Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.

 

DIFENDIAMOCI!

Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
poi penseremo a individuare
chi glielo sta lasciando fare.

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultimi commenti

Archivio messaggi

 
 << Marzo 2012 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

Ultime visite al Blog

riccardin1984Negro1981FabioVenezia1981urlodifarfallamarco.mestrinaroFRA81XLBTDangela.pellegrini51cassetta2donatellagiacomazzifavarulo.vincenzodiego336nchieffoormaliberabompietro1952
 

Area personale

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

.........................................

 

IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

Leggi tutto

 

SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESE

 

QUESTA E' SPARTA!

 

Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

................................

Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

................................

 

Messaggi del 17/03/2012

 

Gang cinesi in lotta per contendersi la «piazza» di Milano, 24 arresti

Post n°790 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

L'operazione «China Blue» dei carabinieri

Gang cinesi in lotta per contendersi
la «piazza» di Milano, 24 arresti

I giovanissimi, tra cui anche ragazze, gestivano lo spaccio e lo sfruttamento della prostituzione

2 marzo 2012

MILANO - Nuovo duro colpo alle bande criminali composte da giovani cinesi che, con metodi tipicamente mafiosi, imponevano il controllo sulla «piazza» di Milano, la più ambita d'Italia, contendendosela con altre gang a suon di accoltellamenti e tentati omicidi. I carabinieri della seconda sezione del Nucleo Investigativo hanno eseguito nella notte 24 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip Claudia Gentili su richiesta del pm Bruna Albertini, nei confronti di giovani cinesi tra i 17 e i 19 anni, tra cui anche alcune ragazze, accusati a vario titolo di associazione per delinquere a scopo di estorsione, rapina, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo e spaccio di droga.

IL PIZZO - Questi giovani di

seconda o terza generazione

 - riconoscibili da ciuffo, tatuaggi e machete - non si identificano più nei valori della madre patria e hanno adottato a modello i sistemi della mafia italiana in un’escalation di episodi sempre più violenti. Devastavano letteralmente negozi ed esercizi commerciali di ogni tipo, tutti a gestione cinese nel quartiere Sarpi, per ottenere il pizzo dai proprietari. Lo stesso facevano nei confronti delle abitazioni in cui si esercita la prostituzione cinese, che in alcuni casi sfruttavano e gestivano fino a organizzare l’aborto per le giovani che restavano incinte. Il tutto, in una lotta all’ultimo sangue tra tre diversi gruppi per imporsi su Milano, la «piazza» che garantiva il maggior indotto.

I PROFITTI - I guadagni erano ingenti, se si considera che i militari hanno sequestrato complessivamente 106mila euro tra titoli e contanti, tanto da permettersi, proprio come avviene per le più imponenti organizzazioni italiane, di pagare le spese legali degli affiliati arrestati. Il resto veniva utilizzato per pagare gli affitti degli appartamenti in cui i giovani vivevano spesso insieme e lontano dai genitori, o per sostenere le spese della banda.

I REATI - L’operazione «China Blue», scattata nel 2009, ha portato nel tempo all’arresto di oltre un centinaio di giovani cinesi, compresi i 24 di giovedì notte, per un totale di 32 episodi di estorsione e rapine, tre tentati omicidi, una quindicina di pestaggi e al sequestro di oltre 100 coltelli, una pistola semiautomatica, 150 grammi di ketamina e 400 pastiglie di ecstasy. Dalle indagini è emerso anche un ruolo sempre più incisivo delle ragazze nelle bande, fatto che secondo gli investigatori riflette l'emancipazione crescente delle donne in Cina.

LE BANDE - L’indagine aveva portato alla luce l’esistenza di tre sodalizi. La più potente, almeno agli inizi, era quella di Brescia, guidata dal giovane Ai Zi, che si era alleata con quella milanese in contrapposizione alla gang torinese facente capo a Hu Suinhao, appoggiato anche dall’esponente di Prato, Jin Wu. La forza delle due formazioni alleate si misurava nel controllo di una discoteca di viale Papiniano, dove, il 16 giugno del 2009, si era assistito a una vera e propria rappresaglia. In quella occasione erano stati fermati quattro componenti torinesi armati di coltelli e pistola. La situazione, da quel momento, aveva iniziato a degenerare, con tanto di mercenari pagati anche più di mille euro per partecipare a una spedizione punitiva. L’alleanza tra i gruppi di Brescia e Milano, quest’ultimo passato recentemente alla guida di Lau Tu, si era poi sciolta, rendendo ancora più violenta la guerra tra organizzazioni per coprire il vuoto creato dagli arresti eseguiti via via dai carabinieri. Dei 24 arrestati, una buona parte è stata raggiunta a Milano, il resto tra Torino, Cremona, Frosinone, Genova, Teramo, Arona e Novara.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_marzo_2/chinatown-arresti-gang-controllo-discoteche-droga-spaccio-prostituzione-2003516657552.shtml

