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Tesi -udire le voci- Primo capitolo....

Post n°39 pubblicato il 04 Novembre 2009 da mizomarea
 

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Parlerò ora del carattere che le voci assumono per chi ne fa conoscenza. Innanzi tutto la voce o le voci hanno un esordio improvviso magari inizialmente sotto forma di un pensiero o di un brusio disturbante, per poi arrivare ad essere percepite come tali, reali, vivide. Inizialmente un soggetto che ne fa esperienza è costretto ad ascoltare senza riuscire a dare un senso, senza trovarne una ragione, quindi con grosso disagio e difficoltà sul da farsi, tentando istintivamente di negarle, oggi più che mai per non dover credere di essere matto. Questo giacchè non siamo capaci di andare al di là di ciò che percepiamo come realtà condivisa, che sicuramente, potrebbe entrare a far parte della nostra esperienza, dato che già ne fa parte. Intendo dire che dobbiamo vedere il fenomeno dell’udire le voci come una possibile esperienza di comunicazione, simile ad altre magari più consuete, a cui siamo certo più abituati, per esempio parlare con un amico, un parente, un dottore.

Già in epoche antiche o leggendo testi del calibro dei poemi Omerici, appare chiaro quanto le voci abbiano sempre mantenuto la loro autorità e la loro autorevolezza nei confronti di chi ne sperimentava l’esistenza. Proprio nei poemi sopra citati si nota come i protagonisti siano ben lontani da una coscienza decisionale propria e come a guidare le loro azioni, intenzioni, volontà sia qualcun altro, qualcuno al di sopra dell’essere umano, un’ entità che attraverso la voce e l’immagine li porta a muoversi in avventure epiche. Ma come le voci riescono a creare e mantenere autorità ed autorevolezza nella mente delle persone?

Seguendo il pensiero di G. Bucalo, direi che questo accade per due ordini di motivi: perché le voci appaiono “disincarnate” e “sensate” a chi ne fa esperienza; non c’è niente di più vicino ad una persona della voce che sente, proprio perché è da lui che si genera (“Sentire le voci”, G. Bucalo, dal sito di antipsichiatria). Cercherò di spiegarmi meglio, per poi indirizzare l’attenzione sul perché è necessario instaurare un dialogo con loro per intraprendere un percorso comune di recovery (Ron Coleman, “Guarire dal male mentale”). Gran parte della loro autorità nasce dal fatto che appaiono come portatrici dei nostri più intimi desideri, segreti e sembrano conoscere ogni nostro punto debole. Le parole le conoscono bene, per farsi ascoltare, per attirare l’attenzione, ovviamente perché parlando di noi ci danno prova di conoscerci, appunto. Quello che sembra chiaro fin da subito è che non è possibile nascondersi, ci troverebbero, non serve sedarle o toglierle, se mai si potesse… torneranno, quindi a mio parere, condiviso dagli autori da cui ho preso spunto di riflessione, conviene affrontarle per cercare di comprenderle, cosa che, senza un dialogo con loro, sarebbe impossibile. Sembra che nulla possa essere celato alla voce. Il perché? Probabilmente perché possiede la capacità di pensare i nostri pensieri e a volte anticipare le nostre decisioni, ”l’invisibile abita i nostri pensieri ed i nostri segreti.” (G. Bucalo, “Sentire le voci”, dal sito di antipscichiatria, libri on-line). Un’ altra caratteristica che mi è stata descritta personalmente da un ospite della casa famiglia dove lavoro, sembra essere la “concentrazione” che le voci hanno, sempre presenti, attente a differenza degli altri “pensieri” della mente, più sottoposta a sbalzi della concentrazione e più facilmente distraibile, come di norma nella vita di tutti i giorni. Si instaura un processo in cui è la voce a tenere sotto controllo la persona, pur essendo parte di essa come altri “sensi”, continuando ad aumentare il proprio potere. Essa si ricorda bene come si accede ai vissuti più drammatici e traumatici della persona e la sua concentrazione è tale da riuscire a distrarre chiunque la senta in maniera continuativa. Questa testimonianza di “uditore” mette in luce quando sia difficile per queste persone riuscire ad avere controllo su di sé, quando non riescono a pensare ad altro che alla voce, poiché è quest’ ultima a chiedere tutte le attenzioni.

Qui il problema per la società è legato al fatto che, se chi “ode” si muove in relazione a quest ’ esperienza, può o potrebbe smettere di lavorare, decidere di allontanarsi dalla sua famiglia, commettere atti apparentemente insensati. Questo spaventa, crea instabilità e porta a cercare di eliminare la causa, senza prendere in considerazione però, che essa è molto più complessa della manifestazione di un sintomo, ed è proprio l’essere umano a tenerla custodita dentro di sé, quindi appare riduttivo se non a volte inutile cercare di eliminarla immediatamente come un semplice mal di denti. Con questo non voglio affermare la “psicofarmacologia” è una branca della medicina inutile, anzi in alcuni casi può essere molto utile, però c’è il bisogno di un criterio diverso da quello del: “addormentando i sintomi si risolve il problema”, perché questo non è vero, la “patologia” vaga in uno stato alterato di coscienza prodotto dal farmaco… e lì resta… a vagare.

(Naturalmente mi sto riferendo in particolare alla categoria di farmaci detti neurolettici o antipsicotici creati proprio per far fronte al problema delle allucinazioni.)

Comunque nella malattia mentale comunemente definita schizofrenia, la voce o le voci riescono ad instaurare con l’uomo qualsiasi tipo di rapporto: conversano, minacciano, consigliano, criticano, possono intimidire, consolare, ordinare, piangere, ridere, urlare…tutto questo molto lentamente e chiaramente alcune volte, altre come in un orchestra dove tutti suonano a caso e non si riesce a percepire il senso di ciò che ascoltiamo.

