Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

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DIFENDIAMOCI!

Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
poi penseremo a individuare
chi glielo sta lasciando fare.

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

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IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESE

 

QUESTA E' SPARTA!

 

Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

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Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

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Messaggi del 02/05/2012

 

Monfalcone: ora gli Islamici vogliono una “madrasa”. Come i Talebani

Post n°856 pubblicato il 02 Maggio 2012 da lecasame

Monfalcone: ora gli Islamici vogliono una “madrasa”. Come i Talebani

22 aprile 2012

MONFALCONE. Nel rione di Aris, e non più in centro, a Monfalcone potrebbe nascere la prima “madrasa”, un centro islamico di indottrinamento, di quelli tanto amati dal Mullah Omar. Sono in corso trattative per acquisire la proprietà dell’immobile sfitto che dal 2000 e fino a due anni fa ospitava, in via Primo Maggio, il discount “Hardi”, proprio di fianco del bar al “Cavallino”.

E ieri alle 11, alla presenza anche di un architetto monfalconese per la stima di parte, è avvenuto il primo sopralluogo, protrattosi per un’ora circa. Il Centro culturale islamico Baitus-Salat, secondo quanto appreso, ha infatti puntato gli occhi sul grande magazzino, in origine un deposito di piastrelle, costruito nel 1964 su una superficie di 1.840 metri quadrati. Lo ha confermato Sante Mio, contitolare dell’autosalone di via Cesare Augusto Colombo e comproprietario dell’area in questione. «Sei mesi fa io e il mio socio abbiamo ricevuto la prima telefonata d’interessamento da parte dell’Associazione Baitus-Salat e ora abbiamo effettuato un primo sopralluogo tecnico».

La cifra in ballo non è da poco, si parla di 600mila euro (3mila a metro quadro). «Ma siamo ancora nella fase iniziale delle trattative – precisa Mio –: l’atto di vendita non è ancora perfezionato. Per quanto ho appreso la comunità bengalese, che in città conta 2mila anime, ha intenzione di realizzare nell’ex magazzino un centro di studio della lingua e del Corano».

«Al momento – continua – mi risulta esista un luogo di ritrovo in centro città, ma è di dimensioni troppo ridotte per ospitare tutti gli islamici. Credo che i potenziali acquirenti debbano capire se il loro progetto è fattibile o meno. L’immobile ha comunque tre possibili destinazioni d’uso: residenziale, commerciale e artigianale. Ritengo che la destinazione abitativa possa includere anche la sede di un’associazione culturale». Naturalmente la proprietà spera di perfezionare la trattativa in corso e di concludere l’affare, anche se il problema del prezzo non è di scarso rilievo per la comunità bengalese, che avrebbe anzi chiesto uno sconto. «In origine – ha spiegato Mio – per quell’area sfitta da due anni avevo avanzato il progetto di realizzazione di un complesso edilizio di 12 appartamenti, ma con la sopravvenuta crisi del settore immobiliare l’idea è naufragata».

Tra i residenti di via Primo Maggio, ieri mattina, circolava già la notizia di un’avvenuta cessione. Questo per la rimozione, una settimana fa, del cartello “vendesi” affisso sull’immobile. «Magari fosse così – precisa Mio -. In realtà l’abbiamo tolto proprio in rispetto della trattativa in corso e da quando ciò è avvenuto ho registrato altri tre interessamenti: quello di una ditta per la realizzazione di un magazzino deputato allo stoccaggio di biancheria intima, quello di un piastrellista e di un costruttore. Inutile sottolineare che nell’attuale frangente si è costretti a vendere per ottenere liquidità».

E se al posto dell’Hardi sorgesse un luogo di preghiera, magari una sorta di moschea? «Personalmente – ha concluso Sante Mio – non avrei alcun problema: da viaggiatore ho visitato numerosi Paesi musulmani e visitato diversi edifici di culto; non vi ho mai visto qualcosa di male in ciò. Esprimere parere contrario equivarrebbe a fare razzismo».

Il signor Mio, da buon affarista, se ne frega della sua terra e della sua città. E come al solito, per “confondere”, agita il vetusto spettro del “razzismo”. E’ invece alto, l’allarme che suscita la costruzione, non di una Moschea, già atto grave e invasivo, ma di una “madrasa”, ovvero quei centri di indottrinamento islamico che in Pakistan hanno generato il simpatico movimento dei Talebani.

I residenti del posto potrebbero, presto, avere come vicini, dei terroristi in erba.

http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/04/21/news/a-monfalcone-un-centro-islamico-nell-ex-market-1.4399562

.........................................

E' chiarissimo, ci stanno invadendo e comprando. Di quali conferme avete ancora bisogno?

 
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Cinque regioni, dove più della metà dei detenuti sono immigrati

Post n°855 pubblicato il 02 Maggio 2012 da lecasame

Cinque regioni, dove più della metà dei detenuti sono immigrati

2 maggio 2012

Il triste primato delle cinque regioni italiane, nelle cui carceri, oltre il 50% dei detenuti è straniero.

