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RAFFAELLO, e i letterati amici: Tebaldeo, Baldassar Castiglione, Pietro Bembo.
Post n°427 pubblicato il 13 Luglio 2020 da marialberta2004.1
Clicca sull’immagine: Ritratto di Antonio Tebaldeo (in alto la scritta Tibaldeo), Firenze, Galleria degli Uffizi, Depositi, Inv. 1890, quadro 3558. Copia da un originale di Raffaello del 1516, olio su tavola cm 84x64.
Maria Alberta Faggioli Saletti 8 8▪Il Tebaldeo amico di Raffaello. Già letterato prestigioso, familiare di Lucrezia Borgia a Ferrara.
Messer Antonio Tebaldeo (1462-1537) è un nobile ferrarese, venustus (avvenente, ricco difascino), di alta statura ma egregie proporzionatus[1], umanista autore di apprezzati Carmi latini, letterato prestigioso, piuttosto che poeta cortigiano, compositore di Rime involgare, diffuse orali e a stampa, di straordinaria notorietà.
A Ferrara, egli è stato il maturo “familiare” di Lucrezia Borgia (ladefinizione è di Lucrezia Borgia stessa), dal 1504 al 1508, nel periodo in cui ella, giunta in città come sposa di don Alfonso d’Este nel 1502, è divenuta duchessa estense (Ercole I d’Este muore nel gennaio 1505).
Alla Corte della duchessadi Ferrara, il Tebaldeo, protagonista del suo Circolo letterario insieme a Ercole Strozzi, vive il primo momento importante della sua vitaletteraria segnata dalla presenza influente di Pietro Bembo. I componimenti tebaldeani e i documenti che conosciamo ci attestano infatti, non solo il suo impegno nel servizio e la stima acquistata presso alcuni signori, ma anche la sua capacità di mantenere i validi rapporti che i signori gli procurano con altri signori e con i più noti letterati e artisti del suo tempo. Tra essi Pietro Bembo che ha partecipato alla vita della corte di Lucrezia Borgia e forse anche Raffaello.
In quegli anni a Ferrara, il grande Ludovico Ariosto, che sta componendo il suo poema immortale, inserisce il Tebaldeo come poeta mitico nel Canto 42° dell’Orlando Furioso, fin dall’edizione del 1516. Per il Tebaldeo, l’Ariosto, anche in seguito, manterrà intatta la considerazione, tanto che egli lo nomina nella Satira VIIa, l’ultima, del 1524.
Il Tebaldeo lascia Ferrara (non si sa quando, ma presumibilmente tra il 1509 e il 1513), per la Roma di Papa Leone X (Giovanni de’ Medici che forse egli ha conosciuto a Ferrara, alla corte del Cardinale Ippolito d’Este).[2]
Il soggiorno romano, negli anni dal1513 al 1520 è il secondo importante momento della vita letteraria del Tebaldeo. A Roma, egli compone Rime che alludono o sono dedicate a dotti e ad artisti della Corte pontificia di Leone X, come Pietro Bembo[3], Baldassar Castiglione,il Cardinal Bibbiena, l’umanista Angelo Colocci, e Raffaello, fra gli altri.[4]
[1] Luca Gaurico, Tractatus astrologicus in quo agiturde prateritis multorum hominum accidentibus, Curzio Troiano Navò, Venezia1552, p. 65. [2] Il soggiorno del Tebaldeo a Roma proseguirà ben oltreil pontificato di Leone X (1513-1521), durante quelli dei suoi successori,Adriano VI (1521-1523), Clemente VII (Giulio de’ Medici 1523-1534), Paolo III(1534-1549). [3]L’amicizia fra Tebaldeo e Bembo, a Ferrara, è documentata già nel 1503 (Maria Alberta Faggioli Saletti, "El Tebaldeo mio familiare presente exhibitore…", cit., pp. 189-222). [4] A. TEBALDEO,Rime, vol. II 1, cit., p. 12.
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