Concordo con il pensiero di G.Bucalo ( “Sentire le voci”, sito di antipsichiatria, libri on -line) quando dice: “non c’è niente che noi possiamo pensare o fare che non sia già nelle nostre possibilità umane” . I consigli che seguiamo, possiamo supporre che siano già presenti dentro di noi, facendo parte della nostra storia, per questo le voci hanno la possibilità di pensare al nostro posto, di dire cose che altrimenti non diremmo mai, fino ad arrivare al paradosso di poter scegliere per noi, quando in realtà siamo sempre noi gli artefici dei nostri vissuti.

Oltre a ciò, come avevo detto in precedenza “la voce” sembra possedere un’altra caratteristica fondamentale, quella di apparire agli “occhi”, o meglio alle orecchie, di chi ne fa conoscenza come disincarnata, cioè senza corpo, come un’entità invisibile. Non è possibile ricondurre una voce ad un corpo perché esso non è presente, così la voce acquista potere nei confronti dell’ uditore non potendo essere fermata, zittita, o semplicemente allontanata, soprattutto perchè nel nostro immaginario l’essere invisibile è il principio di tutte le cose del creato e, allo stesso tempo, distruttore del reale (G. Bucalo, “Sentire le voci”, sito di antipsichiatria, libri on line).

Il potere che noi attribuiamo alle voci non è dissimile da quello che immaginiamo abbiano entità invisibili che influenzano la nostra esistenza. Crediamo seriamente che chi non ha corpo abbia di fatto accesso alla conoscenza delle leggi che regolano la vita. Non solo, crediamo anche che possa avere influenza sulla nostra vita. L’essere umano ha sempre creduto alle presenze immateriali che determinano gli eventi umani. Ha sempre creduto che essi vogliano e possano modificare la realtà in cui viviamo. Angeli, folletti, demoni, dei hanno spesso deciso per gli uomini e per il loro destino. Tra le voci e noi esiste una differenza, condividiamo sì la stessa realtà ma abbiamo e agiamo esistenze e possibilità diverse. Quindi appare evidente come alle voci non sia permesso agire sulla materia se non attraverso di noi.

Come possiamo immaginare l’esperienza dell’udire le voci può, anche se non come regole fissa, stravolgere la vita di chi ne fa esperienza, soprattutto se si viene allontanati e fraintesi dalla società in cui ci siamo trovati fino a poco prima a vivere in “armonia”.

Spesso quando siamo costretti ad intraprendere un viaggio personale e spirituale, dobbiamo allontanarci da tutti, in maniera particolare da chi ha contribuito nel tempo alla creazione della nostra identità (genitori, amici cari, ecc…) e proseguire in un cammino che inizialmente non sappiamo dove ci porterà, per poi ricondurci, se intrapreso consapevolmente ad una maggiore conoscenza interiore. In modo analogo si muovono le voci verso chi le ode, chiedono un percorso simile di conoscenza profonda del nostro essere.

Tale viaggio si potrebbe paragonare a quello intrapreso da San Francesco per liberarsi della ricchezza materiale che il suo stato sociale prevedeva, per ritrovare invece quella ricchezza spirituale di cui aveva bisogno nella realizzazione di se stesso, per poter comprendere la parola di Dio che parlava alle sue orecchie, invitandolo a oltrepassare il materiale fino ad arrivare allo spirito e una volta raggiuntolo con dedizione e sacrificio, divulgare la sua “Parola” attraverso il mondo. Tutti sappiamo quale fu l’impatto di quest’uomo guidato dalla voce di Dio sul mondo, basti pensare che l’ordine religioso dei Francescani è presente tutt’oggi. Gli Sciamani, stregoni del continente americano, pur inducendosi stati alterati di coscienza con l’utilizzo di droghe psicotrope, su suggerimento di voci e visioni svolgevano e svolgono un ruolo fondamentale per la sopravvivenza della loro popolazione e la loro funzione etica e sociale si basa ed è nobilitata proprio dall’utilizzo di tali mezzi.

Anche l’esperienza mistica ha nel suo patrimonio il rapporto con le voci e il dialogo con esse. I cristiani lo chiamano discernimento,un fatto etico e non scientifico. I mistici non negano la realtà della loro esperienza e così fanno anche gli uditori di voci che riescono a gestirle. Per fare ciò è importante che la persona superi ogni pregiudizio circa la sua sanità mentale e la concretezza della sue percezioni.

Come ho detto inizialmente possiamo sostenere che le allucinazioni degli schizofrenici siano simili alle direttive date dagli dei nell’antichità (J.Jaynes “Il crollo della mente bicamerale”, pag. 122) e se esse sono originate da un esposizione a forte stress, appare chiaro che non essendo un fenomeno generalizzato, ci devono essere delle differenze nella soglia di sopportazione a tali tensioni, da individuo a individuo, questo fa si che una soglia più bassa sia presente nei soggetti schizofrenici odierni,come negli uomini di allora e questo ne rafforza l’unicità e la straordinarietà.

Le voci rappresentano quindi una “guida” reale, perché tale risulta a chi ne fa esperienza, tanto da mettere in secondo piano, per esempio, la voce degli interlocutori che la persona si trova di fronte e che non riesce ad ascoltare, perché distratto,quasi attratto dall’altra, più determinata a farsi dare attenzione.”Se quella non è una voce reale, allora neanche voi adesso state parlando con me.””Per me è molto più facile ascoltare la voce, che lei”. (J.Jaynes “Il crollo della mente bicamerale”, pag. 124).

Soffermiamoci ancora su altri paralleli tra l’oggi e i tempi antichi illustrati da J.Jaynes: pensiamo ad un uomo che sta passeggiando in riva al mare ed ad un certo punto sente chiaramente una voce che lo ammonisce, lo deride, lui si volta credendo che sia qualcuno vicino a lui a parlare ma non scorge nessuno.