 

REGIONE
DETENUTI STRANIERI
              %
1 VENETO1.868           60,0%
2File:Coat of arms of Liguria.svg LIGURIA1.02657,5%
3File:Regione-Emilia-Romagna-Stemma.svg EMILIA-ROMAGNA2.12752,0%
4Italy TOSCANA2.08951.5%
5File:Regione-Piemonte-Stemma.svg PIEMONTE2.55350.5%

 

Dati al 31 Gennaio 2012

 

http://www.ristretti.it/commenti/2012/febbraio/pdf2/detenuti_31_gennaio.pdf

 
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LA TUBERCOLOSI SFIORA IL SANNIO E NESSUNO LO SA

Post n°854 pubblicato il 02 Maggio 2012 da lecasame

LA TUBERCOLOSI SFIORA IL SANNIO E NESSUNO LO SA

di Alessandro Paolo Lombardo - 7 marzo 2012

Potrebbero essere del Mali, del Centrafrica o della Guinea. Tra gli immigrati giunti lo scorso maggio nel Sannio ed ospitati in una struttura di contrada Cesine, a San Giorgio del Sannio, sarebbero stati registrati dei casi di turbercolosi. Due, forse tre. Alcune persone che hanno svolto attività nei centri dove gli immigrati erano ospitati sono stati infatti contattati e sottoposti a controllo medico. Il centro tubercolosi di Benevento è obbligato al segreto di ufficio, non risponde ma, cosa forse più significativa, non smentisce e mi consiglia di chiedere, se sono preoccupato, al mio medico di famiglia. Così ottengo delle rassicurazioni: «Quelli non stanno nemmeno più a San Giorgio del Sannio… poi erano in un posto un po’ isolato, quindi l’ASL ha ritenuto di sottoporre a dei test soltanto i responsabili del centro che erano lì dalla mattina alla sera.» Il gestore della struttura accogliente di contrada Cesine dichiara, tuttavia, di non saperne niente.

Al responsabile della struttura faccio allora qualche domanda generica. Non sa nemmeno perché gli immigrati che risiedevano nel suo centro siano stati spostati in un agriturismo di Flumeri «dalla sera alla mattina». Quello che sa, il gestore della struttura, è che nelle sue competenze in ambito sanitario rientrava soltanto l’assegnazione di un medico di base agli immigrati. Ma controlli sanitari veri e propri ve ne saranno stati in struttura? «Solo la prima volta venne la Croce Rossa e fece uno screening un po’ superficiale, uno screening visivo, diciamo.»

«L’unica questione – mi dice poi – è quella dei centri sociali» L’affermazione mi lascia un po’ perplesso, temo che l’intervistato voglia intavolare una discussione di ordine sociologico. Tutt’altro. Il responsabile mi spiega che alcuni ragazzi del centro sociale sono stati sottoposti a controllo giacché avevano svolto attività nel centro a contatto con gli immigrati.

La tubercolosi è molto pericolosa ma la trasmissione non è facilissima. Attacca solitamente i polmoni. Raramente un’infezione latente diventa attiva ma se ciò accade e la malattia non viene trattata il tasso di mortalità è molto alto (circa il 50%). «I sintomi classici sono una tosse cronica con espettorato striato di sangue, febbre, sudorazione notturna e perdita di peso. Se i batteri riescono ad accedere al flusso sanguigno da un’area di tessuto danneggiato si diffondono nell'organismo e creano molti focolai di infezione, tutti con l’aspetto di piccoli tubercoli bianchi nei tessuti» (Wikipedia). La forma maggiormente contagiosa è la cosiddetta TBC aperta o “bacillifera” in cui i bacilli tubercolari possono essere emessi all’esterno con la tosse, propagandandosi per via aerea.

 

Non sappiamo da quale forma di tubercolosi fossero affetti gli immigrati ammalati che sono stati accolti a San Giorgio del Sannio. Sappiamo che i test di controllo finora eseguiti sulle persone considerate a rischio hanno dato esiti negativi. A questo dato confortante si aggiungono delle speranze. La speranza che i nostri compaesani a tempo determinato ora ricoverati a Flumeri o in qualche ospedale irpino stiano bene, sulla via della guarigione. La speranza che gli immigrati siano stati sottoposti, nell’interesse di tutti, a dei controlli sanitari seri e non solo a un generico “screening visivo”.

http://www.bmagazine.info/index.php?option=com_content&view=article&id=3107%3Ala-tubercolosi-sfiora-il-sannio-e-nessuno-lo-sa&catid=34%3Aattualita&Itemid=83&lang=it

 
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Rimini: Chiuso kebab per irregolarità e sporcizia

Post n°853 pubblicato il 02 Maggio 2012 da lecasame

Rimini: Chiuso il kebab vicino alla stazione per irregolarità e sporcizia

di Andrea Lattanzi - 1 maggio 2012

Venerdì la polizia ha fatto chiudere il kebab dei giardini, situato nei pressi della stazione ferroviaria di Rimini, per sporcizia e irregolarità.

Gli agenti della polizia hanno trovato all’interno del negozio

tanta sporcizia, vari prodotti scaduti

ed alcuni elementi per la cucina non a norma.

I poliziotti sono tornati sabato dal gestore e non solo lo hanno sanzionato con una multa di 3.600 euro ma gli hanno intimato di fare interventi di pulizia e di trasformazione strutturale del locale.

Il cittadino del Bangladesh ha preferito chiudere l’attività.

Fonte: "Il Resto del Carlino"

http://www.libertas.sm/cont/news/rimini-chiuso-il-kebab-vicino-alla-stazione-per-irregolarita-e-sporcizia/60747/1.html


 
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