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 48
Prov: RM
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 6
 

los incas

volto ceramica inca

incas

mama ocllo

ragno incas

statuetta inca

oggetto inca

moche

moche

moche erotico

huaco erotico

 

fiamma

 

 

MACHU PICCHU: LA MONTAGNA MISTERIOSA COMPIE 100 ANNI

Post n°13 pubblicato il 27 Luglio 2010 da kuzco75
 

machu picchu

La scoperta scientifica di Machu Picchu (“montagna vecchia” nell’antica lingua quechua), massima attrazione del Perù e “patrimonio dell’umanità” Unesco, sta per compiere un secolo: fu nel 1911 che lo statunitense Hiram Bingham, raccogliendo le indicazioni del peruviano Augustín Lizárraga, avviò in questo stupendo avamposto di Foresta Amazzonica, 192 km a nord di Cusco, nella parte meridionale del Paese, l’esplorazione della “città perduta degli Incas”.

Se si può anticipare la celebrazione, è per buoni motivi: dopo la disastrosa piena dello scorso gennaio, in cui il fiume Urubamba aveva investito la ferrovia che conduce ad Aguas Calientes (base per le escursioni nel sito), la linea è stata almeno in parte ripristinata, e la meraviglia è di nuovo accessibile; il Perù inoltre, attraversa (pur fra cataclismi e mille problemi) una fase di sviluppo economico, e sta potenziando lo studio e la valorizzazione del suo immenso patrimonio culturale, con il contributo di altri Paesi, fra cui l’Italia.

La società Inca è, nell’area delle Ande, quella che ha lasciato più tracce: si chiamava “Tahuantinsuyu” (civiltà del Sole) ed era governata da re detti anch’essi “Inca”, generati dal lago Titicaca, a sud del Paese. Il primo storicamente accertabile è Pachacutec (1438-1471), che ha la meglio sui nemici Chancas; Tupac (1471-1493) arriva a conquistare l’Ecuador; con Huayna Capac (1493-1527) si forma un impero di 5000 kmq e di 10 milioni di abitanti, con un’architettura e un’urbanistica evolute, una vasta rete di strade (anche se gli Incas non usano la ruota), un altissimo artigianato artistico (ceramica, ori, argenti), risorse minerarie e agricole (efficaci i sistemi di irrigazione, con cui si porta anche l’acqua dalle Ande all’arida fascia costiera). Ma Atahualpa, attestandosi a Cajamarca nel Nord, contenderà il potere al fratello Huarasc, insediato a Cuzco: nel 1533, fra errori, orrori, tradimenti, efferatezze soccomberà ai Conquistadores spagnoli di Francisco Pizarro. Dopo altri sussulti, l’ultimo Inca, Tupac Amaru, sarà sconfitto e ucciso nel 1572. I Conquistadores, con i loro cronisti, ci danno notizie su una società che era priva di scrittura: ma quella società fanno di tutto per annientarla, imponendo credenze, usi, architetture (anche se l’urbanistica “coloniale” non è priva di fascino: città dalla pianta a scacchiera, piazze, cattedrali). Machu Picchu sopravvive, nascosta nella foresta: solo la scoperta di inizio Novecento la sottrae all’oblio.

La visita è stupefacente. Quando il bus che parte da Aguas Calientes ci scarica all’ingresso del sito, c’è da fare una prima serie di gradini (alla fine saranno 3000, a 2400 metri di altitudine…): ma d’improvviso, da un costone, appare la città, mirabilmente adattata a un ripido pendio che è sovrastato da alte montagne (il ghiacciaio di Salkantay è a 6271 metri) e che a sua volta si affaccia sulle anse dell’Urubamba. Si visitano un settore agricolo, costituito da grandi gradoni terrazzati (terra coltivabile “conquistata” alle Ande), e un settore urbano, fortificato, con un impianto a “U” che lascia al centro una piazza aperta e si dispone, dall’alto in basso, con due serie di edifici costruiti in blocchi poderosi e accuratamente squadrati, spesso dotati di finestre trapezoidali. Il Tempio del Sole (“El Torreon”), la Grande Meridiana, la Tomba Reale, il Tempio del Condor… Per una volta l’archeologo non approfondisce interpretazioni e ipotesi, si gode la pura bellezza. Segnala solo che sono stati trovati scheletri in prevalenza femminili: si è parlato di “dimora delle vergini del Sole”, una specie di grande convento femminile sull’antico “Cammino Inca”, impervia strada d’altura.