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Varese: immigrati di seconda generazione, dietro l’attentato di Milano

Post n°789 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

Varese: immigrati di seconda generazione, dietro l’attentato di Milano

17 marzo 2012

GORLA MINORE

Secondo gli inquirenti era lei a divulgare in rete i farneticanti messaggi pro jihad di Mohamed Jarmoune, il ragazzo marocchino do 20 anni arrestato ieri a Brescia. Lei è l’ex fidanzata del ragazzo, 27 anni, studentessa universitaria, che vive a Gorla Minore da sempre con la famiglia di origine marocchina. Una famiglia perfettamente integrata dove tutti vivono all’occidentale, senza fanatismi religiosi di alcun genere. La giovane è stata denunciata nel corso dell’operazione che ha portato gli uomini della Digos di Varese a perquisire la sua abitazione dove sono stati sequestrati due personal computer a lei in uso, oltre a vario materiale di supporto informatico: tutto è stato consegnato alla polizia postale per gli accertamenti. I computer avrebbero già rivelato video (girato chissà dove) dove i combattenti per la jihad venivano indottrinati alla battaglia, oltre a vario materiale di propaganda targato Jarmoune che la ex fidanzata del presunto terrorista avrebbe postato in rete attraverso Facebook e altri social network.

Nella palazzina di Niardo dove Mohamed viveva con il padre, la madre e la sorella Jamila, la Digos ha sequestrato tre computer, di cui due portatili, parecchie memorie esterne, chiavette per il trasferimento di dati e informazioni e altrettanti cd. Si tratta di materiale che dovrà essere visionato, analizzato e decriptato. Nella memoria dei computer potrebbero essere contenute informazioni molto importanti per ricostruire l’identità dei componenti dei gruppi di cui Mohamed era amministratore. Ci sono i nick name e gli Ip, gi investigatori devono risalire alle persone. L’indagine, quindi, non è conclusa. E a coordinare la nuova fase investigativa sarà la procura distrettuale antimafia di Brescia.

Già nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Cagliari Maria Cristina Ornano è dichiarata l’incompetenza territoriale della procura cagliaritana e la trasmissione degli atti alla procura bresciana. Compito degli investigatori sarà quello di cercare di ricostuire la rete che Mohamed aveva creato: sono accertati contatti del 20enne di Niardo con Londra e con gli Stati Uniti, ma non è escluso che altre persone contattate e «addestrate» virtualmente dal presunto terrorista al confezionamento di bombe e alla manutenzione del kalashnikov e aggiornata sulle tecniche di tortura.

http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/varese-immigrati-di-seconda-generazione-dietro-lattentato-di-milano/

.........................................................................

Immigrati di seconda generazione, apparentemente integrati, eppure delinquenti pericolosissimi.

Se la memoria non mi fa difetto questa cosa non è nuova...

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

"POVERO" PENSIONATO CON LA PORSCHE: ERA IL CAPO DELLO SPACCIO BOLOGNESE

Post n°788 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

"POVERO" PENSIONATO CON LA PORSCHE:
ERA IL CAPO DELLO SPACCIO BOLOGNESE
17 Marzo 2012
BOLOGNAIl titolare di una pensione da circa tremila euro all'anno con una casa da 300.000 euro, conti correnti con movimenti a cinque zeri e una Porsche Cayenne. Facile se il 'povero pensionatò è uno dei più importanti spacciatori bolognesi, ritenuto uno dei leader di un gruppo egemone in intere zone della città. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia in collaborazione con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ed il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, hanno portato all'arresto della banda e al sequestro di numerosi beni.
In carcere sono finiti i due capi della banda, già coinvolti in un'indagine simile nel '97:
Mimmo Suriano, quarantaduenne proprietario di un bar, e Giorgino Puttolu, il titolare della pensione, di 55 anni.
Oltre ai loro 'braccio destrì e a numerosi complici che componevano una vasta rete di spaccio con rapporti nazionali e internazionali. La droga - cocaina, eroina, hascisc e marijuana - arrivava direttamente dai Paesi Bassi, occultata in macchine e furgoni (in alcuni casi caricati a loro volta su tir) prima di essere distribuita, in grandi quantità, nel territorio. L'indagine 'Savena 2011' (dal nome del quartiere di Bologna nel quale era insediata la banda), coordinata dai Pm Lorenzo Gestri e Francesco Caleca, è partita lo scorso agosto: prima gli arresti dei primi membri intorno alla fine di settembre; poi quello di altri complici insieme a un corriere proveniente dal Belgio a novembre; quindi su su fino allo stato di fermo per i capi arrivato il 26 gennaio quando i due, preoccupati, stavano per vendere i beni e prepararsi alla fuga. «Oltre all'aspetto penale - ha sottolineato Fabio Bernardi, capo della squadra Mobile di Bologna, presentando alla stampa l'operazione - è stato curato anche l'aspetto patrimoniale, che ha portato al sequestro dei beni di Puttolu il 14 marzo». Incastrato il clan bolognese, come strascico dell'attività investigativa, gli uomini della Mobile sono riusciti a intercettare un carico - probabilmente destinato al mercato bolognese - proveniente dall'Olanda, 40 kg di eroina e cocaina, nascosti in un camper bloccato ieri a Castellanza (Varese).

