IO E TE...NAPOLI

SEDUTO IN MEZZO AL TRAFFICO HO VISTO UN ANGELO VERO...VOLAVA SOPRA AL VOMERO...IL CIELO ERA SERENO. DA S.MARTINO VEDI TUTTA QUANTA LA CITTà,COL MONDO IN TASCA E SENZA DIRSI UNA PAROLA...IO TI RICORDO ANCORA. MA è LA MIA CITTà...FRA L'INFERNO ED IL CIELO DIMMI SE SEI TU QUELL'ANGELO VERO...

 
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NAPULE E'...

Napule è mille culure, Napule è mille paure
Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu
E tu sai ca nun si sule

Napule è nu sole amaro Napule è addore e mare
Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa
E ognuno aspetta a 'ciorta

Napule è na' camminata, inte e viche miezo all' ato
Napule è tutto nu' suonno e a sape tutto 'o munno
Ma nun sann' a verità


Napule è mille culure, Napule è mille paure
Napule è nu sole amaro, Napule è addore e' Mare
Napule è na carta sporca e nisciuno se ne importa
Napule è na' camminata inte viche miezo all'ato
Napule è tutto nu suonno e a sape tutto o' munno….

 
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IL RAGù DELLA DOMENICA

Il ragù è la salsa più profumata del mondo con cui ogni famiglia napoletana "verace" celebra la domenica ed ogni altra festa familiare. L'etimologia della parola è francese ragout, che proviene da ragouter (rinforzare il gusto) che a sua volta proviene dal latino gustus. L'origine della nostra salsa non può essere molto antica tanto che il  Cavalcanti ne dà alcune ricette senza darne importanza,quindi,a mio parere,deve essere stata creata verso la metà del 700 trasformando qualche Ragù all'italiana.immagine
 

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E DAMM' STA VUCCHELLA...CA PE M'AVVELENA' E ZUCCHERO SE FA'...
 

PULCINELLA...

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« BUON S. VALENTINO!!!Messaggio #18 »

S.Lucia...