Poco dopo la voce che improvvisamente era sparita, ricompare, più forte, vivida e con un messaggio preciso:”non vali niente, entra in mare e lasciati affogare!” L’uomo si allontana dal posto in cui si trova, sperando che la voce non torni, ma essa torna, questa volta con un intensità tale da sembrare che il corpo si trasformi in un orecchio, le dita, le gambe, tutto gli parla e continua a metterlo di fronte alla sua pochezza, alla nullità che è e lo spinge a buttarsi in acqua come ultima possibilità. L’uomo si butta ma per fortuna viene salvato, e così racconta la sua esperienza. Anche Agamennone finisce per obbedire al tremendo comando di Zeus che gli ordina di sacrificare la giovane figlia Ifigenia. Così Achille, dopo il torto subito da Agamennone, mentre è sotto stress per la decisione da prendere, lungo il grigio mare, vede nella sua allucinazione Teti che esce dalle nebbie ( J. Jaynes, “Il crollo della mente bicamerale”, pag. 123). Questa è la storia delle voci! Questo serve a dimostrare che è dall’uomo e con l’uomo che questa condizione si manifesta ed è ormai da secoli presente nella vita degli individui che popolano la terra. A differenza del passato, oggi esistono classificazioni psicopatologiche dove entrerebbero ad onorem molti dei personaggi trattati in precedenza.

Di questa storia lunga un’eternità fanno parte anche numerosi poeti come S.T.Coleridge, che afferma che i cinquantaquattro versi del suo poemetto Kubla khan , gli erano stati dettati in uno stato di allucinazione durante la convalescenza solitaria seguita ad una malattia. Mallarmè dice che “noi non parliamo, siamo parlati” , alludendo alla sua creatività poetica. A. de Lamartine, lascia scritto “non sono io a pensare, sono le mie idee a pensare per me”, altra testimonianza di esperienza di allucinazioni uditive ( Psicologia contemporanea N. 166, art. “Pensieri che parlano”, pag. 12 ). E’ impossibile non citare “A scuola dallo stregone” di C. Castaneda, dove l’autore e protagonista del racconto, grazie agli insegnamenti di uno sciamano, riesce ad avvicinarsi alla parte più profonda di se stesso attraverso pratiche mistiche ed allucinatorie. Nel testo sacro cristiano, la Bibbia, sono spesso le voci a raccontare e a far agire i protagonisti, compreso Gesù, attraverso le parole, il suono, la voce di qualcun altro che non è mai il soggetto in questione. Lo stesso nei Poemi Omerici dove i personaggi sono mossi da entità superiori, anziché dalla propria coscienza consapevole, come accade oggi. Fondamentale e molto interessante sarebbe riuscire a capire il perché per taluni la voce diviene una guida spirituale e per altri no, un’ ispirazione per alcuni, per altri invece una dannazione e un dolore insopportabile, il diavolo. Il caso? Probabilmente i traumi in età sensibile associati ad una bassa soglia di sopportazione stressogena portano a questa differenziazione, ma ribadisco, il condizionale in questo caso diviene un obbligo.

Perché il suono? Poeti, oracoli, posseduti, semplici casalinghe, scienziati.. Perché il suono? Non possiamo ignorarlo o controllarlo, in definitiva non possiamo chiuderci le orecchie, possiamo tentare di smorzare i rumori, ma non eliminarli; l’udito è la meno controllabile fra tutte le modalità sensoriali ed il linguaggio è il risultato più complesso ottenuto dall’evoluzione biologica. (J.Jaynes, “Il crollo ella mente bicamerale”, pag. 126).

Negli studi effettuati da J.Jaynes emerge che, in comunicazione con l’area del linguaggio situata nell’emisfero sinistro dominante (area di Wernicke) adibita al linguaggio normale, ce ne sia un ‘altra nell’emisfero destro (non dominante) un’area da lui definita allucinatoria, che prende le informazioni attraverso la commissura anteriore che si collega all’area di Wernicke. Quindi le allucinazioni uditive esistono in forma linguistica perché questo è il modo più efficiente per far passare i prodotti di complesse elaborazioni corticali da un emisfero, all’altro (J.Jaynes, ”Il crollo della mente bicamerale”, pag. 135). Il linguaggio può selezionare e mediare ciò che pensiamo, per permetterci di dire solo ciò che vogliamo o possiamo in un determinato contesto, aiutandoci ad avere un controllo sulle nostre relazioni. Riflettiamo un attimo, se ognuno di noi esponesse tutto ciò che pensa in ogni situazione in cui si trova, sicuramente resterebbe ben poco della nostra vita relazionale e sociale che tanto ostentiamo. Non sono i pensieri ed i sentimenti che riusciamo a controllare, ma soltanto la loro espressione nel tempo, in linea con ciò che pensiamo di noi stessi e sulla base delle aspettative che gli altri ripongono nei nostri confronti. Questa parte di linguaggio inespresso che abbiamo dentro di noi, le emozioni, i sentimenti, vanno a depositarsi, in chiave psicoanalitica nel nostro spazio più segreto, l’ inconscio. Ebbene questa parte condivide lo stesso spazio fisico nostro, ma ha probabilmente una storia ed una voce diversa da quella che siamo abituati a sentire, o meglio a far sentire.

Confucio diceva: “La via più semplice per uscire è la porta, ma nessuno sembra usarla” ( G. Bucalo, cit. Confucio, “Sentire le voci”, sito antipsichiatria, libri on line). Di fatto, dovrebbe apparire banale a chi ode la voce domandare “chi sei?”, ma questo spesso basta per fare una diagnosi di malattia, invece di diventare la strada maestra per la guarigione. Ignorare la voce è inutile e controproducente oggi come lo era in passato, in esperienze “Bicamerali”, a logica, se qualcuno parla vuol essere ascoltato, di contro chi si accorge di non esserlo può stizzirsi quanto meno. Ovviamente la prima strategia per far fronte a questo tipo di problema è proprio la fuga, la distrazione, comportamenti però che tendono a negare il problema e che non lo risolvono, anche se sono comunque leciti e comprensibili. Molti utilizzano droghe legali o non per abbassarne l’intensità, ascoltano la musica a tutto volume per cercare di zittirle, ecc… .