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

ECCO CHI E' L'ACCUSATORE DI BONI

Post n°787 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

Terzi sull'accusatore di Boni "Per colpa sua mio padre morì"

di Fabio Massa

Giovanni Terzi è un tipo mattiniero. Da sempre. Si dice che fosse lui a "svegliare" la giunta, avendo già letto i giornali, con le ultime news, ai tempi di Letizia Moratti. L'ex assessore Terzi, l'architetto Michele Ugliola, 53 anni, pugliese di San Severo, lo conosce bene. Fin da quando, ai tempi di Mani pulite, era stato arrestato per corruzione. L’accusa riguardava una tangente pagata a un assessore all’Urbanistica di Bresso (Milano), Giovanni Terzi, che in conseguenza delle parole di Ugliola finì in carcere a Novara per oltre due mesi. Oggi Ugliola è l'accusatore di Boni. E Terzi, in un'intervista ad Affaritaliani.it racconta di un dramma che ha già vissuto e nel quale vede ora entrare il presidente del Consiglio Regionale.



Giovanni Terzi, lei Ugliola lo conosce bene...
Quella di Ugliola per me è una vicenda dolorosissima. In quella vicenda è morto mio padre, che si ammalò mentre io ero in carcere. E' una cosa che né ho superato né ho voglia di superare perché mi ha fatto molto male. Ecco perché non sono entusiasta nel rilasciare dichiarazioni sul tema...

Ma lei alla fine è stato assolto.
Sì, con formula piena. C'è chi dice che ero stato in parte prescritto: ma non è vero. Sono stato assolto con formula piena. C'era un'accusa di abuso d'ufficio per un'altra roba, e là sono stato prescritto malgrado avessi chiesto il rito immediato...

Al di là dei tecnicismi, c'è qualcuno che ha iniziato la sua via crucis...
Sì, un po' più lieve perché io sono finito in carcere. Io non posso che esprimere un giudizio assolutamente negativo su Ugliola. Questa persona è dal 1998 che non la vedo, ed è meglio così. Per rispetto nei confronti di mio padre avrei dovuto... lasciamo stare. E' una persona pessima, e a dire pessima è dire poco. E' una persona che con me ha fatto solo dei grandissimi danni.

La sua vicenda giudiziaria quanto è durata?
Io sono stato in ballo dal 1998 al 2006 con la chiusura in Cassazione. E sempre una sentenza della Cassazione mi ha liberato dicendo che non era mai stato trovato nulla contro di me.

A Boni che cosa si sentirebbe di dire?
Per quel che so, Boni è una brava persona. Gli dico solo di stare tranquillo se lui è tranquillo. Purtroppo queste cose, quando iniziano, poi vanno avanti per otto anni.

La sua carriera politica, Terzi, ha avuto danni?
No, perché poi io ho fatto l'assessore... In tema di garantismo, a parte qualcuno del mio partito, devo dire che ho verificato che esiste. Ho scritto anche un libro sulla mia vicenda in carcere, "Innocente in carcerazione preventiva". Chi mi era vicino mi è rimasto vicino, e ha avuto ragione.

Secondo lei come è possibile che un testimone già smentito dalla sua vicenda, risulta credibile una seconda volta?
Perché Ugliola è un pasticcione che apre sempre talmente tanti filoni di inchiesta che finisce per salvarsi. Salva il suo culo tutte le volte. Anche se, detto questo, devo precisare che ogni vicenda è una storia a sè.

Lei come si è sentito quando ha saputo di Ugliola e Boni?
Non ho pensato a niente. Mio padre si è ammalato i primi giorni che ero in carcere. E' stata una tragedia, per me. E' stata un'esperienza devastante. Detto questo, penso che la giustizia esiste, perché alla fine sono stato assolto. Per me questo è importante da dire: non ho rivendicazioni su questo. Seguiamo i diritti della Costituzione ci dà, altro non aggiungo.


http://m.libero.it/m/libero-affaritaliani/d/49/terzi-sull-accusatore-di-boni-quot-per-colpa-sua-mio-padre-mori-quot/adce2a9e8eb3fe7f3a110f82ba5aa457?gx=e1s1&mf:_idcl=d1:j_id81&mf=1&d1%3Aj_id81=1


Intervista al presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Davide Boni alla trasmissione Forte&Chiaro appena ricevuto l'avviso di garanzia
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963