Post n°17 pubblicato il 15 Febbraio 2007 da XXXGIUSIXXX

Fortunatina era alta un metro e dieci,massimo un metro e venti,e aveva le gambe a tal punto arcuate (a taralluccio diceva la gente) che gli scugnizzi di S. Lucia,quando la incontravano,le lanciavano una palla di pezza giusto in mezzo ai piedi e gridavano goal ogni qualvolta la palla passava dall'altra parte. Tutti la chiamavano la "storta",anche perchè quando camminava oscillava come un metronomo,tic tac tic tac. La poverina avrebbe potuto avere qualsiasi età: venti anni come cinquanta. Le rughe del viso le conferivano un aspetto da vecchia saggia,mentre gli occhi chiari,celesti,estremamente mobili,non potevano essere che quelli di una giovane. Il suo cognome,Dussich o Tusbich,suggeriva un' origine slava e dava credito alle voci che la volevano fuggita da un baraccone di zingari dove,secondo i bene informati,si sarebbe esibita come "fenomeno vivente". La storta abitava in un basso,un ex deposito di frutta,di proprietà di tale Armando "mezzalengua",fruttivendolo del marciapiede dei poveri: brava persona,di animo gentile,religiosissimo. Mezzalengua aveva una sola paura : che si venisse a sapere in giro che lui era buono,ragione per cui chiese a Fortunatina di non rivelare a nessuno che non si faceva pagare per l'affitto. Il basso,essendo situato sotto una delle tante scalinate del Pallonetto,era poco più alto della sua inquilina e non aveva nè servizi igienici, nè energia elettrica: la cosa comunque non preoccupava la storta più di tanto,anche perchè,in caso di bisogno,c'era sempre "Recchietella",il suo vicino di basso,più noto come " 'o munnezzaro zuoppo",che le imprestava a seconda delle  esigenze ora la toilette,ora il filo elettrico con la lampadina già accesa. Il mestiere di munnezzaro,da non confondersi con quello di scopatore,era all'epoca il livello più basso della nettezza urbana. Il munnezzaro prelevava l'immondizia direttamente nelle case dei cittadini,mentre lo scopatore si limitava a rammazzarla per strada. Inutilmente Recchietella aveva fatto presente che da ragazzo aveva avuto la poliomielite e che con quella gamba fasulla non sarebbe mai riuscito a salire e a scendere le scale con la necessaria rapidità. Gli fu risposto che la promozione la si poteva ottenere solo per anzianità e che lui era ancora troppo giovane. Con il tempo lo scambio di cortesie tra i due vicini di casa i intensificò: la Storta faceva trovare al monnezzaro il suo basso sempre più in ordine,e Recchietella ricambiava lasciando per l'amica,di tanto in tanto,un "bronzo" o un nickel accanto al lumino della Madonna di Pompei. Finchè un bel giorno Fortunatina sparì dal quartiere e nessuno la vide più in giro,nè a chiedere l'elemosina fuori della parrocchia di S.Lucia,nè al borgo marinaro dove in genere caraccolava,come uno scarabeo stercorario tra barche a secco e pescatori,per farsi regalare qualche pesciolino di scarto. Una sera Armando mezzalengua passando accanto al basso di Fortunatina,percepì un lieve rumore quasi un lamento. Bussò con forza e nessuno rispose. Chi stava rinchiuso nel basso della storta? un mendicante? un cane? un gatto? un fantasma? cominciarono ad arrivare i primi curiosi,qualcuno accostò l'orecchio alla porta e, rivolto verso gli altri,disse :"io sento un respiro,una specie di rantolo affannoso". Allora Mezzalengua,fattosi coraggio,forzò la porta del terraneo e nel buio più fitto intravide Fortunatina sdraiata,al centro del locale,su un materasso di stracci e con una pancia enorme: era icinta! Era accaduto l'incredibile:qualcuno si era accoppiato con la storta! E non ci voleva poi tanto a capire chi poteva essere stato questo qualcuno. Il popolino di S. Lucia "fece" subito i numeri :11 'o munnezzaro,33 a storta e 56 la femmina incinta. Non ne uscì nemmeno uno,segno che la storia nascondeva altri significati. " Ma pechè non hai detto niente a nessuno?" la chiese Mezzalengua. "Perchè mi mettevo scuorno(vergogna) per lui" rispose con candore la storta. "Non volevo che si sapesse che aveva avuto il coraggio di fare l'amore con me." La paternità fece bene a Recchietella: nel giro di un paio di mesi fu promosso scopatore. Vederlo rammazzare su e giù per S: Lucia era un vero piacere. Nel frattempo tutta S. Lucia si dava da fare per aiutare Fortunatina. Fu organizzata una riffa,con il ricavato della quale venne comprata una culla e un corredino per neonato. Il bambino nacque sano e bello:aveva le gambe dritte e affusolate e gli occhi azzurri come la madre. Anche Fortunatina era progredita nella scala sociale:ora non faceva più la mendicante,ma lavorava ale dipendenze di "Totonno 'o Venticinque" ed era addetta alle consegne. Tutto stava andando per il meglio quando una domenica d'agosto una tempesta di fuoco sconvolse la città di Napoli: una nave carica di esplosivi scoppiò nel porto,seminando ovunque morte e distruzione. Recchietella proprio in quel momento stava attraversando con la sua motoretta il piazzale del porto per andare alla prima comunione del figlio. Di lui non fu trovato più nulla. Qualcuno andò in chiesa ad avvisare Fortunatina. La Storta non disse nulla: prese il ragazzino e lo affidò al parroco,dopo di che si avviò piano piano,con la sua andatura sbilenca,verso il basso. Quelli che la seguirono raccontano che si chiuse la porta alle spalle e che,subito dopo,il basso si illuminò come se all'interno ci fossero stati cento lampadari da mille candele. Raggi di luce uscivano da ogni dove: dalla soglia e dalle fessure laterali dei portelli. Quando tutto tornò come prima la gente entrò nel basso e non ci trovò più nessuno:Fortunatina era sparita nel nulla.
S.Lucia è un quartiere così,un quartiere dove durante le notti d'estate,quando fa troppo caldo per dormire,le donne dei bassi raccontano storie come questa. Cominciano dicendo: "C'era una volta 'na storta e 'nu munnezzaro zuoppo che si volevano tanto bene..." e finiscono con una frase che è più un desiderio che una convizione: "E ora stanno tutti e due con gli angeli:sono alti e forti e corrono come ragazzini sui prati del paradiso".