L’intento di questo lavoro, al contrario, è quello di valorizzare l’importanza della presa di coscienza e della riappropriazione del potere personale, nell’esperienza dell’udire le voci.

 
 
 

La mia tesi- Primo capitolo... UDIRE LE VOCI...

Post n°38 pubblicato il 04 Novembre 2009 da mizomarea
 

 

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Partendo dal presupposto che non esiste malattia mentale che non sia stata considerata in passato normale o che non lo possa diventare in futuro, dato che la scelta è quasi totalmente di tipo culturale e sociale, in conclusione sembra essere soltanto una questione di punti di vista. Prendiamo in considerazione una comunità di spiritisti che accoglie una persona che, ipotizziamo, sia in contatto con un parente defunto. La comunità lo ascolterà, valorizzerà il suo vissuto e cercherà di supportarlo nella comprensione di quest’ultimo, essa infatti crede in questo tipo di conoscenza e non la condanna nè la da per falsa; al contrario pensiamo alla stessa persona che riporta le sue vicissitudini nello studio di uno psichiatra, molto probabilmente ne uscirà più confusa di prima ma con la certezza di avere un qualche tipo di male mentale di difficile spiegazione che è necessario eliminare per poter tornare ad essere… cosa? Se l’uomo è “esperienza” in senso ampio, negandola non si nega forse anche l’uomo? Parimenti accadrebbe ad un individuo che ha un contatto divino con la “Vergine Maria ” , una comunità cristiana non indugerebbe un attimo ad accogliere un “fratello” che possiede questo “dono”, sincerandosi si della veridicità di tali affermazioni, ma non certo negandole, o zittendole. Ebbene è probabile che anche quest’ultimo, una volta entrato nello studio del solito psichiatra, ne esca con il bagaglio del precedente, forse un po’ alleggerito dalla colpa se il dottore di turno fosse cristiano. Non voglio generalizzare né fare processi, le cose per fortuna stanno cambiando ed anche nell’ambiente psichiatrico, in parte, ci sono persone che lavorano a questo cambiamento, perché ci credono ed hanno osservato con i loro occhi, una volta aperti, che ci può essere un’alternativa alla diagnosi frettolosa ed all’associazione immediata con il farmaco, anche se a volte necessaria. Al riguardo basti pensare all’omosessualità, che fino a qualche decennio fa si trovava nel DSM con un posto di rilievo e che con il tempo ne è uscita, vista la possibilità di essere accettata come normale comportamento umano.

Come mostra J.Jaynes nel “Crollo della mente bicamerale” il sentire le voci può essere visto come una modalità parallela di funzionamento del nostro cervello e di conseguenza della nostra coscienza, quindi non come una patologia, ma come una diversa possibile percezione della nostra mente. Capire che per molto tempo questo fenomeno è stato normale, essendo percepito come tale e che spingendo l’uomo a decidere della sua esistenza, può certamente essere d’aiuto nell’ affrontare lo sconforto e la paura di fronte a tale esperienza, questo non sarà sufficiente a guarire, ma costituisce un buon punto da cui partire.

Torniamo alle voci, quello che convince l’uditore e lo spinge ad ascoltarle più di altre “reali” , è l’identità di tale fenomeno che si rivela nelle azioni che compie e nella coerenza di ciò che dice. Ciò fa parte del rapporto che l’uomo ha con l’invisibile, la ricerca di dati che ne provino l’esistenza e la natura. Questo avviene sia per i santi correlati ai loro prodigi, sia per gli oracoli per le loro premonizioni, sia per i capi di una setta satanica per i messaggi demoniaci di cui i membri diventano messaggeri. Il loro potere e autorità verso di noi, deriva spesso dalla loro capacità sovrannaturale di anticipare fatti e giudicare persone. Pare che non possa esistere un dialogo con loro, privo di prodigi, ma solo rumore, caos, che porta ad impazzire. Di contro concordo con G. Bucalo quando dice che, se si instaura un dialogo con la voce, anche solo rispondendo ad una sua domanda o facendone noi stessi a lei, evitiamo di farla “innervosire”, evitiamo che ci accusi e ci critichi per questa nostra decisione di non volerla accettare. Riporto una piccola testimonianza ripresa dal testo di Bucalo ( “Sentire le voci” ,dal sito di Antipsichiatria on line) di una persona che ha provato ad ignorarle: “Alla fine decisi di ignorare le voci e chiesi loro di lasciarmi in pace. Nella mia ignoranza scelsi il modo sbagliato di affrontare il problema. Non si può mettere da parte qualcosa che esiste all’interno di te stesso e che si manifesta così viva. Ovviamente, tutto fecero meno che lasciarmi in pace.” Questa testimonianza mette in luce l’importanza della forza del linguaggio nella creazione del reale. Non è possibile parlare di qualcuno se non si prende in seria considerazione il tutto che lo rappresenta. In quest’ottica ci troviamo di fronte a persone (con delle capacità diverse dalle nostre) che parlano con altre persone (del tutto eccezionali, le voci).

La psichiatria tramite la negazione di questo, spesso è riuscita a trasformare atti altrimenti vissuti come violenti o tremendamente ingiusti, in strategie e tecniche terapeutiche: “ciò che avrebbe rilevanza penale viene considerato un atto scientifico e terapeutico” (T.Szsaz, cit. “Sentire le voci”, G. Bucalo, sito di antipsichiatria, libri on line).

Dobbiamo invece, per usare sempre un termine caro al Dott. Szsaz, evitare di cadere nella dittatura percettiva imposta ai nostri sensi per quanto riguarda il riconoscimento di cosa è reale e cosa non lo è, poiché su questo non può esserci imposizione, nonostante ogni giorno viviamo il reale scelto dalla comunità, non solo perché possiamo farlo, ma anche perché dobbiamo per essere integrati ed accettati. E’ come se ad un certo punto della storia dell’uomo e precisamente nella nostra epoca si sia tentato di negare questo tipo di esperienza, impedire un confronto con essa con l’ausilio di personale specializzato nell’abnegazione, formato per far si che l’imprevedibile venisse prevenuto, con l’utilizzo di strumenti di dubbia efficienza terapeutica, ma di sicura efficienza distruttiva (elettroschok, ecc…).

