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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...
Proclama all’occidente “’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole. Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”. ......................................... IL CUCULO... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati... SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESEQUESTA E' SPARTA!Dichiarazioni DIRITTI UMANIDichiarazione Universale ................................ Dichiarazione Universale ................................ |
IL CUCULO: NATURA INSEGNA... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati... LEGGI TUTTO Messaggi del 17/03/2012
Post n°790 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame
L'operazione «China Blue» dei carabinieri Gang cinesi in lotta per contendersi I giovanissimi, tra cui anche ragazze, gestivano lo spaccio e lo sfruttamento della prostituzione 2 marzo 2012 MILANO - Nuovo duro colpo alle bande criminali composte da giovani cinesi che, con metodi tipicamente mafiosi, imponevano il controllo sulla «piazza» di Milano, la più ambita d'Italia, contendendosela con altre gang a suon di accoltellamenti e tentati omicidi. I carabinieri della seconda sezione del Nucleo Investigativo hanno eseguito nella notte 24 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip Claudia Gentili su richiesta del pm Bruna Albertini, nei confronti di giovani cinesi tra i 17 e i 19 anni, tra cui anche alcune ragazze, accusati a vario titolo di associazione per delinquere a scopo di estorsione, rapina, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo e spaccio di droga. IL PIZZO - Questi giovani di seconda o terza generazione - riconoscibili da ciuffo, tatuaggi e machete - non si identificano più nei valori della madre patria e hanno adottato a modello i sistemi della mafia italiana in un’escalation di episodi sempre più violenti. Devastavano letteralmente negozi ed esercizi commerciali di ogni tipo, tutti a gestione cinese nel quartiere Sarpi, per ottenere il pizzo dai proprietari. Lo stesso facevano nei confronti delle abitazioni in cui si esercita la prostituzione cinese, che in alcuni casi sfruttavano e gestivano fino a organizzare l’aborto per le giovani che restavano incinte. Il tutto, in una lotta all’ultimo sangue tra tre diversi gruppi per imporsi su Milano, la «piazza» che garantiva il maggior indotto. I PROFITTI - I guadagni erano ingenti, se si considera che i militari hanno sequestrato complessivamente 106mila euro tra titoli e contanti, tanto da permettersi, proprio come avviene per le più imponenti organizzazioni italiane, di pagare le spese legali degli affiliati arrestati. Il resto veniva utilizzato per pagare gli affitti degli appartamenti in cui i giovani vivevano spesso insieme e lontano dai genitori, o per sostenere le spese della banda. I REATI - L’operazione «China Blue», scattata nel 2009, ha portato nel tempo all’arresto di oltre un centinaio di giovani cinesi, compresi i 24 di giovedì notte, per un totale di 32 episodi di estorsione e rapine, tre tentati omicidi, una quindicina di pestaggi e al sequestro di oltre 100 coltelli, una pistola semiautomatica, 150 grammi di ketamina e 400 pastiglie di ecstasy. Dalle indagini è emerso anche un ruolo sempre più incisivo delle ragazze nelle bande, fatto che secondo gli investigatori riflette l'emancipazione crescente delle donne in Cina. LE BANDE - L’indagine aveva portato alla luce l’esistenza di tre sodalizi. La più potente, almeno agli inizi, era quella di Brescia, guidata dal giovane Ai Zi, che si era alleata con quella milanese in contrapposizione alla gang torinese facente capo a Hu Suinhao, appoggiato anche dall’esponente di Prato, Jin Wu. La forza delle due formazioni alleate si misurava nel controllo di una discoteca di viale Papiniano, dove, il 16 giugno del 2009, si era assistito a una vera e propria rappresaglia. In quella occasione erano stati fermati quattro componenti torinesi armati di coltelli e pistola. La situazione, da quel momento, aveva iniziato a degenerare, con tanto di mercenari pagati anche più di mille euro per partecipare a una spedizione punitiva. L’alleanza tra i gruppi di Brescia e Milano, quest’ultimo passato recentemente alla guida di Lau Tu, si era poi sciolta, rendendo ancora più violenta la guerra tra organizzazioni per coprire il vuoto creato dagli arresti eseguiti via via dai carabinieri. Dei 24 arrestati, una buona parte è stata raggiunta a Milano, il resto tra Torino, Cremona, Frosinone, Genova, Teramo, Arona e Novara.