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Un blog di: XXXGIUSIXXX
Data di creazione: 30/01/2007
 

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LUCIANO DE CRESCENZO

"Penserò al Napoli da quando mi sveglierò fino alla fine della partita. Lo vedrò a casa grazie a Sky. Non inviterò Arbore, perchè lui di calcio non capisce nulla. E poi in queste circostanze bisogna soffrire da soli. Il dolore non si condivide." 
 

I FANTASMI DI NAPOLI...

Il fantasma della basilica dell'Incoronata
 In questa Basilica, in alcuni periodi dell'anno (ed in particolare durante la primavera), lungo le adiacenti gradinate appare lo spettro di una giovane ragazza in abito nuziale.
Ella avrebbe dovuto percorrere quei gradini per coronare il suo sogno d'amore ma, proprio nel giorno fissato per il matrimonio, morì di tisi.
Curiosità: il Fantasma sembra apparire solo alle ragazze nubili
 

Il fantasma dell'impiccato

In zona Corso Garibaldi, pare vi sia un condominio infestato dal Fantasma di un impiccato. La sua testa appare lungo le scale ed ha terrorizzato molte persone.
L'apparizione sarebbe da imputarsi ad un soldato spagnolo che fu impiccato dal popolo in rivolta.

Il fantasma di via Bovio

Lungo le strade che confluiscono nella piazza, appare lo spettro di una donna
del Seicento.
Il suo Fantasma fugge disperato come se fosse inseguito.
Nessuno é riuscito però a scorgere il suo volto e ad avvicinarla.
Si ritiene che l'apparizione sia quella di una donna violentata e poi uccisa dai
saraceni molti secoli fa. 

Il fantasma del Palazzo reale

Maria Carolina di Borbone, sposa di Ferdinando IV di Napoli, dà vita a
sfarzosi ricevimenti nelle sale del museo di Capodimonte.
Nei saloni apparirebbero luci e misteriose figure. 
Le danze sono accompagnate dal suono di antichi strumenti musicali.

Il fantasma di Palazzo Fuga

Questo antico palazzo, che alcuni secoli addietro ospitava i poveri della città, secondo alcune indiscrezioni sarebbe ancora popolato da misteriose presenze: bagliori alle
finestre, strane figure e lamenti animano questo luogo.

I fantasmi del Ponte Sanità

Il ponte si trova in zona Capodimonte. Secondo alcune testimonianze, durante le notti piovose, sarebbero udibili i lamenti e i pianti di coloro che ivi si suicidarono

Il fantasma di via Marina

Lungo questa via appare lo spettro di un soldato della marina americana.
Costui apparirebbe (cosa curiosissima!) solo quando negli appartamenti della zona vengono preparate delle patatine fritte.
Biondo e con un amichevole sorriso, in testa porta la tipica bustina della marina militare.

Il fantasma della Chiesa di santa Chiara

Giovanna I d'Angiò, regina di Napoli, fu uccisa nel 1382 nel castello di Muro per ordine di Carlo III di Durazzo che ne aveva invaso il regno.
Poiché ella aveva appoggiato l'antipapa Clemente VII, papa Urbano VI non le
concesse la sepoltura in terra consacrata.
Ebbene, secondo una tradizione partenopea, ogni anno nella ricorrenza della
sua morte, Giovanna apparirebbe nel chiostro della chiesa di Santa Chiara.
Secondo quanto si narra, avanzerebbe lentamente lungo i vialetti o rasente ai muri
col capo chino.
Nel suo incedere, di tanto in tanto, farebbe qualche sosta sollevando lo sguardo.
Una nota di colore vuole che la sua espressione sia così terribile da determinare la
morte di chiunque incroci i suoi occhi.
Una segnalazione che sembra molto legata alle leggende popolari della zona più che a qualche episodio concreto ma che vale tuttavia la pena di sottolineare

                                   

 

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immagine(Nell'urtarsi) si stacca e si ritocca,si unisce e si separa,si avvicina e si allontana. [Plutarco]

A ben guardarla,anche la materia sembra pervasa da una grande voglia di fare l'amore e di un'altrettanto grande voglia di libertà. Le molecole,sollecitate come sono dal secondo principio della termodinamica,si desiderano e si respingono. éinnegabile,infatti,che ogniqualvolta siamo soli vorremmo averecompagnia,e che quando ci vediamo circondati da una folla vorremmo isolarci. A questo punto,però,vorrei chiedere agli amici e alle molecole:cos'è più difficile da sopportare per voi:la solitudine o l'oppressione?Londra o Napoli?

 

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