Questa città, che doveva contenere circa 1000 abitanti, è solo un esempio della enorme varietà delle scelte architettoniche adottate. Sachsayhuaman è un enorme tempio presso Cusco, su tre livelli chiusi da possenti mura costruite in grandi blocchi anche più perfetti di quelli di Machu Picchu: irregolari ma perfettamente combacianti gli uni con gli altri. Non dissimile la tecnica edilizia adottata a Ollantaytambo, fortezza, o forse meglio città-alloggio, che domina la Valle Sacra degli Incas: fontane, gradoni lungo un ripido pendio, “adoratorio” sulla sommità.

Impressionanti, nella stessa Valle, i grandi terrazzamenti concentrici di Moray, certo destinati ad uso agricolo, ma forse non privi di qualche implicazione misteriosa o magica. A Cantayo troviamo acquedotti sotterranei con grandi pozzi per la manutenzione. A Raqchi è il “Partenone delle Americhe”, un grande edificio a quattro navate dedicato al dio Wiracocha: resta il muraglione centrale in mattoni crudi. Accanto erano un quartiere destinato alle “donne prescelte” (fabbricavano vasi e tessuti) e una serie di magazzini a pianta circolare.

Già prima degli Incas, altre civiltà andine avevano avuto grande sviluppo: ricordiamo quelle di Caral, di Chavín, di Paracas, di Nazca e soprattutto, a nord-ovest, quella dei Moche (o Mochica) e di Chimù. I Moche ebbero monarchi ricchi e potenti fa 200 a.C. e 600 d.C.; il regno di Chimù ne raccolse l’eredità, trasmettendola infine agli Incas. Proprio sui centri principali di queste civiltà si sta lavorando con progetti internazionali: Huaca del Sole e della Luna, Huaca di Cao, Sipan, Chan Chan.( http://www.rivistasitiunesco.it )

 
 
 

Scoperto in Perù il Leviatano di Melville

Post n°12 pubblicato il 04 Luglio 2010 da kuzco75
 

leviathan

Scoperto in Perù un mostro marino dai denti di 40 centimetri. Il fatto interessante è che si sia ritrovato vicino alla città di Ica luogo di ritrovamento della famose e controverse Pietre di Ica dove sono incisi uomini che vivono insieme ai dinosauri.

Per gli appassionati dei dinosauri, non quelli politici, si intende, arriva un mostro marino dall'eco letterario. Immaginatevi dei denti aguzzi lunghi 40 centimetri, un corpo simile ad un capodoglio (di cui sembra sia l'avo) lungo oltre 15 metri, immaginatevi i suoi occhi sotto il mare pronti a mangiarvi come un'olivetta di un Martini, maschera e pinne comprese. Ecco a voi il "Leviathan melvillei" il Leviatano di Melville, in onore all'eterno dramma del mare Moby Dick scritto appunto da Herman Melville. Di questo terribile sauro marino da cui si vuole far discendere i pacifici capodogli della nostra epoca, è stato ritrovata in Perù solo la mandibola, una parte del teschio e i denti. Tutto il resto è stato ricostruito dagli archeologi.

mostro leviatano

Il fatto interessante è che il mostro marino si sia ritrovato vicino alla città di Ica (35km a sud est dalla città), luogo di ritrovamento della famose e controverse Pietre di Ica dove sono incisi uomini che vivono insieme ai dinosauri. Le Pietre di Ica non sono prese in considerazione dalla scienza ufficiale perché sembra produrrebbero, come altre scoperte, una rivoluzione copernicana nella Storia dell'Uomo pari al finale del Pianeta delle Scimmie con Charlton Heston. "Sarebbe davvero interessante vedere se tra le migliaia di Pietre di Ica vi è un mostro marino simile a quello ritrovato" afferma un ricercatore indipendente. La scoperta del leviatano è di un team internazionale di archeologi capitanati da Olivier Lambert della Museum National d'Histoire Naturelle di Parigi e da Giovanni Bianucci del dipartimento di Scienze della terra dell'università di Pisa .