Post n°789 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame
Varese: immigrati di seconda generazione, dietro l’attentato di Milano 17 marzo 2012 GORLA MINORE Secondo gli inquirenti era lei a divulgare in rete i farneticanti messaggi pro jihad di Mohamed Jarmoune, il ragazzo marocchino do 20 anni arrestato ieri a Brescia. Lei è l’ex fidanzata del ragazzo, 27 anni, studentessa universitaria, che vive a Gorla Minore da sempre con la famiglia di origine marocchina. Una famiglia perfettamente integrata dove tutti vivono all’occidentale, senza fanatismi religiosi di alcun genere. La giovane è stata denunciata nel corso dell’operazione che ha portato gli uomini della Digos di Varese a perquisire la sua abitazione dove sono stati sequestrati due personal computer a lei in uso, oltre a vario materiale di supporto informatico: tutto è stato consegnato alla polizia postale per gli accertamenti. I computer avrebbero già rivelato video (girato chissà dove) dove i combattenti per la jihad venivano indottrinati alla battaglia, oltre a vario materiale di propaganda targato Jarmoune che la ex fidanzata del presunto terrorista avrebbe postato in rete attraverso Facebook e altri social network. Nella palazzina di Niardo dove Mohamed viveva con il padre, la madre e la sorella Jamila, la Digos ha sequestrato tre computer, di cui due portatili, parecchie memorie esterne, chiavette per il trasferimento di dati e informazioni e altrettanti cd. Si tratta di materiale che dovrà essere visionato, analizzato e decriptato. Nella memoria dei computer potrebbero essere contenute informazioni molto importanti per ricostruire l’identità dei componenti dei gruppi di cui Mohamed era amministratore. Ci sono i nick name e gli Ip, gi investigatori devono risalire alle persone. L’indagine, quindi, non è conclusa. E a coordinare la nuova fase investigativa sarà la procura distrettuale antimafia di Brescia. Già nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Cagliari Maria Cristina Ornano è dichiarata l’incompetenza territoriale della procura cagliaritana e la trasmissione degli atti alla procura bresciana. Compito degli investigatori sarà quello di cercare di ricostuire la rete che Mohamed aveva creato: sono accertati contatti del 20enne di Niardo con Londra e con gli Stati Uniti, ma non è escluso che altre persone contattate e «addestrate» virtualmente dal presunto terrorista al confezionamento di bombe e alla manutenzione del kalashnikov e aggiornata sulle tecniche di tortura. ......................................................................... Immigrati di seconda generazione, apparentemente integrati, eppure delinquenti pericolosissimi. Se la memoria non mi fa difetto questa cosa non è nuova...
Post n°788 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame
"POVERO" PENSIONATO CON LA PORSCHE: ERA IL CAPO DELLO SPACCIO BOLOGNESE 17 Marzo 2012 BOLOGNA - Il titolare di una pensione da circa tremila euro all'anno con una casa da 300.000 euro, conti correnti con movimenti a cinque zeri e una Porsche Cayenne. Facile se il 'povero pensionatò è uno dei più importanti spacciatori bolognesi, ritenuto uno dei leader di un gruppo egemone in intere zone della città. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia in collaborazione con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ed il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, hanno portato all'arresto della banda e al sequestro di numerosi beni. In carcere sono finiti i due capi della banda, già coinvolti in un'indagine simile nel '97: Mimmo Suriano, quarantaduenne proprietario di un bar, e Giorgino Puttolu, il titolare della pensione, di 55 anni. Oltre ai loro 'braccio destrì e a numerosi complici che componevano una vasta rete di spaccio con rapporti nazionali e internazionali. La droga - cocaina, eroina, hascisc e marijuana - arrivava direttamente dai Paesi Bassi, occultata in macchine e furgoni (in alcuni casi caricati a loro volta su tir) prima di essere distribuita, in grandi quantità, nel territorio. L'indagine 'Savena 2011' (dal nome del quartiere di Bologna nel quale era insediata la banda), coordinata dai Pm Lorenzo Gestri e Francesco Caleca, è partita lo scorso agosto: prima gli arresti dei primi membri intorno alla fine di settembre; poi quello di altri complici insieme a un corriere proveniente dal Belgio a novembre; quindi su su fino allo stato di fermo per i capi arrivato il 26 gennaio quando i due, preoccupati, stavano per vendere i beni e prepararsi alla fuga. «Oltre all'aspetto penale - ha sottolineato Fabio Bernardi, capo della squadra Mobile di Bologna, presentando alla stampa l'operazione - è stato curato anche l'aspetto patrimoniale, che ha portato al sequestro dei beni di Puttolu il 14 marzo». Incastrato il clan bolognese, come strascico dell'attività investigativa, gli uomini della Mobile sono riusciti a intercettare un carico - probabilmente destinato al mercato bolognese - proveniente dall'Olanda, 40 kg di eroina e cocaina, nascosti in un camper bloccato ieri a Castellanza (Varese).
Post n°787 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame
Terzi sull'accusatore di Boni "Per colpa sua mio padre morì" di Fabio Massa Giovanni Terzi è un tipo mattiniero. Da sempre. Si dice che fosse lui a "svegliare" la giunta, avendo già letto i giornali, con le ultime news, ai tempi di Letizia Moratti. L'ex assessore Terzi, l'architetto Michele Ugliola, 53 anni, pugliese di San Severo, lo conosce bene. Fin da quando, ai tempi di Mani pulite, era stato arrestato per corruzione. L’accusa riguardava una tangente pagata a un assessore all’Urbanistica di Bresso (Milano), Giovanni Terzi, che in conseguenza delle parole di Ugliola finì in carcere a Novara per oltre due mesi. Oggi Ugliola è l'accusatore di Boni. E Terzi, in un'intervista ad Affaritaliani.it racconta di un dramma che ha già vissuto e nel quale vede ora entrare il presidente del Consiglio Regionale.
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Inviato da: cassetta2
il 13/04/2021 alle 15:36
Inviato da: generazioneottanta
il 15/07/2016 alle 13:42
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 12:50
Inviato da: lecasame
il 14/06/2014 alle 18:21
Inviato da: livio.belloli
il 25/04/2014 alle 13:49