Posso citare anche Padre pio che indubbiamente ha contribuito al consolidamento della sua comunità ed alla manifestazione terrena di forze pensate soltanto nelle mani di Dio e divenute umane grazie alla sua persona, o Giovanna D’ Arco la quale tramite “l’ allucinazione uditiva” riuscì a portare il suo popolo in battaglia, tramite la forza e la sicurezza indotta da qualcosa che nulla aveva di umano.

Appare comprensibile che le voci prendano le “sembianze” di Dei o Demoni perché è nel nostro immaginario collettivo, o inconscio collettivo per citare C. G. Jung, che queste immagini archetipiche sono depositate, fin dall’infanzia attraverso le storie che ci sono state tramandate. Essendo stato proprio l’uomo a tramandarle, è molto probabile che in una qualche forma le abbia vissute (si tratta ovviamente di un ipotesi); ricordo che, secondo la nostra ipotesi principale, “noi siamo i conoscitori, tutto è presente nella nostra mente, tutto è conosciuto a livello inconscio” , se questo si manifestasse, il nostro cervello sfrutterebbe appieno tutte le sue potenzialità ed a noi sarebbe concesso di vedere al di là della semplice percezione del reale condiviso che ci da la possibilità di vivere nel modo che conosciamo e forse, dovremmo ripensarlo totalmente. A questo punto citerò una frase di C. Castaneda, ripresa dal Don Juan ,”A scuola dallo stregone”,che dice: ”le alternative umane sono ciò che siamo capaci di scegliere, come persone. Hanno a che fare con il livello del nostro raggio d’azione quotidiano, il conosciuto e pertanto sono piuttosto limitate in numero e portata. Le possibilità umane, d’altro lato appartengono all’ignoto. Non solo quello che noi siamo capaci di scegliere come persone, ma quello che siamo capaci di conseguire come esseri umani”. Detto questo è supponibile che gli uditori di voci abbiano una potenzialità in più, limitante per il nostro modo di pensare ed agire ma biologicamente dimostrata dalla loro attivazione cerebrale, nell’area dell’emisfero sinistro di cui ho già parlato, che non si verifica in altri soggetti. Attivandosi una parte “normalmente” inattiva, ci troviamo di fronte ad una nuova possibilità che non è dato di sperimentare a tutti, più che un limite ai miei occhi questa diviene una potenzialità che è necessario imparare a conoscere e soprattutto non “demonizzare” .

Anche la scena psicoanalitica mostra chiaramente come in ogni uomo due componenti siano fondamentali, quella del sentire, del desiderare (Es) e quella dell’agire, del dover essere o fare (Io) e come, usando la metafora del teatro del palcoscenico come vita, noi attori difficilmente riusciamo a controllare le scelte nascoste che guidano le nostre decisioni e a sfuggire ai ruoli che il nostro Sé inconscio ci vuole far recitare, di come quest’ultimo sceglie di mettersi in contatto con noi, mentre ci accingiamo a recitate parti del nostro passato (Joyce Mc Dougall, Teatri dell’io, 1982). Siamo una moltitudine, le voci sono certamente una parte di questo mondo inesplorato che riconduce al nostro inconscio e improvvisamente decide di manifestarsi, come un personaggio a noi sconosciuto che però ha sempre fatto parte di noi e che ora diviene fondamentale conoscere, per conoscere noi stessi e per instaurare quel processo di guarigione tanto agoniato dai professional.

Le voci ,ci conoscono in ogni nostra sfumatura, ci entrano in testa, si intrufolano nei pensieri, nei sogni, toccano ogni piccola ferita insomma fanno parte della vita interiore di chi ne sperimenta l’esistenza, di conseguenza una maggiore consapevolezza può portare ad aumentare il potere su di loro. Come dice Bucalo lavoriamo innanzi tutto con il buon senso e con quello che ci suggerisce, per giungere alla nostra personale recovery.

Questo fenomeno si riscontra anche nelle persone affette da sordità grave e diagnosticate schizofreniche, come mostra lo studio di J. Jayne a tal proposito (“Il crollo della mente bicamerale”, pag. 119-120) e serve a far ancora più chiarezza sul fatto che quest’esperienza sembrerebbe essere più cerebrale che non sensoriale, il che dal punto di vista dell’esistenza umana appare più come la sensazione di essere posseduti, o abitati.

Il buon senso quindi suggerisce di muoversi con cautela, da parte dei professional, nelle diagnosi e nelle cure farmacologiche che appaiono di indubbia utilità in alcuni casi, ma di dubbia in altri, quando si tenta in qualche modo di nascondere un fenomeno, che come ho già detto più volte non può essere fatto tacere e quindi è bene che si manifesti nella sua realtà, a noi che siamo ciò che realmente siamo.

Per riallacciarsi all’inizio del capito e concludere questo tragitto storico e culturale sulle voci riprendiamo il concetto della scissione in due parti della mente dell’uomo bicamerale e accostiamola alla mente di uno “schizofrenico” che ode le voci oggi, un uditore di voci. Bene, solita scissione tra reale ed illusorio, solito meccanismo creato dal cervello sottoposto ad un forte stress, l’unica strada possibile per ridurre la scissione, in passato come oggi, appare il dialogo tra le due parti, una presa di coscienza e di responsabilità, un percorso personale e sociale di accettazione e comprensione, che si allontana sempre più dalla demonizzazione odierna o passata. Un classico esempio potrebbe essere la persecuzione avvenuta contro Gesù, mentre dei suoi miracoli meravigliava il mondo. Per superare questo il percorso sarà personale e comunitario. Personale poiché è il soggetto in prima persona a dover essere protagonista, attore attivo di questo processo, senza delega alcuna, sostegno, ascolto, psicoterapia, ma non delega. Comunitario perché soltanto riuscendo a cambiare mentalità in termini comunitari su questa problematica, come in altre, sarà possibile dare maggiori opportunità a chi volesse consapevolmente affrontare questo viaggio non essendo costretto a nascondersi per farlo, cosa che non faciliterebbe certo questa opportunità, Gesù non si è mai nascosto e questo lo ha portato alla morte. Oggi non dovrebbe essere più necessario morire (anche in senso lato).