 
 
 

Ya llegò el Verano...E' arrivata l'estate!

Post n°11 pubblicato il 21 Giugno 2010 da kuzco75
 

estate

                                     

                           Solstizio d’Estate

 

Intorno al 21 Giugno il Sole raggiunge lo Zenit, cioè il punto più alto sopra di noi. Il giorno così si spinge fino alla sua massima durata e la notte è la più corta dell’anno. In questo giorno inizia l’estate astronomica, mentre siamo nel pieno dell’estate agricola, il Solstizio d’Estate viene anche chiamato il giorno di Mezza Estate, mentre i celtici chiamavano questo giorno Litha dal nome di una antica Dea simile a Demetra/Cerere.

litha

Come il Solstizio d’Inverno e i due Equinozi, questa festa è un periodo di stasi, un momento in cui il Sole si trova in precario equilibrio e per qualche giorno sembra fermo sull’orizzonte e gli antichi svolgevano riti perché il Sole ricominciasse il suo ciclo infinito.

Il Solstizio d’Estate è un grande punto di passaggio della Ruota dell’Anno, si passa dalla fase crescente del Sole, periodo che va dal Solstizio d’Inverno al Solstizio d’Estate in cui il giorno cresce sulla notte, alla fase calante del Sole, periodo che va dal Solstizio d’Estate al Solstizio d’Inverno in cui la notte cresce sul giorno.

 

Nei miti nordici questo passaggio è rappresentato dall’eterna lotta tra il Re della Quercia, sovrano della parte crescente dell’anno, e il Re Agrifoglio, regnante della parte calante dell’anno. Lo scontro tra i due Re avviene durante i Solstizi, durante il Solstizio d’Estate il Re Quercia muore per lasciare posto al Re Agrifoglio, mentre durante il Solstizio d’Inverno il Re Agrifoglio perisce per far si che il Re Quercia possa Regnare. Quando uno dei sovrani muore va nel regno della Dea Arianrhood (ruota d’argento) per ritemprarsi in attesa della rinascita. Questa battaglia è comune in molte mitologie, esempi sono riportati nel “Ramo d’Oro” di Freazer, e nei libri di Robert Graves.

Anche in molte tradizioni Wiccan questo duello viene simbolicamente riproposto, infatti il mito del Re Agrifoglio e del Re Quercia è presente nella ritualistica Gradneriana e Alexandriana, come di molte altre tradizioni più tarde.

Molte sono le antiche credenze e usanze collegate al Solstizio d’Estate, una festa indubbiamente collegata alla fertilità dei campi, infatti ciò che era stato piantato in precedenza comincia a farsi visibile, la Terra è rigogliosa, molti frutti e ortaggi vengono raccolti e mangiati o venduti, per permettere il sostentamento della comunità. Questo si ribaltava nei riti e negli usi delle popolazioni, in alcuni paesi, come il Galles per esempio, c’erano e ci sono usanze legate alla fertilità della donna e dell’uomo o alla divinazione nei riguardi dell’amore.

Nella fase di cristianizzazione delle feste rurali al Solstizio d’Estate è stato sovrapposto la festa di San Giovanni, che è considerata una festa per la raccolta di molte erbe, tra cui l’iperico che è l’erba di San Giovanni, molte sono le tradizioni legate a questa festa, la più conosciuta è la raccolta della rugiada della notte tra il 23 e il 24 Giugno. La rugiada raccolta in questa notte avrebbe capacità taumaturgiche di ogni tipo e in magia è utilizzata per molti incanti. Altre sono le tradizioni, in parte dell’Italia viene messa all’aperto una brocca d’acqua con all’interno un chiaro d’uovo, in Lombardia viene chiamata la barchetta di San Giovanni, e al mattino del 24 si riprende la brocca e in base alla forma che ha assunto il chiaro d’uovo ne si traggono auspici per il proseguo dell’anno, specialmente in amore, in Brianza se la forma dell’uovo assomiglia ad una barca gli auspici sono ottimi.

