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Daniele Boldrini, Parole in cartella. RECENSIONE

Post n°426 pubblicato il 25 Febbraio 2020 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

Maria Alberta Faggioli Saletti 

Daniele Boldrini, Parole in Cartella, Edizioni Minerva Medica, Torino 2020.

 clicca sull'immagine

La scrivente, dal 2010 al 2016, ha dedicato a Daniele Boldrini e ai suoi componimenti, vari post del suo  Blog LeSto maria alberta. [1] Le sue grandi passioni per la botanica e per la letteratura (il pioppo bianco “dalla chioma slargata”, a suo parere un albero nostrano dei più belli al mondo) hanno conferito ai suoi scritti lirismo scientifico e stupore poetico inesauribile  nella descrizione di uno spettacolo della natura, quello dei suoi venerati alberi. 

 

  Recensione

 

Nella bellezza delle parole e nell’efficacia del linguaggio  per comunicare, Daniele Boldrini, medico chirurgo dalla lunga esperienza ospedaliera, ha sempre creduto profondamente dacchè lo conosco.  Ed ha sempre saputo condividere esperienze di vita e di studio, consuetudini culturali e letture alte e ampie.

 

Il bel saggio Parole in cartella, si propone come un’ideale Cartella clinica, compilata in ogni sua parte (p.72), un documento per ciascuno di noi, pazienti, medici, infermieri, …che ci troviamo a frequentare l’Ospedale, da consultare, per entrare, soprattutto noi pazienti, nel linguaggio medico con i suoi termini e sinonimi, e quindi capire quale sia  la cura migliore per le nostre difficoltà comunicative, e da esaminare per medici e infermieri per apprezzare i diversi significati lessicali e  le Noterelle di Chirurgia  (p. 72).  Anche l’inattesa/insospettata Bibliografia essenziale ci aiuta: il Vocabolario della lingua italiana, e il Dizionario medico sono più volte citati. Tutto qui? No di certo.

 

Si comprende che c’è di più se ci si sofferma sulla divisione dei contenuti in tre parti/capitoli, Parole, Il Contegno medico, Le Funzioni.

 

▪Procedendo nella lettura, dalle Parole emergono la conoscenza ampia e precisa di termini delle numerose discipline mediche, consueti o poco frequenti e  il sentimento botanico, ad esempio rachide che nell’uomo indica la colonna vertebrale, mentre nella pianta definisce la nervatura centrale delle foglie (p. 33), e si moltiplicano le fulminanti definizioni di parole in frammenti letterari calzanti (ad esempio “budella” nel Male oscuro di Giuseppe Berto, p. 17). Ovviamente sono numerosi gli scrittori citati (da Petrarca,  Ezra Pound, Gioachino Belli, Gabriele d’Annunzio, Novalis, Giosue Carducci, Giovannino Guareschi, Achille Campanile, a don Fuschini)  e non mancano le citazioni dalla letteratura femminile, in una sorta di breve storia delle poetiche femminili del Novecento (p. 29). Ci sono anche i sapidi detti popolari (pp. 38,44).

Il capitolo Parole si conclude con i Profili umani fra classicità e tradizione popolare, da “addome a cucchiaio” a “zazzeruto” ( pp. 78-81).

 

▪La lettura può proseguire con la terza parte Funzioni, piacevole e istruttiva, sulla complessità della fisicità.

 

▪Il Contegno medico, la seconda parte, riserva sorprese. Un posto speciale è assegnato agli Istituti Universitari (p. 41), per l’apprendistato dello studente di medicina (significativo il ricordo  dell’ingombrante ma simpatico “sfigmomanometro a mercurio” pp. 58-59), e all’Ospedale -“le corsie frequentate” , “i reparti d’ospedale”, “il Pronto soccorso”, “l’ambulatorio”, i “Convegni”- del quale emergono necessità, complessità e importanza.

Essi (gli Istituti Universitari e l’Ospedale) forse costituiscono “spazi” di cultura e di professionalità difficili, insomma di identità, soprattutto per medici e infermieri, in cui continuare a rispecchiarsi anche nel prossimo futuro, con la consapevolezza che viviamo  in anni di trasformazioni rapide in cui è difficile mantenere quanto di buono è stato realizzato.

Quello che veramente colpisce, in questa parte del libro,  è la costante attenzione dell’Autore alle testimonianze della quotidianità (Proemio, p.III), testimonianze che ne esprimono anche la capacità di attenzione alle tradizioni orali di cultura non filtrata o fissata nello scritto[2].  