Nel secondo capitolo metterò in luce come attraverso i gruppi di auto-aiuto, che tra breve descriverò nella loro organizzazione, si offra questa possibilità e come attraverso l’utilizzo di un manuale personale, creato da un uditore voci, si renda reale il concetto spesso astratto di guarigione, intesa come riappropiazione del potere personale sulla propria vita, partendo dalla forza interiore che esiste dentro ognuno di noi,iniziando cioè dal concetto di Empowerment per sviluppare quello di recovery(Ron Coleman, ”Guarire dal male mentale”, 2001”). Per empowerment si intende il processo attraverso il quale potenziare gli utenti, sviluppando le risorse che già risiedono dentro di loro. Per chi crede nel potere personale di ognuno come risorsa unica ed essenziale verso la recovery è una nozione fondamentale. Il potere è un diritto e va preso, in ogni categoria che creda fino in fondo al suo fine, che spesso è la normalizzazione di un fenomeno, che ricerchi qualcosa di importante e legittimo per se e per chi sperimenta la stessa situazione. Come, per esempio, è avvenuto per i Gay, ora per gli uditori di voci e per il processo di guarigione, domani chissà chi sarà a dover lottare per la propria libertà.

 

 
 
 

PENSIERO::::

Post n°37 pubblicato il 30 Ottobre 2009 da mizomarea
Foto di mizomarea

Vieni...vieni...

raggiungimi dentro questo mondo...

tra colori e misteri...magie e sogni.

Vieni raggiungimi in questo dipinto dove il tempo si perde

e tu...tu ti ritroverai.

Lascia che il mio cuore ti tocchi, dammi il succo tuo, prima essenza...

io ti salverò dal maleficio.

Ispirata e dedicata: "Four Rooms-Q.Tarantino/Rodriguez".

 
 
 

Inedito. Cap. 4. Parti dall'inizio.diritti riservati.

Post n°36 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da mizomarea
 

 

CAPITOLO 4. iL CAOS.



Cris non riusciva a trattenere le lacrime mentre sola, in bagno, provava in qualche modo a dare un senso a quello che le era successo...il caso, il fato, Dio … chissà … ma soprattutto perchè proprio a lei. LEI.


L'acqua scorreva come un ruscello ,lo stesso dove amava nuotare, lo stesso che sognava quando si sentiva stanca … l'acqua scorreva e lei aveva deciso che quella sarebbe stata la sua ultima sera.



Illuminata da una luce viva, argentata la sua superficie... liscia e sottile si specchiava nello stagno degli occhi... fremeva, non era poi così certa..poi...si lasciò cadere, un attimo che sembrò eterno...un urlo soffocato... un gemito immobile... la lama aveva fatto ciò per cui era stata chiamata...lacerato, ferito a morte...sangue, ormai nessun ricordo.



La musica suonava... la solitudine era più di compagnia di qualsiasi altro amico... la roba cuoceva l'odore si disperdeva nella stanza... e Marie rideva come una pazza pensando che nulla aveva senso in questo mondo...che tutto rincorre il tempo, ma niente riesce ad afferrarlo a fissarlo... a renderlo eterno...tutto finiva e questo lo trovava tremendamente buffo...

e tra poco si sarebbe fatta....stra fatta e ne era lieta come un cane prima della cena quando ha già percepito l'odore dolce nell'aria...e sbava. SBAVA!

Quante domande si era fatta...quanto si era tormentata, perchè?

Per cosa? Lui se ne era andato con un'altra, prima però, aveva preteso fedeltà...l'aveva voluta pulita...legata.... disintossicata...e puttana come lei non era se non per amore. LEI LO AMAAVA. L'altra, si l'altra, nei pensieri un sogghigno....l'altra... bionda perfetta ri-Fatta... TROIA... una donnacome tante non certo come lei. Tossica... tossica... ma al di là del tempo al di là dell' ovvio. PERCHE' ? LUI era stato suo...solo suo, la amava, allora come poteva adesso amare un'altra?? L'amore è forse la passione di un attimo, l'amore si può riciclare come fosse plastica senza doverlo mettere in un recipiente apposito?? No lei non lo credeva...era delusa... ma ora basta... SI FECE.


Vagò per circa tre ore... vogliosa si sentiva tra la vita e la morte...forse aveva esagerato... ma non gliene importava....niente le importava erano 2 mesi che non andava più neanche a lavoro. Aveva soldi sufficienti almeno per altri 2 anni... se non fosse morta o se qualcuno non l'avesse svegliata...amata capita...sognata...baciata...come si bacia un angelo senza il corpo...con un soffio... senza volere quello che avevano sempre voluto da lei. Quant'era bella Marie. Ma avrebbe potuto amare ancora Marie?? Ma che domande?? Vagava tra sogno e realtà e tutto le sembrò chiaro... PARTIRO'...si disse, e se lo ricordo al risveglio...fece una borsa approssimata passo in banca... si fece ancora... prenotò un volo su internet...si fece... pienò la vasca dove le sembrò di annegare... .

Erano le 7.00 di un giorno qualunque...un qualunque giorno del cazzo ma lei...decise di andarsene per sempre.


Dopo 12 ore di volo...arrivò.

Scese da l'aereo, le gambe le tremavano... per il calo, certo,ma anche per l'emozione...decise di andare subito in albergo, le 50 ore successive sarebbero state dure da superare.

Si chiuse in stanza, un bell' alberghetto... era sul lago Atitlan in Guatemala.