Inutile dire che molte di queste tradizioni sono legate al mondo rurale e pagano, assorbite però dalle festività religiose cristiane senza però snaturarne le origini e il senso delle stesse.

Essendo il Solstizio d’Estate un punto di passaggio focale nell’anno agricolo e astronomico è e rimane una festa dedita alla fertilità, ma soprattutto all’introspezione, si dovrebbe analizzare il periodo percorso per poter nello sprint finale della Ruota dell’Anno porre in essere quegli aggiustamenti necessari per avere un ottimo “raccolto” nelle festività successive.(http://www.speculumdeorum.net)

 
 
 

La magica Cusco

Post n°10 pubblicato il 15 Giugno 2010 da kuzco75
 
Tag: cusco, perù

cusco

La finestra si spalanca sulla Plaza de Armas con la chiesa della Compagnia. Sulla panchina di ghisa Santuza, galeonesca india coperta dalla sua “montera”conica e colorata, intreccia fili di arcobaleno borbottando il dialetto locale degli antichi padri, il “quechua”.

Il sole getta i suoi primi raggi sulle cupole della Cattedrale e illumina porticati di colonne e archi di pietra che circondano l’immensa piazza. Al secondo piano, altre volte più sottili si susseguono in fila perfetta, alternando balconi scolpiti e miradores in legno.

Nascosti dai tetti ricoperti di coppi, ancora cortili e portici di legno dai quali spuntano alberelli di cedrola. Fili di fumo salgono dalle “tullpa, focolari di pietra dove già sfrigolano gli “anticuchos”, spiedini di carne cotti sul carbone.

Meticcio, dodici anni, avvezzo alla strada e ad arrangiarsi, Oscar il cui sogno è diventar medico per el pueblo, non è uno scugnizzo andino come altri. Ha un quaderno pieno di appunti dove esplorare l’abisso dei sentimenti e segnare i tafferugli della sua giovane vita.

Puntuale, indugia di fronte alla chiesa de la Compañia de Jésus col suo quaderno dalla copertina nera. In una pagina c’è scritto: “El hombre del Perù vive esperando que Inkari se ponga la cabeza, los brazos y las piernas destrozadas y nos conduca hacia la libertad”.

Leggenda e mistero che avvolge la gente e il paesaggio. Si dice che il corpo disperso del dio sacro agli Incas si ricomporrà per unirsi al popolo quando sarà pronto per lottare contro le ingiustizie e per la libertà.

Metà inca e metà creolo, Oscar è un briciola d’una città nota come “ombelico del mondo”. L’antica capitale dell’ “Incario”, Impero Inca, la cui storia coprì appena l’arco di un secolo, fu spazzata via quasi del tutto nel ‘500 dagli spagnoli.

Ciò che restò dei muri precolombiani venne utilizzato per costruirvi sopra secondi piani e intere chiese. Un’opera di “conversione” simbolica e pratica. Gli edifici del centro di Cuzco sono inca fino ad un paio di metri d’altezza per diventare coloniali più in alto.

Nel ventre tiepido delle sue montagne Wanakauri, Senqa, Pachatusan, Muyu orqo, Sacsayhuaman, Pukin e Picchu, simili a condors di pietra con le ali aperte, la straordinaria città degli Incas, sembra sonnecchiare a 3.400 metri di altitudine.

 

Cuzco ha la struttura di un puma con la testa di falco. Il profilo del corpo segnato dai fiumi Tullomayo e Huatanay e la testa marcata dalla fortezza dove pietre ciclopiche nel loro zizzagare formano le penne. Di lato, il torrione è l’occhio del falco.

Aspettiamo il tramonto per scansare il fiume di turisti e scivolare lungo la calle de Hatunrumiyoc, verso il Palacio de Inca Roca, dove c’è la grande pietra con dodici angoli perfettamente incastonata alle altre.
Raffinata tecnica costruttiva con la quale gli Incas ergevano muri sovrapponendo senza amalgama enormi blocchi che si sorreggevano solo per il loro peso e per la forma in cui erano tagliati.