 

Una sorta di fil rouge, un filo conduttore, che unisce passioni e curiosità dell’Autore,  sono proprio  le testimonianze visive (non il semplice racconto di esperienze vissute), su quotidiane pratiche mediche e di vita che richiedono “tempo”, e che esprimono il valore umano e professionale delle persone.

Ne sono un bell’esempio i gesti “che contano” e che danno “speranza”, dei medici intenti a…parlare al paziente in visita o ammalato nel letto d’ospedale, o a… (pp. 83, 85, 86, 87), le pratiche rispettose, come quella di coprire la persona “in visita”, nuda sul lettino (p. 84).   

A questo, si aggiunge la citazione di figure carismatiche della medicina, il professore e il discente, il professore-mentore di chirurgia (p. 38), “i vecchi maestri”, il medico novecentesco Giorgio Prodi, studioso di oncologia sperimentale (p. 19), il ricordo del professor Angelo De Gasperis (p.91), accanto al chirurgo, al medico internista, al collega d’ospedale, al dottore, all’infermiera, al malato, al paziente,…. 

 

Non bisogna dimenticare che si ha l’occasione di leggere pagine in bella prosa, limpida e scorrevole, spesso elegante,  con contenuti ben organizzati anche visivamente.

Questi pregi esaltano la presentazione di manoscritti, pubblicazioni mediche importanti, descrizioni di ambienti, di arredi, di abiti (il camice e non solo),…che balzano alla mente del lettore come documenti, cioè fonti storiche appartenenti a una dimensione concreta della vita quotidiana,  un livello poco conosciuto della storia.

La memoria del quotidiano, nelle corsie degli Ospedali, nel Pronto Soccorso, nelle Sale operatorie, le relazioni quotidiane tra personale sanitario e pazienti, pronti da indagare, come Laboratorio di Storia sociale, secondo gli insegnamenti dei grandi maestri di Storia della Vita quotidiana, degli anni ’60-’90 del Novecento.[3] 

Resta da chiedersi quale sia il messaggio di Daniele Boldrini che va oltre l’immediatezza della scrittura. Chiuso il bel libro  Parole in Cartella, mi sono trovata a riflettere sull’importanza della parola e sulla formazione all’uso della parola, accompagnata dall’aggiornamento/manutenzione per ripristinarne forza e aderenza, durante tutta l’esistenza individuale. Messaggio fondamentale specialmente oggi che, della parola, stiamo sperimentando la pericolosità per il nostro modo di pensare (parole di intolleranza, odio, sopraffazione,…, anziché di convivenza civile) e avvertiamo anche il rischio della loro perdita di senso, “la manomissione delle Parole” (Gianrico Carofiglio, La manomissione delle Parole, Rizzoli, Milano 2010).  

Su queste considerazioni forse l’autore potrebbe concordare di aprire un confronto o un nuovo suo studio.  

Ecco le parole di Daniele Boldrini, “A titolo di conclusione”:

Si crede d’aver combinato, fra le mediche parole, un lessico d’una certa novità ma tutto interno alla dottrina, punzecchiato, a momenti, da voce d’ironia, senza essere mai artificioso. E che esca finalmente dal chiuso delle corsie e vaghi agli spazi aperti dove anche siano, fra l’azzurro, nuvole (p. 101).


 

 [1] blog.libero.it/Lesto/…html -  LetteraturaStoria Ferrara. 
Creato da: marialberta2004.1 il 03/12/2007.   

[2]Walter J. Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Il Mulino, Bologna 1986, p. 100.

[3] Philip Ariès, Padri e figli nell'Europa medievale e moderna, Bari, Laterza 1976; Ph. Ariés e G. Duby (a cura di), La vita privata. Dal Rinascimento all'Illuminismo, Bari, Laterza 1993; Ph. Ariès e G. Duby (a cura di), La vita privata. L' Ottocento, Bari, Laterza 1988; Ph. Ariés e G. Duby (a cura di), La vita privata. Il Novecento, Bari, Laterza 1988; H. Lefebvre, Critique de la vie quotidienne, Paris, L'Arche Editeur 1958 (Critica della vita quotidiana, Dedalo, Bari 1977); E. Power, Vita nel Medioevo,Torino, Einaudi 1966.

 
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