Al secondo giorno lontana da cibo, tra spasmi mostruosi... e pensieri di morte tutto le sembrò passare, lentamente si sentiva meglio, non vedeva l'ora di uscire fuori. Nell' alba del giorno successivo i suoi occhi videro il sole... il suo cuore sentì il vento correre... dinnanzi a lei si stendeva il lago, come un amante il più bello... come il suo ex fidanzato quando giocava a farsi amare da lei facendo finta di essere privo di sensi. Decise che si sarebbe tuffata, corse fino alla riva e si buttò urlando al cielo la sua ritrovata libertà.

I giorni passavano el la sua mente era sempre più pura, ogni negativa visione stava abbandonando la sua anima, ne era felice.

Tornò all'albergo, ordinò la cena che gustò ammirando la luna risplendere ai piedi del più grande dei tre vulcani che dominavano quello spazio, pensò... andrò sulla cima di quel vulcano... andrò dove il mondo si dispone sotto un altro punto di vista. Andò a dormire presto, quella sera.






Ma cosa ci fai qui??

Mi scovarono dopo alcune ore... mi ero nascosto, perchè niente mi piaceva di quella

famiglia niente. Perchè mi avevano adottato. Perchè mi avevano voluto con loro

se poi non riuscivano a capirmi a parlere con me... perchè dovevo essere picchiato come quando ero con il mio vero padre...il caso...il fato...la sfiga ...il caos...era dentro di me.

Ma cosa xci fai qui???

La colpì forte in volto... con un bastone...ero nella legnaia, cosa facile, caddè a terra schizzò sangue ovunque...la calpestai...e corsi via lontano...lontano... senza guardare più... lui urlava BASTARDO!!!!!!!!!!!!!

Ma il bastardo era lui, lei una stronza succhiacazzi...ed io ero LIBERO:::

Erano le 7.00... ero libero...ero ormai lontano.

Dopo 1 ora caddì a terra mi addormentai,credo, sotto un ponte... Parigi.

Mi chiamavo Faost e sarei diventato grande.



C'era ancora spazio nella sala, le luci i colori ed i suoni mi riportavano a ricordi ancestrali, non consapevoli, di vite passate tra danze...corpi...fuochi...occhi tribali. C'era ancora spazio, ma l'aria, l'ARIA, era pregna ormai dell'acro odore dei sogni. Mi distesi all'ombra di una colonna, smisi di pensare e dopo pochi attimi mi trovai là..insieme a loro tra sguardi corpi nudi...SGUARDI ed anime danzanti di un tempo che fu..il mio tempo, manifestazione più viva che mai nel mio cuore e da lì prendevamo il ritmo il ritmo della terra e dei fratelli suoi elementi, i miei SENSI.Le nostre mani si unirono ed era come se fopsse stato sempre così...i corpi si unirono e la danza si protrasse fino al CIELO e poi giù... fino al centro della terra...le voci avevano la cadenza dell'AMORE. L'amore...ormai aveva il nostro corpo.

Erano le 7.00 di ungiorno qualunque un qualsiasi giorno...ed il CIELO

si tinse di ocra...di rosso...e la luce si rivelò alla notte...il giorno.

I nostri corpi amati si addormentarono, la sua pelle...la loro pelle... brillava insaporita da liquori di una notte. La sua pelle era la mia, ancora riuscivo a sentirla...liscia ed eterna come il mare... come una superficie ghiacciata...dal calore del fuoco. Buona notte MAYU chissà dove ci sveglieremo.





Scrissi tutta la notte... ed il giorno seguente, dovevo terminare l'articolo prima che il capo mi facesse notare che il tempo trascorso si avvicinava al ridicolo.

Scrissi dei due amanti, perduti e ritrovati esanime lungo le rive del fiume...che continuava a scorrere indifferente. Scrissi del bar... dei conoscenti ( senza citare Mayu, come mi aveva chiesto...) e della possibilità che un pazzo omicida li avesse avvicinati, per poi chissà come portarli alla morte. Scrissi della possibilità che un amore come il loro...in un mondo pieno di cattiveria... ed orrori potesse avere deciso di volare via insieme lontano verso mondi a noi sconosciuti...scrissi di un suicidio.

Ma cosa stavo facendo... era il caso che dominava la vita... era il caos penetrato nel mio essere che non mi lasciava certezze... stavo scrivendo un mucchio di cazzate.

Erano le 7.00 di un giorno qualunque un qualsiasi giorno...dove il sole nn si stancava di nascere, ancora. Decisi di sistemare la montagna di vestiti che ormai si stendevano per metri e salivano in alto ...dando l'impressione di poter esplodere da un momento all'altro. Mi sarei sentito meglio... e forse il caos si sarebbe attenuato tra le braccia di un ordine costruito.

Suonò il campanello.

Frau ?!

Salve! Esordì.

Salve... risposi.

Come ha fatto a trovarmi? Mi sta seguendo?

Mi fa entrare...un attimo?

Prego, ma risponda alle mie domande o può andarsene immediatamnete.

Lo farò!

La seguo! La seguo ...ed il motivo è semplice, lei sa più di quanto crede a proposito del triste evento accorso in città!

Io?!!? Ma cosa sta dicendo... riesco a fatica a scrivere quel poco che credo di aver capito?

Lei non ricorda. Faost, lei vaga nel caos... e questo caos è dato da una rimozione, presumibilmente di un qualcosa che non vuole accettare o non vuol vedere.

E' in pericolo... ho visto una donna...scendere da una mercedes blu notte, l'ho vista mentre la spiava... più di una volta.

Quella donna... se la ricorda??

Chi?? La donna ?? No non credo di averla mai vista... non vedo come potrei ricordarmi di lei?!

Mi passò unafoto, tirata fuori dalla tasca della giacca...una bella giacca.

Appena posai gli occhi su di lei...uno strano sentimento pervase i miei sensi... chi era? Dove l'avevo incontrata... adesso nella kia mente era chiaro che LEI non era un asconosciuta, ma non riuscivo ad andare oltre.