Magia dei muri incaici. Scuri, ruvidi, bombati, inclinati e sopra la bianca parete liscia, spagnola. Due epoche, due storie, due prospettive. Tragica opposizione di due mondi. Nascita e morte, morte e ricostruzione. In lingua quechua “yawar rumi”, pietre di sangue.

Tappezzano le viuzze che partono dalla Plaza de Armas e sorreggono musei, palazzi e cattedrali. Le pietre sembrano muoversi come onde di fiumi bagnati dalla luce sfocata dell’ultimo sole. Chiaroscuro di ombre mutevoli che si perdono in vicoli ciechi o verso il mercato.

Nella zona di Santa Clara nei pressi della la stazione San Pedro, lungo i binari esplodono colori di lane, cappelli, alpaca. Allineate in terra statuine di santi, maschere, retablos, specchietti colorati, ceri e arance. Appesi ai banchi, feti di lama capaci di sviare il corso delle disgrazie.

Ma le trovi in periferia dove c’è miseria, dove non valgono filtri d’amore e ceri per gli incantesimi. Nelle “adobe”, capanne disseminate lungo i pendii delle montagne tra sentieri impervi e polverosi.

Dove si torna dopo lunghe ore di cammino dai mercati di Chincero, Pisaq o in attesa dei turisti sulla spianata di fronte alle mura di Sacsayhuaman, nei pressi del “trono del Inca” per vendere quattro arance e due chullos...Dove vive Oscar....

cusco

Dove nasce l’arcobaleno.

( http://www.ilreporter.com )

 
 
 

Naufragio sul Rio delle Amazzoni

Post n°9 pubblicato il 31 Maggio 2010 da kuzco75
 

rio delle amazzoni

Il turista italiano Riccardo Crispo, 25 anni, uno dei sopravvissuti del naufragio di un’imbarcazione avvenuto ieri sul Rio delle Amazzoni, non lontano dalla città peruviana di Iquitos, ha raccontato di “aver dovuto nuotare per molto tempo per salvarsi”. Crispo, parlando ad una tv peruviana ha raccontato che “le condizioni di sicurezza della nave, varata 12 anni fa, erano deplorevoli, i giubbetti salvagente erano bloccati ed era evidente che sulla nave c’erano passeggeri in eccesso”. Il turista ha anche riferito che un altro italiano e gli amici di altre nazionalità con cui viaggiava si sono tutti salvati.

La nave Camila, con oltre 250 persone, è affondata nella regione di Loreto, a circa 1.600 chilometri dalla capitale Lima, vicino alla frontiera con la Colombia. Trasportava anche merci. Finora le vittime accertate sono 12, ma i dispersi sono alcune decine e probabilmente ci sono ancora passeggeri intrappolati nello scafo. Le squadre di soccorso hanno salvato circa 200 passeggeri, alcuni dei quali feriti.

Crispo ha aggiunto che il viaggio si è svolto senza problemi per circa cinque ore. “Cadeva una leggera pioggia e mancavano praticamente dieci minuti per arrivare alla destinazione finale quando, all’improvviso la barca si è capovolta. Si sentivano solo le grida dei bambini e delle donne, ma non potevamo aiutare nessuno perché c’era un forte risucchio e dovevamo pensare a salvarci”.

Il turista italiano ha raccontato ancora di aver nuotato a lungo “fino a raggiungere la riva, lottando contro la corrente” ed ha rivelato che, con gli amici, avendo notato che c’erano troppe persone a bordo, si era volutamente messo vicino vicino al bordo della nave “e questo probabilmente ci ha salvato”. Un portavoce del consolato italiano a Lima ha informato che Crispo era l’unico turista italiano sulla nave Camila.(http://www.blitzquotidiano.it)

 
 
 

perù

 

 

                   Kuzco Topia
          
              Crea il tuo badge

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

valentinabenassialf.cosmosgrazia.pa09alexbaydanko1075animarossouba.roccaci.ci.cimantellgattodemarmo1988cinzia.costa71doarkiswan70tencilvalinaag
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 atahualpa

el dorado

dipinto peruviano

inca cola

pisco

incas ceviche perù

mamma e figlio incas

volto inca 

disegno inca

 

moche erotico

collana incas

statuetta incas

 

I MIEI LINK PREFERITI

 

fiamma

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963