Iniziai a fidarmi di quell'uomo venuto da nulla... e gli chiesi di continuare.

Caro faost... la tua vita è trasposta ad eventi passati... ad un tuo agire lontano nel tempo che si ripropone oggi, come ieri, ma tu non riesci a vedere. Un brivido mi attraversò la schiena... dovevo forse perdermi in quelle fantasie?? Dovevo, forse, credere che in un'altra MIA vita avevo conosciuto quella donna... e forse quei ragazzi...e ancora Frau??

Ebbi una visione...la prima della mia vita:

Una danza....mille colori... fuoco pelle urla... silenzi... AMORE...

gli occhi... gli occhi di quella donna erano là di fronte a me... brillanti come stelle dentro al mare.

Mi risvegliai... ed ero rimasto solo.

Un biglietto giaceva sul tavolo... lo presi.

Il tempo fugge... ed il caso è mutevole... noi siamo una moltitudine.

Cerca dentro di te le risposte... conosci le domande!

Non temere, ma sii pronto al verificarsi degli eventi, sii pronto a rintracciarli là dove sono già accaduti.

Buona sera. F'.


Decisi di meditare... forse sarei tornato a quel fuoco.

 
 
 

Capitolo due. Racconto 3- inedito da leggere dopo 1...2...

Post n°35 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da mizomarea

 

Capitolo DUE: La notte… scorsa.



Sotto la doccia, ma bella bollente per stemperare gli affaticamenti della giornata in ufficio, dedito a scrivere un articolo sulle nuove tendenze londinesi. Belle foto, idee interessanti e qualche intervista a giovani un po’ scapestrati tra droga, vestiti usati e rattoppati da 1000 sterline, ecc… . Appena a casa, cinquanta flessioni e doccia. Mi attendeva un aperitivo con due amici al bar KISS, un locale un po’ ambiguo… e poi chissà, avremmo deciso lì, in itere, come era nostra abitudine, poiché non si può mai sapere, che cosa può accadere. La mia camicia preferita apparve nell’ armadio, nera di lino lucente, il jeans era a terra e le scarpe… le scarpe… finalmente le intravidi sotto la montagna di vestiti che sembrava crescere a vista d’occhio. “Avrei bisogno di una donna di servizio.” Pensai. Un attimo più tardi di fronte allo specchio, mi sedetti a terra e mi abbandonai un attimo: OM… respirai profondamente, OM… respirai ancora, OM… vegliai vedendomi correre libero lontano dalla città e dal resto…












CAPITOLO TRE: Due giorni dopo…



Le 7.00 di un giorno qualunque, un qualsiasi giorno… ed in quel momento la sveglia suonò!

Dov’ ero, cosa mi stringeva il petto come una morsa, non mortale. Dov’ ero stato prima di ora, ed ora perché ero lì… lì dove poi… stretto ed ancora incapace di aprire gli occhi… perché. Mi svegliai… niente è come appare… . Corsi forte dopo essermi preparato un po’ a caso un po’ per caso… faceva freddo e non me lo spiegavo…, non riuscii ad arrivare puntuale a lavoro per il breefing mattutino con Marta. C’erano già tutti ed ancora appiccicato negli occhi mi diressi alla macchinetta del caffè, evitando di astuzia l’ufficio del capo. Proprio lì, c’era Mayu intenta a farsi rendere le monetine mangiate senza niente in cambio. Molto sicuro di me le poggia la mano sulla spalla… la scostai delicatamente ed assestai un colpo sul lato sinistro della macchina infernale che d’impatto inizio a lavorare per il gusto del nostro caffè. Mi guardò un po’ stupita. I suoi occhi erano di una dolcezza morbida e quel blu un oceano dove perdersi… mi ringraziò.

A quel punto, le chiesi come fosse andato l’incontro con la sua amica, quella disperata per il, fatto accorso qualche giorno prima. Andammo nel suo ufficio. Una di fronte l’altro… lei iniziò a piangere.

Conosceva quei ragazzi, ma non da soffrirne così tanto, il suo dolore derivava dallo scambio emotivo avuto con la sua amica, la quale presa dalla disperazione peer ciò che era successo aveva tentato di uccidersi ed era stata Mayu a trovarla ed a impedire la tragedia. Lei iniziò a parlare:

Si è trattato di un omicidio passionale, forse una donna, stanno indagando ed hanno fatto molte domande a lilly che la sera prima verso le 19.00 aveva preso un aperitivo con loro e poi si erano salutati di fronte al bar del centro.” Non riuscivo bene a collegare gli eventi, ma dissi: “Hai qualche sospetto? La tua amica Lilly ne ha?” Tutto con un fil di voce.

No. Non so. Certo Tom e Kate a violte frequentavano dei locali un po’ ambigui, ma erano felici e mai mi hanno parlato di paure o ansie rispetto a chi gli stava vicino.” Continuò lei.

A volte non tutto ciò di cui si parla è in realtà ciò che ci accade.” Pensai.

Di più non so Faost e come va il tuo articolo?”

Ma direi bene, anche se sono lontano dal concluderlo e non ho più troppo tempo… e mi succedono cose strane cose come un sogno… o un sogno… o la realtà, ma nel ricordarla non mi appare mai come reale…, comunque posso accennare a ciò che mi hai detto?”

Certo Faost, ma fammi la cortesia di lasciare fuori Lilly da questa storia, ed anche me.”

Senti Mayu..”. Incantato dai suoi occhi. “Perché una sera di queste non ci andiamo a bere qualcosa insieme, senza parlare di lavoro, giuro.” La mia voce quasi tremava. “Certo mi farebbe un’enorme piacere! Perché non me lo avevi mai chiesto prima?” Rispose soave e splendida.

Arrosii… e non era facile che questo fenomeno così romantico mi prendesse il viso. “Perché? Perché non tutto quello che si desidera si riesce ad esprimere a parole.” La baciai dolce sulla guancia e me ne andai.

 

 
 
 

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